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L’avvento della rete e dei social network hanno cambiato profondamento il concetto di pubblico.

Nella nuova mediasfera è difficile catturare i dati quantitativi, ma è diventato più facile catturare e

aggregare altri aspetti del consumo mediale come il grado di coinvolgimento del pubblico, il

gradimento e la condivisione dei contenuti.

Oltre al numero di ascoltatori, inizia a contare sempre più la qualità del pubblico, la capacità dei

singoli individui di esprimere i propri gusti mediali e di esercitare la propria influenza sul gruppo dei

pari, il loro potere d’acquisto e i loro dati biografici, la capacitò di generare online conversazioni sui

propri consumi mediali, il grado di reale interattività con i media.

 era della post-esposizione mediale (Napoli).

Quattro fasi della relazione fra radio e suo pubblico:

1. 1920-45, un medium cieco per un pubblico invisibile: epoca del broadcasting, modello

uno-a-molti. Pubblico passivo, non interpellato, i cui membri non sono connessi tra loro,

non possono condividere sentimenti, emozioni o pareri intorno a un programma. Analisi

sulle abitudini d’ascolto ma non sul coinvolgimento.

2. 1945-94, un medium cieco per un pubblico partecipe: comparsa del transistor,

introduzione dle telefono nelle partiche produttive della radio, nascita in Europa delle radio

underground, delle pirate radio e delle free radio. Si sgretolano i confini fra emittente e

pubblico. Con le radio libere si apre alla partecipazione del pubblico attraverso soprattutto

le telefonate non filtrate. Il format talk radio/microfono aperto si diffonde notevolmente. La

maggior parte del pubblico rimane però passivo, in ascolto da privato, e senza connessione

reciproca. Le opinioni degli ascoltatori non sono ancora misurabili.

3. 1994-2004, un medium cieco per un pubblico leggibile: telefonia mobile, sms, www,

streaming audio, e-mail, blog e podcasting. La telefonia mobile rende ancora più facile la

partecipazione degli ascoltatori alla conversazione radiofonica. Il contributo del pubblico

alla produzione dei contenuti della radio si evolve e consolida. Internet, lo streaming (1995),

i blog (1999) e i podcast (2004) sposteranno ancora di più il baricentro della comunicazione

sonora verso il pubblico.

4. 2004 – oggi: un medium visibile per un pubblico connesso in rete: emerge la società

in rete e nascono i social network. Nascono i pubblici reticolari: pubblici la cui esperienza è

mediata attraverso reti tecnologiche. Essi sono:

a. Persistenti: tutto rimane tracciabile nella rete e il pubblico non muore mai.

b. Replicabili: i contenuti sono replicabili e possono viaggiare velocemente nella rete.

c. Scalabili: possibilità per qualsiasi nodo del pubblico reticolare di raggiungere

velocemente un’alta visibilità.

d. Capacità di essere sottoposti a ricerca: i contenuti prodotti dai pubblici possono

essere indicizzabili dai motori di ricerca e di conseguenza anche facilmente

rintracciabili.

Il valore del pubblico reticolare risponde alle logiche dell’economia della reputazione, la

quale è un concetto più tangibile rispetto alla massa numerica dell’economia del

broadcasting.

CAPITOLO 6 – La radiofonia universitaria

La radio universitaria in Italia è profondamente legata al concetto di spazio: fisico, identitario,

organizzativo, creativo.

6.1 Spazio fisico: origini nel mondo

Trovare lo spazio adatto per creare una radio universitari all’interno degli atenei, fin da subito, non

è stato facile. La scelta delle sede rappresenta la comunicazione complessiva dell’università.

L’origine delle college radio risale agli anni venti del secolo scorso in Nord America. Alcuni studiosi

dibattono ancora sulla data di nascita della prima college radio: secondo Sauls il primato è

dell’Università del Wisconsin che nel 1917 diede vita alla propria stazione, 9XM. Ufficialmente

però, il primo ateneo a ricevere una legale licenza per trasmettere fu l’Università di Salt Lake City,

nello Utah, nel 1921.

Dagli anni Venti ne sorsero moltissime con licenza regolare della Federal Communications

Commission (FCC) e nel 1944 queste radio ottennero uno spettro specifico di frequenze a loro

dedicate.

In USA le college radio sono una realtà forte e considerata patrimonio culturale di ogni singola

comunità universitaria , il cui modello predominante è quello dell’auxiliary enterprise, ovvero case

editrici interne in grado di fornire servizi e autosostenersi economicamente.

In Europa questa realtà arriva a fine degli anni Sessanta, con la campus radio Radio Lille francese

nel 1969 e, nel 1967, le students radio inglesi.

6.2 Origini in Italia

La prima radio universitaria italiana, Facoltà di Frequenza, è stata creata dall’Università di Siena

nel 1999, con sede nei palazzi del rettorato, un progetto fortemente legato all’istituzione

universitaria che pone tuttavia al centro gli studenti nel ruolo di prosumer.

Fino al 2004 le radio erano circa una decina. Il boom è avvenuto tra il 2005 e il 2008. Tra i fattori

che hanno contribuito a questo boom c’è l’interessamento di grandi player del mondo della

comunicazione e dei media: ad esempio la RAI con UniRai, il Sole 24Ore e Radio 24 con

UnyOnAir.

