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Importanza del lavoro e del consumo nell'economia
È importante ricordarsi che tra i fattori economici c'è il lavoro e remunerare il lavoro è una cosa interessante per i lavoratori perché possono consumare. Dunque esiste oltre a questa equazione, una relazione tra il PIL dell'economia e i consumi, cioè è possibile riscrivere nel seguente modo:
CC = C0 + cY
Dove C0 è un'ipotetica consumazione autonoma che non dipende dal reddito, mentre cY è il consumo che dipende dal reddito, in particolare il coefficiente c indica qual è la frazione del reddito che viene consumata per conseguire al consumo globale, ovvero la propensione marginale al consumo. Ogni volta che Y aumenta di un'unità, aumenta di cC.
Qualcuno potrebbe domandarsi allora per quale motivo si inserisce C0 nell'equazione, potrei ipotizzare che vale 1 e che quindi tutto il reddito è consumato, ma questo non ci convince molto perché vorrebbe dire che in questa economia non
c'è risparmio. Dunque avere vuol dire che ogni volta che aumenta 0 < c < 1 il valore aggiunto dell'economica c'è una parte che aumenta, ma non tutto perché c'è il risparmio (si osserva spesso che quando il reddito aumenta di un'unità, il consumo aumenta di meno di un'unità).
Partendo da questa semplice constatazione è possibile fare questo ragionamento:
Versione Provvisoria Y = + cY + I + G + X – MC0
Abbiamo creato con queste due semplici equazioni un piccolo modello dell'economica dove ci sono degli effetti indotti, cioè ogni volta che cambia una componente della domanda questo ha un impatto sul valore aggiunto.
Inoltre potremo anche cercare di misurare cosa succede se cambiasse uno di questi termini ad esempio supponiamo di interessarci ora all'impatto di un possibile aumento di una componente della domanda autonoma, come un aumento di G.
GSi
Può procedere in almeno due modi. Calcolo ricorsivo genera un aumento di ΔGY = ΔGY1. Di conseguenza aumenta ΔC = c ∙ ΔGCY1. Di conseguenza aumenta per la quantità Y Δ = c ∙ ΔGY2. Di conseguenza aumenta per ΔC = c ∙ ΔGCY2. Δ = c ∙ c ∙ c ∙ ΔG...Y3. Etc. Portando questo fino all'infinito, l'impatto su Y sarà così composto: YΔY + Δ + Δ + Δ +...Y Y Y1 2 3ΔG + c ∙ ΔG + ∙ ΔG + ∙ ΔG +...c c. Ossia: 2 3(1 + c + + +...) ΔG.c c.
Versione Provvisoria: Ci troviamo (nuovamente) di fronte a una somma di un numero infinito di termini. Questa somma potrebbe avere un risultato infinito? Potrebbe, ed in quel caso sarebbe un risultato molto difficile da accettare. Tuttavia, se osserviamo che la somma converge verso un
valore finito. Ossia20 < c < 1 (1 + c + + …)c.1/(1 - c) 1Da questo possiamo dedurre che per un aumento della domanda autonoma, il PIL crescerà di .ΔG ΔG(1 - c)Calcolo direttoPossiamo anche procedere in un altro modo.Per calcolare i consumi porteremo dall’ altro lato dell’equazione:cY Y - cY = + I + G + X – MC0Y ∙ (1 - c) = + I + G + X – MC01Y = (C + I + G + X – M)0(1 – c) 50Con compreso nell’intervallo .c (0,1)1 è proprio il moltiplicatore che consente di calcolare il rapporto fra PIL e domanda autonoma . Possiamo osservare che: (C + I + G + X – M)0(1 – c)più tende verso , più il moltiplicatore è vicino a . Questo è logico, se i consumi sono insensibili al reddito, non c’è modo con il quale la distribuzione addizionalec 0 1di reddito possa attivare effetti sui consumi.Questa formulazione consente di simulare l’impatto di un aumento della spesa autonoma,ad esempio la spesa pubblica G' = G + ΔGVogliamo calcolare il valore corrispondente del reddito nazionale (o del PIL)Y' = (C + I + + X - M)Y + G0(1 - c)
ΔY = Y + ΔY
Versione Provvisoria
Potremo in questo modo valutare come genera ... questo è proprio il principio del moltiplicatore.
ΔG ΔY
Questo moltiplicatore fiscale non prende bene in considerazione il mercato internazionale perché sembra che questa rimanga passiva in questo calcolo, ma nella realtà il commercio internazionale entra in gioco e ora vediamo in che modo. Al momento abbiamo mostrato che i consumi dipendono dal reddito, però c'è una parte di questi consumi che sarebbe probabilmente importata, cioè se dessimo più soldi alle famiglie, le famiglie aumenterebbero i loro consumi e questo genererebbe un aumento delle importazioni.
Moltiplicatore fiscale con importazioni endogene
È molto verosimile che le
importazioni dipendono da , ad esempio potremo scrivere con .
Y M = mY (0 < m < 1)Y - cY + mY = + I + G + XC01Y = ∙ (C + I + G + X)0(1–c + m) 511 1
Il moltiplicatore ore è ed essendo un termine positivo, questo moltiplicatore sarà inferiore del moltiplicatore visto in precedenza .
m(1–c m) (1–c)+ 1
Possiamo inoltre notare che è un parametro che aumenta il numeratore e dunque riduce il denominatore. Più è elevato, più è piccolo. Questo èm m (1–c m)+logico. Se la propensione a importare aumenta, ci saranno maggiori perdite nel circuito economico. Così che un dato impulso (aumento della domandaautonoma) avrà un impatto inferiore nell’economia considerata.
