Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
MURASAKI SHIKIBU NIKKI EMAKI
COLORE SU CARTA
PERIODO KAMAKURA
GOTO ART MUSEUM, TOKYO
Sono immagini che illustrano le vicissitudini del Murasaki Shikibu Nikki e si compongono di 4 rotoli
che però coprono solamente il 15% del diario. 38
Le immagini non sono in sequenza e si pensa che dovessero essere molte di più.
Il tono del diario è permeato da un senso di solitudine.
Questo particolare episodio si svolge di sera, Murasaki (all’interno) contempla la luna piena nella
veranda interna.
Due cortigiani ubriachi cercano di entrare nella veranda e lei tiene strette le imposte per non farli
entrare. È una scena quasi comica.
Il paesaggio NON rispecchia i sentimenti dei personaggi.
È usata la tecnica dello TSUKURIE cioè costruire il disegno mettendo il pigmento colorato sulla
superficie (non è molto curato rispetto il Genji Monogatari Emaki).
Il disegno non è eseguito con molta cura ma comunque le immagini riecheggiano un epoca oramai
finita. SHUNJOBO CHOGEN
13 SECOLO
LEGNO CON PITTURA
TODAIJI, NARA
Eseguito da un artista di grande talento,
probabilmente poco dopo la morte del monaco nel
1206, in suo onore.
Appare come un uomo vecchio, seduto e
leggermente sporto in avanti mentre recita un
nenbutsu, ode a Amida, con un rosario tra le mani.
È fatto di legno di cipresso giapponese ed è
decorato in maniera molto semplice, color carne per
la testa e nero per la veste da monaco. 39
UNGYO E ANGYO
LEGNO DIPINTO
PERIODO KAMAKURA
TODAIJI
I due guardiani hanno delle pose statiche
ed è come se avessero visto un potenziale
pericolo.
Sono sempre in coppia e hanno un
atteggiamento opposto e speculare.
Ungyo rappresenta l’energia potenziale. Ha la bocca chiusa ed è il difensore della notte.
Angyo rappresenta l’energia che si manifesta. Ha la bocca aperta ed è il difensore del giorno.
MUCHAKU E SESHIN (SCUOLA KEI)
LEGNO DIPINTO
PERIODO KAMAKURA
KOFUKUJI
I due fratelli Muchaku e Seishin sono due delle figure più
famose del Buddhismo indiano. Unkei (artigiano della
scuola Kei) rappresenta Muchaku come una figura snella
che tiene in mano un oggetto cilindrico avvolto in un pezzo
di stoffa, mentre Seishin è un individuo più grosso, le cui
mani gesticolano mentre egli parla. Muchaku sembra
riflessivo e introverso, mente il fratello è più aperto, e
sembra che voglia avere un contatto visivo con
l’osservatore.
Entrambi sono vestiti da preti; le vesti cadono sui loro corpi, profondamente scavate, con pieghe
irregolari.
Sono immagini completamente naturali, autonome e a sé stanti, in una posa non frontale. Unkei ha
creato dei ritratti immaginari di due antiche figure del Buddhismo indiano che sono completamente
verosimili per il Giappone del tredicesimo secolo. 40
MYOE SHONIN
13 SECOLO
COLORE SU SETA
KOZANJI, KYOTO
Opera tradizionalmente attribuita a Jonin anche se in questo
caso non c’è la sua firma.
Il monaco, avvolto in una veste nera, è seduto su un albero con
le mani in posa meditativa. L’ambiente naturale è caratterizzato
da pini scarni.
Alla sinistra del monaco sono appesi un rosario e un brucia
incensi col fumo che sale a spirale.
Sullo sfondo ci sono degli uccelli che volano.
