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GLI IMPERI CENTRALI E IL GENOCIDIO ARMENO

Gli imperi centrali sembravano nel complesso avere la meglio, sebbene circondati dai nemici ed economicamente isolati dal resto del mondo. Nell'area sud-orientale, il governo della musulmana Turchia, di fronte alla fase di difficoltà della guerra dopo la vittoria di Gallipoli, trovava un capro espiatorio nei cristiani armeni e a partire dal 1915 sottopose la popolazione civile a massacri e deportazioni di massa: si trattò cioè di un genocidio, usando un neologismo applicato in seguito allo sterminio nazista degli ebrei.

Intanto, con l'inizio del 1916, sul fronte occidentale la Germania applicava la tattica dell'usura, costringendo il nemico a concentrare le forze nel loro punto più vitale e a dissanguarsi. Venne scelta la fortezza di Verdun, dove dal febbraio 1916 si scatenò una battaglia di cinque mesi che logorò entrambi i contendenti e causò centinaia di migliaia di morti. I francesi riuscirono però a resistere.

Insieme ai britannici rovesciarono la situazione, costringendo a una battaglia di usura i tedeschi nella Somme.

La Strafexpedition e la reazione politica e militare italiana nel 1916: Dopo il quinto fallimento italiano sul fronte dell'Isonzo, nel maggio 1916 gli austriaci lanciarono una offensiva punitiva contro l'ex-alleato (Strafexpedition). Riuscirono così a sfondare le linee italiane fino all'altopiano di Asiago. Se l'azione venne fermata grazie alla contemporanea controffensiva russa nei Carpazi, il grave rischio corso dagli italiani ne rese evidente l'impreparazione militare (mentre gli austriaci impiccavano Cesare Battisti e Fabio Filzi, irredentisti trentini ma cittadini austriaci e quindi considerati traditori). Perciò nel giugno 1916 Salandra si dimise sostituito da Paolo Boselli con un governo di "concentrazione nazionale", a cui parteciparono anche i socialriformisti Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi e il cattolico Filippo Meda.

Il nuovo governo dichiarò guerra anche alla Germania, mentre le forze militari italiane ripresero l'offensiva dell'Isonzo e pur con perdite gravissime conquistarono i monti del San Michele e del Sabotino e Gorizia. Il 1917 come spartiacque della guerra La guerra per mare: Fin dall'inizio della guerra la Gran Bretagna cercò di strangolare la Germania impedendole con un blocco navale il rifornimento di materie prime e generi alimentari dall'estero. Da parte sua, la Germania aveva compiuto operazioni estremamente spregiudicate, come l'affondamento del transatlantico degli USA Lusitania, da parte di un sommergibile nel maggio 1915 (vicenda che chiamava in causa anche gli Stati Uniti). Tuttavia la Gran Bretagna era forte di una superiorità che la flotta tedesca non riusciva a scalfire; nel dicembre 1916 gli Imperi centrali trovarono approvvigionamento occupando la Romania (entrata in guerra nell'agosto 1916) e controllando l'area danubiana.ma dopo la battaglia dello Jutland (maggio-giugno 1916) il dominio dei mari restava britannico. All'inizio del 1917 i tedeschi annunciarono una "guerra sottomarina totale" che prevedeva l'affondamento di tutte le navi senza distinzione tra militari e civili e tra paesi belligeranti o neutrali, senza però che i britannici soccombessero. Inoltre la Gran Bretagna poté poi contare sull'appoggio degli Usa, entrati in guerra nell'aprile 1917, mentre il blocco commerciale rendeva sempre più drammatica la situazione interna austriaca e tedesca (mancanza di viveri, vestiti e ogni altra merce). Intanto sul fronte occidentale i francesi nel mese di maggio fallivano l'offensiva sull'Aisne e poi i franco-britannici erano sconfitti anche alle Fiandre. ALL'INIZIO DEL 1917 LE SORTI DELLA GUERRA PRESENTAVANO GRAVI DIFFICOLTÀ PER L'INTESA, MA NEL CORSO DELL'ANNO SI EBBERO ALCUNE SVOLTE DECISIVE PER LA SUA VITTORIA.

Diversione sul fronte Sud-orientale:

Dopo la sconfitta di Gallipoli, sul fronte Sud-orientale i britannici avevano proseguito la strategia di diversione durante il 1916, con successi in Siria e Palestina (territori dell'Impero Ottomano e quindi controllati dalla Turchia), muovendo dalle basi egiziane. Ciò fu favorito anche dalla rivolta araba guidata dall'ufficiale inglese Thomas Lawrence. La guerriglia contro gli occupanti turchi proseguì sotto il comando del principe Feisal I con l'obiettivo di proclamare un grande regno arabo indipendente.

La rivoluzione russa di febbraio:

Nel febbraio (marzo) 1917 una rivoluzione per lo più prodotta dal crollo e dalla rivolta dell'esercito travolse il regime zarista: Nicola II abdicò, nelle manifestazioni popolari a Pietrogrado (nome slavo assunto da San Pietroburgo nel 1914, per cancellarne l'origine tedesca) i militari solidarizzarono e al fronte si formarono soviet di soldati sul modello di

quellioperai (Cfr. Slide 125). Ancor prima che scoppiasse la rivoluzione bolscevica (Cfr. Slide 184- 58186), l’esercito russo viveva quindi una crisi così profonda che gli Imperi centrali concentraronole forze soprattutto sul fronte occidentale. Inoltre la vicenda russa acquisì un forte significatosimbolico spingendo a proteste e insubordinazioni tutti gli eserciti e rendendo tutte lepopolazioni sempre più avverse alla guerra.

