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-VERONESE: CENA IN CASA LEVI
Nel 1573 riceve dalla chiesa domenicana dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia la commissione di
un’Ultima Cena destinata al refettorio del convento. Ciò che egli realizza è, sullo sfondo di un
gigantesco porticato a tre fornici, una lunga tavolata alla quale seduti si alternano personaggi sacri
e profani, buffoni, nani, garzoni e soldati. Il colore vibrante e intenso contribuisce a far risaltare il
fasto mondano della composizione.
Il dipinto viene censurato dall’inquisizione perchè, in quel periodo che segue la conclusione del
Concilio di Trento, si vigila sulla pittura per verificarne la conformità all’iconografia e alla dottrina.
I verbali dell’interrogatorio a cui l’artista viene sottoposto sono un’interessante e cosciente
rivendicazione di libertà inventiva e fantastica da parte degli artisti.
Alla fine però, piuttosto che modificarlo, decide di convertirlo in un dipinto profano cambiandone il
titolo.
5)L’ATTIVITA’ DI PALLADIO
-L’opera di Andra della Gondola (1508-80) detto il Palladio è di estrema importanza non solo per
l’arte del rinascimento ma per lo svilupparsi del cosiddetto “palladianesimo”, a cui architetti di tutto
il mondo si rifaranno.
-Di umili origini, viene scoperto dall’umanista Trissino, che provvede alla sua formazione e lo
trasforma da semplice scalpellino a coltissimo architetto.
-Da Padova, Palladio si trasferisce a Vicenza, compie viaggi a Roma ed entra in contatto con un
altro umanista, Daniele Barbaro, di cui realizzerà la villa di Maser.
-Nel 1546 riceve il suo primo importante incarico: la ristrutturazione della Basilica di
Vicenza, che era il Palazzo Civico. Lo studio della Libreria di Sansovino, che viene sfrondata però
delle sculture, conservate qui solo sulla balaustra, in modo da contrastare con il loro slancio
l’estendersi orizzontale dell’edificio, è palese.
-Realizza poi il prospetto di Palazzo Chiricati, con il motivo delle ali a doppio loggiato, e altri
palazzi privati e ville.
-Nelle ville in particolare l’architetto elabora ogni volta soluzioni nuove in base alle richieste dei
committenti, la destinazione dell’edificio e le caratteristiche del luogo. Possiamo tuttavia
riconoscere almeno due tipologie ricorrenti, accomunate dal motivo caratteristico della facciata-
tempio: la prima è una costruzione sviluppata orizzontalmente, con ali portiate, la seconda è una
struttura più compatta, su due piani.
-Particolare è la soluzione adottata per Villa Capra, 1550-51, a pianta centrale a croce greca con
nucleo costituito da un salone coperto a cupola.
-A Vicenza realizza invece la Loggia del Capitano nel 1571, sulla piazza dei Signori, accanto alla
Basilica, per commemorare la vittoria di Lepanto.
-A partire dagli anni sessanta il Palladio è attivo anche a Venezia, dove realizza la Chiesa di san
Giorgio Maggiore, 1566, caratterizzata da un transetto contratto in due absidi semicircolari e un
prospetto scandito nella parte centrale da colonne su alti basamenti reggenti un frontone che
corrisponde alla navata centrale, e una cupola che sopra ogni cosa assume valore determinante.
-Sempre a Venezia realizza poi nel 1576 la Chiesa al Redentore, sull’isola della Giudecca,
anch’essa come quella di San Giorgio a pianta longitudinale, ma all’interno ha una vasta navata
centrale coperta da una volta a botte, navate laterali sostituite da una sequenza di profonde
cappelle e area del presbiterio connessa alla navata con un grandioso arco trionfale. I tre nuclei
sono articolati mediante effetti di illuminazione e continuità delle bianche superfici murarie.
All’esterno si adotta la soluzione già sperimentata nella facciata di San Giorgio e ripresa con
maggior rigore.
