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Il secondo paradigma, ovvero il funzionalismo, vede la società come un organismo per il quale ogni parte sia utile e
funzionale per andare avanti e in grado di adattarsi ad ogni situazione e cambiamento. Sicuramente il maggior
esponente di questo paradigma è Durkheim, che spiega come il funzionalismo definisca disciplina e regole in una
società, la quale vive regolarmente attraverso valori comuni a tutti. Laddove il soggetto non sia stato in grado di far
propri questi valori, c'è devianza e più precisamente, anomia. All'interno del funzionalismo tutto è necessario, anche
il crimine, secondo Durkheim, per due motivi. Il primo relativo al fatto che la punizione data al reo serve alle
coscienze sane per riassodare quali siano i valori comuni. Il secondo motivo è relativo al creare possibili cambiamenti
per le società future, quindi consentire di domandarsi se la pena inflitta in precedenza fosse giusta oppure no.
L'anomia nasce come concetto positivo, secondo la visione di Guayu, poiché la definisce come l'assenza di morale
religiosa alla quale sottostare e quindi ogni individuo può crearsi la propria morale, il proprio set di valori.
Secondo Durkheim, invece, l'anomia è qualcosa che mette a rischio la società perché prevede un rifiuto dei valori
comuni sociali. Ma l'anomia esiste anche in quella società in cui lo stato non ha adempito nel tutelare i propri
cittadini, la propria comunità e quindi crea soggetti frustrati e devianti.
La società durkamiana è una società organica, dove la solidarietà è definibile similmente e cioè: stiamo tutti assieme
perché siamo tutti diversi (abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri), prima invece si rilevava una società meccanica,
con solidarietà primitiva per la quale tutti stavano assieme perché erano tutti uguali.
Tornando alla questione anomia, Durkheim individua tre ambienti in cui questa ha predominato:
1) a causa della crisi industriali alcuni settori non si sono debitamente armonizzati, integrati, per cui vi è una
mancanza di disciplina. Problema per il quale deve intervenire lo stato
2) troppa specializzazione in ambito sanitario e i medici non sono più in grado di capirsi tra loro. Ci vorrebbe un
dizionario comune a tutti così che possano comunicare tra loro anche gli specializzati nel settore.
3) non tutela dei diritti dei lavoratori, forte squilibrio tra imprenditori e lavoratori. Mancanza di disciplina.
Secondo Durkheim questi 3 problemi sono autorisolvibili in una società coesa e armonizzata, con una visione molto
ottimistica.
Durkheim è noto anche per il suo testo "il suicidio" in cui analizza ancora questo fenomeno sociale, per il quale egli
riesce a settorializzare 4 categorie di suicidio:
1) egoistico
2) altruistico
3) fatalistico
4) anomico
Il suicidio egoistico si verifica quando un soggetto non ha avuto modo di far propri i valori comuni sociali, quindi c'è
una carenza di disciplina.
Il suicidio altruistico è il contrario. È colui che muore da eroe, in quanto soggetto troppo integrato.
Il suicidio fatalistico è un eccesso di disciplina oppressiva, che frustra un soggetto e lo porta al desiderio di volersi
uccidere.
In fine, il suicidio anomico è dovuto ad una mancanza dello stato che non è riuscito a tutelare la propria società. Il
soggetto non è riuscito ad integrarsi a causa dell'insufficiente disciplina. Il soggetto frustrato si suicida.
Durkheim dà una nuova definizione di crisi economica, spiegando che non è crisi solo un decremento, ma anche un
incremento monetario, perché un soggetto, grazie alla ricchezza, non riesce più a porsi dei limiti e non sà più cosa
voglia, cadendo in confusione.
Di conseguenza, perde la regolarità e la disciplina e questo, ancora, significa anomia.
Si stabiliscono due tipologie di devianza: quella dovuta alla deprivazione e quella dovuta ad un eccesso di benessere.
Da qui si collega Merton che ha qualche punto in comune con Durkheim.
Merton dà 2 definizioni di anomia. Una nel 1938 in cui racconta di una società americana degli anni 40/50
desiderosa di raggiungere i famosi obiettivi proposti dallo stato e che sembrano essere per tutti. Quando la società
capisce che i mezzi istituzionali non sono percorribili da tutti, allora si divide in due principali categorie: coloro che
riescono e coloro che definiscono le i devianti, ovvero quelli che non possono usare i mezzi istituzionali ed
intraprendono strade diverse (fuori legge) pur di arrivare alle mete.
Quindi l'anomia di Merton, in questo caso, è definita da una mancanza di mezzi leciti per raggiungere le mete
preposte.
Nel 49 Merton ridefinisce l'anomia e l'associa ad una società stratificata, una società ricca di status sociali. In questo
caso il problema anomia viene espresso come mancanza di struttura sociale, in grado di soddisfare la struttura
culturale (definita da mete e mezzi). Ovvero: il conflitto è determinato da MeteEMezzi Vs capacità socialmente
strutturate dei membri del gruppo, di agire in conformità ad esse. Il sistema dei rapporti sociali, infatti, fa sì che sia
possibile agire in accordo con i valori culturali dominanti e non più quelli comuni, per i soggetti che son conformi ai
mezzi leciti. Per tutti gli altri è più difficile, per non dire impossibile. In questa versione dell'anomia, la struttura
sociale rende più complicata la condivisione dei valori (essendo dominanti), di conseguenza la devianza è lo
scostamento dai valori dominanti. Sia norme che obiettivi culturali.
