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Uno degli esempi di tale stile è il Kinkaku ( padiglione d’oro ) : i primi due piani erano

destinati ad ambienti residenziali, separati all’esterno da un’ampia veranda con balaustre

che da un’impressione di maggiore altezza.; vi è un piccolo chiosco che si protende

sull’acqua, ricordando lo Shinden-zukuri del periodo Heian. Il terzo piano è destinato a

scopi religiosi, progettato in stile zen. Tutti i pavimenti sono ricoperti da lamine d’oro, da

cui il nome.

Il Tōgudō ( sala del Buddha) è popolarmente nota come Ginkaku ( padiglione d’argento ) ,

e fa parte della tenuta dello shogun Yoshimasa, ed era la sua cappella privata. In esso, vi

è una piccola stanza quadrata chiamata Dōjinsai, il quale è il più antico esempio di shoin (

studiolo).

Yoshimasa invitata nel Dōjinsai i suoi intimi amici per il tè, la cui arte fu innalzata dal

maestro del tè Murata Jukō, il quale esaltava la semplicità e l’imperfezione della bellezza,

principio secondo il quale l’imperfezione accresce la bellezza di un oggetto altrimenti

perfetto. Ciò portò alla nascita del wabi ( bellezza trascurata ) e del sabi ( bellezza

rustica ). A livello più elevato, la cerimonia del tè implica l’apprezzamento di giardini, di

calligrafia, decorazione floreale ( ikebana) ed altre arti.

Vi erano due tipi di giardini : il primo era adatto alle lunghe passeggiate, ed era presente

ad esempio nel Ginkaku e nel Kinkaku ; il secondo è il “ giardino asciutto”, molto presente

nei templi zen.

Come dice il nome, esso si distingue per l’assenza di acqua, poiché è composto da

sabbia, rocce e minima vegetazione. La sabbia è rastrellata in modo da suggerire l’idea

dell’acqua, mentre le rocce simboleggiano scogli o isole. Di solito era posto davanti lo

studio dell’abate, e non era fatto per le passeggiate, bensì per l’osservazione da un unico

punto di vista e per la meditazione.

Il suiboku-ga ( monocromo a inchiostro), deve la usa origine al dogma fondamentale zen,

secondo cui “ il meno è più”. In tale arte, l’artista usava solamente carta, pennello e

inchiostro nero per esprimere qualsiasi elemento pittorico : forma, prospettiva, modellato

ecc. Il monocromo a inchiostro può essere diviso in 4 fasi :

Fase in cui i soggetti erano figurativi

1) Transizione alla pittura di paesaggio, influenzata dal monaco Shubun

2) Evoluzione della pittura di paesaggio ad opera del maestro Sesshū

3) Nascita della scuola Kanō

4)

Nella dottrina zen la trasmissione della conoscenza non avveniva tramite le scritture, ma

tramite la guida di ogni discepolo, per cui si dava al discepolo che si era distinto per la

comprensione della dottrina, un chinsō ( ritratto del maestro ). Il maestro ivi raffigurato di

solito era seduto su una sedia dall’alto schienale in stile cinese, e teneva in mano

strumenti zen. Uno dei temi preferiti erano episodi della vita dello Shaka, in particolare il

momento in cui abbandona l’ascetismo come mezzo per conseguire l’illuminazione. Gli

artisti di questa prima fase spesso collocavano la figura umana nel vuoto.

Il primo a separarsi da questa usanza fu Josetsu, con la sua opera Pesce-gatto e zucca,

raffigurante un pescatore che vuole prendere un grosso pesce-gatto usando una zucca.

L’artista prestò una maggiore attenzione per i dettagli del paesaggio. In alto, è presenta

una prefazione che spiega le circostanze della nascita del dipinto.

Da quest’opera prese spunto Shūbun, le cui opere rientrano nel genere shigajiku ( rotoli di

pittura e poesia ), ovvero rotoli in cui in basso era raffigurato un paesaggio,e poesie nella

parte alta. Egli attribuì maggior importanza al paesaggio.

