Sociologia - mafia e politica
Anteprima
ESTRATTO DOCUMENTO
Il potere è la possibilità di trovare obbedienza presso determinati gruppi o persone ad un
comando che abbia un determinato contenuto
Per Weber è' importante focalizzare l'attenzione sulla legittimazione del potere: il potere è legittimo
quando chi ubbidisce riconosce a chi esercita il comando il diritto di farlo, cioè quando è riconosciuto
come legittimo da coloro verso i quali è indirizzato. Ovviamente anche chi emana il comando deve
farlo sulla base di qualche forma di legittimazione. Quando il potere è legittimo, per Weber, si
trasforma in L'autorità quindi è quel potere che è basato sulla giustificazione fornita da chi
autorità.
comanda e al tempo stesso sul riconoscimento offerto da chi ubbidisce. Per Weber è importante
focalizzare l'attenzione sulle diverse forme di legittimazione del potere sulle basi delle quali Weber
distingue 3 tipi ideali di autorità:
1) potere basato sul carattere sacro delle tradizioni (es. principio dinastico
tradizionale:
con cui si riconosce l'autorità ai discendenti di una determinata famiglia)
2) potere costruito a partire da qualità personali considerate straordinarie
carismatico:
da parte di un leader a cui viene riconosciuto questo poter e la capacità di suscitare fiducia e
adesione emotiva
3) potere fondato su un sistema formalizzato di norme (es.
legale-razionale:
costituzione) che stabilisce in modo impersonale i criteri e le procedure per accedere alle
posizioni di potere (es. elezioni), ma anche i limiti e le modalità per esercitarlo.
Come sempre questi sono solo tipi ideali difficilmente riscontrabili puri nella realtà concreta. E' più
probabili trovare o in forma di residuo o in forma di combinazione altri poteri oltre quello
prevalente.
Per quanto riguarda il potere possiamo avere delle impostazioni di tipo diverso:
ottica sostanzialistica: potere viene visto come una risorsa che si ottiene, si possiede e si usa
–
come altri tipi di risorse
ottica soggettivistica: potere viene visto come capacità di un determinato soggetto di
–
ottenere determinati effetti o esiti, quindi di utilizzarlo per ottenere determinati obiettivi
ottica relazionale: potere non è soltanto il possesso di qualche risorsa, ma anche un processo.
–
Il potere può essere legato ad un ruolo, ma anche a un rapporto, una relazione che coinvolge almeno
due attori. Questa impostazione ci permette di vedere il potere in due versioni:
potere come possibilità di ai processi decisionali di rilevanza collettiva
partecipare
– potere come una che si stabilisce tra attori diversi in cui uno riesce a
relazione
–
indurre gli altri ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro 16/05/11
risponde alla diade
Potere qualcuno comando-obbedienza
su
– →
Potere fare qualcosa in comune con altri ha a che fare con l'azione
di
– →
Qualsiasi forma di potere non può poggiare solamente sull'uso della violenza, ma richiede un qualche
grado di consenso. Il potere è un necessario prerequisito del potere
di su.
Il potere “di” riguarda i meccanismi attraverso i quali il potere viene creato, i meccanismi generativi
del potere. Implica agire insieme ad altri azione di tipo cooperativo
→
Il potere “su” (qualcuno) riguarda i meccanismi del suo Non presuppone forme di
esercizio.
cooperazione, se non su basi gerarchiche
Anche il potere non implica necessariamente un gioco a somma 0 ( quelli in cui un attore guadagna
→
tutta la posta in gioco a discapito degli altri) – implicano un elevato livello dell'uso della forza; in
altri casi abbiamo giochi a somma positiva dove ci sono diversi attori che ci guadagnano, anche se
non tutti allo stesso modo. L'uso della forza è da un lato il potere al massimo della forza, ma
dall'altro rivela anche la sua strutturale fragilità; poiché ricorrere alla violenza manifesta mette in
luce anche la fragilità del sistema (la violenza è uno stato puramente potenziale) (es. potere
mafioso).
Possiamo distinguere diverse forme di esercizio del potere: Lukes distingue analiticamente 4 forme di
esercizio del potere:
consiste essenzialmente nell'escludere possibilità alternative di azione, riducendole al
forza:
–
caso limite ad una sola
quel tipo di potere che modifica mediante la minaccia di sanzioni negative la
coercizione:
–
desiderabilità delle alternative che si prospettano agli attori, costringendoli in pratica a compiere
una scelta che preferirebbero non fare
incide sulle opzioni degli attori strutturando le condizioni in cui essi si
manipolazione:
–
trovano ad agire induce gli attori a nutrire determinate credenze, valori, desideri in modo da
influenza:
–
condizionare la loro volontà (si manifesta concretamente attraverso due meccanismi diversi: 1)
2) quando l'influenza viene esercitata fornendo ragioni o
autorità, persuasione razionale:
motivazione per agire o non agire in un certo modo)
Un aspetto molto importante per quanto riguarda il potere è la sua distribuzione, che ha a che fare
con la sua struttura all'interno di un sistema sociale. In questa prospettiva possiamo trovare 2 ottiche
(o teorie) tra loro contrapposte:
teoria il potere è detenuto da una minoranza ristretta di persone (elìte), spesso
elitista:
–
descritto come3 un gruppo più o meno unitario, più o meno monolitico. (teoria messa a punto tra
altri dagli italiani Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Roberto Michels) (tradizione di studi anche
empirici negli Stati Uniti – Hunter, W. Mills). In tutte le società le persone che prendono le decisioni
fondamentali sono riconducibili a un numero ristretto. Idea che le società siano guidate da delle
élite. Mosca sostiene che soltanto una minoranza di persone può organizzarsi facilmente per
ne deriva che la minoranza tende a far prevalere i propri interessi sulla
detenere e il potere →
maggioranza. Capita allora che chi subisce la volontà di un élite tende ad organizzarsi per
contrastare questi gruppi minoritari elitari, ma anche nella maggioranza si riproducono le stesse
logiche (si creano delle élite). Michels sviluppò la “legge di ferro dell'oligarchia” studiando i partiti e
i sindacati di opposizione, notando che anche all'interno di questi soggetti collettivi si ricreavano
meccanismi simili a quelli da contrastare.
W. Mills ha studiato negli Stati Uniti l'élite del potere negli anni '50. In questo studio Mills costruì le
più importanti strutture decisionali e chi governava davvero negli USA e vide che le decisioni
importanti venivano prese da un vertice ristretto di persone che appartenevano alle gerarchie
economiche, politiche e militari. La cosa interessante dal punto di vista sociologico è che chi
occupava queste gerarchie proveniva dagli stessi ambienti sociali avevano in comune le stesse
cerchie di riferimento, ed erano tra loro intercambiabili a causa della formazione simile avuta. Chi
apparteneva a queste élite aveva ad esempio studiato nelle stesse università, frequentava gli stessi
ambienti, aveva stili di vita simili, etc... Questo portò alla luce come si riproducevano le strutture di
potere, oltre che come si generava un élite.
Con uno studio ancora più empirico Hunter andò a verificare sul campo la teoria di Mills, sviluppando
una ricerca in una città americana di circa mezzo milione di abitanti (tipo di ricerca riconducibile agli
Questo autore predispose una serie di interviste in ambiti tra loro diversi
studi di comunità).
(economia, politica, associazionismo, etc.). Le cose più importanti che andava a chiedere era su chi
erano gli attori più influenti in quella città, riuscendo a creare una mappa delle persone considerate
più importanti. Compilò una prima rosa di nomi che, andando avanti con la ricerca, si restringeva
sempre di più. Arrivò ad un gruppo di 12 persone che risultavano le più influenti in quelle città. Tra
queste persone quelle che emergevano di più erano gli esponenti del potere economico della città
che sopravanzavano chi occupava posizioni di potere politico, che si trovavano al secondo posto nella
lista. Hunter in questo modo aveva messo in luce in questa società di un'élite del potere.
Ricerche di questo tipo furono fatte anche in altre città statunitensi dalle quali risultarono forme di
potere piramidale, ai cui vertici spesso erano presenti colossi economici. Il metodo utilizzato da
Hunter viene chiamato che si basa sulla percezione, sulla reputazione del
metodo reputazionale
potere, che è un aspetto molto importante, ma non coincide necessariamente con il potere. [La
percezione è molto importante nell'ambito mafioso] ( critica mossa ad Hunter).
→
Il metodo per scorgere chi effettivamente gestisce il potere in una società è detto posizionale,
andando a vedere quali individui occupano determinate posizione che contano nella società. Questo
metodo è altresì importante, ma sono più percepibili di altre le risorse economiche, che però non
esauriscono la ricerca, poiché ci poterebbero essere altri attori influenti che esercitano il potere
grazie a risorse di altro tipo. Un terzo metodo può essere quello di andare a studiare le decisioni più
rilevanti su che tipo di opere e politiche si fanno, cercando di osservare chi in queste decisioni ha
avuto più influenza (metodo decisionale).
