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II PARTE
CANONE MODERNO: L’ANOMIA NARCISISTICA
Un nuovo Canone prese corpo per contrapposizione all’antico attraverso le risposte con le quali si
cercò di prenderne autonomia intellettuale. La sua formazione è andata di pari passo con lo
sviluppo della modernità, dagli ultimi scorci del Medioevo sino ad andare a regime fra il 1600 ed il
1700 per iniziare quindi il declino tra la fine del 1800-1900.
Questa parabola è anche quella della Ragione la cultura dei moderni si è generata nel trionfo di
Athena fino alla caduta di questo mito che rappresenta l’elemento di continuità più forte tra
Antichità e Modernità.
La miglior ricostruzione sociologica del processo di formazione del Canone Moderno è
rintracciabile nel processo di civilizzazione di Norbert Elias. Con Elias assistiamo alla progressiva
impermeabilizzazione della coscienza alle pulsioni interne ed agli impulsi esterni con la crescente
razionalizzazione nel mondo della psiche e della società. Civiltà è quindi da intendersi come
progresso della modernità dell’Occidente.
“La parabola del moderno”
La sociologia storica di Norbert Elias ricostruisce la sociogenesi e la psicogenesi della civiltà
moderna, dal XI secolo in avanti scandendola nelle fasi: cortese-feudale, curiale-assolutistica e
borghese-professionale (o capitalistica).
Secondo lui il mutamento della società (sviluppo sociale) ed il mutamento dell’individuo (sviluppo
individuale) avvengono contemporaneamente procedendo in una medesima direzione. La
questione del nesso tra sociogenesi e psicogenesi viene posta da Elias in stretta analogia con
quello fra ontogenesi e filogenesi per la biologia: “non è possibile comprendere la psicogenesi
dell’adulto nella società civile se la si considera indipendentemente dalla sociogenesi della nostra
civilizzazione.
L’individuo nel corso della sua piccola storia ripercorre ancora un po’ dei processi percorsi dalla
sua società nel corso della sua grande storia.
Prendiamo ad esempio il mutamento progressivo della violenza nel corso della storia. Dapprima
essa fu uno standard di comportamento a volte addirittura con valore distintivo poi divenne oggetto
di monopolizzazione sociale da parte dello Stato e di inibizione psichica per l’individuo dunque, il
raffinamento delle buone maniere che, impongono una distanza anche fisica, nei confronti delle
pulsioni emotive è collegabile allo sviluppo di istituzioni politiche, sociali e culturali.
Il ragionamento di Elias perciò contempla sia gli sviluppi oggettivi che quelli soggettivi senza che
fra i due vi sia un legame di causa-effetto: si tratta di dimensioni diverse lungo le quali si può
leggere il medesimo mutamento cioè quello di civilizzazione.
Lo stesso pensiero sociale ,sospinto dall’immaginazione sociologica di un’epoca, non si sottrae al
mutamento: da un’idealizzazione del futuro si è caduti in quella che Elias registra come una
“idealizzazione del presente”.
Ricostruzione storica di questo processo:
Nel 1800 la storia viene vista dal pensiero sociologica come un’evoluzione necessaria; questa è
una visione che ben si adatta alle classi sociali che si trovano in quel momento in fase emergente
cioè società borghesi, che sono e si sentono in ascesa rispetto alle elitè del passato. Le prime
guardano con occhi pieni di speranza il proprio futuro elaborando una cultura intonata al
futurismo , le seconde invece sono oggettivamente minacciate e quindi naturalmente si arrocano in
una cultura tradizionale schierandosi a difesa degli alti valori consolidati ed elaborando una visione
del mondo intonata al passatismo.
In un primo schieramento troviamo alleati coloro che guardano la storia dal punto di vista delle
classi borghesi e anche quei pochi che si alleano con la classe operaia. Qui vi è una forma di
ERACLITISMO= si vede il progresso come positivo ed irrefrenabile.
Nell’altro schieramento troviamo una forma di ELEATISMO = si vede come naturalmente positivo il
passato che deve essere salvaguardato come un’essenza.
Elias individua qui due valori dominanti:
1) L’immutabile indole di un individuo (personalità chiusa)
2) La natura di un popolo con un posto assegnatoli dalla Storia , la “Nazione”. Infatti l’ideale
nazionale allontana lo sguardo da ciò che cambia per indirizzarlo su ciò che appare attuale
o immutabile.
Nell’eleatismo vi è una traccia del Mito di Kronos, del suo ordine tradizionale, cronico, di un tempo
ribaltato all’indietro.
La proposta di Elias è quella di liberare dalla schiavitù delle ideologie sociali lo studio della società:
si tratta di liberare la nostra immaginazione sociologica!!!
Il sociologo deve ricordare di essere un uomo in mezzo ad altri uomini dunque di fatto oggetto
primo della sua indagine. Un passo decisivo è riconoscere soggettivamente la natura ideologica
del dato per scontato di gran parte del pensiero sociologico; ovvero della scissione dell’immagine
degli uomini in immagine degli uomini in quanto individui ed in quanto società.