Questa rappresentazione del monaco si rifà alle rappresentazioni cinesi degli Arahat. È un modo di
rappresentare un ritratto in maniera completamente diversa rispetto a quella di Minamoto No
Yoritomo. IPPEN SHONIN
EDEN
13 SECOLO
INCHIOSTRO E
COLORE SU CARTA
KANKIKOJI, KYOTO
Questi rotoli
contengono la storia
illustrata del monaco
Ippen.
Il rotolo inizia quando lui ha 15 anni e parte per Tazai e narra fino alla sua morte (51 anni).
È da qui che iniziano le raffigurazioni di viaggio e queste immagini sono accompagnate da un testo
che è stato composto dal fratello nel 1299. Le parole sono decorate in maniera magnifica da più di
un artista. 41
KASUGA DEER MADALA
COLORE SU SETA
13/14 SECOLO
NARA, MUSEO NAZIONALE
Viene rappresentato il cervo del santuario di Kasuga, centro del
culto della divinità fondante della casata dei Fujiwara.
Il cervo è un animale sacro perché è messaggero della divinità.
L’animale porta sul dorso uno specchio al quale è stato applicata
la foglia d’oro. KINKAKUJI, TEMPIO DEL
PADIGLIONE D’ORO
(KYOTO)
Il nome originale era
Rokuonji.
Fu costruito nel 1397 come
villa per lo shogun Ashikaga
Yoshimitsu e si trova a Kyoto.
L’edificio da cui il Kinkakuji
prende il nome è una
magnifica struttura di tre piani
ricoperta di lamina d’oro, che
si trova sulla riva di un
grande specchio d’acqua artificiale.
Nel 1397 Yoshimitsu acquisì la proprietà del sito e fece costruire il padiglione e due pagode. Il
padiglione originale fu completamente distrutto nel 1950 da un piromane folle per protesta contro
la commercializzazione del buddhismo dopo la Seconda Guerra Mondiale. La struttura fu
ricostruita rapidamente e ripristinate nella sua forma originale. Nel 1980 fu sostituita la lamina d’oro
e l’edificio fu riaperto al pubblico nel 1987.
Il padiglione è una struttura a tre piani con due tetti, progettato per lo svolgimento di attività di vario
tipo. 42
Il primo piano era inteso per rilassarsi informalmente e contemplare il lago e il giardino, e presenta
dei pannelli che possono essere sollevati per rendere gli interni visibili all’esterno.
Il secondo piano, progettato nello stile preferito dai samurai, è racchiuso da muri, ha una pianta a
forma di L perché tre sezioni che si affacciano sul lago non sono state incluse negli interni.
L’ultimo piano è più piccolo e fu progettato per ospitare statue di Amida e 25 bodhisattva oltre a
una reliquia buddhista acquistata dall’Engakuji a Kamakura.
GINKAKUJI, TEMPIO DEL
PADIGLIONE D’ARGENTO
Il nome originale è Jishoji. In origine era
la villa di Yoshimasa, nipote di
Yoshimitsu. Fu costruito nel 1490 a
Kyoto.
La nozione che fosse ricoperto
d’argento è falsa.
Il secondo piano fu progettato come
cappella dedicata a Kannon. Il
Ginkakuji si trova sul sito di un tempio
Tendai abbandonato acquisito da
Yoshimasa nel 1465.
Il padiglione d’argento è un edificio di due piani con due tetti. Il primo piano veniva usato da
Yoshimasa per meditare e poteva essere aperto spostando dei pannelli per avere la vista sul
giardino.
Un altro degli edifici sopravvissuti del Gingakuji è il Togudo, che contiene una semplice sala da thè
chiamata Dojinsai, considerata la più antica del Giappone.
Il complesso comprende un bellissimo giardino costruito intorno ad un lago artificiale.
SHIGISAN ENGI EMAKI
(EMAKI MONO)
COLORE SU CARTA
3 ROTOLI
CHOGOSHONSHIJI (NARA)
I primi due rotoli narrano le
gesta miracolose di
Bishamonten (dio della guerra)
che agisce attraverso il
monaco Myoren. 43
Il terzo rotolo narra le vicende della sorella di Myoren che va in cerca del fratello. E questo rotolo è
utile per capire il tipo di architettura dell’epoca.