In queste ricerche conta molto il metodo utilizzato: metodo ci restituisce più
reputazionale
facilmente degli altri una struttura del potere di tipo piramidale
teoria sostiene che in realtà il potere tende a distribuirsi all'interno di una società
pluralista:
–
in modo diffuso e non concentrato. Non nega la possibilità che si formino delle élite, ma che tendano
a formarsene molte, sia di tipo istituzionale che non. L'autore più noto è Dahl, uno dei massimi
studiosi della democrazia (che lui chiama poliarchia). Dahl adotta il metodo Le forme di
decisionale.
democrazia diretta, come dice Dahl, sono difficili da mettere in atto per cui si basano su sistemi di
rappresentanza. Dahl mostra in modo convincente che su tutte una serie di decisioni ci sono diverse
élite che concorrono tra di loro. In alcuni casi tra élite economiche e politiche si creano
competizioni, in quanto gli obiettivi di potere seguiti da gruppi diversi non sono sempre tra loro
conciliabili. Dahl sostiene che i politici abbiano come obiettivo quello di essere rieletti, quindi
devono fare molta attenzione ad andare in contro alla volontà dell'elettorato, non possono perseguire
solo interessi economici. Dahl ha studiato una serie di meccanismi politici (es. elezioni, istruzione
pubblica, scelte candidati). La cosa che dimostra è che non c'è un'unica élite in grado di influenzare
ogni sfera, c'è una pluralità di élite. Dahl non ha una visione quindi più ingenua o rassicurante del
potere. Mostra semplicemente che non vi è solo un centro di potere, ma ve ne sono molti che
talvolta cooperano talaltra competono tra loro. Dahl è un po' più ottimista di altri riguardo le élite
politiche, poiché sostiene che esse debbano tenere conto della collettività che è chiamata al voto
puntualmente per legittimarli. Una delle critiche che è stata mossa a Dahl e al metodo decisionale
che egli ha adottato è che nei processi decisionali c'è poca trasparenza. Un caso eclatante è che
spesso molte decisione non vengono prese (non-decisione -o decisione di non decidere- scelta
→
politica).
Metodi di studio del potere:
metodo andare ad indagare in un determinato contesto sui potere che sono
reputazionale:
–
percepiti come più influenti in quella determinata società. Non per forza si sovrappone al reale
poter. Spesso l'avere una reputazione sovrastimata ha come effetto perverso (profezia che si auto-
adempie) quello di consegnare all'individuo più potere.
metodo posizione che gli attori occupano all'interno di una società. Andiamo a
posizionale:
–
vedere la distribuzione delle risorse. Potrebbero essere sovra-rappresentati coloro che dispongono di
risorse economiche a discapito di altri con risorse più difficilmente..
metodo andiamo a identificare i soggetti che prendono le decisioni più rilevanti
decisionale:
–
all'interno di una società. Il metodo decisionale ci restituirà un'immagine piuttosto pluralista del
potere, anche se potremmo trovare degli attori ricorrenti.
Metodo che si focalizza sulle non-decisioni: andiamo a studiare non quanto è stato scelto, ma
–
quanto non è stato scelto. Andremo a vedere su quante e quali decisioni sia stato posto un veto. Si
andranno a vedere quei gruppi che hanno capacità di veto, manipolazione. (Il metodo più difficile da
utilizzare empiricamente).
[La cosa migliore in una ricerca è cercare di adattare i metodi alle proprie esigenze]
Ci sono diverse concezioni del potere: nella visione degli elitisti prevale una concezione sostanzialista
del potere (si va a vedere chi è potente e il tipo di risorse che gli attori predispongono per esercitare
il potere), nella visione pluralista prevale una concezione relazionale del potere (si va a vedere
relazione tra soggetti, compromessi, scontri, etc.).
Lukes parla di una visione tridimensionale del potere e per spiegarla ha messo a fuoco il metodo
decisionale: Dobbiamo osservare contemporaneamente le decisioni osservabili, come
1dimensione)
vengono gestite, da chi e come vengono affrontate. Dobbiamo osservare le decisioni
2dimensione)
nascosta, vedere ciò che è tenuto fuori dall'agenda, le non-decisioni. Ha a che fare con
3dimensione)
i conflitti che derivano dagli interessi reali degli attori in gioco, il potere inevitabilmente produce
delle situazioni di conflitto e nella distribuzione del potere contano molto i conflitti latenti.
Conflitti latenti sono quei casi in cui non è chiarissimo a tutti gli attori in gioco ciò che è
rilevante e per chi è rilevante, per cui noi possiamo trovare delle situazione in cui un attore A
esercita potere su B andando contro gli interessi di B. Possiamo trovare B che è consapevole
di quanto sta accadendo (cioè che A non sta tenendo conto degli interessi di B), ma ci sono
una serie di situazioni in cui B non è consapevole. Bisogna tenere conto della trasparenza del
sistema, della manipolazione del sistema e della percezione da parte di B o delle persone
coinvolte rispetto alla...
esempio: sicurezza, una serie di decisioni vengono prese, altre vengono escluse e poi c'è la terza
dimensione che va a vedere chi favorisce quelle determinate scelte politiche.
prospettiva Importante è l'individuazione dei confini, che sono importanti perché
sistemica:
–
una caratteristica di questo approccio è la possibilità di individuare chi e cosa sta dentro e chi e cosa
sta fuori. Ogni sistema è composto da parti interdipendenti tra loro e tra le diverse parti esiste un
circuito di A ----> B ------> A (a cerchio). Possiamo fare una distinzione tra sistemi chiusi
retroazione
e tendono a mantenere inalterata la propria struttura interna cercando di evitare
aperti. Chiusi:
quanto possibile i contatti con l'ambiente esterno del sistema (sistemi sistemi
morfo-statici). Aperti:
che tendono ad adattarsi all'ambiente esterno, obbligati a farlo quando l'ambiente è in continua
trasformazione, pena: il collasso del sistema. Importanti questi continui contatti (adattamento) per
ridurre l'entropia che si forma all'interno del sistema (sistemi morfo-genetici). 17/05/11
I processi di adattamento in termini analitici possono essere distinti in tre tipi:
riguardano quei comportamenti che tendono ad intervenire sull'ambiente per
alloclassici:
–
modificarlo e adeguarlo ai caratteri del sistema. Sistema che cerca di adeguare l'ambiente.
quei comportamenti che modificano le proprie azioni, le proprie strutture, le
auto-classici:
–
proprie risorse per adattarsi ad un determinato sistema. Sistema si modifica per adattarsi
all'ambiente quei comportamenti che si rivolgono a un ambiente nuovo in modo da ottenere da
esotropici:
–
questo ambiente le risorse che non si riescono ad avere dal vecchio ambiente, in genere il sistema è
sottoposto a un qualche stress da cui cerca di fuggire andando alla ricerca di un nuovo ambiente
Nella prospettiva sistemica il sistema spesso viene raffigurato come una black box (=scatola nera)
poiché può essere molto difficile penetrare nel sistema osservandone le dinamiche interne. Si vanno
Approccio strutturale (più
di solito a vedere i flussi in entrata (input) e i flussi in uscita (output). →
vicino al paradigma della – Gli di un sistema possono essere risorse e
struttura input
MACRO).
soprattutto informazioni. Nello studio andiamo ad osservare la natura di queste risorse e le modalità
con cui entrano nel sistema. Gli sono i prodotti che vengono elaborati all'interno del sistema
output
(anche decisioni per esempio).
La come
politica sistema:
Filone di studi: analisi sistemica della politica, Easton
Uno dei primi problemi che si pone in uno studio del genere è come distinguere un sistema politico
da un altro sistema individuazione confini
→
Easton rifacendosi agli studi politologici riassume che il sistema politico è quello che prende al suo
interno decisioni che hanno carattere vincolante per la maggioranza dei membri di una società;
decisioni vincolanti rispetto all'allocazione di beni o valori. Quindi non si tratta solo di imporre con il
potere legittimo o meno determinate decisioni, ma queste decisioni riguardano la distribuzione di
beni o servizi. La politica ha a che fare con questo tipo di azione, stabilisce dei criteri attraverso cui
si offrono risorse ad alcuni gruppi o categorie sociali, processi di re-distribuzione.
Assumendo la prospettiva sistemica, Easton, concepisce il sistema politico come una scatola nera,
andando a studiare gli input e gli output del sistema; e comprendendo il sistema come
un'interdipendenza tra parti correlate tra loro. Secondo Easton il sistema politico <<è un sistema di
interazioni attraverso le quali si realizza un'assegnazione autoritativa di valori scarsi in una data
società>>. Tutta la nostra società funziona attraverso una serie di meccanismi di allocazione di valori
(materiali o immateriali): es. reciprocità, consuetudine, routine, pratiche. Un altro meccanismo
importante nelle nostre società è lo scambio di mercato, ma ciò che è specifico della politica è il
comando, sulla base di un possesso di potere che si impone rispetto alla collettività. Questa
allocazione autoritativa sottintende dei processi che non sono così lineari.
Di che tipo sono gli che entrano nel sistema politico?
input
Easton dice che sono fondamentalmente di 2 tipi:
le istanze che provengono dal basso e che si rivolgono al sistema
rivendicazioni:
–
politico (domanda politica)
consenso che viene offerto ad alcuni attori del sistema politico, che per
sostegno:
–
funzionare, deve avere un certo grado di legittimazione.
Come si conciliano gli interessi individuali e gli interessi collettivi?
Gli input non entrano direttamente nel sistema politico, ma vengono selezionati e filtrati con
dei sistemi di ( attori specializzati a selezionare - es. sindacati, partiti
regolazione d'accesso →
politici, mass media-, ma anche ad aggregare e sintetizzare gli input)
Gli input dovrebbero rispecchiare la conversione (non lineare) degli input che avvengono
all'interno del sistema politico: es. decisioni, leggi, politiche
SISTEMA output
input POLITICO
Griglia: meccanismi di regolazione d'accesso (selezione, filtro, sintesi)
Nell'ottica sistemica ci sono dei meccanismi di retroazione, per cui un output ha degli effetti anche
sugli input, retro-agisce sull'ambiente modificando gli input. I risultati hanno delle conseguenze che
vanno a modificare le domande. Importante osservare le decisioni politiche, ma anche gli esiti di
queste decisioni.