In questa struttura Palladio dà compiuta realizzazione al suo linguaggio classico mediato con
nuove esigenze simboliche e liturgiche.
-La sua ultima opera è il progetto per il Teatro Olimpico di Vicenza, dal 1580, che risponde
ancora una volta alla profonda aspirazione nel ridare voce in nuove forme al linguaggio classico (il
modello di riferimento è infatti il teatro antico, solo coperto).
6)TRADIZIONE E RINNOVAMENTO NELLA PITTURA VENETA TRA CENTRO E PERIFERIA
-Alla base della diffusione di elementi di gusto manieristico in ambiente lagunare sono
principalmete i soggiorni di Vasari e Salviati e la conversione di Schiavone (1510-63), che
rielabora i modelli derivati da stampe del Parmigianino diffondendoli sia per mezzo di incisioni si
opere pittoriche come l’Adorazione dei Magi, 1547.
In opere successive invece si accosta agli stili di Tintoretto e Tiziano, pur conservando le tracce
eleganti e antinaturalistiche di questa Adorazione.
-Un monumento importante per la penetrazione del gusto manieristico a Firenze è la decorazione
della Libreria Marciana, in cui tra gli affreschi ricordiamo La Sapienza, 1560, Tiziano e la grande
sala centrale con la decorazione del soffitto che viene affidata da Tiziano e Sansovino ad un
gruppo di artisti, tra cui Veronese e Schiavone.
-Jacopo da Ponte detto il Bassano, 1515-1592, rivela un irrequieto temperamento di
sperimentatore. Nei suoi dipinti i soggetti religiosi si trasformano in pretesti per temi “agresti”, con
ricchezza di motivi naturalistici, come accade nella Semina del grano o Pastorale, Lugano,
1558-62, in cui la parabola evangelica viene calata nella rappresentazione di una scena pastorale,
gremita in primo piano di particolari realistici come il paiolo o la scodella.
Gli ultimi anni di attività dell’artista segnano invece una ripresa dell’interesse per i contrasti
luministici in suggestivi effetti di notturno o di intonazione lirica o drammatica.
-Una vivace apertura internazionale è la caratteristica di Paris Bordon, 1500-71, allievo di Tiziano,
attivo a Milano e in seguito a Fontainebleau e ad Augusta, e uno dei primi veneti a sviluppare
complesse partiture scenografiche-architettoniche derivate dal Trattato di Serlio, come si nota nella
Consegna dell’anello al doge, 1534-35.
-A Venezia infine giunge nel 1567 El Greco, il quale formatosi presso le botteghe cretesi dei
“madonnieri”, si avvicina a Tiziano e al luminismo di Tintoretto, ed è affascinato dalle gamme
fredde e cangianti di Bassano.
-A Bergamo abbiamo Moroni, che si forma presso il Moretto e da lui riprende l’intonazione
severamente devozionale dei dipinti religiosi. La sua fama rimane però legata ai ritratti, nei quali
alla cura descrittiva dei particolari corrisponde una penetrante analisi fisionomica e psicologica,
come nel Sarto, 1570, o nel ritratto di Antonio Novagero, 1564-65, dipinti definiti “ritratti in
azione”, poiché li ritrae nell’atto di compiere un gesto che li caratterizza, evitando la fissità arida dei
“ritratti ufficiali”.
CAPITOLO V: IL RIGORISMO POSTRIDENTINO A ROMA, NELL’AREA PONTIFICIA E
NELL’ORBITA SPAGNOLA
I lavori del Concilio di Trento riguardano anche il problema dell’arte sacra: a partire dagli anni
sessanta iniziano ad apparire trattati, come quello di Gabriele Paleotti, che mira a definire la
funzione e le caratteristiche delle immagini sacre. In particolare Paleotti contesta contro le licenze
manieristiche che avevano introdotto nell’arte sacra temi e motivi profani fuorvianti (come nel
Giudizio Universale di Michelangelo, opera condannata perché abbandona i principi di decoro e
convenienza.
