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IL BUDDHISMO COME RELIGIONE DI STATO: IL PERIODO
–
NARA (710 784)
Prima dell’VIII secolo, ogni volta che un nuovo imperatore saliva al trono, veniva fondata una
nuova capitale e veniva costruito un nuovo palazzo imperiale.
Poiché il palazzo e la capitale erano considerati temporanei, essi erano di dimensioni modeste.
Le usanze portate in Giappone dal Buddhismo spinsero i giapponesi ad adottare i nuovi stili di vita,
e quando i contatti con la Cina si intensificarono, la corte giapponese pensò di riorganizzarsi
creando un governo centralizzato con una capitale stabile.
Nel 710 venne fondata la capitale Nara, con cui si designa anche il periodo che va dal 710 al 784.
L’antica capitale aveva la pianta di un rettangolo rivolto a sud, sul modello di Chang’an, capitale
dei Tang.
Il palazzo imperiale si trovava all’estremità settentrionale, da cui partiva Suzaku Oji, l’arteria più
importante, che divideva la città in due metà, una orientale e una occidentale, mentre il tracciato
delle altre vie seguiva uno schema ortogonale.
Oltre alle nuove istituzioni governative, dal distretto di Asuka si trasferirono anche molti templi
buddhisti. fu quello di Yakushiji, un tempio dedicato al “Buddha della
Il più straordinario esempio di trasloco
guarigione”, eretto la prima volta alla fine del VII secolo.
A eccezione della “pagoda orientale”, tutti gli edifici del sito sono andati distrutti e quelli attuali
sono ricostruzioni del 1975.
La pianta di Yakushiji differiva da quella di Horyuji perché la “sala del Buddha” (kondo) si trovava
al centro del recinto, con due pagode, una a Est e l’altra a Ovest, immediatamente all’interno del
“grande portale meridionale”.
I tre tetti principali della “pagoda orientale” si alternano con i tre tetti minori dei mokoshi, creando
un profilo zigzagante e l’illusione di una maggiore altezza.
L’icona principale, conservata nella “sala del Buddha”, è un’enorme triade di bronzo composta da
un Buddha Yakushi e due assistenti stanti.
Il Buddha Yakushi siede a gambe incrociate su un piedistallo di bronzo molto decorato, e la figura
del corpo robusto e proporzionato comunica un senso di potenza e benessere, ed è strettamente
legato stilisticamente al Buddha Amida dipinto su una delle pareti del kondo di Horyuji.
Sul petto, sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi sono incisi vari simboli del Buddha, come la
ruota della legge e i raggi solari.
Il piedistallo è riccamente decorato con grappoli di vite e motivi di origine occidentale, popolari
nella Cina dei Tang.
Ma il motivo decorativo più singolare è costituito da quattro gruppi di creature demoniache
seminude. sporgono zanne aguzze, ma l’origine e il significato di
Dalle bocche di questi demoni semiumani
queste figure sono oscuri. (“luce solare”), alla sinistra dello Yakushi, e Gakko (“luce
I due assistenti sono chiamati Nikko
lunare”), alla sua destra.
Il progetto più importante intrapreso dalla città in campo religioso in epoca Nara fu il tempio di
Todaiji, che aveva come icona principale una grande immagine di Buddha Vairocana (Rushana in
giapponese).
L’imperatore Shomu, che regnò dal 724 al 749, voleva instaurare il Buddhismo come religione
nazionale.
Considerando Todaiji come una grande cattedrale buddhista, egli decretò la costruzione di una
grande quantità di monasteri e conventi provinciali, in onore del Buddha Shaka.
Questo progetto era mirato a conseguire in campo religioso l’unità di un potere centralizzato.
All’interno del recinto di Todaiji vi sono molti edifici completati mentre il lavoro alla “sala del
Buddha” era ancora in corso.
La maggior parte di essi venne distrutta e ricostruita in anni successivi.
Tra le eccezioni vi è una struttura sulla collina a nordest della “sala del Buddha”, chiamata Hokkedo,
in quanto il rito più solenne che vi si compie è dedicato al Sutra del Loto.
È anche chiamata Sangatsudo, perché i riti del Sutra del Loto si svolgono ogni anno a Marzo.
L’icona principale dell’Hokkedo è Shukongoshin, una statua in argilla cruda a grandezza naturale ,
rinchiusa in una stanza all’estremità settentrionale del tempio. e un’anca spinta da un lato per
Il guardiano è stante, con le braccia allargate, le gambe da una parte
bilanciarsi.
Le sopracciglia sono corrugate, la bocca aperta lascia vedere la lingua e i denti, la muscolatura del
volto è realistica e le vene che striano le braccia e i pugni serrati fremono di vitalità.
Nella camera meridionale un grande podio funge da basamento per molte statue.
La divinità principale è qui un bodhisattva, Fukukensaku Kannon, provvisto di quattro paia di
dell’adorazione.
braccia, uno dei quali congiunto sul torace e atteggiato nel mudra
In una mano tiene un rotolo di fune che gli serve per arrestare il male.
Questa scultura venne forgiata con la tecnica della lacca secca: si parte da un nucleo di argilla, che
viene ricoperto con molti strati di tela di lino imbevuta di succo di lacca.
Una volta che gli strati di tela di lino si sono seccati, il nucleo di argilla viene rimosso e rimpiazzato
di armature di legno, introdotte per sostenere la statua dall’interno.
con una serie
Al volto privo di sorriso è stata praticata sulla fronte un’apertura verticale, un terzo occhio, a
simboleggiare potere e saggezza eccezionali.