La domanda può essere autoreferenziale, cioè non venire dagli input ma dall'interno del sistema
politico. In realtà la domanda può non esserci ma formalmente il sistema ha bisogno di una
legittimazione che può venire creata ad hoc.
3 tipi di voto democratico:
voto di tende a ribadire un'identità, un legame di identificazione. In
appartenenza:
–
genere si tratta di partiti che rappresentano una classe o un territorio, che hanno un'ideologia
politica, valoriale o religiosa.
voto di si sceglie un determinato partito in base a un programma
opinione:
– voto di presuppone una sorta di transazione tra elettore e futuro eletto, voto
scambio:
–
che tende ad essere personalizzato, chi lo offre pensa che chi lo riceverà farà il suo interesse.
Può degenerare in forme patologiche: es. voto clientelare, scambio occulto
(controprestazione illegale)
+ voto protesta: manifesta dissenso verso la classe politica, l'astensione può ritenersi un voto
di protesta, anche se è difficilmente quantificabile. Annullamento o voto scheda bianca.
Tra i più importanti troviamo i partiti politici, che si dovrebbero fare portatori delle
get keepers
istanze e delle rivendicazioni dei cittadini cercando di rappresentarli. Che funzioni hanno?
Selezione, aggregazione e trasmissione delle domande politiche provenienti da individui,
–
gruppi e organizzazione. Dovrebbero essere recettori passivi delle domande presenti nella società e
dovrebbero essere essi stessi a creare e orientare l'offerta politica.
Organizzazione della delega politica: processo attraverso cui i cittadini riconoscono i partiti,
–
nel senso che li considerano rappresentanti dei loro interessi, delle loro opzioni di valore, ma anche
di quei processi attraverso cui avviene il reclutamento e la selezione del personale politico che poi va
a ricoprire cariche pubbliche. Concetto della rappresentanza
In Europa i partiti politici hanno una lunga tradizione alle spalle, e in genere, se andiamo a vedere la
loro origine, possiamo dividerli in categorie (individuate da Rokkan, che è andato a individuare le
linee di frattura -volontà di rappresentare interessi o valori- attraverso cui, nella storia, si sono
strutturati i partiti politici in Europa)
4 principali linee di frattura organizzate in dicotomie: (2 risalgono ai processi di costruzione degli
stati nazionali, altre 2 risalgono all'avvento dell'età industriale)
concetto della (del potere) durante la creazione degli
centralizzazione
centro / periferia:
– creazione di (etniche, socio-culturali, economiche, politiche).
stati nazionali periferie tensioni
→ →
Partiti regionalisti creatisi in tutta Europa. I processi di globalizzazione, creazione Unione
Europea,etc. hanno rivitalizzato questa linea di frattura. In Italia c'è stata un inversione del senso
della tensione (prima la tensione proveniva dal Sud, politicamente periferico; oggi la tensione deriva
da comunità settentrionali ---> questione meridionale / questione settentrionale). La Lega Nord, nata
negli anni '80, si colloca nel solco di quella stessa linea di frattura creatasi originariamente durante la
creazione degli stati nazionali.
storicamente è stata molto importante (prima grande frattura storica:
stato / chiesa:
–
gestione sistema educativo), rappresenta il conflitto tra laici/religiosi, ha dato vita in Europa a
partiti di natura religiosa e partiti di matrice laica. In questo l'Italia ha la sua peculiarità a causa
della forte influenza della Chiesa. Questa frattura ha avuto una grossa rilevanza nel sistema politico
italiano ed ha portato alla strutturazione di quello che è stato uno dei partiti di massa, la DC. Si
riteneva che l'impegno dei cattolici in politica non potesse che passare attraverso una determinato
partito che avesse una valoriale impronta religiosa. La frattura stato/chiesa è importante a livello
politico su molte questioni: es. bioetica, aborto, divorzio, testamento biologico, educazione.
è stata moto importante storicamente, ma ha molta meno presa
città/campagna:
–
attualmente. In tutti i paesi europei la riforma agraria è stata una di quelle che ha creato maggiori
tensioni. In Italia gli interessi in questo campo furono soprattutto rappresentati dalla democrazia
cristiana con confederazioni parallele (durante le varie coalizioni alle quali la DC ha dovuto
partecipare, e sempre più allargare, gli unici due ministeri che non sono mai stati amministrati da
esterni alla DC sono quello dell'agricoltura e dell'istruzione). Una frattura che è rimasta oggi tra
città/campagna la si può notare nel così diversificato orientamento elettorale
è il conflitto socio-economico che si afferma con l'affermarsi del sistema
capitale/lavoro:
–
capitalistico e che rappresenta classi diverse (tra chi detiene i e chi è in
mezzi di produzione
possesso della sola che vende sul mercato). Partito comunista. E' stata la linea di
forza lavoro
frattura principale attraverso cui si è strutturato il campo politico tra destra e sinistra
(liberismo/socialismo). Ha provocato l'istituzionalizzazione del conflitto di classe all'interno di
determinati canali politici (socialisti-socialdemocratici). Questa linea di frattura non è stata risolta e
rimane importante ancora oggi, nonostante sia cambiata moltissimo. 18/05/11
Una frattura che, secondo gli autori, oggi conterebbe molto è quella tra beni materialisti/post-
che vanno a soddisfare quel tipo di bisogno che va al di là delle necessità per
(
materialisti →
sopravvivere in modo dignitoso -aspirazione, realizzazione di sé, libertà-)
All'inizio del '900 Max Weber distingueva 3 tipi di partito:
partiti di mirano a ottenere posizioni di potenza per il loro capo e cariche
patronato:
–
amministrative per i seguaci
partiti di partiti che agiscono in nome di un determinato gruppo sociale
classe o ceto:
– partiti che possono essere organizzati in base ad una
ispirati ad una intuizione del mondo:
–
particolare visione (o ideologia) del mondo
partiti di costituiti da individui che avevano una propria attività economica
notabili:
–
autonoma, che si dedicavano alla politica in modo non tradizionale per rappresentare i propri
interessi economici. Partiti che funzionavano come comitati elettorali delle classi borghesi
possidenti.
----------------------------------------------------------------------------------------
Svolta partiti (ideologici) di radicati nel territorio, presentano un'articolata struttura
massa:
–
organizzativa, una burocrazia di partito con personale professionale che lavora per il partito a tempo
pieno. Con l'avvento di questi tipi di partiti che si avvia una professionalizzazione della politica. I
partiti diventano così delle grande agenzie organizzative sul territorio. Ad un certo punto il partito di
massa viene superato da altre forme di partito (es. “partito pigliatutto” / ”partito elettorale
professionale” / “partito mediale” non si basa su un'ideologia, ma mira a raccogliere voti in tutti i
→
settori della popolazione. Spesso viene costruito sull'immagine del leader, sull'influenza mediatica,
orientato sempre più verso l'elettorato, con un programma politico strumentale al fine elettivo). Il
radicamento nel territorio (il raccogliere la domanda politica sul territorio) viene sostituito dai
sondaggi. Il partito si adegua alla domanda del corpo elettorale col fine di raccogliere più voti.
Partito che utilizza strategie di marketing, funziona molto la mediazione (mass-media) della politica,
accompagnata da una personalizzazione del partito, programmi costruiti con slogan mediatici.
I numeri di iscritti ai partiti è calato in modo vertiginoso rispetto ai tempi dei partiti ideologici di
massa, soprattutto tra i giovani. E' cambiato il luogo delle attività sociali (es. volontariato).
Si parla in diversi paesi, tra cui anche in Italia, di processi decisionali di
democrazia deliberativa →
tipo inclusivo (con assemblee su politiche locali -es. costruzione inceneritore-, spesso con esperti che
illustrano il quadro). Il processo deliberativo funziona non solo con la maggioranza (che non è il
criterio democratico più importante), ma quando tra i partecipanti si ha un cambiamento
politica è discussione e compromesso).
dell'opinione iniziale (
→
Le nostre democrazie hanno un problema di poiché interessi di ampie fasce di
rappresentanza
popolazioni rischiano di non essere rappresentate in parlamento.
Regx 24:00 37:00 brano Max Weber (1918) “La scienza come professione” “La politica come
→
professione” si sofferma sulle qualità che dovrebbero orientare la condotta dell'uomo politico:
passione: non basta per quanto sentita, non crea l'uomo politico, se non mettendolo a guida
–
di una causa
senso di responsabilità
– lungimiranza: attitudine psichica decisiva per l'uomo politico, lasciare che la realtà operi su di
–
noi con calma e raccoglimento interiore.
La mancanza di distacco è una di quelle qualità che li condannerà all'inettitudine politica. Come
possono coabitare l'ardente passione a la fredda lungimiranza? La politica si fa col cervello.
La distanza è la differenza tra il politico e il dilettante politico. L'uomo politico deve soverchiare
dentro di s un nemico assai frequente e ben troppo umano: la vanità comune a tutti, nemica mortale
di ogni distanza e in questo caso del distacco rispetto a sé medesimi. La vanità è una specie di
malattia professionale, tuttavia presso gli studiosi essa è relativamente innocua poiché di regola non
nuoce all'attività scientifica, come nuoca all'attività politica. Nella politica il peccato inizia quando
l'aspirazione al poter smarrisce le causa a cui punta...Due cause mortali politica: mancanza di cause,
mancanza di responsabilità.
