Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La morte è anche un'altra macchina del romanzo, soprattutto di quello poliziesco.
Cosa si intende per mito?
Il mito è un racconto che fa da ponte tra l'esperienza vissuta e quello che noi sentiamo come il
cosmo (l'interezza del mondo), incluso il collegamento tra il vissuto e la percezione di qualcosa
che va al di fuori del vissuto e dello sperimentabile, ma che noi sentiamo che esiste.
Esistono moltissimi enigmi dei quali noi sentiamo l'esistenza ma che non sappiamo e non riusciamo
a sperimentare direttamente per cui ci affidiamo ai racconti mitici. Nella maggior parte delle culture
e delle società i miti sono circondati da riti; ad esempio pensiamo ai grandi miti dei vangeli che
vengono ritualizzati nella messa (la religione cristiana si regge su molti miti). La fede non distrugge
il mito, ne seleziona alcuni e ne scarta altri dicendo ai fedeli di dover credere a quelli selezionati.
Nel protestantesimo vengono, ad esempio, scartate le storie dei santi che invece sono presenti nella
religione cristiana, oltre al fatto che viene ridotta al minimo la ritualità e la narratività riguardante la
storia del Gesù. Con il mito vi è un passaggio dal tempo della vita ordinaria al tempo senza tempo:
il mito rappresenta una tecnica che permette questo passaggio attraverso la ripetizione.
Fra i grandi temi mitici c'è sempre il cielo, intenso come entità che vediamo ma che non possiamo
toccare: se ci pensiamo, infatti, il cosmo è qualcosa che è situato al di là dell'esperienza diretta ma
che però rappresenta qualcosa di indispensabile nella definizione della nostra esperienza.
L'immaginazione è, infatti, un elemento essenziale per vivere.
Il mito è un racconto che ci aiuta a collegare la nostra vita con qualcosa che non possiamo vedere
direttamente, facendo da ponte tra l'esperienza vissuta ed il cosmo che comprende gli astri, la vita
dopo la morte e tutta quella vasta sfera che riguarda il sacro (la parola sacro è definita come ciò che
è totalmente altro e corrisponde ad un mistero che ispira un forte timore).
Il mito è classificabile come racconto perché ha forma e carattere narrativo.
Gli universali sono pochissimi ma uno di questi è proprio il racconto che riguarda la forma che noi
diamo al tempo: il racconto distende il dire nel tempo ed aiuta a dar senso allo svolgersi del tempo.
Schelling (è stato un grande filosofo della mitologia, oltre ad essere uno dei tre grandi esponenti
dell’idealismo tedesco insieme a Fichte ed Hegel) sostiene che la caratteristica più tipica del mito è
la sua mutevolezza. Secondo lui quando si interpretano i miti si fa sempre una allegoria in quanto si
essi vengono tradotti in qualcos’altro: i miti sono racconti che si adattano di continuo in quanto
vengono rinarrati e inevitabilmente modificati nel passaggio da una versione ad un'altra o nel
passaggio da una cultura ad un’altra. Perché? Perché col passare del tempo cambiano i costumi e la
sensibilità del tempo, dunque le storie acquistano significati differenti.
Tra gli anni '30 e gli anni '50 del ‘900 vengono prodotti tantissimi film Western che raccontano
praticamente sempre la stessa storia ma, ad esempio, con un pistolero diverso, con una motivazione
di duello diversa, con una ambientazione diversa, con sceriffi diversi eccetera (il Western parla di
un’epoca epica senza sfumature). Negli anni '70 e '80 del ‘900 mentre il Western scompare il
fantasy prende il sopravvento: nel fantasy vi è un elemento di fabbricazione dichiarata in quanto è
chiaro e ben visibile che questi film sono collocati e ambientati in un tempo altro (esattamente come
i miti classici).
A proposito del mito Kakfa dice che in ogni mito c’è sempre un residuo inspiegabile e inenarrabile,
ovvero qualcosa di non completamente raccontabile.
Lezione 21 Settembre
Il mito, dicevamo, è un racconto ed uno strumento attraverso cui gli esseri umani danno un senso al
vivere nel tempo: non tutte le narrazioni, però, sono classificabili come miti in quanto esistono
anche narrazioni autobiografiche e narrazioni cronistiche ad esempio.
Aristotele dice che il verbo rispetto alle altre parole è importante perché aggiunge il tempo;
sosteneva, inoltre, che tutti coloro che raccontano miti amano aggiungerci qualcosa in quanto esiste
nelle persone un piacere intrinseco nel riraccontare sempre le stesse storie, ma questo piacere è tale
solo se si possono inserire elementi di creatività personale (tale principio vige però solo per quanto
riguarda i racconti orali). Pensiamo ad esempio al culto cristiano dei santi.
Il mito vive di tempo ed è per tale ragione che si modifica continuamente, anche se questo è un
problema perché il mito stesso tende molto spesso a presentarsi fuori dal tempo (come fa per certi
versi anche il fantasy). Il mito classico è tradizionale ovvero tramandato e derivante da un passato
spesso vago e non strettamente identificabile (infatti spesso si utilizzano formule quali: si narra,
c'era una volta, un tempo, un giorno lontano…).