Sesshū sviluppò ulteriormente la tecnica del monocromo, grazie anche al suo soggiorno in

Cina, dove potè vedere Direttamente la natura e lo stile cinese. Le caratteristiche principali

delle sue opere sono solidità della struttura,, semplicità e chiarezza della forma.

La cerimonia del tè diede l’impulso allo sviluppo di attività artigianali, poiché per servire il

tè e il leggero pasto associato, erano necessari vari strumenti realizzati in vari materiali, a

seconda della loro funzione.

Periodo momoyama ( 1573-1615)

Con la fine del periodo Ashikaga, ci fu un periodo di guerre, detto periodo momoyama, dal

nome della località in cui sorgeva il castello di toyotomi hideyoshi, raso poi al suol oe al cui

posto vennero piantati dei peschi ( momo ). Tale delimitazione del periodo è appropriato

dal punto di vista storico, ma non da quello della storia dell’arte.

Essendo il periodo caratterizzato da molti conflitti, e quindi incertezza nel futuro del proprio

clan, venivano spese liberamente le ricchezze, definendo così uno stile opulento e

dinamico, con ampio uso dell’oro.

Vi è anche la tendenza contraria, quella di una semplicità rustica, esemplificata dalla

cerimonia del tè.

Della cerimonia del tè vanno ricordati due maestri, Murata Jukō e Rikyū. Quest’ultimo

stabilì anche dei canoni riguardandi l’architettura delle stanze destinate alla cerimonia del

tè : più piccole erano, più intimità si veniva a creare tra i partecipanti e più la

comunicazione era diretta ; inoltre venivano utilizzati materiali semplici. Il legno non veniva

piallato, o era incurvato. L e pareti erano ripiene di fango, e il collante che veniva usato per

tenerle insieme, spesso la paglia, era visibile. Le stanze erano in penombra, ele

decorazioni ridotte al minimo.

In questo periodo vi furono Hon-ami Kōetsu e Sōtatsu, che si ispirarono al giappone

antico, ma che non godettero di fama mentre erano in vita, e Ogata Kōrin, che fondò la

scuola Rimpa.

Un profondo impatto ebbe l’arrivo di alcuni naufraghi portoghesi sulle sponde giapponesi.

Venne introdotto il cristianesimo, e inizialmente le icone erano importate dall’europa, ma

col passare del tempo esse non bastavano, quindi artisti recentemente convertiti le

ricopiavano. Vennero anche ricopiate pitture profane, con soggetto occidentale, ma su

sfondo orientale. Con la persecuzione cristiana ad opera dei Tokugawa, molte di queste

opere vennero distrutte.

L’introduzione delle armi da fuoco occidentali cambiò anche l’architettura militare

giapponese, che si adeguò per resistere alla potenza delle nuove armi. Divenne urgente

costruire strutture fortificate, i castelli, ma essi venivano distrutti con la sconfitta dei capi

militrari.

Eitoku, figlio di Kanō Shōei, sviluppò la tecnica del padre di dipingere ampie superfici

parietali, utilizzando poche forme senza abbondare nei dettagli. Tale stile era il favorito

dalla classe guerriera, in quanto erano facili da capire.

Hasegawa Tōhaku inizialmete dipinse icone buddhiste e ritratti di monaci, tra cui quello del

suo maesro Sesshū. Imitò lo stile del pittore dei Song meridionali Muqi, con uso di morbide

pennellate di inchiostro diluito e variazioni di tonalità.

Paraventi Tagasode : paraventi in cui vi sono rappresentati dei kimono ben decorati, che

dovevano alludere ad una bella donna, poiché si riteneva che delle belle maniche

rimandassero ad una bella donna. Tagasode = di chi sono quelle maniche ? Potevano

essere presenti anche altri elementi femminili, quali trucchi o borse, ma la figura umana

era sempre assente direttamente.