Weber dice: l'uomo politico, per essere un buon uomo politica, deve avere l'etica della convinzione e
l'etica della responsabilità. Non che l'etica della convinzione coincida con la mancanza di
responsabilità e viceversa. La politica si fa con il cervello, ma non solo con esso. Nessuno può
determinare quando sia consigliato conseguire l'una o l'altra, perché solo congiunte formano il vero
uomo, quello che può avere la vocazione alla politica.
Lo Stato:
Le politiche prendono forma all'interno dell'istituzione pubblica più rilevante, lo stato. Il potere
politico è istituzionalizzato, cioè spersonalizzato, nello stato, che ha la funzione di produrre e
regolare la legislazione politica. Spesso c'è un'identificazione dello stato con la politica, nel senso che
è nello stato che prendono forma i rapporti di potere fondati sul monopolio dell'uso legittimo della
forza. Lo stato si deve però distinguere da quella che viene definita che indica quello
società civile
spazio intermedio che si dispiega tra lo stato e la vita privata individuale o familiare. Lo stato ha
delle caratteristiche organizzative peculiari, nel senso che è una struttura organizzativa che tende ad
essere onnicomprensiva (tende a comprendere tutti gli individui e i gruppi presenti nel territorio
sottoposto alla sua regolamentazione), ha un carattere di forte stabilità (tende a perdurare nel
tempo) e ad esercitare il proprio potere senza limiti temporali, tende all'esclusività, sovranità ( →
monopolio uso legittimo forza implica una centralizzazione -che non significa concentrazione- del
→
potere [mafie sfidano questo monopolio]). Una visione marxista dello stato: stato pensato come
sovrastruttura che rifletteva la struttura dei rapporti sociali di produzione (struttura economica), lo
stato non era quindi un'istituzione neutrale, ma una diretta emanazione delle classi dominanti in
quanto ne rappresentava il loro potere economico.
Uno dei passaggi fondamentali del processo di costruzione degli stati nazionali è il passaggio dallo
(sovrano che accentrava tutti i potere e li esercitava nei confronti dei
stato assoluto sudditi->
potere legittimato per via tradizionale) allo divisione dei poteri (a partire dal XVIII
stato di diritto →
sec. Si passa da sudditi a potere non più assoluto ma vincolato dea una costituzione e
cittadini,
volontà popolare rappresentata da parlamenti).
Gli stati moderni sono degli stati nazionali (la nazionalità -che fa riferimento al popolo e non alla
popolazione- è una delle caratteristiche fondative). Il popolo è più di un aggregato di persone,
accomunato da radici storiche-linguistiche-culturali, origine e destino comune (proiettato sul futuro).
In termini sintetici possiamo dire che la nazione è una comunità etnica, di appartenenza. E' molto
importante mettere a fuoco il fondamento attraverso cui si rende concreta questa appartenenza.
Distinzione analitica idealtipica:
concezione nazione come contano i legami di sangue, ha rilevanza nel momento in
ethnos:
–
cui dobbiamo capire i criteri di accesso di estranei alla nazione. (es. Germania)
Ius sanguinis
concezione nazione come conta il libero contratto politico, cittadini decidono di
demos:
–
condividere uno spazio comune e di sottoscrivere un contratto. Ius (suolo) (es. Francia)
solis
L'Italia ha una forte impronta di concezione ethnos accentuata soprattutto negli anni recenti
con la legge sulla cittadinanza del 1992. E' uno dei paesi in cui è più difficile acquisire la
cittadinanza.
La cittadinanza nel senso sociologico ha a che fare con l'insieme di diritti e doveri che sono associati
e riconosciuti all'essere cittadino di un determinato stato. Il passaggio da sudditi a cittadini implica
l'assegnazione di una serie di diritti. Il concetto di cittadinanza indica lo assegnato a chi è
status
membro a pieno titolo di una comunità politica nazionale. Cittadino titolare di diritti e di doveri.
→
Marshall ha studiato l'affermazione dei dritti di cittadinanza nei paesi occidentali e ha osservato
come ci sia stata un'evoluzione, Marshall distingue tre tipi di cittadinanza:
riguarda diritti civili, i primi che si sono affermati. Sono i diritti individuali
civile:
–
(espressione, fede, associazione), questo sviluppo si è accompagnato delle corti di giustizia
(tribunali) riguarda i diritti politici, affermatisi successivamente. Riguarda la partecipazione
politica:
–
all'esercizio del potere politico, il diritto cioè di eleggere propri rappresentanti, ma anche il diritto di
essere eletti in qualità di rappresentanti. Elettorato attivo-passivo. Questi diritti raggiungono la
massima espansione con il e la costituzione dei moderni
suffragio universale parlamenti
riguarda i diritti sociali, in base ai quali viene garantito ai cittadini un certo livello di
sociale:
– diritti relativi all'istruzione, alla salute, all'assistenza. Hanno a che fare con
qualità della vita,
l'istituzionalizzazione di determinati sistemi (educativi, sanitari).
Da qualche anno si discute di una quarta forma di diritti: il fondamento dovrebbe
diritti umani,
essere dato dal fatto che tutti gli individui appartengono alla stessa specie, e ad ogni uomo dovrebbe
essere riconosciuta la stessa condizione morale. I diritti umani dovrebbero svilupparsi attraverso la
capacità di considerare moralmente irrilevante una parte delle differenze esistenti tra gli esseri
umani. C'è chi vorrebbe allargare questi diritti con alcuni diritti civili indipendentemente dalla
nazionalità.
Nella ricostruzione che fa Marshall si osserva questa evoluzione: civili->politici->sociali. Se facciamo
caso al dibattito attuale che riguarda gli individui stranieri notiamo che c'è una forte resistenza ad
attribuirgli diritti politici; il che è strano poiché non rispetta l'evoluzione teorizzata da Marshall.
Con l'avvento della cittadinanza sociale, nasce quello che viene chiamato lo (o
stato sociale welfare
che ha come priorità quello di garantire la a tutti i cittadini, vale a dire
state) sicurezza sociale
condizioni sufficienti per assicurare a tutti i cittadini un'accettabile qualità della vita, assicurare
determinati standard minimi mettendo in atto degli interventi. L'obiettivo principale dei sistemi di
welfare è quello di contrastare le diseguaglianze provocate dal mercato.
E' difficile conciliare 3 aspetti, soprattutto a fronte di risorse sempre più limitate:
obiettivi di sviluppo economico
– obiettivi di equità
– obiettivi di qualità democratica
–
Ci sono diverse ricette in cui una di questi 3 obiettivi tende ad essere sacrificato: es. capitalismo
qualità democratica, es. stati uniti equità.
asiatico → →
Equità significa investire nei sistemi di welfare, questo è sempre più difficile e in tutti i paesi europei
si stanno diminuendo le politiche di welfare e sta aumentando il livello di disuguaglianza
(maggiormente in Italia, dove si sta raggiungendo un livello quasi pari a quello statunitense).
Cosa implica un sistema di welfare e come si afferma progressivamente?
Indica un allargamento dei servizi pubblici, implica la difesa dei diritti dei lavoratori, implica
un sistema pensionistico, implica delle imposte progressive.
C'è un modello che viene definito poiché gli interventi del welfare sono limitati ad una
residuale
fascia ben definita: gli strati più poveri. Al polo opposto troviamo un modello universalistico,
definito anche o si rivolge a tutti i cittadini, contano molto i servizi e
istituzionale re-distributivo;
più ridotti sono i trasferimenti monetari. Viene finanziato prevalentemente attraverso la pressione
fiscale, tipico dei paesi scandinavi. Vi è anche un modello intermedio, che viene chiamato modello
o (o in questo caso i servizi vengono
remunerativo occupazionale conservatore-corporativo);
erogati in modo differenziato sulla base dell'appartenenza di una determinata categoria socio-
professionale. I benefici in genere sono differenziati in relazione alla posizione occupazionale, questo
si spiega con il fatto che il sistema non viene finanziato, se non in minima parte, dalla tassazione
generalizzata; ma viene finanziato per via di contributi, che i lavoratori depositano in casse
(trattenute) che vengono poi restituiti in servizi. 23/05/11
I sistemi di welfare indicano, in fondo, dello stato nell'economia. Sarebbe riduttivo
l'intervento
considerare lo stato come unico attore; in realtà da sempre troviamo un mix di interventi.
Servizi pubblici
STATO
ASSOCIAZIONISMO MERCATO
Servizi privati
BENEFICIARI
volontariato FAMIGLIA Solidarietà familiare
(copiare bene schema: diamante welfare)
Possiamo riassumere 3 tipi di insieme di interventi:
erogazioni limitate all'assistenza
– erogazione e prestazioni che mirano a forme di assicurazione
– prestazioni che mirano a garantire la sicurezza sociale
– tutti quegli interventi che sono
Assistenza ( forma di intervento residuale): comprende
→
finalizzati a rispondere in modo mirato a specifici bisogni che possono essere di individui o
che riguardano specifiche categorie di soggetti. Forma di protezione selettiva, nel senso che
per poter usufruire di questi interventi bisogna verificare le condizioni di reddito.
riguardano quegli interventi che vengono
Assicurazione ( forma di intervento automatica):
→
erogati prevalentemente in forma automatica sulla base di precisi diritti e doveri, ad esempio
in virtù del fatto di aver pagato dei contributi previdenziali assistenziali o di rimanere in
cinta. Le forme di assicurazione sono in genere legate allo status occupazionale dell'individuo
interventi di stampo più universalistico, finanziati da gettito fiscale
Sicurezza sociale:
usufruibile a tutti gli individui, es. assistenza sanitaria in Italia, pensioni minime.