La coppia di statue in argilla cha sta a fianco di Fukukensaku sono chiamate Nikko e Gakko
Bosatsu, sono atteggiate nell’estrema serenità della devozione totale, con gli occhi semichiusi e le
mani unite sulla fronte, creando un angolo di profondo silenzio ai piedi del misterioso e severo
Fukukensaku.
Un analogo equilibrio tra naturalismo e idealismo caratterizza l’atteggiamento dei quattro guardiani
a ovest della “sala del Buddha”.
del Kaidan-in,
L’edificio originario era stato eretto nel 755 sul sito in cui si era tenuto il primo rito di
consacrazione di tutto il Giappone.
Questa cerimonia si svolse sotto la supervisione del monaco cinese Jian-zhen, noto in Giappone
come Ganjin, e invitato a venire dalla Cina espressamente per quell’occasione.
La figura di Zochoten brandisce una lancia e si appoggia con il piede destro sulla testa di un
demone nell’atto di contorcersi, ed è intesa a terrorizzare i nemici della “legge del Buddha”.
La tecnica della lacca secca venne impiegata anche per ritrarre Ganjin, il missionario cinese.
Al suo arrivo nel 754, Ganjin sovrintese alla cerimonia di consacrazione che si svolse fuori dalla
“sala del grande Buddha” a Todaiji.
Nei precedenti dodici anni, Ganjin aveva tentato cinque volte ad attraversare il mare, ma senza
successo, e a causa degli stenti sofferti per i suoi tentativi, quando raggiunse il Giappone era
parzialmente cieco.
Il ritratto lo mostra seduto in rilassata serenità, con gli occhi chiusi e le mani in riposo.
Dopo aver terminato con successo la propria missione, Ganjin si ritirò dal mondo e nel 759 venne
eretto per lui il tempio di Toshodaiji.
La principale divinità del Kondo di questo tempio è un’enorme statua del Rushana, in lacca secca,
migliaia di Buddha che ne adornano l’aureola, e sui petali del piedistallo a forma di loto ne
con
sono dipinti ancora degli altri.
Toshodaiji occupa un posto speciale nella storia della scultura giapponese, perché riprende lo stile
seconda metà dell’VIII secolo.
adottato nel continente nella
Un Buddha Yakushi è un buon esempio di scultura in legno del tardo VIII secolo.
È scolpito in un singolo pezzo di legno, con una tecnica detta ichiboku-zukuri (tecnica del singolo
blocco).
L’ultimo edificio del Todaiji o “edificio dei tesori”,
degno di nota è lo Shoso-in, a nordovest della
“sala del grande Buddha”.
È simile ad una capanna di legno, e differisce dagli altri depositi dei templi buddhisti perché ospita i
beni personali dell’imperatore Shomu e della moglie, donati a Todaiji dopo la morte dell’imperatore
nel 756.
Questi effetti personali comprendono paraventi, scrigni, tavoli da gioco, letti, scrittoi e vasellame da
tavola in lacca, vetro e argento. per la cerimonia dell’”apertura
Lo Shoso-in contiene anche gli arredi buddhisti usati nel 752
dell’occhio”, quando venne consacrata la statua del Rushana.
Un altro tesoro custodito nello Shoso-in è un paravento pieghevole a sei pannelli, dipinto in stile
Tang.
Ogni pannello ritrae una donna in uno scenario naturale.
Le donne sono tutte corpulente, in accordo con l’ideale di bellezza femminile della Cina della metà
dell’VIII secolo, simili alle figurine fittili funerarie chiamate mingqi.
A Nara, una piccola pittura di Yakushiji ritrae una donna di notevoli proporzioni, simile a quelle del
paravento dello Shoso-in.
Si tratta di Kijijoten, dea indiana della bellezza, della fecondità e della ricchezza, sposa del dio
Visnu.
La dea è raffigurata secondo l’ideale di bellezza dell’epoca Tang, indossa gli abiti di una dama di
corte, il volto è pieno e rotondo, le sopracciglia pesanti, le labbra a bocciolo di rosa e la mano che
regge un cintamani.
Riguardo alla pittura su rotolo, la più antica pittura giapponese di questo genere è chiamata
“Sutra illustrato del karma passato e presente”, e rappresenta la
Kako Genzai E-Ingakyo, ovvero
storia della vita del Buddha.
Il rotolo si divide in due registri, la parte superiore è destinata alle illustrazioni, quella inferiore al
testo. CAPITOLO IV
L’ARTE DEL “BUDDHISMO ESOTERICO”: L’ANTICO
–
PERIODO HEIAN (794 894)
Dal Buddhismo il Giappone trasse grandi benefici, poiché non solo aprì la strada verso la salvezza
spirituale, ma fu anche strumento di trasformazione culturale, arricchendo le esperienze estetiche e
indicando la via del progresso materiale.
Il clero buddhista iniziò però a rivelarsi pericoloso per lo Stato e la corte, poiché la setta buddhista
di Nara crebbe in potere e ricchezza grazie a possedimenti donatigli dalla corte e dalla nobiltà.
Con il dominio della popolazione laica e le sue ricchezze, il clero iniziò ad esercitare una profonda
influenza in campo profano e assunse un ruolo aggressivo negli affari nazionali.
Col tempo la corte trovò intollerabili queste interferenze politiche e decise di liberarsi di questa
gravosa pressione.
L’imperatore Kammu decise quindi di spostare la capitale, e nel 784 ne indicò una nel sito di
Nagaoka, ma il progetto incontrò diverse difficoltà, così n