-In questa atmosfera si formano artisti che aderiscono a questo nuovo tipo di linguaggio rigoroso,
come Marcello Venusti (1512-79) in Noli me tangere, Roma, Santa Maria sopra Minerva.
-In altri artisti è fortemente avvertita la necessità di differenziare nettamente la produzione profana
da quella sacra, come nel caso di Taddeo Zuccari (1529-66), che si propone da un lato come
l’erede del decorativismo cinquecentesco e dall’altro fornisce opere come La Pietà, Urbino, 1564-
65, che è uno dei primi modelli di arte controriformistica, in cui ogni particolare superfluo è
tralasciato in favore della leggibilità dell’immagine. Anche Federico Zuccari, 1540-1609 si
comporta come il fratello, e prende parte anche alla decorazione dell’Oratorio di Santa Lucia al
Gonfalone di Roma, affrescato da un gruppo di artisti tra cui Agresti, Bertoja, RaffaelliNO, Nebbia
con scene della Passione, entro una partitura architettonica dipinta, costruita su possenti colonne
tortili, con un effetto finale unitario e continuo nonostante la varietà degli orientamenti stilistici. Di
Federico è la Flagellazione, 1573-74.
-Tra il 1560 e il 1600, quasi tutte le chiese italiane vengono conformate alle nuove disposizioni
tridentine.
Tra i pittori votati alle nuove esigenze abbiamo Santi di Titoa Firenze, Bartolomeo Cesi a
Bologna, Cristoforo Roncalli i cui dipinti arrivano nelle Marche, Il Pomarancio in Umbria e
De Vecchi e Nebbia a Roma.
1)I Gesuiti e l’elaborazione dei nuovi modelli di arte sacra a Roma
-Nel 1540 Paolo III Frarnese riconosce ufficialmente il nuovo Ordine religioso dei Gesuiti.
-La Chiesa madre dell’Ordine sorge a Roma, e la sua costruzione inizia nel 1568 ad opera del
Vignola. L’edificio doveva rispondere a precise necessità: in esso ci doveva essere una precisa
separazione tra lo spazio riservato ai fedeli e quello del clero, e soprattutto doveva adattarsi alle
esigenze di predicazione dell’Ordine.
Di pianta longitudinale, con una sola navata coperta a botte e un transetto contratto in due
cappelle, un grande cupola di coronamento al centro. Un sapiente gioco di luci guida lo sguardo
verso la zona centrale, dove si trovava l’altare.
Il progetto della facciata di Vignola viene rifiutato, e gli viene preferito quello di Giacomo Della
Porta (1533-1602), più sobrio e meno plasticamente rilevato, che asseconda l’ideale di
semplificazione stabilito dall’Ordine. E’ un grande prospetto, su due piani, coronato da un frontone
e raccordato ai fianchi da volute.
-Per quanto riguarda la decorazione interna della Chiesa, essa viene concepita dai Gesuiti come
un potente veicolo di cultura, devozionalità e insegnamento religioso: leggendo gli Esercizi
spirituali di Loyola, fondatore dell’Ordine, ci si imbatte in una vera teorizzazione della funzione
dell’immagine sacra, che trova risposta nel pittore Giuseppe Valeriano (1542-96) al quale viene
affidata la decorazione di due cappelle laterali della chiesa del Gesù, e che dipinge l’Assunzione
della Vergine con la collaborazione di Pulzone, e si avvale in una delle due cappelle della
collaborazione di Celio, il quale realizza tra gli altri l’Ecce Homo e il Cristo Bendato nel 1597,
due opere immerse in un’atmosfera buia, in cui il corpo illuminato del Redentore si staglia sullo
sfondo favorendo la concentrazione del fedele su di esso.
-Questo