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DIFFERENZE:
- Il NIC si riferisce all’intera popolazione nazionale, mentre il FOI si riferisce solo alle famiglie
di lavoratori dipendenti non agricoli.
- L’IPCA si riferisce alla stessa popolazione del NIC ma utilizza un paniere più ristretto.
- Varia anche il concetto di prezzo, infatti per il NIC e il FOI si considera il prezzo pieno di
vendita; mentre per l’IPCA si considera il prezzo effettivamente pagato.
Per misurare in modo esatto la variazione dei prezzi dei beni di consumo in Italia è necessario
sapere con esattezza il bene/servizio a cui si riferisce, il prezzo praticato, la quantità
acquistata/venduta. Tuttavia, non è possibile disporre di tutte queste info ed è per questo che si è
costretti a rilevare la variazione su un campione (stima campionaria).
RILEVAZIONE DEI PREZZI AL CONSUMO
I prezzi dei beni di consumo sono rilevati attraverso un’indagine campionaria condotta dall’ISTAT
su scala nazionale. Ai fini dell’indagine sui prezzi al consumo, l’ISTAT ripartisce l’universo delle
merci in 12 divisioni a loro volta suddivise in 43 gruppi di prodotto suddivisi in 102 classi di
prodotto, 233 sottoclassi, 322 segmenti. Alla fine di ogni anno viene effettuato un aggiornamento
del paniere , ovvero un campione di merci verificando la rappresentatività del prodotto. I prodotti
che perdono “PESO” (misurato in base a ciò che le famiglie spendono durante l’anno per
acquistare il prodotto) vengono sostituiti da altri il cui peso risulta aumentato. Per i prodotti i cui
prezzi sono unici in tutto il paese, la rilevazione è eseguita dall’ISTAT, negli altri casi la rilevazione
è affidata ai Comuni campione e questo alleggerisce l’ISTAT di una notevole mole di lavoro, ma
non garantisce uniformità di rilevazione.
COSTRUZIONE DELL’IPC
- Dunque, si calcola l’indice elementare di ciascun prodotto facendo la media geometrica
degli indici elementari ottenuti per i vari punti vendita, così si ottengono gli indici elementari
di prodotto a livello provinciale;
- Poi si ottengono gli indici elementari regionali attraverso la media ponderata degli indici
elementari provinciali. I pesi sono la popolazione di ciascun capoluogo di provincia.
- Alla stessa maniera si ottengono gli indici nazionali, aggregando quelli regionali. I pesi
sono i consumi delle famiglie di ciascuna regione.
Gli indici sintetici vengono costruiti a livello provinciale, regionale e nazionale aggregando gli indici
elementari di quel territorio con la formula di Laspeyres: ∑ ( p / p )x( w )
h t h 0 h 0
Dove w rappresenta la quota di consumo del bene h che è pari al rapporto tra la spesa sostenuta
h 0
dalle famiglie per il bene h e la spesa complessiva (al tempo base).
INFLAZIONE REALE ED INFLAZIONE MISURATA
Il termine inflazione significa aumento generale dei prezzi. In ITALIA per misurare l’inflazione si fa
riferimento all’IPC. L’inflazione misurata da quest’ultimo però non coincide sempre con l’inflazione
che si è realmente verificata e questo perché: esistono infiniti modi di misurare l’inflazione ed il
fatto che l’ISTAT utilizzi la formula di Laspeyres dipende da motivi pratici, inoltre una misura esatta
dell’inflazione richiederebbe una moltitudine di info di cui non si riesce a disporre e per cui si fa
riferimento ad un campione. Per elaborare l’IPC ci si basa su un paniere (campione) di circa 1300
prodotti i cui prezzi sono rilevati in parte dall’ISTAT ed in parte localmente (Comuni campione) ed è
in questo ultimo caso che si incorre ad errore portando ad una stima campionaria dell’inflazione
che si discosta da quella reale. Tuttavia il campionamento non può essere probabilistico.
