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Siamo in presenza di variabilità campionaria.
Quando la procedura di scelta degli elementi del campione avviene mediante meccanismi di natura
probabilità
casuale si parla di campioni probabilistici perché per essi si può determinare la (costante o
variabile) di estrarre un’unità statistica. Per questo tipo di campioni la variabilità campionaria si può
valutare con metodi statistici. L’inferenza statistica fornisce una base logica alle metodologie che
consentano di generalizzare le conclusioni relative al campione a tutta la popolazione da cui il campione
proviene, cioè di ottenere delle stime, ed anche di calcolare una misura di quanto i risultati possono
essere considerati affidabili, cioè una valutazione dell’errore di stima.
I risultati di un’indagine campionaria oltre ad essere soggetti ad errori campionari sono soggetti anche
ad errori di natura non campionaria. Un’indagine campionaria deve essere condotta in modo da ridurre
gli errori non campionari: errori di copertura, errori da mancata risposta, errori di misurazione. È
possibile utilizzare diversi piani di campionamento, cioè di procedure di selezione delle unità
statistiche, che costituiranno il campione, da una popolazione di unità sulle quali sia rilevabile il
carattere d’interesse.
L’esempio più semplice di schema di campionamento è quello casuale semplice: intuitivamente
l’operazione di campionamento può essere vista come un’estrazione di biglietti numerati da un’urna.
Supponiamo che ciascun membro della popolazione, di unità, sia rappresentato da un biglietto con un
numero e che ciascuno sia nelle stesse condizioni ai fini dell’estrazione (cioè abbia la stessa probabilità
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di essere estratto). Estraiamo a caso unità, in modo che ciascuna estrazione non sia condizionata
dalle altre.
Nell’indagine sulle forze di lavoro la popolazione di riferimento è costituita da tutte le famiglie
residenti in Italia, cioè che risultino iscritte alle anagrafi comunali, di cittadinanza italiana o straniera,
anche se temporaneamente all’estero. Sono escluse le famiglie che vivono abitualmente all’estero e i
membri permanenti delle convivenze (istituti religiosi, caserme, ecc.). Si considera la famiglia di fatto
(non anagrafica): un insieme di persone che coabitano abitualmente e sono legate da vincoli di
matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi.
L’intervista alla famiglia viene effettuata mediante tecniche Capi (Computer assisted personal
interview) e Cati (Computer assisted telephone interview). Il piano di campionamento è a due stadi. Il
campionamento a due stadi si realizza in due fasi successive di scelta delle unità statistiche:
1) Primo stadio: si considera l’insieme dei comuni di ciascuna provincia. Tale insieme viene
suddiviso in sottopopolazioni (strati) sulla base della dimensione demografica. Vengono
identificate due tipologie di comuni. I comuni capoluogo di provincia e quelli con popolazione
superiore ad una certa soglia sono coinvolti nella rilevazione tutte le settimane. Gli altri sono
raggruppati in strati sulla base del numero di abitanti ed entrano nel campione attraverso un
meccanismo di selezione casuale che prevede l’estrazione di un comune da ciascun strato, una
settimana al mese, secondo uno schema di associazione casuale delle settimane ai comuni del
campione;
2) Secondo stadio: per ciascun comune coinvolto nella rilevazione viene estratto dalla lista
anagrafica un campione casuale semplice di famiglie.
Ogni famiglia viene intervistata per due trimestri consecutivi; segue un’interruzione per i due
successivi trimestri, dopodiché essa viene nuovamente intervistata per altri due trimestri.
Complessivamente, rimane nel campione per un periodo di 15 mesi. Ciò consente di analizzare anche le
transizioni da una posizione all’altra sul mercato del lavoro (ad esempio da disoccupato ad occupato).
Sulla base dei risultati dell’indagine, la popolazione viene suddivisa in tre gruppi: le persone occupate,
quelle che cercano lavoro (disoccupate) ed il resto della popolazione. I primi due gruppi (occupati e
non
disoccupati) considerati congiuntamente formano le forze di lavoro. Il terzo (inattivi) forma le “
forze di lavoro ”. Nel mercato del lavoro le forze di lavoro costituiscono la cosiddetta “offerta di
lavoro”, che va a soddisfare la “domanda di lavoro” proveniente da imprese e istituzioni.
Gli occupati comprendono le persone di 15 anni e più che nella settimana a cui fanno riferimento le
informazioni raccolte (in genere quella precedente l’intervista) hanno svolto almeno un’ora di lavoro in
una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura, hanno svolto almeno un’ora di
lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente oppure sono assenti
dal lavoro (per ferie o malattia). I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza
non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50% della
retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati
occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati
occupati se l’assenza non supera tre mesi. 27
Tra i disoccupati rientrano le persone in cerca di occupazione (tra i 15 e i 74 anni), le persone che
hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei trenta giorni che precedono
l’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane
successive all’intervista e le persone che inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell’intervista
e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive
all’intervista, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.
