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C'è chi come Ermanno, studente universitario che va alla mensa ogni tanto perchè si deve non perchè

sente il desiderio. Quando sarà genitore assicura che andrà a mensa per dare il buon esempio a suo

figlio. Anche se rispetto al passato il cattolicesimo sociologico risulta aver perso molta della sua forza

aggregatrice, rimane come realtà di “sfondo” anche all'interno di persone che per molti aspetti si

distaccano dalla appartenenza ecclesiale. Anche famiglie del tutto estranee all'ambiete ecclesiale, in

quanto non praticanti, agnostici o atei sono disponibili ad accordare una qualche formazione religiosa

per i propri figli. E' l'esempio di Corrado e Caterina.

Una religiosità mobile e curiosa

La cresima si configura come passaggio che segna una discontinuità nella religiosità del giovane.

C'è un prima (il credere da bambino) e un dopo (il credere da adulto). Solo che la religiosità appresa si

rivela inadeguata a sostenere una religiosità adulta, la quale, a sua volta più che un'identità precisa

disegna una pluralità di significati e modelli comportamentali.

Vi è chi elebora, talvolta narrandolo come cammino di conversione, e chi non è interessato o non vuole

o non sa come fare a realizzare il passaggio verso una fede “adulta” nel senso di assunta e vissuta come

scelta consapevole, espressione di un'autonomia che supera il condizionamento familiare e sociale.

C'è chi decide di non decidere, mantenendo il riferimento alla religione per quanto riguarda i valori e

assumendo una pratica liturgica del tutto saltuaria, legata ad alcuni passaggi esistenziali.

Altri vengono a sintetizzare con la frase “sono in ricerca” una varietà di situazioni che hanno in

comune il non avere certezza e il non sentirsi in sintonia con la Chiesa.

La Chiesa propone indicazioni di percorsi, offre suggerimenti operativi, ma le sue proposte non

risultano convincenti. Il fatto poi che questa sfiducia sia socialmente condivisa all'interno dell'ambiente

che i giovani frequentano concorre a renderli ancora più incerti e diffidenti.

Si può ipotizzare che vi sia un ulteriore allentamento dei legami istituzionali, con un più accentuato

spostamento verso la personalizzazione del discorso religioso, sia un recupero del legame qualora la

Chiesa trovasse linguaggi e strategie comunicative adeguate.

Quando gli intervistati dicono che la religione “è una cosa vecchia”, non lo fanno in riferimento ai 2000

anni di storia del cattolicesimo, ma perchè essa risulta essere, secondo loro, statica e immobile.

Infine ci sono coloro per il quale il distacco con la Chiesa si è già consumato e se qualcosa del discorso

religioso ancora rimane è bellezza del messaggio evangelico, il fascino di Gesù indipendentemente che

sia stato figlio di Dio o che sia risorto. Vi è anche chi ha smesso, almeno per ora, di farsi e fare

domande.

CAPITOLO 7 La Chiesa: un'immagine poco attraente

Perchè non vengono?

Perchè l'ampio numero di coloro che sono in ricerca, o potrebbero esserlo dal momento in cui vivono il

contrasto, non tornano a bussare alle porte delle chiese e delle parrocchie?

Come abbiamo verificato con le ricerche, quando se ne sono andati nessuno (preti, animatori) li ha

cercati. I giovani che abbiamo incontrato nei nostri colloqui di ricerca erano stupiti che qualcuno li

avesse cercato per parlare di temi religiosi. Molti hanno fatto “il punto” della situazione proprio durante

queste interviste. E hanno scoperto addiritura di avere un interesse per il tema che pensavano di non

avere. Questo già dice qualcosa: aspettare che vengano già dice qualcosa: aspettare che vengano non è

mai una buona idea. Sono dei “consumatori delusi” ed è noto che riconquistare uno di costoro è asssai

più difficile che acquistare un nuovo cliente. Essi sanno bene che parrocchie non hanno molto da dare.

I giovani sono delle minoranze e tali si sentono: come scegliere di rivolgersi a loro, privilegiandoli

nella comunicazione, se in chiese ci sono “teste grigie”? Si rischierebbe di scontentare questi ultimi,

senza la sicurezza che ciò di per sé riporti i giovani in chiesa. E' difficile incolpare i preti di questi

problemi perchè essi sono mediamente anziani e sicuramente non sanno come attrare i giovani.

Grande e piccola Chiesa

Non solo tutti i giovani hanno una loro idea sulla Chiesa cattolica, ma non hanno particolari

trepidazioni a sottoporla a un esame di tipo critico, a valutare i pro e i contro, il bello e il brutto, quale

che poi ne sia l'esito nei loro personali bilanci finali. Una cosa è parlare di Dio e un'altra è parlare della

Chiesa. A partire da una certa età la grande maggioranza dei giovani tra l'80 e il 95 % non ha più

rapporti personali strutturati con un'esperienza di Chiesa. Tutte le nuove informazioni che i giovani

possono cogliere sono per lo più stimoli filtrati dai mezzi di comunicazione.

Mentre i giovani che frequentano i gruppi e la parrocchia possono cioè integrare l'immagine della

Chiesa istituzionale con le loro esperienze concrete di relazione, gli altri non possiedono nulla di tutto

ciò. I giovani cattolici usano un doppio registro. Quello che applicano alla “piccola Chiesa”

appatenente al piccolo mondo a portata di braccio; Quello che applicano alla “grande Chiesa” e cioè

l'istituzione. E' attorno alla piccola chiesa che si sviluppa il sentimento di appartenenza. Questi aspetti

ci vengono testimoniati da diversi giovani.

