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Stati Assoluto e Liberale
STATO ASSOLUTO: È la prima forma di stato nata in Europa tra 400 e 500, caratterizzata per l'accentramento dei poteri in capo a un unico soggetto: il Re. "Assoluto" deriva dal latino e significa ab-solutus ovvero "sciolto da". Questo sta a significare che il Re era svincolato dal rispetto delle regole. Il Re era quindi titolare della funzione legislativa, esecutiva e quella giudiziaria era affidata a tribunali formati da giudici nominati da lui stesso.
STATO LIBERALE: Nasce tra la fine del 700 e l'inizio dell'800 a seguito della crisi dello Stato assoluto, dovuto soprattutto per ragioni finanziarie che vennero ritenute insopportabili dalla classe borghese. Un altro fattore importante che contribuì all'organizzazione del potere politico dello stato liberale fu l'avvento dell'economia di mercato basato sul libero incontro tra domanda e offerta (connessa al modo di produzione capitalistico). Lo stato assoluto ostacolava questa.
L'economia di mercato presupponeva la certezza del diritto di proprietà, la libertà contrattuale, l'eguaglianza dei contraenti e l'abolizione di tutte le restrizioni alla libera circolazione delle merci. Pertanto si affermò gradualmente una società civile capace di sviluppare autonomamente i propri interessi separandosi dallo stato.
Lo stato liberale è caratterizzato:
- dal fatto che lo stato è considerato uno strumento per la tutela delle libertà e dei diritti degli individui, in particolar modo del diritto di proprietà
- concezione di stato minimo, in quanto si astiene dalla sfera economica affidata ai privati e si occupa solamente delle funzioni giurisdizionali, di ordine pubblico ecc..
- lo stato riconosce le libertà fondamentali (personale, di pensiero, di domicilio, contrattuale, ecc..)
- separazione dei poteri
- principio di legalità secondo cui la tutela dei diritti è affidata alla legge
STATO TOTALITARIO:
A seguito della crisi dello stato liberale (a causa del conflitto mondiale che portò una grave crisi economica), in paesi come l'Italia il sistema economico era fragile ed era molto diffuso il malcontento delle classi disagiate. Questa situazione trovò sbocco nell'avvio dello stato totalitario, che nasce con lo scopo di sostituire l'apparato dello stato liberale mediante l'introduzione di una nuova organizzazione ispirata ad un forte accentramento del potere intorno ad un'unica figura il "capo". Esisteva un unico partito e questa forma di stato utilizzava i mezzi di comunicazione di massa per ricercare il consenso (propaganda).
STATO DI DEMOCRAZIA PLURALISTA:
Si afferma a seguito di un lungo processo di trasformazione dello stato liberale che porta all'allargamento della base sociale, percui da uno stato monoclasse si trasforma in uno stato pluriclasse. Questo si fonda sul riconoscimento e la garanzia della pluralità dei gruppi, interessi ed idee. Si basa sul suffragio universale, la segretezza e libertà del voto, il pluripartitismo. In particolare sono tre le cose che hanno determinato il modo di essere di questo stato:
- affermazione dei partiti di massa che organizzano la partecipazione politica degli elettori
- configurazione degli organi elettivi come luogo di confronto e di scontro di interessi
- riconoscimento di diritti sociali come strumento di integrazione nello stato dei gruppi sociali più svantaggiati
referendum abrogativo). 3FORME DI GOVERNO (cap. IV)1. Monarchia costituzionale.È la forma di governo che si afferma nel passaggio tra lo Stato assoluto e quello liberale: nasce prima inInghilterra e solo successivamente nell’Europa continentale trovando espressione nelle prime costituzioniliberali (Statuto Albertino, Costituzioni francesi, Costituzione dell’Impero tedesco).→ Questa forma di governo si caratterizza per la netta separazione dei poteri tra il Re e il Parlamento.Il Re era al vertice dello Stato e questa posizione gli consentiva di partecipare all’esercizio della funzionelegislativa (in quanto poteva sanzionare le leggi approvate dal Parlamento) e alla funzione giurisdizionale(potendo nominare i giudici, concedere la grazia e commutare le pene). Inoltre aveva il potere di nominare erevocare i ministri e sciogliere anticipatamente la Camera elettiva del Parlamento se esprimeva unorientamento politico diverso dal suo.La monarchia costituzionale
Si fondava quindi sull'equilibrio di questi due poteri che trovavano appoggio in differenti classi sociali (il Re nella nobiltà, il Parlamento si fondava sul principio elettivo circoscritto però solo ai cittadini ricchi ed istruiti. Questo dualismo di centri di potere rifletteva quindi l'equilibrio sociale che era destinato a mutare, ed infatti con una serie di passaggi si trasformò in forma di governo parlamentare (consentito dalla natura flessibile della Costituzione).