Il mito fa parte della nostra vita e per questo acquista continuamente nuovo senso grazie anche al
fatto che nei miti si celano le esperienze di generazione e non solo: i miti vengono caricati di senso
grazie al loro passaggio da una società ad un'altra, da una cultura ad un'altra, da un tempo ad un
altro, anche se noi spesso tendiamo a confondere il mito con la sua stessa testualizzazione.
Fenomeni umani di straordinaria complessità:
− La musica: l'interpretazione scientifica della musica uccide la musica stessa;
− Il gioco: attività essenziale attraverso la quale un essere umano diventa tale (il gioco non
corrisponde ad una logica razionalistico – classica);
− Il mito: possiamo parlare del mito solamente rispettando l'oggetto stesso nella sua
caratteristica narrativa, nella sua parziale interpretabilità, nella sua mutevolezza e nella sua
incompletezza o per certi versi completezza.
− La comicità: il comico vive continuamente di paradossi.
Miti a bassa intensità
L’espressione mito a bassa intensità deriva dalla guerra totale.
Nel libro “Guerra a bassa intensità” si sostiene che durante le guerre bisogna interiorizzare il
modello del nemico; con questa espressione si sottolineano fondamentalmente due cose: da una
parte che stiamo parlando di guerra, dall’altra che stiamo parlando di una guerra nella quale la
principale peculiarità consiste nel grado di intensità di essa, nel livello che viene raggiunto in
termini di uso della forza, nell'impegno e nelle caratteristiche di uomini e mezzi.
Lo strumento chiave è l'elicottero per le guerre a bassa intensità, mentre è il bombardiere per quelle
ad alta intensità che sono guerre altamente distruttive. Inoltre, nella guerra a bassa intensità quello
che conta è l'astuzia, l'intelligenza ed il protagonista di queste guerre è il Kalashnikov.
Noi viviamo in una società secolarizzata o disincantata come direbbe Weber, anche se in realtà le
grandi religioni continuano ad esistere ed oltre alle credenze religiose classiche siamo colmi, anche,
di superstizioni e di semi-credenze. La secolarizzazione non rappresenta infatti la fine delle fedi,
bensì uno spostamento del ruolo di esse nelle diverse culture: una società secolarizzata è una società
nella quale non è + presente un credo condiviso.
Inoltre, quello che conta di più nelle diverse culture non è + ciò che viene detto ma ciò che viene
dato per scontato: in molte società il problema di fondo, ad esempio, non è che le donne sono
schiavizzate ma il fatto che si dà per scontato che le donne siano diverse dagli uomini.
Quali sono le caratteristiche che distinguono i miti a bassa intensità da quelli tradizionali?
− Si presentano come oggetto di libera scelta: i miti a bassa intensità richiedono un impegno
minore rispetto alle fedi e alle credenze sacralizzate dai miti tradizionali.
− La quantità di miti che circolano: anche i canali di circolazione dei miti sono cambiati,
oltre appunto alla quantità e alle loro caratteristiche.
− Gran parte di questi racconti sono diversi tra loro anche se rispondono a forme che
sono fondamentalmente identiche: in ogni storia di Vampiri che conosciamo, il Vampiro si
presenta sempre, seppur con qualche piccola variazione, come una creatura mostruosa,
immortale, desiderosa di sangue umano, desiderosa di uccidere eccetera. Come diceva il
filosofo Adorno, noi siamo alla continua ricerca di racconti nuovi ma che rappresentino ogni
volta lo stesso racconto (anche i miti contemporanei sono regolati da tale principio).
− Sono connessi alle attività di consumo quotidiane e meno alle attività rituali/liturgiche.
Lezione 27 Settembre
Il corso è diviso sostanzialmente in 4 parti:
− miti a bassa intensità: analisi delle caratteristiche, creazione di una mappa ed esempi relativi;
− relazione tra alta e bassa intensità anche nel tempo moderno: la presenza dell'alta intensità è
ancora forte nelle mitologie contemporanee;
− problema della storicizzazione: caratteristiche e momento del passaggio dall'alta alla bassa
intensità (questo passaggio, che è avvenuto lungo un periodo tutt'altra che breve, è
considerato principalmente legato ad alcuni fenomeni specifici ed in particolare alla nascita
di quella nuova forma di racconto che prende il nome di romanzo);
− possibile presenza di germi nuovi nelle mitologie attuali: avvento dell'informatizzazione e
trasformazioni socio-culturali (Possiamo parlare ancora di miti a bassa intensità? Si perché i
cambiamenti non sono, probabilmente, così significativi da segnare una epoca nuova).
I miti a bassa intensità hanno caratteristiche differenti rispetto ai miti tradizionali e antichi:
− consumo vs liturgia obbligatoria;
− libertà personale di scelta vs rituali condivisi e collettivi.
Moda e miti
Nei miti a bassa intensità l'industria culturale rappresenta uno dei grandi soggetti di propagazione di
questi miti. Fondamentali sono i generi: narrativi, televisivi, cinematografici eccetera.
I miti contemporanei si presentano nelle vesti del nuovo e del sempre uguale.
L’età moderna si è sviluppata nel momento in cui è nata la moda tra la fine del '700 ed i primi
decenni de l'800. La moda rappresenta quello strano fenomeno secondo il quale tutta una serie di
aspetti significativi riguardanti il costume si modificano in maniera continuativa: la moda uniforma
e rinnova e per questo i consumi sono fortemente dominati