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LA RADIO IN ITALIA
Parte prima
La radio e il suo pubblico
Storia della radio in Italia in qua ro a di Marta Perro a
1.1 1924-45: Radio days all’italiana. Radio di regime e radio clandes ne
La radio, così come noi la conosciamo, non è nata in Italia. L’idea è maturata progressivamente, all'inizio del
XX secolo, negli Sta Uni d’America, Dove erano più a ve le applicazioni e le sperimentazione della
tecnologia. In Europa, parallelamente, la radio si sviluppa sopra u o come strumento di supporto bellico e
commerciale, dato il peso del primo con i o mondiale sui sistemi economici e industriali del vecchio
con nente.
Tra le varie intuizioni e veri che sperimentali avvenute nei primi due decenni del novecento, spicca un
manager dell'Americana Marconi, futura Radio Corpora on of America (RCA), di nome David Sarno , che
nel 1916, si spinge no a pre gurare un u lizzo commerciale, potenzialmente des nato a un grande
pubblico, di quello che era ancora soltanto un sistema di comunicazione punto a punto.
La Gran Bretagna è stata invece il primo paese ad autorizzare ed eme ere trasmissioni radiofoniche
regolari, dalla Stazione Marconi di Chelmsford in Cornovaglia, nel 1920, e a disciplinare strategicamente lo
sviluppo del mezzo entro un sistema monopolis co, secondo il principio che riconosce all’ etere la natura di
bene pubblico e sancisce la necessità di un controllo statale per fare in modo che l'impiego delle radio
frequenze sia orientato alla pubblica u lità.
L'industria nascente, tra arretratezza e slanci di modernità
In Italia, gli anni dell'avvento della radio sono gli stessi della nascita del fascismo: una pura coincidenza che
si veri cò sia perché la prima guerra mondiale aveva reso impossibile l’intrapresa dei proge in can ere al
di fuori degli obie vi bellici; sia perché, negli anni immediatamente successivi alla guerra, era in corso una
revisione complessiva delle poli che economiche che vedeva lo Stato ricoprire un ruolo sempre più
importante nella fragile vita produ va del paese. Fondamentale fu il ruolo della società presieduta da
Marconi (la Società italiana per i servizi radio telegra ci e Radio telefonici, SISERT, formatasi nel 1921) nel
so olineare al regime l’importanza di accordare le autorizzazioni a un sogge o italiano.
Il Regio Decreto emanato da Mussolini nel 1923 riservava allo Stato l'esclusiva sull'impianto e la ges one
delle re di trasmissione radiofonica, con la possibilità di esercizio in concessione da parte di terzi. Gli
sviluppi dell’industria e del business della radiofonia si de nirono tu avia solo nel corso del 1924, anno in
cui venne is tuito il ministero delle Comunicazioni e in cui nacque l'Unione radiofonica italiana (URI), sorta
dalla fusione dei capitali della società Radiofono, di proprietà di Marconi, e della Società italiana radio
audizioni circolari (SIRAC).
Con la convenzione tra IL ministero delle Comunicazioni e URI nasceva la prima concessionaria per
l'esercizio delle radioaudizioni circolari in regime di monopolio. L'a vità era nanziata dall’abbonamento al
servizio, dall'imposta sul possesso dell'apparecchio ricevente e dalla pubblicità. Per questo, nei primi anni
della radiofonia in Italia l'o erta delle trasmissioni era cos tuita prevalentemente da musica, programmi
culturali, bolle ni con le no zie, programmi per le casalinghe e per gli agricoltori, trasmissioni per bambini.
Il rapporto musica/ parlato è in ogni caso di di cile cer cazione. Lo Stato non sembrava curarsi troppo
dell'indirizzo dell'a vità di broadcas ng, né dal punto di vista tecnico né dal punto di vista editoriale. L'Ente
Italiano audizioni radiofoniche (EIAR), che si forma nel 1927 dalle ceneri dell’URI, sembra rispondere alle
richieste di un incen vo maggiore dello Stato al se ore della radiofonia. Soltanto nel 1933 sarà emanato
uno statuto con indicazioni sempre più precise sulla composizione di management e consiglio di
amministrazione dell'ente, segnale questo di un crescente interesse verso la radio come mezzo di
comunicazione di massa, potenzialmente cruciale in mol aspe della vita poli ca e industriale. Se il
sistema produ vo e industriale legato alla radio si a ermò fa cosamente fu per la di coltà di cos tuire un
mercato e un bisogno di radio. Gli eleva cos degli apparecchi, l'oneroso canone di abbonamento, l'iniziale
sviluppo non omogeneo delle re , l'orientamento verso i radioamatori più che verso i comuni ascoltatori
facevano sì che la radio fosse un bene di lusso, per aristocra ci, borghesi e dile an del mezzo. A un certo
momento, però, le forze cominciarono ad agire insieme. Da un lato il regime fascista de nì meglio il proprio
ruolo nella società concessionaria e si accorse del potenziale di propaganda del mezzo; dall'altra le industrie
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produ rici di apparecchi inves rono nella produzione in serie; in ne, l'o erta di contenu e radiocronache
si arricchì con l'opera e i concer trasmessi dei teatri, nacquero rubriche, riviste culturali e scien che,
varietà, programmi di favole per bambini. Migliorarono inoltre, e si mol plicarono, gli impian di
trasmissione.