2. Governo parlamentare.
Tra il Re e il Parlamento si inserì il Governo che ha acquisito progressivamente autonomia dal Re, cercando il consenso del Parlamento. Proprio per questo il Governo può reggere solo grazie al rapporto di fiducia con il Parlamento che può anche costringerlo alle dimissioni votando la sfiducia.
Questa forma di governo si affermò nello Stato liberale attraverso un lento processo storico che può essere diviso in due fasi:
- ...
- Si arrivò così alla seconda fase, con l'affermazione del parlamentarismo monista, in cui il Governo ha il rapporto di fiducia esclusivamente con il Parlamento, mentre il Capo dello Stato ha solo un ruolo di garanzia. Il principale strumento attraverso cui si è realizzata questa funzione fu la controfirma.
pluralità di partiti, elemento caratterizzante di questa forma di stato. Questo sistema di partiti dà vita a regole convenzionali che arricchiscono la disciplina costituzionale, che non predispone un disegno completo dell'assetto e del funzionamento della forma di governo, ma si limita a indicare i limiti giuridici che i soggetti politici e gli organi costituzionali dovranno seguire.
Quando c'è una grande distanza ideologica tra i partiti, si dice che il sistema politico è polarizzato, quindi sono poche le possibilità di aggregazione tra partiti e di conseguenza difficilmente si potrà utilizzare la regola della maggioranza per la formazione del Parlamento e del Governo.
Quando invece c'è poca distanza ideologica tra i partiti, anche se è pur sempre un sistema pluripartitico, finisce per dividersi in due poli tra i quali si svolgerà la competizione elettorale. Così dopo le elezioni emergerà
chiaramente la coalizione di partiti che ottiene la maggioranza, quella che farà sì che il proprio leader assuma la guida del Governo.
Le principali forme di governo che esistono nelle democrazie pluraliste sono tre: sistema parlamentare, sistema presidenziale, sistema semipresidenziale.
a) IL SISTEMA PARLAMENTARE
Si caratterizza per l'esistenza del rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento.
Le Costituzioni del secondo dopoguerra hanno cercato di evitare che questo sistema desse luogo ad un'eccessiva instabilità dei Governi, esposti continuamente al rischio di perdere la fiducia (tipico rischio dei sistemi parlamentari).
Per contrastare questo rischio ha preso luogo la razionalizzazione del parlamentarismo ovvero a tradurre in disposizioni costituzionali le regole sul funzionamento del sistema parlamentare; come obiettivo ha quindi quello di garantire la stabilità del Governo.
La distinzione fondamentale è tra:
- parlamentarismo maggioritario,
Il sistema politico bipolare si caratterizza per la presenza di due "poli", ciascuno formato da più partiti fra loro alternativi. In questo modo, le elezioni permettono di dare vita ad una maggioranza politica e far sì che il suo leader assuma la carica di Primo ministro (Presidente del Consiglio).
In questi sistemi, l'elettore formalmente vota per i candidati al Parlamento, ma siccome la coalizione che risulterà vittoriosa assumerà come Primo ministro il loro leader, l'elettore sa che votando per un partito o una coalizione sta esprimendo una preferenza anche per la persona che assumerà la carica di Primo ministro.
Il Governo dispone dell'appoggio della maggioranza che può dirigere per ottenere l'approvazione dei disegni di legge che propone.
Alla maggioranza si contrappone il partito o la coalizione di minoranza che costituisce l'opposizione parlamentare. Questa esercita un controllo politico sul
Governo e sulla maggioranza con lo scopo dipoterne prendere il posto alle successive elezioni; • parlamentarismo compromissorio, caratterizzato da un sistema politico che opera in presenza dinumerosi partiti tra loro ideologicamente molto distanti, in cui sussiste quindi una reciproca sfiducia. Le elezioni di conseguenza non consentono all’elettore di scegliere la maggioranza ma saranno gli stessipartiti, a seguito delle elezioni, a concludere accordi attraverso cui si formerà la maggioranza politica,individuando quindi anche la composizione del Governo e il suo Primo ministro. → Questo governo può essere composto da esponenti di tutti i partiti della maggioranza (Governo dicoalizione) oppure essere formato da ministri che provengono da un solo partito e avere l’appoggio esternodegli altri che votano la fiducia. In ogni caso la stabilità dell’organo dipende dagli accordi e se dovessero venir meno si aprirà la crisi diGoverno. Vienechiamato compromissorio anche perché in certi sistemi la procedura parlamentare è regolata in modo