Paraventi Rakuchū- Rakugai : sono un’evoluzione dei Meisho-e di epoca Heian, che ora

assumono la dimensione di paraventi. Venivano aquistati dai turisti.

Mizusashi : brocche non invetriate, che servivano per contenere l’acqua per la cerimonia

del tè. Erano estremamente semplici, con la superficie decorata da motivi casuali in rosso,

dovuti all’accidentale caduta nella fornace di rametti. Le deformazioni dei vasi erano

dovute alla cottura estremamente alta, ma questi vasi erano apprezzati dai maestri del tè

proprio per i loro difetti.

Kōetsu e Sōatsu provavano nostalgia per le tradizioni artistiche del giappone antico.

Optarono per piccoli formati, come rotoli e shikishi ( fogli riuniti in album ). Rifiutarono il

monocromo a inchiostro per la sensibilità giapponese nell’usare colori viaci e riferimenti

alla letteratura nazionale.

Hon-ami Kōetsu eccelleva nella calligrafia; egli disegnò i modelli dei caratteri usati per

stampare i maggiori romanzi giapponesi.

Sōtatsu collaborò con Kōetsu, ma si dedicava agli stampi di motivi decorativi.

Parteciparono al restauro del Sutra del loto, dove Kōetsu decorò la scatola in cui veniva

riposto il sutra, mentre Sōtatsu rimpiazzò alcune pitture rovinate dell’originale.

Ad esempio dipinse una mandria di cervi, usando pennellate morbide , e utilizzando la

tecnica tarashikomi, consistente nell’applicare i colori più scuri su un pigmento umido più

chiaro. Kōetsu rimpì gli spazi tra i cervi inserendovi delle strofe di waka prese dallo Shin

kokinshū : le linee sono sottili e delicate, poi forti e decise, ma sempre gradevoli.

Verso il 1615 la collaborazione tra i due artisti terminò, poiché sōtatsu decise di seguire la

strada del pittore indipendente di successo.

Iniziò a dedicarsi alla pittura narrativa, passando quindi ad una pittura figurativa. Per la

pitura narrativa, attinse dal repertorio degli emaki, prendendo vari temi da emaki diversi e

unendoli in modi creativi.

Ogata Kōrin e il fratello Kenzan furono i portavoce degli ideali di Kōetsu e Sōatsu.

Kenzan si dedicò alla ceramica, mentre Kōrin le dipingeva ; anche la collaborazione tra i

due terminò.

Divenne molto popolare, riprendendo temi della letteratura nazionale e trasformandoli in

motivi nuovi. Alla sua popolarità seguì un aumento della contraffazione delle sue opere

Kenzan continuò a produrre ceramiche e ad aprire fornaci, ma il suo stile risentì molto

dello stile del fratello. Sulle sue ceramiche, trascrisse poesie citando da antologie cinesi e

giapponesi.

Periodo Tokugawa o Edo ( 1615-1867)

Si possono distinguere due fasi : la prima connessa ai temi del precedente periodo

momoyama, comprendente la scuola Rimpa, la seconda parte vedeva la nascita della

pittura Ukiyo-e e di molte altre. Durante questo periodo, venne ordinata la chiusura del

paese al mondo esterno, e il commercio estero era permesso solo nel porto di Nagasaki.

Alcuni sinofili importarono libri di pittura cinese, fondando così la scuola Nanga.

La scuola Maruyama-shijō invece invece importò i principi del realismo e della prospettiva

europea.

Vi fu anche il gruppo denominato “ I Tre Ecentrici “.

Venne scelta come sede del potere Edo, che all’inizio era scarsamente popolata, ma

un’ordinanza emanata successivamente obbl

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
10 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/20 Archeologia, storia dell'arte e filosofie dell'asia orientale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bea.binaghi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte dell'Asia orientale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Salviati Filippo.