Gran parte degli interventi pubblici vengono decentrati a livello locale
E' importante non soffermarsi solo sui servizi pubblici; bisogna tenere presente il funzionamento del
mercato del lavoro e il ruolo che viene assegnato alle famiglie.
Uno dei più grandi studiosi dei sistemi di welfare si chiama Espin-Andersen, un sociologo svedese.
Espin-Andersen parla di regimi di welfare perché per capire il funzionamento del welfare è molto
importante focalizzare l'attenzione sulle diverse condizioni socio-politiche dei Paesi. Riprende la
distinzione dei tre sistemi di welfare chiamandoli: regime (residuale), regime
liberale conservatore-
(remunerativo), regime (universalistico).
corporativo social-democratico
L'affermarsi di un determinato regime di welfare dipende da due processi:
processo di va a misurare quanto i sistemi di welfare pongono resistenza
de-mercificazione:
–
al fatto che il lavoro sia considerato una merce, di fondo il welfare potrebbe essere condizionato
come un meccanismo che tende a correggere l'influenza del mercato nella vita. Va ad indicare il
grado attraverso cui le politiche di welfare offrono risorse e opportunità per contrastare la
dipendenza dei cittadini dal mercato del lavoro, ad esempio empiricamente si potrebbe andare a
vedere come in diversi paesi quale sia la condizione di una persona che, per qualsiasi motivo, si
astiene dalla prestazione lavorativa.
processo di indica il grado in cui le politiche di welfare riescono a
de-stratificazione:
–
diminuire i differenziali di status occupazionale, o meglio, di classe sociale. Quanto le politiche di
welfare riescono a diminuire i rischi e i bisogni sociali attenuando le differenza di classe.
Il regime è quello in cui prevalgono le misure di assistenza, che vengono erogate in base alle
liberale
condizioni socio-economiche di chi ha bisogno di un determinato intervento. Le forme di protezione
del welfare sono protettive, e in genere le prestazioni sono molto circoscritte. I destinatari di questi
interventi sono le fasce più deboli della popolazione. In questo caso il welfare state incoraggia il
ricorso al mercato, c'è l'idea di intervenire poco nell'economia, lasciando spazio alla “mano
del mercato (es. Stati Uniti). Sistemi in cui la è bassa, in quanto il tipo
invisibile” de-mercificazione
di servizi di cui i cittadini possono usufruire dipende molto dalla loro posizione nel mercato, ma è
anche bassa la de-stratificazione
Il regime è quello in cui c'è una categoria di soggetti che sono più tutelati
conservatore-corporativo
(lavoratori adulti maschi capi-famiglia), molto legato al funzionamento del mercato di lavoro, e ad
un certo tipo di famiglie. Si ha in questo caso una de-mercificazione media, la dipendenza del
mercato è attenuata, ma non annullata. La de-stratificazione è medio-bassa, in quanto vi è una forte
stratificazione di genere. es. Germania, Austria, Francia e Olanda
Il regime è quello più universalistico, affermato in quei paesi in cui è stato a
social-democratico
lungo il potere il partito social-democratico. Il welfare viene finanziato direttamente dalle tasse, i
destinatari sono tutti i cittadini, i processi di de-mercificazione e di de-stratificazione sono molto
alti. “Tutti es. Svezia,
beneficiano, tutti dipendono, tutti si sentono in dovere di contribuire”.
Finlandia
Il modello italiano è stato introdotto da molti autori nel regime conservatore-corporativo, ma ci sono
un'insieme di altri autori che ritengono che rientri in questo modello, ma con una specificità comune
modello di welfare mediterraneo (Italia, Spagna, Portogallo,
ai paesi dell'Europa meridionale →
Grecia) Le politiche di welfare sono in questo paese molto generose per le categorie che occupano
posizioni centrali nel mercato del lavoro (dipendenti pubblici e di grandi imprese private), si
tratterebbe di un sistema di protezione dualistico e polarizzato, poiché alcune categorie sono molto
protette e altre (es. giovani) poco protette. Conta molto in questo sistema il ruolo assegnato alla
famiglia, contano molto le relazioni di tipo solidaristico assegnate alla famiglia, che copre i vuoti del
welfare (famiglia intesa come Fa eccezione in tutti questi paesi il servizio
ammortizzatore sociale).
sanitario nazionale (in Italia dal '79 è uno dei più universalistici). Un'altra caratteristica dei paesi
mediterranei è che il sistema è caratterizzato da un elevato particolarismo, sia sul versante
dell'erogazione (soggetta a manipolazione politiche di stampo clientelare) sia sul versante del
finanziamento (evasione fiscale). L'Italia ha poi altre peculiarità che son oda rintracciare non tanto
nella (in linea con la media europea), ma quanto nella composizione interna della
quota si spesa
spesa (es. quota elevata assorbita dal sistema pensionistico circa 62% - media europea inferiore a
50%, fortemente sotto la media la spesa sociale destinata alla famiglia -Italia 4, media europea 8%-,
contrasto disoccupazione Italia meno 2%, sostegno all'abitazione, forme di esclusione sociale). Un
problema forte in Italia è quello della ripartizione del welfare per quanto riguarda le generazioni.
Il modo in cui si realizza il (schema diamante) è frutto di azioni politiche, della
welfare mix
combinazione tra pubblico e privato. Lo stato non è solo un ma anche
erogatore, regolatore.
Welfare di tipo modello in cui il ruolo dello stato si riduce e si estende l'area
comunitario:
associazionista e familiare dello schema difficile da garantire la continuità dei servizi erogati a
→
causa dei discontinui finanziamenti.
Livello di tolleranza della disuguaglianza Dipendono da scelte
Livello di tolleranza del differenziale di status tra generazioni politiche
Livello di tolleranza dei differenziali salariali
a livello teorico ci sono due approcci di prospettiva 1) policy dipende dalla politics (politica
Policy: →
come potere), 2) policy considerata come variabile indipendente, che spiega anche il funzionamento
della politics
E' importante da tenere presente il processo di costruzione delle politiche, almeno per quanto
riguarda il primo passaggio: inquadratura, identificazione e definizione del problema ( una politica
→
pubblica deve affrontare un tema o un problema di rilevanza generale), si può anche non prendere in
considerazione un problema. Secondo passaggio: ingresso di questo problema nell'agenda politica ( →
prioritario, da affrontare in futuro). Terzo passaggio: della policy ( presentazione di
formulazione →
diverse soluzioni alternative), a questo livello si incrociano molto le competenze tecniche e
politiche, ci può essere una politicizzazione della scienza, si arriva infine all'adozione della policy (
→
processo decisionale), molti elementi della decisione possono essere già stati presi nelle fasi
precedenti. Dopo la fase dell'adozione abbiamo la fase dell'attuazione, quella che viene chiamata
l'implementazione, come si mette in atto la politica. Questo passaggio può modificare moltissimo la
stessa. Nella messa in atto della policy quest'ultima può cambiare. Seguono poi la
policy valutazione
della (andare a vedere che effetti ha avuto) e la (eventualmente)
policy riformulazione 24/05/11
Possiamo scomporre analiticamente le politiche pubbliche in diversi passaggi:
1) del problema
Identificazione
2) dell'agenda politica o istituzionale
Definizione
3) della policy (importante in questa fase il parere di tecnici ed esperti)
Formulazione
4) Decisione
Adozione →
5) (la messa in opera)
Attuazione
6) (può essere ex-post, in itinere,...)
Valutazione
7) Eventuale riformulazione
Varie politiche politiche del lavoro
– politiche sanitarie
– politiche industriali
– politiche educative
–
Per distinguere diversi tipi di politica è abbastanza consolidata una tipologia dell'autore Lowi, che
distingue fra 4 tipi di politica:
sono quelle politiche che forniscono benefici a categorie specifiche di
distributive:
–
attori senza riferimento diretto alla fonte da cui attingere le risorse. Realizzate attraverso
l'imposizione fiscale generale. es. provvedimento che agevola determinati tipi di imprese
assegnando aiuti pubblici di natura finanziaria a tute quelle imprese che hanno determinate
caratteristiche come assunzione categorie particolari lavoratori.
vengono sottratte risorse ad alcuni attori per darli ad altri,
re-distributive:
–
stabiliscono quali categorie e in quale misura devono contribuire. es. imposte progressive sul
reddito. Più difficili da realizzare. Possono provocare un conflitto fra le diverse parti
politiche, che si fanno portatrici di categorie e classi di attori diversi.
riguardano quei tipi di interventi che producono vincoli ai comportamenti
regolative:
–
delle persone, quelle politiche che disciplinano determinati campi di attività. In alcuni casi
possono individuare una categoria di soggetti che vengono limitati. Queste limitazioni
vengono legittimate sulla base di un interesse collettivo di ordine superiore.
