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GUERRA SINO-GIAPPONESE E SECONDA GUERRA MONDIALE (1939-41)
Il 1° settembre del 1939 la Germania nazista invadeva la Polonia e pochi giorni dopo
Francia e Gran Bretagna dichiaravano guerra alla Germania: scoppiava la seconda guerra
mondiale. Di fronte, si trovavano le potenze dell’asse (Germania, Italia) e le potenze
democratiche (Gran Bretagna, Francia e più tardi USA) alleate con l’Unione Sovietica.
Nel corso della prima metà del 1941 l’Asse pose sotto controllo i Balcani e l’Europa
centrale, mentre la guerra coinvolgeva anche il continente africano.
Nel giugno 1941 la Germania attaccò l’Urss: nel dicembre 1941 il Giappone attaccò la
base navale statunitense di Pearl Harbour, portando all’ingresso gli USA nel conflitto.
Positivi legami tra Germania e Italia, da un parte, e Giappone dall’altra erano stati già
avviati negli anni precedenti, in particolare con la firma del “Patto anti-Comintern”,
funzionale alla lotta contro il comunismo e il potere sovietico; successivamente, settembre
1940, tali legami si consolidarono, in particolare attraverso il “Patto tripartito” tra Germania,
Italia e Giappone.
La guerra in generale ebbe profondi effetti sulla guerra in Cina.
In primo luogo, scosso dall’accordo sovietico-tedesco, il Giappone considerò che
l’occasione era opportuna per riprendere l’offensiva in Cina e dimostrare così al mondo
intero la propria forza. In secondo luogo, la Cina vide rapidamente svanire i presupposti di
un conflitto nippo-sovietico, che avrebbe severamente impegnato le forze giapponesi
indebolendone la presa sulla Cina, e si trovò altresì ad affrontare il problema della
riduzione dell’aiuto sovietico: tra il 1937 e il 1939, infatti, mentre i comunisti cinesi
ricevevano aiuti limitati da Mosca, questa sostenne in modo consistente Chiang Kai-shek
con l’invio di aerei da combattimento, carburante, armi e munizioni, consiglieri e prestiti a
basso interesse. A partire dalla fine del 1939 tale aiuto essenziale venne gradualmente
meno e cessò del tutto nella prima metà del 1941, quando la Germania attaccò l’Urss e
questa firmò il “Patto di neutralità” con il Giappone.
L’obbiettivo primo della nuova offensiva giapponese fu la città di Changsha, nella provincia
dello Hunan: la conquista della città e della provincia avrebbe consentito di porre sotto
controllo un’area importante sul piano della produzione agricola, di bloccare l’accesso alle
aree controllate dai nazionalisti e di assicurarsi il controllo dell’intera regione dello Yangzi
sino al confine con il Sichuan. La battaglia di Changsha ebbe inizio nel settembre del 1939
e terminò dopo un mese con una grande sconfitta giapponese.
Chongqing decise di avviare nell’inverno dello stesso anno una grande offensiva su scala
nazionale, anche se incontrò delle difficoltà per via di due motivi:
L’accordo tra i Giapponesi e Yan Xishan
- L’inattesa (per i nazionalisti) invasione della provincia del Guangxi da parte
- giapponese tra fine 1939 e inizi 1940, che costrinse Chongqing a impegnare sul
nuovo fronte parte dei propri effettivi.
Tra l’agosto e il dicembre del 1940, l’VIII Armata di campagna lanciò quella che può
essere considerata la più vasta offensiva contro le posizioni giapponesi, conosciuta come
“Offensiva dei 100 reggimenti” (dal numero presunto di reggimenti impegnati).
L’azione offensiva delle armate cinesi, nazionaliste e comuniste, fu severamente
danneggiata dal deciso peggioramento dei rapporti all’interno del “fronte unito”.
Durante la prima fase della guerra, i comunisti erano stati, infatti, in grado di espandersi in
varie arie della Cina settentrionale. Chiang Kai-shek reagì all’espansione comunista con la
ripresa del blocco militare ed economico delle basi, che provocò serie conseguenze a
Yan’an.
Contrasti e scontri scoppiarono tra la Nuova IV Armata e le forze nazionaliste nell’area.
Il contrasto politico e militare tra Chongqing e Yan’an che ne derivò avrebbe di fatto
segnato la fine del secondo fronte unito: ai primi di gennaio 1941, nel momento in cui le
unità della Nuova IV Armata stavano iniziando, pur in ritardo rispetto ai tempi richiesti da
Chiang Kai-shek, l’abbandono delle posizioni a sud dello Yangzi, esse vennero attaccate
da truppe nazionaliste e successivamente circondate e decimate e vari comandati arrestati
e anche uccisi.
L’ “incidente dell’Anhui meridionale” portò alla virtuale fine di ogni contatto tra Chongqing e
Yan’an e alla chiusura di numerosi centri di collegamento militari che i comunisti avevano
aperto in varie città cinesi dopo l’accordo che aveva portato alla nascita del fronte unito.
Il biennio 1939-1941 vide l’avvio di un’intensa attività aerea da parte giapponese contro la
città di Chongqing e le zone controllate dai nazionalisti.
DA PEARL HARBOUR ALLA FINE DELLA GUERRA (1941-45)
Nella seconda parte del 1941, l’attacco tedesco all’Urss e quello giapponese agli USA
portarono ad un’ulteriore svolta nel conflitto mondiale, trascinando attivamente l’Unione
Sovietica a fianco delle potenze che combattevano nell’Asse.