Con questa seconda versione dell'anomia, secondo Merton, si arriva alla teoria delle subculture. La società, essendo
stratificata, piena di soggetti facenti parte di diversi status sociali, definisce valori diversi all'interno di ogni gruppo.
Non ci sono più i valori comuni, ma sono altri. Altri valori, diversi da quelli comuni alla società, producono devianti e
conseguentemente subculture.
Merton, a proposito di mete e mezzi, stabilisce uno schema in cui riassume 5 modelli comportamentali.
Il primo è definito dal conforme, quel soggetto maggiormente presente all'interno di una società. Colui che accetta
le mete e che può usare i mezzi e leciti. Poi troviamo l'innovatore, ovvero il deviante che vuole raggiungere i mezzi
proposti dallo stato, ma non ha la possibilità di farlo con i mezzi leciti, quindi devia in questo senso.
Vi è poi il ritualista. Questo soggetto accetta i mezzi leciti, ma non ha l'aspirazione di raggiungere le mete comuni,
quindi si accontenta.
Successivamente troviamo il rinunciatario, il doppiamente fallito, poiché non ha la possibilità di raggiungere gli
obiettivi con i mezzi leciti e rifiuta le stesse mete perché non vuole andare contro la legge e non trova metodi
0alternativi per arrivare ad esse. Il rinunciatario è completamente inverso al conforme e di fatto è quello meno
presente all'interno di una società.
Per ultimo c'è il ribelle. Questo soggetto si modula in base alle possibilità. Laddove riesca ad accedere ai mezzi,
raggiungerà le mete, se non riesce, cambia mezzi e mete, senza provare risentimenti. Cambia entrambi e li
sostituisce.
In relazione alle subculture, Merton riceve delle critiche da Cloward e Ohlin. Spiegano che la subcultura non si limita
ad utilizzare dei mezzi illeciti, ma si ramifica a sua volta in 3 categorie criminali:
1)criminale 100%
2)conflittuale
3)astensionista
La subcultura criminale 100% è una struttura che è in grado di tenersi in piedi autonomamente in maniera stabile. Il
giovane che ne entra a far parte impara subito come funzionino le cose e sa quali sono le regole da seguire per poter
raggiungere le mete. La subcultura conflittuale, invece, tenta di essere stabile quanto una 100% criminale, ma
purtroppo parte da una base meno stabile e il giovane che entra dentro non riesce a capire cosa fare per poter
raggiungere le mete ed inizia a fare le cose autonomamente, aumentando la confusione.
La subcultura degli astensionisti, è quella ricca di rinunciatari mertoniani. Hanno fatto proprie le leggi e le normative
sociali, quindi preferiscono non deviare. Sono persone che sono nella società, ma non ne fanno parte.
Nel mondo delle subculture, anche Albert Cohen ha dato il proprio contributo, parlando di corner boys. Ha
introdotto la questione relativa al fatto che il proprio status sociale si avverte e si capisce fin dalle scuole
dell'infanzia. I ragazzi hanno il desiderio di raggiungere gli status socialmente accettati. Quando capiscono di non
avere pari opportunità a quelli che hanno molti più vantaggi, vengono a formarsi i corner boys, che a loro volta
creano dei gruppi, delle gang, nelle quali questi soggetti possono essere liberi di esprimere se stessi, e quegli
atteggiamenti che fuori dal gruppo venivano visti stranamente. Nella gang vengono ridicolizzati gli atteggiamenti di
coloro che ne stanno fuori, le cose lecite sono quelle che al di fuori del gruppo sono illecite. Una legge è buona solo
perché è il contrario di quella definita dallo stato. Ogni gang, ogni gruppo, definisce quindi la propria subcultura e
questa si consolida, viene tramandata dai membri del gruppo, diventa istituzionale e permanente. Addirittura può
diventare una cultura di un quartiere. Si manifesta in maniera stabile nei modi di comportarsi, dire e fare.
Ad Albert Cohen, David Matza muove una critica. Non tutti i soggetti facenti parte delle subculture sono persone che
non hanno fatto proprie le leggi al di fuori del gruppo. Anzi, soprattutto i giovani, hanno interiorizzato le leggi statali
e sociali, ma deviano e criminalizzano perché hanno trovato un modo per ovviare al vincolo legislativo. Ad esempio:
ho fatto questo perché ero drogato, perché sono stato provocato ed istigato, ma intanto non c'è vittima, non è
successo...
Parsons fa un passo avanti, nel funzionalismo ed unisce a questo paradigma la psicologia freudiana e stabilisce che
un soggetto abbia bisogno di una corretta socializzazione primaria per poter far parte, in modo conforme, di una
società, da adulto.
La socializzazione primaria è quella che avviene tra alter (genitori) ed ego (bambino). Soprattutto la mamma assume
un ruolo che possiamo definire fondamentale in questo processo. Laddove ciò fosse avvenuto in maniera scorretta o
non avvenuto per niente, ego avrà problemi ad integrarsi nella società e sarà definibile come soggetto ambivalente,
poiché ego si opporrà, in parte o completamente, alle richieste di alter, ma dall'altra parte non sarà mai in grado di
emanciparsi completamente da alter, poiché vengono avvertite come figure di riferimento.
Parsons individua 2 reazioni di ego nei c