INFLAZIONE MISURATA ED INFLAZIONE PERCEPITA
Spesso l’inflazione percepita dai cittadini non corrisponde a quella misurata dall’ISTAT ( o meglio
dall’IPC). È importante dire che l’inflazione misurata dall’IPC è una media, mentre ciascun
individuo è soggetto ad una propria inflazione che dipende dal paniere che consuma abitualmente.
il paniere che una famiglia/individuo acquista durante l’anno è certamente diverso da quello
considerato dall’ISTAT. Inoltre, le persone tendono a notare molto di più i prezzi dei beni / servizi
che acquistano con maggior frequenza, piuttosto di quelli che vengono acquistati occasionalmente.
L’Istat infatti fa notare come i prezzi dei beni acquistati con maggior frequenza tendano ad
aumentare di prezzo rispetto a quelli acquistati di rado.
RIASSUNTO
• L’inflazione reale non può essere misurata con esattezza, l’inflazione misurata dall’IPC
costituisce l’unico elemento su cui è possibile basarsi;
• ogni individuo/famiglia è soggetto ad una propria inflazione dei prezzi che generalmente si
discosta da quella misurata dall’IPC;
• Mentre per lo Stato è importante valutare l’inflazione media, per ogni singolo cittadino
sarebbe più impo valutare l’inflazione che lo riguarda personalmente (che è impossibile da
misurare);
• Il c.d. deflatore implicito del PIL è un altro indice che misura l’inflazione.
CAP. 5 MISURARE LE VARIAZIONI DEGLI AGGREGATI ECONOMICI NEL TEMPO
La crescita della produzione nel tempo viene detta crescita economica, mentre la sua diminuzione
viene detta recessione. Per valutare se in un determinato periodo di tempo ci sia stata crescita e
misurarne l’entità occorre valutare come varia il PIL ed altri aggregati economici che, con
riferimento ad un determinato periodo di tempo t, possono essere espressi come: A = ∑ q x p
t i t i t .
Considerato un anno precedente a t che indichiamo con 0, ciò che interessa è valutare quanto
l’aggregato A sia realmente cresciuto/diminuito dell’anno 0 all’anno t. L’aggregato nell’anno 0 -> A 0
= ∑ q x p
i 0 i 0 CONFRONTI A PREZZI CORRENTI E VARIAZIONI NOMINALI
Supponiamo di voler confrontare i due valori dello stesso aggregato in 0 e t a “prezzi correnti” (agli
stessi prezzi nell’anno a cui l’aggregato si riferisce). Tale confronto da origine ad un numero indice
che esprime la variazione. Ad esempio se il confronto da come risultato il seguente: A / A = 1,10
t 0
significherebbe che il valore dell’aggregato è cresciuto del 10% ma che questa crescita è
“nominale” poiché non si capisce in che misura questo incremento è dovuto all’aumento delle
quantità e quanto all’aumento dei prezzi. Dunque il confronto a prezzi correnti ha poco senso.
MISURARE LE VARIAZIONI REALI
Per misurare la variazione reale (variazione dovuta alla sola variazione delle quantità) bisogna
tenere costanti i prezzi. Vi sono a tal proposito 2 metodi.
• METODO DIRETTO: si calcola il valore dell’aggregato al tempo t in base ai prezzi in vigore
al tempo 0
A = ∑ q x p
t(0) t 0
Dunque avremo il rapporto (A / A )X100
t(0) 0
• METODO INDIRETTO: supponiamo che 0p Pt
(1) A = ∑ q x p = ∑ q x p (∑ q x p / ∑ q x p ) = A / I METODO INDIRETTO PER DEFLAZIONE
t(0) t 0 t t t t t 0 t q L
(2) A = ∑ q x p = ∑ q x p X (∑ q x p / ∑ q x p ) = A x I METODO INDIRETTO PER
t(0) t 0 0 0 t 0 0 0 0 0 t
ESTRAPOLAZIONE
La (1) consente di ricavare l’aggregato ai prezzi dell’anno 0 dividendo l’aggregato ai prezzi
dell’anno t per un indice dei prezzi tipo Paasche.
