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Il pensiero di Stendhal

Stendhal (pseudonimo letterario di Henri Beyle). Autore francese (Grenoble, 1783 - Parigi, 1842).

Contemporaneo del romanticismo, autore di due dei più famosi romanzi del XIX° secolo - Il rosso ed il nero e La Certosa di Parma - e, in quanto tale, ricompreso tra gli scrittori realisti Balzac e Flaubert, Stendhal è tuttavia risolutamente altro: nel momento in cui scrivere diventava un lavoro e sebbene abbia scritto molto, è restato un dilettante che adorava la letteratura, come anche le donne e l'Italia.

Energia, passione, orrore dell'ipocrisia, desiderio della natura, inseguimento della felicità, egotismo: tutte queste parole disegnano il profilo di Stendhal. Se si aggiunge a ciò il gusto per lo scherzo leggero e chic, l'attrazione per i pseudonimi e per i mascheramenti, la certezza infine di essere capito soltanto nel XX secolo - che immaginava meno conformista del suo -, si ottiene un ritratto esatto di

ciò che la modernità ha affermato in termini di individualismo e di libertà, e a cui Stendhal ha arrecato il suo innegabile contributo. Nato in una famiglia della borghesia agiata, ha soltanto diciotto anni quando comincia il suo Diario (pubblicato nel 1888). Lo redige attivamente fino al 1812, per abbandonarlo nel 1817. Per un po' in sordina, l'attività autobiografica riprende il sopravvento nel 1832 con I ricordi d'egotismo (pubblicati nel 1893) che riferiscono del periodo parigino di Stendhal (1821-1830) fino alla sua partenza per Milano e tentano di rispondere alla domanda "Chi sono io?", attraverso il resoconto di amori malinconici e con una preoccupazione costante di scavare il più possibile nell'intimo. Quanto alla Vita di Henri Brulard (pubblicato parzialmente nel 1890), si presenta come una meditazione sul passato, un'evocazione dell'infanzia e della gioventù (dal 1783 a 1800): l'io.

Inquirente tenta di ricostruire una vita a partire dalle immagini, da memorie grezze, da sensazioni che dovrebbero consentirgli di sapere infine chi è quest'uomo di cinquant'anni che traccia con nostalgia e lucidità, con la punta di un bastoncino sulla sabbia di una strada italiana, le iniziali delle donne che ha amato.

Le confidenze di "Henri Brulard"

Sotto lo pseudonimo trasparente (Henri Brulard ha le stesse iniziali di Henri Beyle), La vita di Henri Brulard rivela certamente l'essenziale: un ordito di piccoli movimenti interiori, poca azione e niente avventure: solo il tentativo di dare coerenza ad una esistenza. Senza preoccuparsi della successione cronologica degli eventi il testo si ferma su istanti - choc, su atteggiamenti, su frasi che la memoria interpreta nuovamente sotto il lavorio della scrittura. Più spesso, con un intento di precisione e forse d'autenticazione dell'io, accompagna la narrazione con schizzi, "scalette".

disegni. Al centro, il clan familiare, colto con nitidezza: da un lato il padre, egoista, piccolo-borghese intestardito su manie aristocratiche, profondamente reazionario; la spaventosa zia Séraphie, anima nera, l'abate Raillane, il bieco tiranno intento ad avvelenare l'infanzia di Henri. Dall'altra parte c'è la mamma, radiosa, allegra, morbida, che parla l'italiano ed adora la musica, ed anche il buon nonno materno, il medico Gagnon, voltairriano di spirito libertario. Nel cuore del testo, tra le evocazioni di Grenoble, la città natale, e quella della casa delle vacanze, le memorie della primissima infanzia ed alcune sensazioni minute, ecco il dramma: "Mia madre, la signora Henriette Gagnon, era una donna affascinante ed io ero innamorato di mia madre. Mi affretto ad aggiungere che la persi quando avevo sette anni." Di questo lutto all'arrivo in Italia - la vera patria, poiché era miticamente quella della madre (e

Stendhal scriverà più tardi che "La vera patria è quella dove ci sono più persone che ti somigliano"), La vita di Henri Brulard descrive una personalità lacerata, appassionata, indomita, risolutamente liberale ed atea: formato alla scuola Centrale di Grenoble, Henri, nonostante un corpo insegnante eteroclita, inizia ad amare la matematica, la logica, il pensiero chiaro e distinto e ad avversare il conformismo e l'ipocrisia. La sua teoria dello stile – secondo la quale la scrittura dovrà imitare la precisione e concisione del Codice Civile - ed il suo gusto per piccoli fatti veri, come pure quello delle analisi logiche e psicologiche, vengono da qui.

Tra Milano e Parigi

Giunto a Parigi nel 1799 per frequentare il Politecnico, Stendhal vi rinuncia ben presto e si arruola nella napoleonica Armée d'Italie al seguito della quale fa il suo ingresso a Milano. La scoperta di Milano, nell'esercito del Primo Console, fissa

definitivamente una delle componenti della felicità stendhaliana. L'Italia, alla quale l'esercito francese viene a portare la libertà in quest'ultimo momento epico che prolunga l'avventura rivoluzionaria, è terra dell'amore, della musica, della madre ritrovata, la sola terra dove è possibile la felicità, da Stendhal cercata a qualsiasi prezzo. Ma occorre rientrare in patria: a Parigi, Stendhal si sforza di dare compimento alle ambizioni di ascesa sociale, nel mezzo di molti amori generalmente infelici. Diventa, grazie ai buoni auspici del cugino Pierre Daru, Intendente dell'Imperatore alle dirette dipendenze di Vivant Denon. In questa veste viaggia in Germania, a Vienna, in Ungheria) quindi, nel 1811, Auditore al Consiglio di Stato: Stendhal è al massimo di quella carriera mondana tanto sognata. Studi, saggi e pamphlets Pur dividendosi tra la sua passione per l'amore italiano, Angela Pietragrua, i viaggi e

Gli obblighi della sua carica, comincia il suo primo lavoro critico, una Storia della pittura in Italia. Ma ne perde una parte durante la ritirata di Russia. La caduta di Napoleone interrompe bruscamente la sua carriera: privo di risorse, decide di vivere a Milano nel 1821 perché in Italia, che ai suoi occhi non è la terra dell'apparenza ma dell'immediato e dell'istinto, essere povero non è una vergogna. È in questo periodo che incontra l'amore che ha certamente di più contato nella sua vita oltre alla Pietragrua, quello di Métilde Dembowska. Nel 1815, aveva pubblicato un nuovo testo di "critica" - musicale questa volta - Vite di Haydn, Mozart e Metastasio, sotto lo pseudonimo di Louis-Alexandre Bombet, e nel 1817 un testo a metà tra la divagazione colta del turista appassionato e la critica d'arte, Roma, Napoli e Firenze. Di ritorno a Parigi, lavora ad un testo che è un chiaro manifesto romantico.

insolente edivertente, Racine e Shakespeare, pubblicato nel 1823, dove l'irriverenza è spinta controla gloria nazionale Racine a favore della rivalutazione del genio shakespiriano e delle suecomponenti immediate ed istintuali - così vicine al sentire romantico - e contro ilpregiudizio classicista che vedeva in Shakespeare un autore, seppur di genio, ancorabarbaro (Voltaire). Nel 1825, pubblica un altro pamphlet, D'un nouveau complot contre lesindustriels (inedito in Italia) dove l' ideologia sociale di Stendhal si precisa nei suoi terminiambigui, quelli di un borghese (quale egli era) nutrito però di morale aristocratica e quindiostile all'intrapresa economica e industriale, troppo soggetta, secondo il suo vedere, al vilecalcolo. (Echi di questa morale "aristocratica" si rintracciano in tutte le opere narrative diStendhal, dove, quasi sempre, di fronte alla "borghese" attività economica - di cui il

verticeparossistico è individuato da Stendhal nel culto americano del dollaro – le invettive delloscrittore sono sempre alimentate da un gusto aristocratico ed "artistico", eccentrico edeccezionale ). ("Anticapitalismo romantico", chiamerà questo approccio Karl Marx).

Analisi dell'amore

Ma questo stesso Stendhal romantico ed appassionato scrive Dell'amore, (1822) testosecco e "illuminista", una sorta di monografia del sentimento amoroso, che si pone comescopo "la descrizione dettagliata e meticolosa di tutte le sensazioni che compongono lapassione chiamata amore": la passione "romantica" vi sembra accantonata rispettoall'analisi dei meccanismi dell'amore, secondo un metodo che affascina il giovane Beyle,quello degli Idéologues del secondo illuminismo sensista (Condillac, Helvétius) ossia diricondurre il sentimento amoroso alle componenti fisiologiche dell'individuo.

physique) pur essendo frutto dell'esperienza (moral) È in questo testo che si trova la famosa teoria della "cristallizzazione", secondo la quale l'amante vede l'amato(a) non nella sua nudarealtà ma ad immagine dei propri desideri, facendone un essere ideale. È qui che sono trattate pure, da “saggista”, le situazioni descritte poi nella finzione romanzesca – come quella, celebre, de Il rosso e il nero, della prima volta che una donna amata vi stringe la mano, e dove la promessa dell'amore appare più appagante della sua realizzazione.

Studio delle passioni e dei costumi sociali

Nel 1827, a quarantaquattro anni, Stendhal, che ha appena rotto con Clementine Curial, soprannominata Menti, pubblica il suo primo romanzo, Armance. L'eroe, Octave de Malivert, figlio di nobili espatriati durante la Rivoluzione (i c.d. émigrés), fragile, appassionato, è un tipico eroe romantico, i cui

tratticaratteriali urtano contro la realtà moderna, presagio del modello stendhaliano diromanzo in cui è inscenato e drammatizzato il conflitto dell’individuo contro la società.L'anno 1829 è quello di una nuova relazione (con Alberte de Rubempré, detta "M.meAzur"), e di un libro di viaggio, Passeggiate romane, di una novella, Vanina Vanini, accoltapiù tardi nelle Cronache italiane (la cui l'idea germinerà nel 1833), rifacimenti di storietragiche e di gusto romantico e gotico scritte in Italia nei secoli XVI e XVII. Sedotto dallaloro forza di immediata verità, Stendhal li riscrive in funzione di sue suggestioni cui nonsono estranee la visione di un’Italia primitiva ma verace, crudele ma vitale, dove la forzadella natura ha il sopravvento sugli sfinimenti e i “disagi della civiltà”. E’ il mito romantico epersonale di Stendhal di un’Italia “fortunatamente”

arretrata dove l'uomo non è sensazione e che, a differenza dell'uomo civilizzato, ha la sufficiente energia richiesta dai delitti. Ne La Badessa di Castro, La duchessa
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
16 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/03 Letteratura francese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura francese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Zanola Mariateresa.