Le politiche che stabiliscono le regole e le procedure per arrivare a
costitutive:
–
decisioni pubbliche (le regole del gioco). Riguardano quindi norme e regole sull'esercizio del
potere della stessa classe politica chiamata a prendere delle decisioni. (Come e Chi può fare
determinate cose). es. norme sistemi elettorali
Lowi distingue le politiche anche secondo due dimensioni:
a) coercizione:
– a1) e
remota indiretta
– a2) e
immediata diretta
–
b) della politica:
ambito di applicazione
– b1) comportamenti individuali
– b2) in cui prendono forma i comportamenti individuali
contesto
– a2,b2
re-distributive:
a1,b1
regolative: a1, b2
costitutive:
Altro schema analitico:
a
Benefici: a1 concentrati
– a2 diffusi
–
b
Costi: b1 concentrati
– b2 diffusi
–
a1,b1: Situazione che provoca un tra gruppi diversi, non è possibile un compromesso.
conflitto
Possiamo trovare come soggetti principali dei gruppi di interesse che cercano di fare pressione per
ottenere decisioni vantaggiose
a1, b2: Situazione in cui possiamo trovare un gruppo di interesse che cerca di ottenere dei benefici
scaricando i costi sulla società, possibile clientelismo
a2,b1: Politica molto difficile da realizzare, quei casi in cui i benefici vanno a vantaggio di tutta la
collettività, ma i costi vengono sostenuti da una categorie specifica o da un soggetto. E' necessario
un forte attivismo di attori politici che godono di ampia maggioranza che possono permettersi di
scaricare i costi su una determinata categoria in nome di un beneficio collettivo.
a2,b2: Decisione in cui nessun gruppo è abbastanza forte più di altri da privilegiare determinate
categorie,
Studiando il tipo di processo decisionale che sottostà ad una determinata politica si può parlare di
ha a che fare con la decisione ed è rilevante nelle politiche pubbliche
razionalità:
Regx 42:00 (discorsi su razionalità mod. 1)
Questi due modelli di razionalità (olimpica e limitata) si basano su un modello La razionalità
a priori.
delle politiche pubbliche si basano sul modello (cambiamento in corso). Questo tipo di
incrementale
razionalità è quello che più risponde a quanto si verifica nel campo delle politiche pubbliche, così
come trova riscontro il quarto tipo di razionalità a modello del (in cui le decisioni
cestino di rifiuti
sono abbastanza caotiche, ci sono attori che ufficialmente perseguono certi fini ma in realtà ne
hanno altri latenti) cestino dei rifiuti perché in realtà non c'è un problema per il quale si va a cercare
una soluzione, ma ci si può trovare in una situazione in cui si hanno una serie di soluzioni disponibili
alla rinfusa dove di fronte ad un problema si va a recuperare una di queste soluzioni.
Modello di razionalità Condizioni cognitive Modalità di scelta Criterio decisionale
Raz. Sinottica Certezza Calcolo Ottimizzazione
Info. Complesse
Raz. Limitata Incertezza Confronto Soddisfazione
Info. Incompleta
Raz. Incrementale Incertezza Aggiustamento Accordo
Info. Confuse
Cestino dei rifiuti Incertezza Casuale Opportunità
Info. Ambigue
E' importante andare a guardare qual è anche il tipo di stile e di logia con cui si affrontano questi
problemi (stile decisionale). Quale tipo di rapporto si stabilisce tra i produttori e i destinatari della
decisione pubblica.
Direttivo o Autoritario: (logica in tipo positivo), si può basare anche solo su un criterio di
–
maggioranza razionalità sinottica, Dirigismo
→ razionalità tipi
Autoritario: Disponibili a modificare il processo decisionale incrementale,
– →
regolativi di politica
Negoziale: disposto ad ascoltare e discutere le ragioni degli altri su politiche che rispondono a
–
logiche di emergenza
Negoziale: concretamente più aperto al confronto (riguarda tutti gli attori
Concertazione
– →
portatori di diversi interessi, tra loro anche in conflitto), basata su processi decisionali di tipo
– molto più attuata in passato che oggi. Oggi c'è un deficit di rappresentanza politica
inclusivistico
per quel che riguarda alcune classi sociali, che rimangono escluse dal sistema politico.
Una politica dal punto di vista sociologico non può essere analizzata solo nei suoi aspetti formali; a
volte può essere importante ricostruire il processo decisionale. Un'analisi approfondita permette di
scorgere quale sia la posta in gioco e di vedere meglio i rapporti tra politica e società, tra politica ed
economia, tra sfera pubblica e sfera privata, tra interessi di breve termine e lungo termine. Inoltre
permette di tenere conto come le politiche possano ad andare ad influenzare lo stesso campo della
Permette infine di capire il tipo di visione che si ha rispetto al funzionamento della società
politics.
rispetto agli obiettivi da perseguire. 25/05/11
L'analisi della criminalità organizzata di tipo mafioso – Studio applicato
Tema che ha una grande rilevanza sociale.
– Tema che studiandolo “scientificamente” non può fare a meno di prendere in considerazione
–
le interpretazioni di senso comune e le dichiarazioni pubbliche. Si sono creati molti stereotipi nel
tempo che son diventati costitutivi del fenomeno stesso.
Tema molto conflittuale tra i sociologi, ma anche tra chi si occupa del fenomeno su altri
–
fronti,come il fronte del contrasto (agenti di contrasto). Si producono diverse conoscenze più o meno
sistematiche, alcune di tipo istituzionale (es. atti magistratura). Ci sono anche enti di ricerca non
accademici e organizzazioni non istituzionali (es. commissione parlamentare anti-mafia) che
producono delle conoscenze.
Tema che soffre di un'elevata politicizzazione.
– Fenomeno che ha una serie di contraddizioni al suo interno: es. fenomeno invisibile (perché
–
criminale), ma al tempo stesso visibile.
Uno dei primi problemi che si pone questo tema è proprio capire di cosa stiamo parlando, nonostante
la conoscenza che ognuno di noi può avere.
Che cos'è la mafia?
→
Ancora oggi non c'è una convergenza tra gli studiosi su una definizione univoca. Nel caso di questo
fenomeno si susseguono interpretazioni nel corso del tempo, a volte anche ricorrenti.
Una delle prime discussioni affrontate dalla fine dell'800-inizi '900 è stata se esistesse o meno la
mafia. Il problema aveva anche degli elementi di serietà, poiché tra le persone in buona fede questo
interrogativo non negava l'esistenza del fenomeno di per sé, ma inteso in questi termini: esiste la
mafia? O semplicemente esistono i mafiosi? significa individuare il frame adatto per inquadrare il
→
fenomeno.
In “Cose di cosa nostra” - G. Falcone
Falcone ricorda nel libro che, quando arriva a Palermo nel 1979 comincia ad occuparsi di Mafia sotto
la guida di quello che si può considerare il suo maestro, il vero innovatore della lotta anti-mafia
Rocco Chinnici, molti suoi colleghi lo avvicinavano chiedendogli in buona fede se credesse veramente
all'esistenza della mafia. (nel solco della discussione mafia o mafiosi?) Dire che esistono solo i mafiosi
significa dire che ci sono atteggiamenti che possiamo definire mafiosi, ma che non esiste un'entità
che possiamo chiamare mafia. Ne consegue che non si può portare questa entità in tribunale.
La grande battaglia di Falcone è stata non solo di tipo giudiziario, ma anche di tipo culturale per
porre fine a questa discussione.
C'è quell'idea ancora molto consolidata che ritiene la mafia come un fatto di mentalità o culturale;
questa è frutto della prospettiva culturalista che ora affronteremo
Due principali prospettive di analisi del fenomeno mafioso:
→
1) >E' stata a lungo il paradigma dominante nell'analisi del fenomeno.
Prospettiva culturalista →
Questa prospettiva dice che la mafia è fondamentalmente un problema di di persone che si
mentalità
trovano nelle zone in cui la mafia è presente. (ragionamento tautologico e insoddisfacente). La
prospettiva culturalista tende a confondere il fenomeno mafioso con il suo c'è una
contesto,
tra mafia e contesto. Il contesto è importante da tenere presente, può essere però
sovrapposizione
fuorviante si confondiamo il fenomeno con il contesto. Secondo questa idea la mafia viene vista come
un di una società tradizionale, dove il problema non era la mafia in sé, ma un di
residuo deficit
organizzazione complessa. Ci fu l'idea che la mafia si potesse contrastare accelerando i processi di
modernizzazione. Questa è stata anche una lettura forte del che riteneva il problema mafioso
PCI
una semplice conseguenza del deficit organizzativo e che bastasse portare la classe operaia in Sicilia
per far scomparire la mafia. (1959: procuratore generale di Palermo all'inaugurazione dell'anno
giudiziario affrontava il tema della mafia parlando di fenomeni di psicologia collettiva, mentalità
retrograda – 1962: cardinale di Palermo viene interpellato dal Vaticano, dal Papa stesso, sul perché la
chiesa palermitana non avesse preso posizione contro la mafia in seguito a episodi di sangue. Il
cardinale risponde dicendo che la Mafia non esisteva, era tutta un'invenzione comunista, e di aver
avuto questa informazione direttamente dalla questura). Periodo di forte politicizzazione della mafia
e strutturale sottovalutazione. Per anni la mafia viene strumentalizzata dai partiti con l'obiettivo di
stigmatizzare l'avversario Chi sosteneva che la mafia fosse un problema a sé, con una
2) Prospettiva organizzativa →
struttura e un'organizzazione. Questa prospettiva assimila il fenomeno mafioso con il fenomeno della
criminalità organizzata. Questo paradigma si afferma negli ultimi decenni (possiamo indicare come
data di svolta il 1986 data Maxi-processo istruito dal pool di magistrati guidati da Caponnetto che
→ una svolta nel campo della lotta alla mafia,
per la prima volta sancisce l'esistenza di Cosa Nostra →
ma anche nel campo di studi della mafia che riguarda in primo luogo la storiografia -c'è una nuova
generazione di storici che cambia chiave di lettura per lo studio del fenomeno mafioso, mettendo in
luce una continuità storica come organizzazione e non riducibile ad una forma di mentalità locale, o
da una specifica sub-cultura che aveva tra le sue categorie principali quella dell'omertà-). La mafia
non è espressione della Sicilia, né del mezzogiorno. La mafia ha avuto origine in alcune zone della
Sicilia occidentale, in altre provincie orientale per molto tempo la mafia non si è radicata (provincie
babbe zone in cui non c'era la mafia). Intere zone del resto del mezzogiorno (es. Puglia-Sacra
→
Corona Unita non è una mafia tradizionale poiché nasce in tempi recenti-), non hanno conosciuto per
molto tempo alcuna forme di mafia.