Il sistema radiofonico va “a regime” nel corso degli anni 30, nonostante la congiuntura economica
sfavorevole. Sono gli anni in cui viene is tuito l'Ente radio rurale (1933), il proge o culturale di
indo rinamento del paese a raverso l’introduzione della radiofonia nelle scuole di campagna e la
di usione di apparecchi radio per l'ascolto colle vo di scolari e lavoratori agricoli: un proge o solo in parte
compiuto a causa di grande di coltà organizza ve e cara erizzato da contenu di stampo retorico, volto
all’ alfabe zzazione e alla socializzazione di esperienze e valori ispira alla cultura fascista. Gli
abbonamen crescono a ritmi len ssimi ma l'immissione sul mercato del Radiobalilla (1937) al costo di L.
430 cos tuì un primo mido acceleratore della di usione del mezzo anche in fase meno abbien della
popolazione.
La radio si ascoltava sopra u o in contes pubblici: scuole, u ci, fabbriche, ca è, negozi, ritrovi popolari
come quelli dell'opera nazionale dopolavoro, dal 1925 incaricata di organizzare il tempo libero dei lavoratori
con proposte culturali e spor ve. In casa, la radio era uno status symbol per famiglie appartenen ai ce
borghesi e già espos all'o erta culturale delle ci à, come il cinema e la stampa periodica.
Quante voci in una scatola
A ques pubblici era indirizzata una programmazione fa a perlopiù di musica, intra enimento leggero e
informazione. Le canzoni erano un ingrediente fondamentale dell'o erta radiofonica, che proponeva ar s
come il Trio Lescano e capaci di depositarsi nella memoria colle va, sia per il divismo dei cantan , sia per
l'insistenza della programmazione. La musica era senz'altro la via più facile ma le formule che vennero
elaborate per costruire una programmazione appe bile erano di grande interesse perché in esse si
riscontrava la necessità di combinare il linguaggio parlato con quello musicale, mescolando la canzone a, la
le eratura popolare e la cronaca degli even , ricercando umorismo, parodia e leggerezza nello s le, dando
spazio ai potenziali interessi e bisogni del pubblico.
Tra i contenu più rappresenta vi della programmazione degli anni 30 fu il varietà I qua ro mosche eri,
scri o da Angelo Nizza e Riccardo Morbelli. Questo insieme di personaggi le erari, storici, abeschi e della
tradizione popolare, parodia musicale del romanzo di Dumas in cui convivono Aramis e Arlecchino, fu il
primo grande successo dell’EIAR e anche il primo fenomeno media co generato dalla radio, in grado per no
di contribuire all'incremento degli abbonamen .
Il programma era tra i più apprezza e conosciu , come dimostrano le inizia ve di promozione editoriale e
pubblicitaria intorno adesso e la raccolta di gurine illustrate inserite in vari prodo Buitoni-perugina che
divenne una mania colle va di cui tu parlavano.
Contemporaneamente, gli anni 30 videro lo sviluppo di un genere che a ondava le sue radici nel teatro e
can Italia si era manifestato in maniera tardiva: il radiodramma. Il primo fu l’anello di Teodosio del 1929.
Mentre l’EIAR dava spazio alla produzione originale di radiodrammi per dimostrare di essere a enta
all'esplorazione delle possibilità espressive del mezzo radiofonico in senso drammaturgico, il diba to sul
genere e sul linguaggio sembra non far emergere un interesse speci co da parte della cultura u ciale
italiana.
La produzione di suonomontaggi, commedie, drammi e opere appositamente dedicate alla radio,
nonostante l’inves mento dell’EIAR in concorsi e inizia ve di scou ng per autori, non fu su ciente a
col vare quel terreno di avanguardia E Innovazione che invece sarebbe stato necessario allo sviluppo del
genere.
Parallelamente, cresceva l'inizia va pubblicitaria a sostegno della radio. Nel 1936 iniziò il ciclo dei grandi
concer Mar ni Rossi con cui EIAR diede avvio a una lunga stagione di concer in onda il lunedì,
palcoscenico radiofonico per i più famosi maestri e ar s della musica italiana come Maria Callas.
Un altro ingrediente dal palinsesto telefonico furono da subito le radiocronache, con una copertura
tempes va di even spor vi, poli ci e sociali. Prima forma non scri a di giornalismo, la radiocronaca
nacque per far vivere alle persone in ascolto le azioni calcis che, gli incontri di pugilato, le corse, poi le
cerimonie e manifestazioni poli che di massa, ampli cando in maniera istantanea il suono di un evento.
L'esperienza sul campo le cri che giunte dagli ascoltatori formarono i radiocronis a un modo di parlare
chiaro e ricco di de agli, privo di in essioni locali, pulito ma carico di emozione, capace di rendere
visivamente quello che chi ascoltava non poteva vedere.
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Allo stesso tempo ci si rese conto che la voce della radio era capace di scaldare gli ascoltatori per le
apparizioni pubbliche del duce allo stesso modo che per le gesta dei ciclis o dei calciatori. A par re dal
1929, inoltre, i bolle ni di informazione furono sos tui da veri e propri giornali Radio, capaci di una
copertura informa va più completa. Dal 1935 il giornale Radio assunse