La (2) permette di ricavare l’aggregato a prezzi costanti moltiplicando il valore nominale al
tempo 0 per un indice della quantità da 0 a t, tipo Laspeyres.
Il vantaggio fondamentale di questo metodo è che esso non richiede la conoscenza dei
prezzi e quantità di tutte le merci, in quanto gli indici che compaiono nella (1) e nella (2)
vengono calcolati su un campione ristretto di merci.
LA DEFLAZIONE DEL PIL
Il PIL al tempo t è pari alla differenza tra la Produzione ed i Consumi intermedi (oppure anche alla
somma della spesa per consumi finali, più quella per investimenti, più le esportazioni, meno le
importazioni). La deflazione del PIL si può effettuare deflazionando separatamente ogni suo
aggregato. Il rapporto tra il PIL a prezzi correnti PIL e il PIL a prezzi costanti PIL fornisce un
t 0
indice generale dei prezzi in t con base 0, chiamato deflatore implicito del PIL. Dunque, avremo
(PIL / PIL )= (∑q x p /∑ q x p )
t 0 t t t 0
Il deflatore implicito del PIL (DI) rappresenta una misura alternativa dell’inflazione rispetto
all’IPC, però:
mentre l’IPC misura l’inflazione a livello dei consumi, il DI la misura a livello dell’intero sistema
economico. Inoltre entrambi misurano l’inflazione, ma ponderando i prezzi in modo diverso, l’IPC
secondo Laspeyres che fa riferimento alle quantità prodotte o consumate nell’anno base
(0),mentre DI secondo Paasche che utilizza quelle del periodo corrente (t).
MISURARE LE VARIAZIONI REALI DEGLI AGGREGATI NON MERCI
I c.d. aggregati non merci (Y) sono tutte quelle grandezze espresse in valore monetario, che non
possono essere scomposte nel prodotto pxq. Per misurare la variazione reale di Y fra i tempi 0 e
P0
t, bisogna deflazionare Y dividendolo per un opportuno indice dei prezzi: Y = ( Y / I ) , poi si
t t 0 t t t t
calcola l’indice di variazione reale di Y tra 0 e t: I = ( Y / Y )x100
0 t 0 t 0 0
CAP. 6 CONFRONTI TERRITORIALI DI PREZZI E AGGREGATI ECONOMICI
I confronti territoriali di aggregati economici si possono effettuare seguendo 3 metodi:
Confronto mediante tassi ufficiali di cambio: si applica solo al caso di Paesi con valute diverse.
Indichiamo con C il tasso di cambio fra le monete dei paesi A e B, esso rappresenta il num di
A B
unità di moneta del paese B che occorrono per acquistare unità di moneta di A. Siano:
PIL il PIL di A espresso in moneta di A;
A
PIL il PIL di B espresso in moneta di B.
B
CONFRONTI BINARI
Utilizzando il tasso di cambio, si può convertire il PIL di A nella moneta di B attraverso:
PIL · C = PIL di A espresso nella moneta di B in modo che PIL e PIL si possano
A A B A B
confrontare così: PILB (B)A
[(PIL · C ) / PIL ] = I numero indice semplice che misura quanto è grande il PIL di A
A A B B
relativamente a quello di B.
Utilizzando il tasso di cambio, si può convertire il PIL di B nella moneta di A attraverso:
[PIL /( PIL · C )].
A B B A
Se invece prendessimo in considerazione C (ovvero la A come base di confronto)esso
B A
rappresenta il num di unità di moneta del paese A che occorrono per acquistare unità di
moneta di B. Allora in questo caso avremo: