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Trier sembra in qualche modo echeggiare l’instabilità delle diverse realtà sentimentali
rappresentate. Altro esempio in Mariti e Mogli di Allen il montaggio è molto nervoso e traduce
visivamente le nevrosi dei due personaggi in più il regista utilizza dei Jumpcut. I movimenti di
macchina che si spostano da un personaggio ad un altro, sostituendo gli stacchi in campo e
controcampo per rappresentare una conversazione sono una prassi che il cinema frequenta da
tempo, ma molto più diffusa di quanto non lo fosse un tempo. Tuttavia nel cinema contemporaneo
il campo e il controcampo nelle scene di conversazione non sono spariti. Tuttavia oggi è arricchito
da altri effetti come i movimenti di macchina che tendono a rendere più instabili e tese le
inquadrature (Dancer in the dark) o l’inserimento di immagini durante il dialogo che non sono
quelle dei due interlocutori (Fight Club) o immagini che valorizzano un oggetto che viene a trovarsi
sempre al centro delle inquadrature di entrambi in personaggi (la pistola in chiesa in
Romeo+Giulietta) o l’uso di split sceen (modalità utilizzata per riprendere persone lontane al fine,
invece, di mostrarci due personaggi che occupano uno stesso spazio, come in Requiem for a
dream nella scena del letto). Per quanto il cinema contemporaneo sembri privilegiare dinamismo,
accumulazione e frantumazione, non mancano tuttavia registi che almeno in certe circostanze
ricorrono alla staticità, alla sottrazione e all’unità che caratterizzano i long take e piani sequenza
fissi come ad esempio in Segreti e bugie ci sono due uniche inquadrature e un lungo piano fisso
che evidenziano una frase o un’espressione. In La commedia di Dio c’è un lungo piano, distaccato
e razionale con un campo medio fisso e freddo. Altro esempio in Nella società degli Uomini i
dialoghi sequenza sono fissi e a variare sono i luoghi e in più ritroviamo il convenzionale campo e
controcampo.
2- Lettera da una sconosciuta
Al cinema un testo scritto può essere sia di natura intradiegetica sia di natura extradiegetica: i testi
intradiegetici sono testi scritti che lo spettatore può leggere così come lo possono fare i personaggi
dei film (lettera); i testi extradietegici invece non fanno parte della finzione che il film costruisce,
solo lo spettatore è in grado di leggerli (titoli di coda, le didascalie nel cinema muto). Sicuramente
nei film è molto più presente la pistola piuttosto che la penna, infatti l’homo fictus ha sicuramente
più sparato che scritto o letto. Nel cinema d’autore, invece, si scrive e si legge più di quanto non
accada nel cinema di genere. Tuttavia nei film melodrammatici o commedie, quindi incentrati su
vicende sentimentali che possono dar vita a scambi epistolari. Questo avviene anche nei film
biografici. Come il cinema ha messo in scena scrittura e lettura? Tramite il processo di audio
visualizzazione. Spesso, quando un testo scritto o letto narra dei fatti, nel cinema si evoca
direttamente, tramite flashback o una sequenza immaginaria, il contenuto delle parole stesse che
prendono vita sullo schermo trasformandosi in pura azione. Tuttavia avranno la meglio quasi
sempre l’immagine dello scrittore/lettore rispetto all’immagine delle parole. C’è una voce leggente
distinguibile tra la voce leggente del narratore e quella del personaggio. Se si tratta della voce del
personaggio può essere o una voce interna (lettura fra sé e sé) o esterna (lettura ad alata voce).
Ma il sistema si complica quando è qualcuno che ha scritto a qualcun altro: la voce leggente può
essere sia di chi ha scritto sia di chi sta leggendo la lettera. Sono infiniti i modi per rappresentare la
lettura o la scrittura e infiniti sono anchei possibili comportamenti del personaggio dello
scrittore/lettore: da una parte chi legge o scrive fa solo quello, dall’altra mentre fa solo quello, il
personaggio può fare anche altro. Gli strumenti utilizzati per rappresentare la scrittura nel cinema
sono 3: la penna, la macchina da scrivere, il computer. Dal punto di vista cinematografico la
macchina da scrivere sembra essere lo strumento più efficace dal punto di vista del sonoro
(ticchettio), il computer è il più intrigante sul piano visivo, la penna è vantaggiosa per la calligrafia.
Alcuni esempi: in molti film tratti dai romanzi di Dickens come David Copperfield o Grandi
Speranze dove l’incipit di entrambi i film rappresenta un efficace esempio del processo di audio
visualizzazione di un testo scritto. Entrambi iniziano con un libro aperto, quello da cui ognuno dei
due è tratto e una voce narrante, quella degli stessi protagonisti delle storie. Altro esempio è il
prologo All’inseguimento della pietra verde dove troviamo la pagina di un foglio su cui qualcuno sta
battendo a macchina. Rispetto ai film dickensiani si passa alle immagini della scrittura che ha
generato il romanzo. All’interno del film ritroviamo spesso testi intradiegetici che si rivolgono
esplicitamente allo spettatore per darci informazioni riguardo alla protagonista. La parola scritta
diventa quindi uno strumento attraverso cui si costruisce l’identità sociale di un certo personaggio.