Il fatto che per molto tempo sia stata prevalente la prospettiva culturalista spiega in parte perché
nel nostro paese si sia arrivati a definire con così grande ritardo strumenti giudiziari in grado di
incidere sul fenomeno. Soltanto nel 1982 ( tra '79-'82 stillicidio di ruoli istituzionali, 1982:
→
assassinato Pio La Torre -primo ad avere l'intuizione di introdurre il reato di associazione a
delinquere di stampo mafioso e di colpire i patrimoni dei mafiosi legge Rognoni/La Torre approvata
→
solo dopo l'omicidio di C. A. Dalla Chiesa, assassinato anch'egli nell'82-), viene introdotto nel nostro
codice penale il reato di organizzazione mafiosa. Ci sono stati sicuramente settori, anche
istituzionali, che hanno impedito la creazione di questi strumenti, ma è stata colpa anche
dell'adozione di una sbagliata prospettiva.
La legge Rognoni/La Torre permette anche di far testimoniare in aula i testimoni di giustizia. I
mafiosi hanno sempre collaborato con gli inquirenti in qualità di confidenti, ma in maniera informale,
la legge, che istituzionalizza il pentitismo, permette di usare le testimonianze anche in aula di
tribunali. I mafiosi parlano molto perché essere confidenti delle forze dell'ordine è uno strumento
per screditare clan rivali.
Noi non possiamo studiare la mafia senza tenere presente l'anti-Mafia. Mafia e anti-mafia (dalle
istituzioni alla magistratura alla società civile) prendono forma insieme e si modellano a vicenda.
Spesso molte caratteristiche che attribuiamo alla mafia derivano dall'anti-mafia.
Il fenomeno mafioso è un fenomeno eterogeneo, si presenta molto differenziato a seconda dei diversi
contesti spaziali temporali. In luoghi e tempi diversi i gruppi mafiosi adottano specifici modelli di
azione e di organizzazione.
Le due prospettive, se le estremizziamo, sono entrambe inadeguate. La prospettiva culturalista
se tutto è mafia niente è mafia.
estremizzata finisce per non distinguere il fenomeno dal contesto →
La prospettiva organizzativa estremizzata finisce a ritenere la mafia come una mera forma di
criminalità organizzata, mentre invece è sui generis poiché ha altri tratti che la differenziano da
altre forme di criminalità organizzata.
Come si potrebbe definire la mafia adottando un'ottica multidimensionale (poiché la mafia è un
fenomeno complesso, che ha al suo interno molte dimensioni). La mafia è innanzitutto interpretabile
come un di organizzazioni criminali. E' un fenomeno di società locale perché tende ad avere
network
un forte legame con il territorio dove si riproduce e dal quale si diffonde essenzialmente attraverso
l'impiego di disponibile nelle reti di relazioni dei singoli mafiosi, e da cui deriva la
capitale sociale
loro capacità di costruire, gestire e mobilitare e
reti risorse relazionali.
I principali mezzi di cui fa uso la mafia è l'uso della violenza, effettivo o potenziale. Tanto più e forte
la radicazione dell'organizzazione tanto meno è necessario l'uso della violenza. L'esercizio della
violenza avviene nella tradizionali e nella
strumentalizzazione di specifici codici culturali
manipolazione e politiche, con la capacità di procurarsi all'esterno la
delle relazioni sociali
cooperazione di altri attori sociali e, in particolare, di instaurare nei circuiti
rapporti di scambio
politici e istituzionali.
I gruppi mafiosi hanno una peculiare struttura organizzativa in cui è possibile distinguere diverse
dimensioni:
1) organizzazione di gruppi che si organizzano in modo
controllo del territorio:
funzionale per mantenere il controllo del territorio dimensione politica
→
2) organizzazione dei traffici illeciti dimensione economica
→
Queste due dimensioni si combinano tra loro in modo variabile.
In tema di mafia contano molto le diverse rappresentazioni del fenomeno, che influenzano anche le
interpretazioni degli studiosi. Noi possiamo individuare diversi modi di analizzare il fenomeno: 5
modelli 1) mafia come quell'immagine che ricade all'interno della prospettiva
burocrazia:
organizzativa e la estremizza, è quella che vede i gruppi mafiosi come gruppi con una
struttura organizzativa fortemente formalizzata, ben individuabile tanto da essere comparata
al modello ideale dell'organizzazione, quello della burocrazia. Vedere la mafia come una
burocrazia significa focalizzare l'attenzione sul versante interno dell'organizzazione,
analizzandone l'apparato militare, e vederla come un'organizzazione chiusa e confinata.
Osservare ed enfatizzare i legami di lealtà interni e di coesione, e vederla quasi come
autosufficiente a se stessa, con una forte coesione interna e una rigida struttura gerarchica.
Punto di vista adottato dalla magistratura. Questa visione risponde al problema di costruzione
Ci sono sentenze della Cassazione che danno l'idea della mafia come una
del nemico.
struttura burocratica, che dal punto di vista sociologico è del tutto irrealistico. L'idealtipo
della mafia come burocrazia è semplicemente uno strumento, che può essere funzionale nel
contrastare il versante militare dell'organizzazione, ma diventa del tutto deficitaria per
colpire altri elementi dell'organizzazione.
2) mafia come idealtipo del paradigma culturalista. Mafia considerata
comunità:
espressione di codici culturali diffusi nella società più ampia. In questo tipo di organizzazione
si nega il carattere organizzativo e strutturale della mafia. Ciò che conta è ad esempio la
mentalità mafiosa e la forte coesione che la caratterizza deriva da valori tradizionali. Oggi
letture di questo tipo continuano ad essere presente anche se raffinate.
3) mafia come La mafia viene raffigurata come una sorta di sottosistema di un
sistema:
più ampio sistema criminale, ci sarebbe un sistema criminale ampiamente interconnesso,
costituito da interazione organiche tra pezzi” delle istituzioni, della politica e dell'economia
legale con poteri deviati e criminali. Un pezzo di questo sistema sarebbe composto dalla
mafia. (es. idea della piovra, holding criminale internazionale, grande vecchio, doppio Stato,
convergenze parallele). E' un ottica sistemica che viene fatta propria da alcuni magistrati, ma
che è funzionale alla battaglia contro la mafia fino ad un certo punto, poiché l'ottica
sistemica ricade nel paradigma dell'olismo, che mette in secondo piano gli attori mettendo in
evidenzia il livello MACRO.
4) mafia come quel tipo di interpretazioni e rappresentazioni che guardano i
impresa:
gruppi mafiosi come dei veri e propri gruppi affaristici alla ricerca di profitti:
- profitti predatori
- profitti mediante l'uso della forza
- profitti mediante scambio
- profitti formalmente leciti
L'interpretazione della ha una lunga storia, soprattutto nella sociologia
mafia come impresa
statunitense. Anche in Italia questo paradigma ha avuto molto successo. Una delle più belle
indagini sulla mafia e che mantiene una sua validità è quella di Leopoldo Franchetti nel 1876.
Un nobile che insieme a Sidney Sonnino decide di fare un'inchiesta in Sicilia in modo
indipendente. Sonnino si occupa soprattutto delle condizioni dei contadini e Franchetti si
occupa dalle condizioni politiche, imbattendosi così nella mafia. Franchetti parla di “industria
del delitto” con obiettivi suoi propri e indipendenti con quelli di altre categorie, soprattutto
classi dirigenti) con cui però entra in contatto.
I primi studi nel dopoguerra sulla mafia italiana vengono realizzati da studiosi stranieri.
Negli studi antropologici di A. Block (1986)
5) mafia come (adottato da R. Sciarrone) fa attenzione in particolare ai processi di
rete:
radicamento, di espansione e di riproduzione. Come si riproducono nel tempo e nello spazio?
Quali sono i meccanismi che ne favoriscono la diffusione in aree non tradizionali? Ottica
privilegiata: più che la struttura interna si sofferma su che tipo di relazioni si instaurino tra
versante interno e versante esterno. Questi rapporti con l'esterno sono importanti per capire
come avviene la riproduzione. La rete ci da degli strumenti che permettono di vedere più di
altri modelli questi aspetti.
Ultimo modello: mafia come un gruppo di potere-> trasversale a tutti i modelli elencati,
distinzione di A. Block fra
1) enterprise syndicate opera nel campo dell'economia lecita e illecita
→
2) power syndicate controllo del territorio (uso della violenza, rapporti con la politica), si
→
basa sull'esercizio dell'estorsione nelle attività sia lecite sia illecite (espressione: mafia in
“guanti gialli” di Gaetano Mosca)
altre due dimensioni principali:
1) mafia come società segrete (affiliazione, riti di iniziazione), che si esplicita in un fine
politico
2) dimensione di impresa: esplicita il fine economico, l'arricchimento
La cosa peculiare delle mafie italiane è che, a differenza di altre organizzazioni criminali, l'obiettivo
politico sarebbe prevalente rispetto l'obiettivo economico. e due economisti, mettono in
Becchi Rey,
luce che l'obiettivo politico richiede la disponibilità di molte risorse. Ma vi sono segnali non equivoci
che la mafia è pronta a sostenere costi elevati pur di non perdere il potere sul territorio, e a questo
obiettivo può sacrificare anche strategie di sviluppo degli affari.