Gli scioperi militari e civili:In tutti i paesi (no in GB) e su tutti i fronti aumentavano le proteste, gli scioperi, gliammutinamenti, dopo quattro anni di stragi e sofferenze. Un ammutinamento di duereggimenti di fanteria si verificò in Francia dopo la sconfitta dell’Aisne del maggio 1917, che afatica lo stato maggiore riuscì a contenere quando si trasformò in una marcia su Parigi checoinvolse centinaia di altri militari. Poco prima, nel mese di aprile, si ebbe un grande scioperodelle fabbriche

Militarizzate di Berlino, a cui i socialisti pacifisti guidati da Luxemburg e Liebknecht dettero una connotazione politica a sostegno della pace. Nel mese di agosto a Torino le donne in rivolta per la mancanza di pane sollecitarono la rivolta degli operai sulle barricate. E ancora in Italia, il parlamentare socialista e pacifista Giuseppe Emanuele Modigliani denunciava le vessazioni degli ufficiali contro i soldati al fronte.

L'Italia e la disfatta di Caporetto:

Dopo il cambiamento di governo non era cambiata la gestione dell'esercito, che il generale Luigi Cadorna esercitava senza preoccuparsi delle esigenze materiali e morali dei soldati, così come restavano difficili i rapporti tra stato maggiore e potere civile. Nell'ottobre 1917, quando le linee italiane vennero sfondate a Caporetto (territorio tra Slovenia e Friuli) e le carenze dell'organizzazione militare trasformarono la sconfitta in una rotta disordinata: perso tutto il Friuli, il fronte arretrò.

fino al Piave. Si trattò di un vero trauma per il paese e anche i pacifisti come Filippo Turati evocarono la patria in rovina. Si formò subito un nuovo governo presieduto da un esponente della Sinistra di grande prestigio come Vittorio Emanuele Orlando e Cadorna fu sostituito da Armando Diaz. La sua accorta guida dell'esercito avrebbe portato alla vittoria finale nel 1918. Cambiamenti di vertici e rafforzamento dei governi occidentali: La lunghezza e l'intensità della guerra causarono cambiamenti ai vertici militari e politici dei paesi belligeranti. Nel 1916 dopo la sconfitta di Verdun il generale Joffre era stato sostituito da Nivelle alla guida dell'esercito francese, mentre anche in Germania von Falkenhayn fu rimpiazzato da von Hindenburg e dal suo aiutante Erich Ludendorff. La morte dell'anziano imperatore Francesco Giuseppe nel 1916 privava l'Austria di un importante elemento di coesione (gli successe per due anni il nipote Carlo). In Gran

Bretagna al governo liberale di Herbert Asquith, successe un gabinetto di coalizione con i conservatori guidato da David Lloyd George.

Nel 1917 il cancelliere tedesco Theobald von Bethmann-Hollweg si dimise e si ebbe una sorta di dittatura dello stato maggiore militare.

Infine l'ammutinamento dell'esercito francese dopo l'Aisne, che era stato duramente represso da Nivelle, portò alla sua sostituzione con Philippe Pétain, più attento alle esigenze delle truppe; la crisi politica che era nata dall'episodio portava infine al governo un uomo "forte" come Philippe Clemenceau.

Nel complesso i cambiamenti aprirono la strada a governi più forti e dettero più potere ai vertici militari: per l'Intesa ciò implicò sia una conduzione meno avventata della strategia bellica, sia l'emergere delle figure politiche che avrebbero gestito il dopoguerra.

L'intervento degli USA

Contrario all'imperialismo

franco-britannico e legato piuttosto alla politica della "porta aperta" sperimentata in Cina, nonostante le provocazioni tedesche, il presidente democratico Woodrow Wilson aveva confermato la neutralità statunitense nella campagna per le elezioni del 1916. Difronte poi alla guerra sottomarina tedesca, che colpiva anche i convogli e gli interessi del suo paese e violava le norme del Diritto internazionale, il 6 aprile 1917 gli Usa dichiaravano guerra alla Germania. Di fatto fu una scelta che intrecciava idealismo e tornaconto, anche perché una sconfitta dell'Intesa avrebbe danneggiato gli Usa che a suo favore si erano esposti finanziariamente. D'altro lato, oltre al sostegno militare, gli USA portavano un contributo ideologico significativo, che Woodrow Wilson avrebbe espresso nel 1918 con il suo programma di 14 punti contro la diplomazia segreta, in difesa delle minoranze nazionali, per la nascita di una Società delle Nazioni.

La resa della Russia:

Il 1917 si chiudeva con la definitiva uscita della Russia: conquistato il potere nel mese di ottobre, i bolscevichi decisero l'immediata cessazione delle ostilità pur con le conseguenti grandi perdite territoriali e l'accettazione di durissime condizioni: dicembre 1917 armistizio di Brest-Litovsk [città della Bielorussia al confine con la Polonia] (nel marzo 1918 trasformato in trattato di pace). Conflitto di massa, armi moderne, problema degli approvvigionamenti: Se la maggiore peculiarità del conflitto fu data dalle sue dimensioni di massa, anche altri fattori incisero profondamente. In primo luogo si trattò di una guerra che era moderna per l'intreccio tra tecnologie avanzate e i massacri che riuscirono a produrre. Dai gas asfissianti, alle polveri da sparo senza fumo, ai cannoni a tiro rapido, al numero enorme di fucili e mitragliatrici, le novità erano amplificate dall'ampia scala delle operazioni. Se anche le comunicazioni

Fu un aspetto rilevante (dal telegrafo alle ferrovie), il vero problema della guerra di logoramento fu dato dalla necessità di sostituire le truppe.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
111 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher viola1234 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Siena o del prof Cherubini Donatella.