In quest’immagine Myoren manda una ciotola d’oro al Daimyo come atto di devozione. Il daimyo si
rifiuta di restituirla e la nasconde nel magazzino. Seguendo le istruzioni di Myoren il magazzino si
solleva. Il capofamiglia sale a cavallo per vedere dove va a finire il magazzino.
C’è un angolatura particolare.
I disegni sembrano quasi abbozzati e le figure sono molto animate.
Il testo che completa questi rotoli è molto breve (si lascia molto più spazio alle figure).
Le figure si susseguono con scene molto interessanti andando a rendere molto più interessante
anche il testo.
BAN DAINAGON EKOTOBA (EMAKI MONO)
INCHIOSTRO E COLORE SU CARTA
PERIODO HEIAN
MUSEO D’ARTE, TOKYO
Attribuito a Tokiwa Mitsunaga, attivo intorno al 1173.
I dipinti originali non sono sopravvissuti ma abbiamo delle copie accurate del 17° secolo.
Trama: Tomo No Toshio (il cui nome e titolo possono essere tradotti come Ban Dainaagon) viene
esiliato per aver bruciato il cancello del palazzo imperiale nel tentativo di screditare un rivale a
corte. PERIODO YOMON (11.OOO-400 A.C.) 44
?
Il periodo Jōmon (縄縄縄縄 Jōmon-jidai ) è il periodo di storia giapponese che va da circa il 10000
a.C. fino al 300 a.C.
Con "Jōmon" ci si riferisce al popolo e alla cultura giapponese di quell'epoca; occorre comunque
tener ben presente che, data la vastità del periodo temporale coperto, non sono esistiti un popolo e
una cultura "Jōmon" monolitici, quanto piuttosto più popoli e culture accomunati dall'uso di certe
tecniche (in particolare dalla tecnica di produzione di vasellame).
Il termine «Jōmon» è una traduzione in giapponese del termine inglese cord-marked («segnato
dalle corde») e si riferisce ai motivi con cui era decorato la maggior parte del vasellame di argilla
tipico di questo periodo, che veniva creato utilizzando corde o bastoni con corde avvolti intorno ad
essi. Il termine è stato introdotto nel 1879 da Edward Sylvester Morse, studioso statunitense e
professore di zoologia presso l'Università di Tokyo, che nel libro Shell Mounds of Omoridescrisse i
ritrovamenti del kaizuka («cumuli di conchiglie» - resti degli scarti, principalmente conchiglie, di
insediamenti preistorici) di Omori (da lui scoperto due anni prima).
Il popolo Jōmon produsse vasellame e figure in argilla decorati con disegni ottenuti imprimendo
nell'argilla umida bastoncini, corde intrecciate o non intrecciate con una sofisticazione in continua
crescita. Le decorazioni a corda, pur avendo una funzione decorativa, avevano in realtà anche la
funzione pratica di impedire la formazione di crepe sul vaso quando veniva posto sul fuoco. In
?
generale il vasellame di questo periodo viene detto Jōmon doki (銅銅銅銅 «vasellame Jōmon»).
Sono stati ritrovati per lo più:
CERAMICHE E VASI.
Non ci sono stati ritrovamenti di vasi interi, ma, dai frammenti, si presume che
fossero piccoli e con una base arrotondata, così da essere facilmente trasportabili e
adattabili alle superfici sconnesse (grotte, buche nel terreno etc.); si adattavano alla
vita nomade della popolazione Jomon. La superficie di questi vasi è solitamente
decorata da segni (di corda o altro). L’argilla veniva cotta in forni aperti.
DOGU.
Figure stilizzate in pietra o argilla. La loro presenza, per quanto ancora primitiva, è
segno della creazione di una tradizione ritualist