Questa fase della guerra, sino alla metà del 1942, vide la continuazione e l’intensificazione
dell’avanzata delle forze italo-tedesche e di quelle giapponesi, con la travolgente avanzata
delle prime in Urss e delle seconde nel Pacifico. 1942-43, si verificò un’inversione di
tendenza, con la vittoria americana nella battaglia delle Midway (giugno ’42), la sconfitta
dell’Asse nell’Africa settentrionale che consentì lo sbarco delle truppe anglo-americane
(ottobre-novembre 42) e la controffensiva sovietica culminata con la capitolazione tedesca
a Stalingrado (fine 42-inizi 43).
Tra il 1943 e il 1944, poi, lo sbarco anglo-americano nell’Italia meridionale (43) e quello
successivo in Normandia (44) che aprì le porte alla liberazione della Francia, si
congiunsero strettamente all’avanzata sovietica nella parte orientale dell’Europa e ai
crescenti successi americani nel Pacifico.
Nella primavera del ’45 la Germania crollò, anticipando di pochi mesi la resa giapponese.
Lo scoppio della “guerra del Pacifico” ebbe immediate conseguenze sulla guerra in Cina.
In primo luogo, il Giappone dovette estendere e allungare ulteriormente la dislocazione
delle proprie forze. In secondo luogo, gli USA e i loro alleati entrarono in guerra a fianco
della Cina, con benefici effetti soprattutto sul piano militare. Infine, Yan’an si fece
interprete, con la “Dichiarazione sulla guerra nel Pacifico” del dicembre del 1941, della
proposta di formare un grande fronte antifascista e antigiapponese che avrebbe incluso
tutti i governi e i popoli intenzionati a opporsi a Tokyo.
Il 1941 fu altresì l’anno in cui negli alti comandi giapponesi si pose il problema di un
attacco o meno all’Unione Sovietica, in modo da serare in una morsa fatale, da ovest
(Germania) e da est (Giappone), il “nemico comunista”.
Fu altresì nei primi anni Quaranta che iniziarono i primi attacchi su larga scala da parte
dell’aviazione americana sulle forze e sugli insediamenti giapponesi, partendo in genere
dalle basi situate in Cina. Tra l’aprile e il dicembre del 1944, l’ “offensiva Ichigo” portò alla
conquista da parte giapponese di molti centri sino a quel momento non ancora occupati e
alla distruzione sostanziale delle basi aeree.
La strada verso Chongqing sembrava ora aperta: l’avanzata nipponica si arrestò presto.
Gli ultimi anni del conflitto videro il susseguirsi di una crescente attività politica e
diplomatica che ebbe come protagoniste le maggiori Potenze finalizzate a tracciare il
percorso possibile della guerra e soprattutto delineare il futuro assetto mondiale:
Conferenza di Mosca (ottobre 1943), Conferenza del Cairo (novembre 1943), Conferenza
di Yalta (febbraio 1945) e Conferenza di Potsdam (luglio-agosto 1945).
La Conferenza del Cairo vide la partecipazione anche del leader cinese Chiang Kia-shek:
essa rappresentò il tentativo da parte del presidente americano, Roosevelt, di sancire in
qualche modo il ruolo di una quarta potenza, la Cina, a fianco della altre tre.
Il forte attivismo diplomatico di quegli anni sarebbe stato poi alla base della nascita
nell’aprile-giugno 1945 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu).
CHONGQING, YAN’AN, SHANGHAI
In seguito alla perdita, con la fine del 1938, del controllo sulle aree industriali dell’est e del
sud, Chongqing si trovò privata delle fondamentali risorse che avevano rappresentato la
maggiore fonte di entrata nel periodo prebellico.
Uno degli strumenti principali della risposta da parte nazionalista a tale difficile situazione
fu di accrescere in modo consistente il ruolo dello Stato nell’economia attraverso una
sempre più ampia mobilitazione e controllo economici: vennero incrementate le tasse sui
consumi e sui redditi; venne reintrodotto il controllo diretto governativo abolito nel 1928,
sull’imposta sulla terra che veniva ora raccolta in natura; e vennero poste le basi per un
vero e proprio “capitalismo di stato” gestito da un’estesa burocrazia.
Imprese industriali, minerarie ed elettriche furono nazionalizzate, settori vitali nella
produzione di beni consumo essenziali furono posti sotto controllo diretto dello Stato e
regole inerenti la produzione, il prezzo e l’esportazione di specifici prodotti introdotte.
Riduzione dello spazio per l’iniziativa privata.
A partire dal 1941, l’espansione industriale largamente sostenuta dallo stato cominciò a
dare evidenti segni di difficoltà e con il 1945 le “aree bianche” controllate dai nazionalisti
erano immerse in una forte depressione industriale. Tra il 1943 e 1945 la produzione di
carbone, ferro, acciaio e di altri prodotti conobbe un consistente declino, e perfino la
produzione di armi e munizioni risentì della crisi.
A partire dalla fine del 1938 Chongqing si trovò sempre più isolata anche dal mondo
esterno.
Varie riunioni dell’Ufficio politico furono tenute nella prima parte del 1938, sinchè in
autunno, nel corso della sesta sessione planetaria del Comitato centrale, la posizione di
Mao emerse egemone.
L’espansione comunista nei primi anni di guerra e il conseguente blocco economico e
militare nazionalista contro la base Shenxi-Gansu-Ningxia portò ad un graduale ma
evidente peggioramento dei rapporti all’interno del fronte unito.
Aldilà degli aspetti puramente militari, tre furono le questioni affrontate propritariamente:
La politic