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SECOLO

Verso la fine del XVI sec e l’inizio del successivo, la situazione politica europea rimane

nello stato di equilibrio definito dalla pace di Cateau-Cambrésis; la Spagna ha subito

gravi sconfitte con l’indipendenza del’Olanda, ma l’acquisizione del Portogallo e il

rafforzamento delle colonie d’oltremare hanno bilanciato le perdite subite.

Nel 1598 scompare Filippo II, mentre la Francia è da lungo tempo dilaniata da problemi

religiosi interni, la situazione italiana interna è caratterizzata da una relativa stabilità:

Genova gode di enorme ricchezza finanziaria, Firenze si allea alla politica di Filippo III; lo

Stato sabaudo incomincia a maturare un’autonomia nazionale ma solo Venezia e Roma

mantengono una relativa indipendenza. Il declino degli stati italiani appare ormai

inarrestabile: Venezia sta lentamente perdendo potere “sul mare” e lo Stato pontificio vive

un periodo di relativo splendore, destinato a tramontare di fronte alle difficoltà interne e

internazionali. L’Europa si avvia verso una gravissima crisi economica causa di carestie e

pestilenze. Mentre nazioni come l’Olanda e l’Inghilterra riescono a trovare nuove risorse

per sollevarsi dalla situazione di recessione, gli stati italiani conoscono un lungo periodo

di oscuramento; la Guerra dei 30anni tocca solo marginalmente l’Italia per mettere a ferro

e fuoco il nord Europa, i contraccolpi politici, economici e demografici si ripercuotono

anche sui frammentari Stati peninsulari generando una duratura depressione.

Le arti e le scienze conoscono una stagione intensa e feconda. Gli esperimenti di Galileo

portano alla conferma delle teorie copernicane dall’eliocentrismo contro quelle

aristoteliche-tolemaiche che la Chiesa appoggia; i nuovi orizzonti dell’universo si

spalancano di fronte ai filosofi, agli scienziati e agli uomini di cultura.

Le commissioni crescono in conseguenza del rinnovamento di chiese e conventi, mentre

la nascita di grandi collezioni private favorisce la produzione di dipinti di piccolo formato e

nuova concezione. Il diffuso mecenatismo richiama sempre più artisti a Roma. Al

momento dell’arrivo dei 2 padani (Caravaggio e Annibale Carracci), vi sono attivi sia pittori

tradizionalisti sia maestri più attenti alle nuove esigenze di carattere devozionale, mentre i

fiamminghi come Paul Brill e Jan Brueghel dipingono paesaggi e nature morte. Le

innovazioni di Caravaggio e di Annibale imprimeranno dall’ultimo decennio del ‘500 un

nuovo corso alla cultura figurativa romana trovando largo eco presso un gran numero di

artisti di diverse generazioni.

1. Ludovico, Agostino e Annibale Carracci

Gli ultimi decenni del ‘500 sono caratterizzati da una vivace insofferenza da parte di alcuni

giovani artisti padani verso lo stanco ripetersi degli schemi manieristici; questi diventano

protagonisti di una radicale riforma della pittura.

Michelangelo Merisi da Caravaggio e i 3 Carracci partono da una matrice culturale

comune e approdano a un rinnovamento profondo della cultura figurativa per tornare alla

natura e restituire verosimiglianza alle storie narrate. La letteratura artistica del ‘600 ha

voluto contrapporre le esperienze di Caravaggio e di Annibale a Roma, ma più recenti

ricostruzioni storiche hanno dimostrato che molti tra i contemporanei avevano individuato

le loro comuni radici culturali. Carracci, Agostino Carracci,

L’attività dei Carracci (Ludovico 1555-1619; 1557-1602;

Annibale Carracci, 1560-1609) si svolge inizialmente a Bologna dove i 3 cugini danno

vita nel 1582 alla Accademia degli Incamminati; un’accademia “privata” diversa dal

carattere delle istituzioni pubbliche fiorentine e romane. Si crea una scuola legata alla

pratica di bottega ma con la proposizione di modelli che consentano, superando la fase

di decadenza e di “degenerazione” della cultura manieristica, di ritornare al vero naturale.

54

Questo viene recuperato sia mediante un più stretto contatto con la realtà quotidiana sia

attraverso lo studio e la rimeditazione della tradizione rinascimentale. Il disegno torna a

essere eminentemente strumento di indagine sulla realtà e fondamento di una nuova

“maniera” che ripudia le bizzarrie, la concettosità, la ricerca di complessità e di effetti

virtuosistici degli artisti manieristici ma mantenendo la grandiosità e maestosità. Si punta

sempre più alla diretta comprensibilità e verosimiglianza delle immagini in accordo tanto

con le esigenze devozionali riformate, quanto con gli orientamenti scientifici che si

manifestano in città.

- Annibale Carracci

Ragazzo che beve

1582-83, NY

Grazie a una grande capacità di sintesi, Annibale evita il pericolo di una registrazione

analitica della realtà.

- Annibale Carracci

Macelleria

ca1583, Oxford

Opera di notevole formato; la scena “di genere” è rappresentata come una “storia” e le

figure assumono pose composte e quasi monumentali, così che la raffigurazione del

lavoro umano appaia lontana dall’enfasi descrittiva che di solito caratterizzava questo

tipo di dipinti.

Nei palazzi bolognesi realizzano alcuni cicli ad affresco corali: Palazzo Fava (1583-84) e

Storie di Romolo in Palazzo Magnani (1589-90).

Da qui, le maniere dei 3 maestri si diversificano notevolmente.