Tutti i film citati procedono per consecutività, prima un testo poi la sua audiovisualizzazione o
viceversa, ma esistono altre forme all’insegna dell’intermittenza: un esempio sono l’esoridio e
l’epilogo di Hammett: indagine a Chinatown. C’è un ticchettio di una macchina da scrivere, ma
prima di vedere l’immagine del protagonista, la sua faccia bisogna attendere un po’, neanche
quando sul foglio appare la scritta FINE. Finalmente, dopo un po’ vediamo il volto di Hammett. Poi
l’uomo, stanco, si stende sul letto e si addormenta, sognando ciò che aveva appena scritto.
Questa seconda parte si articola in tre momenti: Hammett che si addormenta, nel suo sogno
scrive, la storia di Hammett che sogna di scrivere. L’audiovisualizzazione non avviene come nei
film precedentemente citati, ma viene continuamente interrotta da inserti che le si inframezzano.
Altro esempio è l’epilogo di Hammett dove in sovrimpressione appaiono l’una dopo l’altra diverse
immagini della storia che Hammett sta creando.
Non tutti i testi però narrano eventi. Una lettera ad esempio può occuparsi di sentimenti, emozioni
e stati d’animo, come in Jules e Jim di Truffaut dove c’è uno scambio epistolare tra Jules, Jim e
Catherine. Per tutta la sua durata vediamo solo persone impegnate a leggere o a scrivere. La voce
leggente delle diverse lettere è sempre quella del suo autore. Mentre Catherine “recita” appaiono
in sovrimpressione le immagini di un paesaggio boschivo quasi a voler misurare la distanza fisica
tra i due amanti. Altro esempio sempre di Truffaut è Le due inglesi. Anche in questo caso nessuna
immagine di scrittura o di lettura accompagna l’enunciazione del testo, interamente affidato alla
voce di Muriel e al primo piano del suo volto in lacrime che scorre su un paesaggio che corre
velocemente, come se volesse misurare la distanza esistente. La
lettura/recitazione/rappresentazione di un testo, nelle sue diverse forme, ha decisamente la meglio
sulla audiovisualizzazione del suo contenuto. A volte la rappresentazione di scrittura e lettura si
concentra esclusivamente su questi atti. Ad esempio in Fahrenheit 451 si ambienta in un mondo
dove la lettura è proibita. La storia di un pompiere che deve trovare i libri per bruciarli, ma dopo
l’incontro con una donna scopre la curiosità di provare a leggere almeno una volta un libro a cui
deve dare fuoco. Legge a voce alta, a fatica e la voce leggente del protagonista continua ad
accompagnare le immagini del libro. Poco alla volta è così li testo a prendere anche sul piano
visivo, il sopravvento: la macchina da presa si avvicina sempre di più al libro, lasciando intravedere
alla fine solo un dito del pompiere. Al cinema, anche in quello d’autore, le immagini tendono a
privilegiare l’uomo rispetto alla parola, la quale, tuttavia, riconquista la propria centralità sul piano
sonoro attraverso l’uso frequente di una voce leggente. Un esempio è sempre in Jules e Jim. Jules
dentro una casa diroccata scrive una lettera a Catherine, il cui contenuto ci è rivelato dalla voce
interna di Jules. Sul piano visivo il predominio dello scrittore sul testo è assoluto (si vede solo lui),
mentre sul piano sonoro la voce leggente fa da protagonista sulllo sfondo dei rumori di guerra,
riaffermando così la centralità del testo. È proprio questo modello audiovisivo uno dei più
dominanti con cui i cinema tende a rappresentare scrittura e lettura, almeno nei casi in cui queste
sono portatrici di forti emozioni come nelle lettere d’amore. Un altro regista molto importante è
Godard. In molti dei suoi film c’è un’ampia ricorrenza di immagini che ci mostrano libri e
personaggi immersi nella lettura, didascalie extradiegetiche, frasi stampate o loro frammenti e
personaggi scrittori. Nel film La donna è donna è un esempio di come Godard tenda a fare della
scrittura un elemento di significazione. La donna insulta il fidanzato con il titolo di un libro appena
prelevato dalla libreria. E’ l’inizio di uno scambio di insulti in cui la parola scritta prende il posto
della parola detta, dove sia personaggi che spettatore sono invitati a leggere. Infatti entrambi si
alzano dal letto e fanno scorta di libri e continuano il loro dialogo di parole non dette (si insultano
solo coi nomi dei libri, come Boia, Imbroglione etc). un altro esempio è 84 charing cross road di
Jones. Il film è interamente costruito sullo scambio epistolare, ma i protagonisti si parlano
reciprocamente scrivendosi lettere. È l’esatto opposto di Goddard. Un altro esempio è Il diario di
un curato di campagna di Bresson dove ci sono 21 circostanze diverse in cui vengono mostrate le
pagine dei quaderni del protagonista in cui scrive le sue riflessioni. In 16 di queste viene mostrato
esclusivamente il testo, omettendo del tutto l’immagine del volto dello scrittore. Nelle altre 5 le
immagini delle parole scritte si alternano a quelle di chi le scrive. Nel cinema postmoderno la
tendenza è rappresentare l’atto della scrittura verso una spettacolarizzazione. Un esempio è
Barton Frink – E’ successo a Hollywood dove il protagonista trova finalmente l’ispirazione per
stendere un’intera sceneggiatura sino alla fine. La frenesia della scrittura è audio visivamente
tradotta con grande dispiego di mezzi espressivi. Sul piano sono si intrecciano 4 diversi livelli: la
musica extradiegetica, il rumore dei tasti della macchina, la voce leggente di Barton e quella
immaginaria dei protagonisti della storia. Altro esempio è il