Il tasso di attività misura la parte di popolazione che partecipa attivamente al mercato del lavoro
(considera sia gli occupati che le persone che cercano lavoro):
Il tasso di occupazione evidenzia invece la parte di popolazione che lavora, mentre quello di
disoccupazione misura la parte di forze di lavoro che non è occupata:
Il tasso di disoccupazione di lunga durata mette in evidenza la parte di forze di lavoro che non è
occupata da almeno un anno:
Nei rapporti appena introdotti il collettivo a denominatore è quello di riferimento per il collettivo a
numeratore. Ad esempio, il tasso di attività per la popolazione tra 15 e 64 anni ha a numeratore il
numero di persone di età compresa tra 15 e 64 anni appartenenti alle forze di lavoro e a denominatore
la numerosità complessiva della popolazione nella stessa fascia di età.
Le stime ufficiali dei principali aggregati dell’offerta di lavoro sono prodotte e diffuse con cadenza
mensile a livello nazionale e con cadenza trimestrale a livello regionale. Annualmente sono disponibili
anche stime ufficiali per tutte le province. Le stime si ottengono assegnando a ciascuna osservazione
campionaria un peso, chiamato coefficiente di riporto all’universo, che esprime il numero delle unità
della popolazione rappresentate dall’unità campionaria in questione.
I pesi sono ottenuti risolvendo un problema di minimo vincolato in cui le stime campionarie di alcune
variabili ausiliarie sono poste uguali ai corrispondenti totali noti da fonti esterne all’indagine. Le
informazioni fanno riferimento alla distribuzione della popolazione per sesso e classi di età a diversi
livelli di dettaglio territoriale (regioni, province, grandi comuni.) La popolazione di riferimento di
ciascun trimestre si ottiene dalla popolazione residente al netto dei membri permanenti delle
convivenze.
I dati destagionalizzati sono ottenuti applicando una procedura in due passi. Nel primo si esegue una
destagionalizzazione utilizzando l’algoritmo TRAMO-SEATS. Nel secondo passo le serie vengono
riconciliate utilizzando come vincoli le informazioni di popolazione di fonte anagrafica e le serie
destagionalizzate trimestrali. Come risultato si ottengono serie destagionalizzate coerenti tra loro, con
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i dati di popolazione e con le serie trimestrali. I risultati dell’indagine vengono diffusi con comunicati
Datawarehouse I.Stat.
stampa e sono disponibili sul sito dell’Istat nel
La rilevazione campionaria, condotta continuativamente dal 1959, è stata profondamente ristrutturata
a partire dal 2004 sulla base delle linee stabilite da un apposito regolamento del Consiglio dell’Unione
Europea. In particolare, fino al IV trimestre 2003, la rilevazione veniva effettuata prendendo come
riferimento solo una specifica settimana per ciascun trimestre. (RTFL) La nuova rilevazione si
caratterizza, oltre che per la riorganizzazione del processo di produzione dei dati, anche per la
definizione degli occupati e delle persone in cerca di lavoro. break
Queste innovazioni hanno comportato inevitabilmente significativi cambi strutturali ( ) nella
continuità delle serie dei principali indicatori del mercato del lavoro, rendendo impossibile i confronti
dei dati nel tempo. È stata effettuata una ricostruzione dei dati per il periodo precedente al
cambiamento (prima dell’ottobre 2003) utilizzando tecniche econometriche e statistiche di analisi delle
serie temporali. La presenza di una forte componente stagionale nelle serie degli indicatori del mercato
del lavoro ha suggerito di seguire un approccio, basato sulla tradizionale struttura per componenti delle
serie, che ricostruisce separatamente la componente di lungo periodo (trend), quella di periodo annuale
(stagionalità) e la componente di breve periodo (accidentale) di ogni serie storica.
In un sistema economico i dati sul mercato del lavoro rappresentano un importante elemento di unione
tra il sistema delle imprese (che configurano la domanda) e quello delle famiglie (l’offerta). Del resto, le
famiglie sono, infatti, detentrici dei mezzi personali (lavoro) e dei mezzi materiali di produzione
(capitali) e, al tempo stesso, destinatarie dei flussi di beni e servizi utilizzabili per i consumi e gli
investimenti. Lo studio dei movimenti e dei mutamenti strutturali della popolazione è di fondamentale
interesse per le conseguenze che l’evoluzione demografica produce sul mercato del lavoro, sulla
produttività dei fattori, e sul volume delle risorse economiche disponibili.
È inoltre rilevante lo studio delle componenti strutturali di una popolazione e delle dinamiche di una
disoccupazione che sale ciclicamente a livelli sempre più elevati. Proprio per questo, la disoccupazione
costituisce uno dei grandi problemi contemporanei, che le teorie macroeconomiche non sono ancora in
grado di spiega