Questo tipo di moltiplicatore può anche essere chiamato Keynesiano, in quanto è stato mess0 in evidenza in particolare dall’economista Keynes durante il primodopo guerra. Ora l’idea del moltiplicatore
Il concetto keynesiano potrebbe sembrarci banale: se lo stato spende più soldi ci saranno più stipendi, più consumi, di nuovo più stipendi ecc. In realtà, ci sono stati molti precursori di Keynes sui quali diamo un po' di informazioni nei paragrafi seguenti.
I precursori del moltiplicatore
Nella pratica, l'idea che la spesa pubblica possa migliorare l'andamento dell'economia era già presente in molti interventi prima delle idee di Keynes, anche già al XIXmo secolo:
Per esempio, in Francia nel 1848: tramite i cd "Ateliers nationaux" (marzo-Giugno 1848, poi riproposti nel 1851) o, ancora, in Germania nel 1932, sotto la guida di Von Papen, sempre in concomitanza con crisi occupazionali maggiori.
Nella teoria, l'idea era anche presente in molti precursori, citeremo:
J.B. Say: conosciuto per la cd "Legge degli sbocchi" secondo la quale ogni offerta crea la sua domanda
prodotto terminato offre da quell'istante uno sbocco ad altri prodotti per tutta la somma del suo valore. Difatti, quando l'ultimo produttore ha terminato un prodotto, il suo desiderio più grande è quello di venderlo, perché il valore di quel prodotto non resti morto nelle sue mani. Ma non è meno sollecito di liberarsi del denaro che la sua vendita gli procura, perché nemmeno il denaro resti morto. Ora non ci si può liberare del proprio denaro se non cercando di comprare un prodotto qualunque. Si vede dunque che il fatto solo della formazione di un prodotto apre all'istante stesso uno sbocco ad altri prodotti." (Traité d'économie politique, Libro I, Cap. XV, pp. 141-142)
Questa impostazione elude la questione del risparmio (almeno di pensare che qualunque risparmio diventi spesa di investimento) o la tesaurizzazione dove il risparmio "esce" fattualmente del circuito economico. Malthus e J.A.
Hobson sono anche precursori, insistevano sul fatto che le crisi erano dovuto ad eccesso di risparmi, Michał Kalecki, economista polacco che aveva scritto il suo libro: Próba teorii koniunktury (saggio di teoria della congiuntura), nel 1933 (3 anni prima della Teoria Generale di Keynes del 1936). In questa opera, il fattore che spiega infine il pieno impiego è la domanda effettiva, idea centrale nell'approccio keynesiano. Rapporto fra moltiplicatore fiscale e moltiplicatore IO Un moltiplicatore fiscale corrisponde al moltiplicatore IO calcolato con un unico settore produttivo (vedere esercizio dedicato). Oltre ai moltiplicatori fiscali esistono altri moltiplicatori come quelli elencati di seguito. Macroeconomici Sono un ulteriore sviluppo dei moltiplicatori fiscali ma che prendono in considerazione un numero più elevato di relazioni economiche. Esempio di moltiplicatori Versione Provvisoria Consideriamo per esempio la tabella allegata. Per ogni misura sonopresentano i costi delle misure in miliardi di euro e il loro impatto in percentuale sul PIL. Il principio stesso del moltiplicatore è evidente. Ad esempio, la riga "Reddito di cittadinanza e superamento Fornero" costerebbe 16 miliardi di euro e aumenterebbe il PIL dello 0,3%. Spontaneamente, il calcolo che ci verrebbe da fare per vedere quanto aumenta il PIL ad ogni miliardo è il seguente: 0,3/16. Tuttavia, otterremmo un risultato in percentuale su euro. Questo non è un modo convenzionale di esprimere un moltiplicatore (non che sia sbagliato), sarebbe più facile, anche per fare confronti, avere un risultato sotto forma di un numero adimensionale, quello che si può ottenere se si dividono ad esempio per 5,1 miliardi. Quindi bisognerebbe convertire lo 0,3% in euro. Sapendo che il PIL italiano è di circa 1700 miliardi di euro, lo 0,3% corrisponde a 5,1 miliardi di euro. In questo modo possiamo calcolare il moltiplicatore: 0,3% di 5,1/16 = 0,38. Questa è la tabella fornita dal ministro Tria in cui si presentano i costi delle misure in miliardi di euro e il loro impatto sul PIL.riassumono gli effetti macroeconomici della manovra di bilancio del governo. "Reddito di cittadinanza: oggi l'Istat ha risonoto che il suo impatto sarà dello 0,2-0,3%. La spesa invece è pari allo 0,5% del PIL. Quei soldi potrebbero essere meglio spesi in investimenti con moltiplicatore decisamente più elevato." [Fonte: twitter.com/Keynesblog/status/1052505421649346560] Econometrico 53: Sono modelli stimati che partendo da una serie di osservazioni per un determinato paese per ogni periodo di interesse (che può essere l'anno, il trimestre ecc) abbiamo una determinata spesa pubblica, una crescita e una serie di altre variabili di interesse. Una volta individuati i dati si usano m