- Ludovico Carracci

Annunciazione

ca1585, Pinacoteca Nazionale di Bologna

Dipinta per la chiesa di San Giorgio, mostra uno stile complesso e un severo rigore

formale e prospettico che definisce la scena, composta ed equilibrata, mentre alcuni

particolari come il cesto appoggiato per terra, i libri o il volto stesso della Vergine

rivelano l’attento studio “dal vero”.

La gamma cromatica è contenuta e a delicati effetti luministici è affidato il compito di

rivelare insieme gli aspetti naturali e sovrannaturali della rappresentazione.

Le opere di Ludovico acquistano maggiore eloquenza narrativa e compositiva ma

l’artista rimane sempre un profondo e sensibile indagatore della sfera dei sentimenti.

Egli sarà l’unico a rimanere in patria.

- Ludovico Carracci

Martirio di S. Pietro Toma

1598-99, Pinacoteca Nazionale di Bologna

- Agostino Carracci

Comunione di S. Gerolamo

ca1591-92, Pinacoteca Nazionale a Bologna

Dipinta per la Certosa di Bologna, è concepita come un’opera paradigmatica densa di

citazioni e di riferimenti culturali.

La maniera di Agostino è caratterizzata da una forte componente intellettuale ed erudita.

Mentre nell’Annunciazione di Ludovico lo studio delle opere di artisti emiliani o veneti

appariva assorbito e interiorizzato, nella Pala di Agostino i riferimenti a Tiziano, Tintoretto,

Veronese, Correggio o Raffaello sono dichiarati esplicitamente. L’attenzione analitica

derivata dalla sua attività di incisore si ammorbidisce grazia a una calda intonazione

cromatica di matrice veneta affiancata da eleganze parmigiane. 55

- Annibale Carracci

Assunzione

1592, Pinacoteca Nazionale a Bologna

Negli stessi anni anche Annibale dipinge per una chiesa di Bologna una grande pala

raffigurante l’Assunzione: le esperienze naturalistiche rifluiscono nella caratterizzazione

dei singoli apostoli. Nella calda gamma cromatica e nel potente slancio ascensionale

della composizione accentuata da forti contrasti luministici ogni traccia di moderato

eclettismo culturale è spazzata via dalla irruente e appassionata personalità dell’artista.

Annibale raggiunge Roma.

Dei 3 membri dell’accademia, solo Ludovico rimane in patria.

A Roma Annibale arriva su diretto invito del potente cardinale Odoardo Farnese che gli

affida la decorazione del Camerino e poi della Galleria di Palazzo Farnese.

- Annibale Carracci

decorazione della Galleria Farnese

1598-1600, Palazzo Fanese a Roma

Il grande palazzo romano dei Farnese passa in eredità al Cardinale Odoardo; egli entra

in possesso anche delle collezioni farnesiane costituite soprattutto da dipinti e sculture

antiche. Il cardinale intende completare la decorazione della residenza di famiglia e

affida gli affreschi del Camerino e della Galleria del palazzo romano ad Annibale

Caracci.

La decorazione del Camerino (il suo studio privato) occupa Annibale fino al 1596-97 e

costituisce una parentesi interlocutoria per il committente che per l’artista. Annibale

favorisce una nuova, moderna interpretazione dell’universo classico, anche se ancora

non raggiunge quella pienezza espressiva che mostrerà di possedere nella decorazione

della Galleria.

La Galleria Farnese è concepita come il fulcro del percorso interno del palazzo, luogo

di esposizione dei migliori pezzi della raccolta e anche espressione della potenza della

casata. Odoardo decide di far dipingere nella volta un ciclo mitologico raffigurante gli

Amori degli dei e nelle fasce parietali le Virtù, realizzando ignudi ripresi dalla Cappella

Sistina. Agostino

Accanto ad Annibale, anche il fratello giunge a Roma per collaborare.

Domenichino,

Nella seconda fase conclusiva dei lavori acconto ad Annibale sono attivi

Lanfranco e altri collaboratori.

L’affresco della volta prende avvio intorno al 1598 concludendosi nel 1600 e viene

strutturato mediante una complessa intelaiatura architettonica, con medaglioni e nudi.

Trionfo di Bacco e Arianna,

Il riquadro centrale raffigura il mentre tutto intorno trovano

posto gli altri dei dell’Olimpo e i fauni, le ninfe, i ciclopi dalle complesse storie,

intrecciate in un universo solare e radioso, dove i registri pittorico, favolistico e

narrativo si fondono con effetti di prorompente vitalità. La narrazione mitologica ritrova

nella visione di Annibale nuovo vigore ricollegandosi a grandi modelli rinascimentali, di

Correggio e Raffaello. Lo studio del naturale continua a essere una componente

fondamentale del linguaggio dell’artista, rimandando a opere della collezione

farnesiana o a descrizioni di quadri e statue antichi derivate da fonti letterarie.

A Roma Annibale si prefigge di ritrovare l’unità linguistica perduta dalla pittura negli

ultimi decenni, tornando a una rievocazione del mito e dell’antico che già aveva

caratterizzato il maturo Classicismo 500esco e pone le premesse per la decorazione

seicentesca.

La maturazione dell’artista è rapida a contatto con le opere di Michelangelo e soprattutto

di Raffaello. Le precedenti esperienze bolognesi si risolvono in una vocazione 56

classicistica ma propone una sintesi feconda di idealismo e naturalismo che consente

all’artista di far rivivere la struggente e sensuale bellezza delle favole antiche. Annibale

non diventa un artista di corte ma rimane ostinatamente legato alla ricerca concreta della

sua professione. Pietà

Sempre per i Farnese Annibale dipinge

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
115 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beeabalbi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Villata Edoardo.