Liberato dalla gabbia esteriore della società tradizionale e dall’immaginario di Kronos, l’individuo
finisce in una gabbia dalle pareti invisibili ed ancora più claustrofobica: si sentirà ricondotto a sé,
diventerà ego-centrico. Ma che cosa succede se egocentrico non sono solo io ma miliardi di
individui? Una differenziazione crescente impone infatti anche un’integrazione crescente.
Altrimenti lo sviluppo della società rischia di mangiare lo sviluppo dell’individuo riconducendolo ad
individuo masso e lo sviluppo dell’individuo rischia di mangiare quello della società.
Nasce quindi la solitudine del moderno: una folla anonima, in preda ad incomunicabilità, in
continua lotta esteriore ed in preda ad angoscia interiore. L’individuo è vittima di una doppia
impossibilità: quella di comunicare e quella di essere solo.
Dunque la teoria sociale ha come compito primario quello di liberare l’immaginazione dell’uomo
dalla sua scontatezza per mettere il luce le dinamiche di differenziazione-integrazione , proprie
delle configurazioni sociali della società contemporanea.
Quella di Elias è una società integrata con una forte riflessività , lui riesce a riaffermare il valore
degli individui senza cadere nella trappola dell’individualismo ed a riaffermare il valore della
dimensione sociale senza cadere nella trappola dell’olismo cronico. Elias definisce non solo lo
sviluppo individuale dell’autocontrollo in materia di affettività, comportamento ed espressione ma
anche lo sviluppo collettivo delle interdipendenze e dei controlli sociali.
Parliamo ora della disputa tra Antichità e Modernità e per farlo partiamo dal mito della Ragione
Olimpica che ci rende chiaro come il progetto della razionalizzazione non sia nato nella Modernità
in quanto si era già sviluppato nell’Antichità.
I successi della ragione pura ateniese vennero metabolizzata dall’impero romano ma l’impero non
durò in eterno. La crisi che iniziò a manifestarsi già dalla fine del II sec. d. C. colpì anche il mondo
“uranico” perché convinse strati crescenti dell’umanità di essere fatti ad immagine e somiglianza di
Dio
La ragione, lungo tutto l’Alto medioevo, si venne molto lentamente articolando e , nel corso del
tempo, la tecnologia viene ad essere identificata sia con la perfezione perduta sia con la possibilità
di una rinnovata perfezione.
Paolo Jedlowski dice che : “l’intelletto è distinto dalla ragione infatti il primo è una facoltà logico-
combinatoria orientata al calcolo mentre la seconda è un principio che da ordine alle conoscenze
empiriche in base alle domande sul loro senso”.
L’ipertrofia dell’intelletto che, per Simmel è tipico della modernità, corrisponde allo sviluppo di un
atteggiamento strumentale sia verso le relazioni fra persone sia nei confronti della vita in generale.
Questo processo, che Weber chiama “razionalizzazione”, è tutto focalizzato sulla presa di
decisione individuale => l’unico valore che viene avanti è quello quantitativo. Si tratta di un valore
di scambio di cui il denaro è la misura universale equivalente di tutti i valori.
Simmel spiega che “economia monetaria e dominio dell’intelletto si corrispondono profondamente.
A entrambi è comune l’atteggiamento della mera neutralità, oggettiva con cui si trattano uomini e
cose, un atteggiamento in cui una giustizia formale si unisce spesso a una durezza senza scrupoli.
Tutto può essere scambiato sulla base di un calcolo oggettivo persino ciascuno di noi può essere
ridotto a numero e commisurato a uno standard universale, tutto l’universo viene ridotto a unità
interscambi ali, infinitamente e inavvertibilmente sostituibili.
Thomas Carl Yle afferma che l’unico nesso che rimane tra le persone è il “Cash-nexus”, tutto
viene mercificato, per tutto c’è un mercato, l’economia monetaria diventa un metodo.
C’è un equazione per svelare ogni incognita, una soluzione per ogni dubbio, tutta l’attività umana
diventa un problem solving vi è dunque un riduzionismo integrale la cui estrema conseguenza è
la standardizzazione forzata degli individui attraverso un meccanismo di etero direzione.
L’efficienza della prestazione diventa l’unico metro del lavoro perché essa è facilmente misurabile
al contrario dell’efficacia. L’individuo sarà lasciato da solo nel suo presente infinitesimo e non gli
resterà che potenziare questo istante attraverso un’apparenza stupefacente e sorprendente al solo
scopo di guadagnarsi un attimo di memoria e notorietà: come scrive Simmel “Per salvare,
attraverso l’attenzione degli altri, una qualche stima di se e la coscienza di occupare un posto”.
Non solo il tempo è serializzato, ma anche lo spazio, sia fisico che sociale è andato in frantumi, è
una serie di posti e d’ogni posto è equivalente a un altro. Il riduzionismo finisce quindi nel
narcisismo sociologico e poi nel relativismo sociologico.
Riduzionismo tecno frenico: la corso all’atomo
Il contrasto più deciso all’immaginario di Gaia è quel di riduzionismo che ha caratterizzato la
visione scientifica che spesso è vista coincidere con la scienza.
Cosa si intende per riduzionismo ? esso è fondato su un idea cioè che il compito di ogni teoria
scientifica sia quello di ridurre concettu