Tutte queste ottiche rispondono a finalità diverse 30/05/11
Gli studi sulla mafia subiscono poi nel nostro paese un lungo periodo di inattività, per molto tempo il
fenomeno non viene studiato da specialisti.
Negli anni '70 troviamo studi sulla mafia effettuati da studiosi stranieri e
(antropologi: Block, Jane
Peter Scneidher).
Il paradigma della “mafia imprenditrice” si deve a che nel 1983 scrive “La
Pino Arlacchi, mafia
Con questa opera si torna in Italia ad
imprenditrice. L'etica mafiosa e lo spirito del capitalismo”.
occuparsi di questo fenomeno. Secondo Arlacchi i mafiosi cominciarono a diventare imprenditori
intorno agli anni '70. E' così che passano da un ruolo passivo di mediazione ad un ruolo attivo.
Arlacchi equipara i mafiosi agli imprenditori di tipo “Schumpeteriano”, questa interpretazione ebbe
debole successo e suscitò molte critiche sulla comparazione mafioso-imprenditore. Alcuni studiosi
fanno notare ad Arlacchi che l'orientamento al profitto è uno dei tratti originari alla mafia stessa.
Un'altra critica che viene mossa ad Arlacchi è che sottovaluta la dimensione organizzativa della
mafia, cioè si allinea un po' a quelle interpretazioni che enfatizzano il carattere della mafia in
termini di comportamento di individui collegati tra loro, ma ne sottovalutano il carattere di struttura
corporata, vale a dire di un'organizzazione con una sua specificità e organizzazione.
Arlacchi negli anni successivi farà autocritica e riconoscerà di aver sottovalutato questa dimensione.
Qualche anno dopo c'è un importante studio sociologico: Raimondo Catanzaro “Il delitto come
Si concentra soprattutto su cosa nostra e sostiene che da sempre i mafiosi sono
impresa” 1988.
orientati all'accumulazione della ricchezza, ma il loro tratto caratteristico è quello di imporre con la
forza la protezione (meccanismo protezione-estorsione pizzo). Qualche anno dopo, un altro
→
sociologo, Diego pubblica “La mafia siciliana” dove sostiene che la mafia è un industria
Gambetta
che produce, promuove e vende protezione privata. La protezione, che è un bene pubblico, viene
trasformato in un bene privato e immesso sul mercato nelle zone mafiose.
sostiene che la mafia riesce a costituirsi come industria della protezione privata per alcuni
Gambetta
tratti strutturali presenti nella zona siciliana, nel senso che si tratta di aree in cui ci sarebbe, per
ragioni storiche (serie di dominazioni straniere, deficit statale), una carenza di fiducia, il che
renderebbe molto difficile agli individui cooperare tra loro. In questa situazione si aprono degli spazi
che vengono colmati dalla mafia. Catanzaro contesta questa tesi dicendo che non ci sarebbe una
domanda originaria nella società, ma che sono gli stessi mafiosi che creano una domanda di
protezione, che poi sono essi stessi a soddisfare.
Tutte queste valutazioni rispondono comunque ad un paradigma imprenditoriale (che sia economico o
di protezione).
In alcuni casi però si analizza l'impresa mafiosa, vale a dire i gruppi mafiosi che svolgono attività
imprenditoriali, seppure con delle specificità. In altri casi abbiamo un paradigma che analizza non
tanto l'impresa mafiosa, ma la mafia come impresa; cioè analizza le attività mafiose come attività
d'impresa.
L'accumulazione della ricchezza è un tratto originario della mafia, ma non solo attraverso mercati
illeciti. Infatti una delle caratteristiche è quella di stare a cavallo tra mercati leciti e mercati illeciti.
Presentano però dei vantaggi rispetto alla concorrenza lecita:
Scoraggiamento della concorrenza attraverso l'uso della violenza e della minaccia
– Riescono a impiegare la mano d'opera con estrema elasticità e flessibilità, escludendo le
–
attività sindacali
Disposizione di ingenti risorse finanziarie derivanti da traffici illeciti
–
Oltre i vantaggi che abbiamo visto, le imprese mafiose hanno degli extra-costi che devono
sopportare. Si tratta infatti di attori economici che sono costretti ad “economie di gestione del
rischio”, innanzitutto perché devono dissimulare la loro attività (es. prestanomi). I rischi derivano
anche dalla competizione che ci può essere con altri gruppi mafiosi, tenendo presente che
nell'ambito di mercati illeciti o opachi, i diritti di proprietà non sono garantiti.
Le imprese mafiose difficilmente riescono ad intraprendere “economie di scala”, in molti casi si parla
di piccole-medie imprese che operano in settori tradizionali, a bassa tecnologia e in attività che non
richiedono particolari capacità gestionali e tecniche.
Francesco Camapanella (collaboratore di giustizia): <<Provenzano intende portare cosa nostra a fare
direttamente impresa, piuttosto che usare la tradizionale attività dell'estorsione con le aziende.
Piuttosto che dare appalti a terzi si organizza per partecipare agli appalti con le sue imprese>>.
Esempi di imprese mafiose: Campo immobiliare,
Le competenze mafiose non riguardano molto le attività economiche, ma l'uso della e
violenza
manipolazione di relazioni sociali. Specialisti nell'accumulare e impiegare ciò che possiamo chiamare
capitale sociale.
Potere e ricchezza sono strettamente connesse nella mafia, possiamo così considerarle come
organizzazioni di tipo economico, ma anche politico. In alcune circostanza sono disposti a sacrificare
risorse economiche pur di preservare certi obiettivi politici. Questo aspetto lo osserviamo a tutti i
livelli, sia analizzando le organizzazioni mafiose, sia andando ad indagare il comportamento dei
singoli mafiosi. E' straordinario il fatto che un numero considerevole di pentiti, alla domanda sul
perché fossero diventati affiliati rispondevano <<per non essere nessuno mischiato con niente>>.
Analizzando questi aspetti spesso si enfatizza molto che l'associazione mafiosa coincida con il clan
familiare. Nonostante siano molto importanti i legami di sangue non c'è sovrapposizione tra famiglia
di sangue e famiglia mafiosa. I mafiosi usano il termine famiglia per indicare la cosca, non
intendendo però la famiglia biologica. In cosa nostra da un certo punto si stabilì una regola per cui
all'interno di un organo di rappresentanza non potevano essere presenti due familiari di sangue.
Struttura di cosa nostra: unità di base organizzate in (non necessariamente
cosca, famiglia, decine
→
10 precise) guidate da La famiglia è guidata da un dove in genere ci sono
capi-decine. capo-famiglia
almeno altri due ruoli e Tre famiglie contigue territorialmente costituiscono
(contabile vice-capo).
un mandamento, un entità sovra-territoriale, guidata da un capo-mandamento. I capi-mandamento
siedono in un organismo che si chiama che ha come ambito d'azione la
commissione provinciale,
provincia. All'interno della commissione vengono poi eletti dei rappresentanti che vanno a
rappresentare le diverse famiglie all'interno della (o L'ultimo capo di
cupola).
commissione regionale
cui abbiamo conoscenza è stato Totò Riina.
Struttura di tipo piramidale.
Un po' tutte le mafie sono attraversate contemporaneamente a due tendenze: centralizzazione e
decentralizzazione.
Si dice che la 'ndrangheta sarebbe composta da unità che hanno potere su un determinato territorio
che agiscono in modo autonomo e hanno la stessa importanza, inoltre si dice che la cosca coincide
con la famiglia di sangue del capo (struttura orizzontale), questo spiegherebbe perché ci sono meno
pentiti che nelle altre organizzazioni criminali. Non tutti gli studiosi condividono questa prospettiva,
alcuni ritengono che la 'ndrangheta non si esaurisca solo a dei legami di sangue.
La struttura organizzativa della 'ndrangheta in realtà è molto più complessa di quella di cosa nostra.
Società maggiore COSA NOSTRA
Società minore
Riascoltare regx II parte
Dobbiamo introdurre una differenza tra la dimensione intra-organizzativa (relazioni all'interno di una
cosca) e inter-organizzativa (relazioni tra diverse cosche famiglie).
Nella 'ndrangheta la struttura organizzativa interna tende ad allungarsi, differenziandosi (processi di
proliferazione). Questo processo avviene per permettere della carriere interne all'organizzazione,
dimostrare che all'interno dell'organizzazione si può far carriera. Questo processo è funzionale
all'incentivazione della lealtà degli affiliati, a cementare i legami di appartenenza. I legami di sangue
contane, ma contano in tutte le mafie, anche all'interno della camorra, ma può essere fuorviante
enfatizzare quest'aspetto nella 'ndrangheta. 31/05/11
…............manca introduzione
Principali strutture di potere mafioso:
a) l'offerta di sicurezza, che si basa sull'esercizio – effettivo o potenziale -
…......
la mafia non ha mai avuto intenti di sovversione, eversione o di sostituzione allo stato. Piuttosto
vuole condizionare il funzionamento dello stato a suo favore. Anche nel periodo stragista, noi
sappiamo che Riina andava ripetendo la seguente frase: <<facciamo la guerra per poi fare la pace>>
modo per arrivare ad un negoziato, un patto tra stato e mafia (che quasi sicuramente c'è stato, ce ne
sono stati 2)
Al pari di altre relazioni di potere, quelle mafiose hanno al tempo stesso carattere coercitivo e
consensuale.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Torino - Unito o del prof Sciarrone Rocco.
Acquista con carta o conto PayPal
Scarica il file tutte le volte che vuoi
Paga con un conto PayPal per usufruire della garanzia Soddisfatto o rimborsato