Sentirsi parte della grande Chiesa non è impossibile a questi giovani impegnati, ma ciò avviene

saltando l'istituzione; passa essenzialmente per la possibilità di vivere o entrare in contatto con

esperienze in grado di farla percepire come una moltitudine di genti in cammino. , che condividono gli

stessi valori e le stesse idee sul mondo.

La chiesa di base ha i suoi limiti, ma è ancora il mondo che si muove intorno a essa, i gruppi

parrocchiali, le associazioni, i movimenti, a creare senso di appartenenza.

E' l'identificazione nella piccola chiesa locale a supplire alle carenze e alle difficoltà che incontra quella

nella grande chiesa.

Un potere poco trasparente

Le dimensioni valutative su cui si sviluppa il discorso sulla Chiesa cattolica sono 5, una positiva e le

altre negative. Su 4 di esse le differenze tra i cattolici impegnati e gli altri sono limitate e attengono più

al modo in cui se ne parla, che il contenuto, una invece è tipica dei giovani che hanno preso il largo.

Iniziamo da quest'ultima.

Per i giovani ormai usciti dal recinto la Chiesa può essere descritta come un potere. Con questa parola

alludono al potere ecclesiastico che pretende di controllare le persone e le loro coscienze.

Un potere, sembra a loro, che non può essere evitato del tutto perchè si tratta di una presenza pervasiva.

Si tratta di un potere definito oscuro, dal quale bisogna difendersi.

Essi vorrebbero una Chiesa meno gerarchica e più comunitaria, ma sono più interessati alle esperienze

che vivono al suo interno.

La fastosità

La seconda dimensione riguarda la ricchezza della Chiesa: le grandi cerimonie, i paramenti dorati, le

decorazioni, i calici preziosi visti in tv colpiscono l'immaginario giovanile.

Queste immagini della Chiesa le abbiamo riscontrate anche nelle interviste.

Il lessico che si usa quando si parla di questa dimensione dell'immagine è zeppo di superlativi.

Come riassume Ludovica “a volte secondo me la Chiesa si perde nello sfarzo”.

L'immagine della Chiesa contaminata dal lusso appare in radicale contraddizione con il messaggio di

povertà e di sacrificio che la Chiesa per altri versi intende dare.

Come dice Lorella la Chiesa non è coerente. Diego invece afferma: “la Chiesa pensa troppo al sesso e

troppo poco alla povertà e alle cose che veramente sono necessarie”.

La chiusura

Questo concetto ruota attorno a parole come rigidità, chiusura, arretratezza, vecchiaia.

Carmen dice che la chiesa è indietro di mille anni, mentre una giovane che frequenta un gruppo

religioso dirà che lo è di quaranta, ma in sostanza pensano la stessa cosa.

Molte le espressioni usate per esprimere il concetto: “vecchia”, “arcaica”, “fuori dal tempo”.

E non a caso la Chiesa è governata da vecchi e non da giovani.

I giovani in essa non sono atttori, non sono protagonisti. Come suggerisce Marco più che vecchia la

Chiesa è chiusa. Per quanto si voglia far vedere aperta, è chiusa ed è distante dalle realtà giovanili”.

La Chiesa preferisce fermarsi alla superficie, prendere atto con dolore che non vi è conformità tra certe

sue norme morali e i comportamenti dei giovani, dando una lettura che in cui loro non si riconoscono.

Rosa - Desiderare di credere

Rosa ha 25 anni e studia storia dell'arte. Vive con i genitori che sono credenti ma non praticanti.

Rosa non ha le idee molto chiare sulla religione, non sa se ci crede. Dice che le piacerebbe crederci ma

c'è qualcosa che la blocca. Nelle grandi ricorrenze e per i funerali va a messa ma non sa spiegare

esattamente perchè lo fa. Il futuro le pare abbastanza vago. Rosa pensa di sposarsi in chiesa non perchè

le interessa la presenza del prete ma perchè se Dio esiste è l'unico in grado di saper contenere e

custodire quel giuramento.

CAPITOLO 8 La Chiesa della legge

La custode dei valori

Riemerge qui la contrapposizione tra norme e valori. Una cosa è valutare la Chiesa per gli ideali che

rappresenta, una cosa per le norme che indica come doverose. I valori possono essere condivisi, i modi

in cui vengono declinati no.

I valori rappresentano il tramite con un passato religioso da cui si sono prese le distanze, ma senza che

ciò implicasse rinnegarli. Alcuni di questi valori sono valori cristiani ma allo stesso tempo sono valori

universali. “Vengono seguiti”, dice Melissa non perchè me lo ha detto la religione, ma perchè sono

validi di per sé, perchè esistono al di là di essa, in quanto significativi e fondamentali”.

Oggi questi valori ora sono incardinati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, fanno parte

delle Costituzioni, sono entrati nel senso comune, sono deposti all'interno della coscienza.

Vi sono due tipi di valori: quelli universali, il cui fondamento religioso non appare davvero sicuro per i

giovani per i giovani cattolici quando devono argomentarne la validità e po quelli particolari, che sono

meno saldi, meno assoluti, in quanto specifici di quel gruppo.

Quello che in entrambi i casi è in questione &e

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
25 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietrolicini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Marzano Marco.