Dopo i tagli drastici dei budget dedicati alla comunicazione, dal 2010, la via principale per dare vita

a nuove esperienze si è rivelata quella intrapresa dagli studenti in forma autonoma attraverso

l’associazionismo.

Dal 2006 è attiva RadUni, associazione degli operatori delle radio universitarie italiane.

6.3 Spazio identitario

Le radio universitarie italiane sono state ideate e create prevalentemente grazie all’unione delle

due principali comunità universitarie, quella istituzionale-accademica e quella studentesca, dando

vita così a una tipologia mista che bene identifica la natura di questi progetti. Si possono dunque

individuare tre tipologie principali: istituzionali, studentesche, miste.

Un’altra distinzione potrebbe delinearsi in base alle seguenti tipologie di funzione:

Formativa-didattica;

→ Informativa-istituzionale, di servizio;

→ Sociale-comunitaria, culturale.

Anche per le funzioni si può aggiungere l’opzione mista in quanto nella maggior parte dei casi il

peso delle varie dimensioni è distribuito in percentuali diverse.

La principale funzione di una radio universitaria è quella sociale e comunitaria, seguita da quella

informativa e dalla funzione laboratoriale, didattica. In quest’ultima funzione è possibile inserire un

percorso di media education, disciplina che fornisce le linee guida per chi desidera educare ai

media con i media.

Pur condividendo con il concetto di radio comunitaria scopi, struttura, missione e pubblico di

riferimento, quella universitaria ricopre una funzione primaria di formazione sia da un punto di vista

professionale sia sociale.

6.4 Spazio come struttura organizzativa, tecnica e creativa

Distinzione fra staff e team. Della prima categoria fanno parte il personale interno dell’ateneo o i

collaboratori che percepiscono un compenso per il lavoro che svolgono. Rientrano invece nella

seconda categoria i volontari perlopiù studenti.

I ruoli specchio rispecchiano quelli di una comune radio: direzione generale e artistica,

responsabilità tecnica, promozione e relazioni pubbliche, musica, programmi e in alcuni casi

risorse umane, ovvero gestione della redazione.

Rispetto allo spazio e alle modalità di trasmissione, la maggior parte delle esperienze ha scelto la

modalità online. In Italia ciò è stato quasi una costrizione perché la possibilità di acquisire

frequenze è quasi inesistente.

Le specificità del mezzo radiofonico, quali l’interattività, la globalità e la crossmedialità, non solo

sotto il profilo tecnologico ma anche creativo, offrono alle web radio universitarie orizzonti di

sviluppo considerevoli che possono essere percorsi soprattutto in una logica di condivisione e

collaborazione con altri attori. La sperimentazione rispetto a linguaggio e contenuti è un aspetto

centrale. Spesso l’indipendenza e la libertà di espressione portano a privilegiare la creatività,

talvolta anche a scapito della qualità produttiva e di fruizione. La programmazione alternativa delle

radio universitarie italiane è una costante in linea con i modelli di radiofonia universitaria degli altri

paesi occidentali.

La programmazione è di tre tipi:

• Intrattenimento: musica soprattutto alternativa, che trova i gusti anche del pubblico di

nicchia. Ma anche molta musica mainstream. Programmi di cultura generale.

• Informazione: soprattutto giornali radio e rassegne stampa mattutine. Informazione

finalizzata a valorizzare le eccellenze universitarie.

• Istruzione.

6.5 Spazio vuoto: carenze e sfide future

Via economica dell’autoimprenditorialità.

I corsi di scienze della comunicazione e gli studi specifici sui media sono in Italia ancora troppo

recenti. Manca un supporto accademico interno che possa sia dare forza organizzativa sia

valorizzare la radio universitaria come materia di studio nel più ampio campo di ricerca dei media

studies.

Un altro punto di debolezza riguarda la mancanza di valutazione dell’impatto de progetti e dei

risultati in termini di riscontro pubblico, nonché un’analisi qualitativa approfondita sulle

caratteristiche della fruizione e sulle esigenze del target di riferimento: la comunità universitaria

nella sua totalità.

Un altro aspetto a cui le radio universitarie italiane dovrebbero aprirsi è l’internazionalità.

Per valorizzare il grande patrimonio culturale e sociale che le radio universitarie rappresentano, nel

2009 è nato il progetto Ustation, il primo grande network nazionale online di media universitari. La

piattaforma sopperisce alla carenza di progettualità economica riscontrata in molti progetti di media

universitari, offrendo un modello di business basato su cooperazione e condivisione.

CAPITOLO 7 – L’informazione radiofonica: generi e pratiche

È ancora valido il vecchio adagio che assegna con precisione differenti ruoli informativi ai vari

mass media? Sebbene alcuni piccoli aggiustamenti, la tripartizione “ la radio dà le notizie, la TV le

fa vedere, il giornale le commenta” resta ancora valida anche se Internet sembra seguire percorsi

differenti.

La radio è ancora oggi una preziosa fonte di informazione per il 59% degli italiani. Il motivo

principale per cui la radio svolge ancora il suo ruolo informativo è banalmente la sua trasportabilità.

Inoltre, proprio perché costretta dalle sue caratteristiche tecniche ad essere veloce e sintet

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
23 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/05 Discipline dello spettacolo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DeliaLeggio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lo spettacolo nella società multimediale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Bonini Tiziano.