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CAPITOLO V
LA TEORIA DELL’ETICHETTAMENTO SOCIALE E LA TEORIA DELLA REAZIONE SOCIALE
Si argomenta che la reazione sociale dello stato contribuisca a proteggere la società perché da u
lato riduce i comportamenti criminali, e dall’altro rafforza la coesione sociale perché favorisce il
sorgere di sentimenti collettivi contro la trasgressione della norma, consolidando indirettamente il
consenso normativo circa il bene comune. Il controllo sociale sarebbe quindi indispensabile per
prevenire, contrastare e ridurre i comportamenti devianti nell’ambito di ogni società.
I teorici della reazione sociale e dell’etichettamento ribaltano questo ragionamento e spostano
l’attenzione sul ruolo del controllo sociale come causa della devianza e del crimine. Gli autori di
questi orientamenti spostano l’analisi dai comportamenti e dalle caratteristiche di quelli che
infrangono le norme ai processi attraverso i quali certi individui finiscono coll’essere definiti devianti
da altri.
BECKER i gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la
devianza stessa, applicando quelle norme a determinate persone e attribuendo loro l’etichetta di
outsiders. Adottando questa prospettiva teorica, il focus dell’analisi si concentra su tre importanti
aree: La formazione delle norme
• L’applicazione delle norme
• Le conseguenze dell’etichettamento
•
La formazione delle norme
Se ci soffermiamo sulla formazione conflittuale delle norme, il diritto non è uno strumento che serve a
garantire l’integrazione sociale, ma è n mezzo che i gruppi dominanti utilizzano per mantenere i
propri privilegi e il controllo sui gruppi antagonisti. Ovunque vengano create a applicate delle
norme è molto probabile che sia riscontrabile la presenza di un individuo o di un gruppo attivo, il
quale per realizzare la propria impresa deve assicurarsi il sostegno degli altri gruppi e utilizzare i
mezzi di comunicazione per sviluppare un clima favorevole. Becker prende in esame la vicenda del
marijuana tax act approvato dal congresso degli stati uniti descrive il processo attraverso cui un
comportamento sociale tollerato divenne un crimine e descrive il ruolo di alcuni dirigenti in questa
vicenda. I consumatori di marijuana non trovarono spazio nel dibattito pubblico ne in quello
parlamentare per affermare le proprie ragioni contrarie alla promulgazione della legge.
L’applicazione delle norme
Le norme che sono state create devono essere applicate e la loro applicazione richiederà
l’individuazione delle organizzazione che avranno il compito di rilevare i comportamenti devianti, di
etichettare gli individui che si comportano in tal modo come devianti di un particolare tipo e di
riservare loro il trattamento considerato appropriato. La reazione sociale è selettiva poiché non è
orientata da criteri oggettivi ma è espressione delle scelte e degli interessi di coloro che hanno il
potere di etichettamento, infatti, tutti coloro che violano le norme sono etichettati come devianti, così
come occasionalmente possono essere etichettate come devianti persone che non hanno violato le
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norme. Le differenze nell’abilità di creare le norme che si possono riscontrare tra i diversi gruppi
sociali, sono essenzialmente differenze di potere. Numerosi studi evidenziano infatti, come la
probabilità di essere stigmatizzati e di subire la reazione sociale è maggiore per gli individui che
appartengono a quei gruppi sociali che sono dotati di minore potere nella società, per i membri di
gruppi che risiedono in ambiti territoriali ritenuti criminogeni, per gli individui dal cui aspetto e
comportamento si può inferire che sono portatori di valori diversi da quelli dominanti.
esperimento di Chambliss: meccanismi selettivi che orientano la reazione sociale.
Le conseguenze dell’etichettamento sugli individui
Cosa succede a coloro che sono stati etichettati?
LEMERT descrive il processo attraverso cui la persona etichettata riorganizza la propria identità e
la propria vita intorno ai fatti della devianza, distinguendo tra devianza primaria e secondaria. La
devianza primaria viene normalizzata poiché il soggetto razionalizza il proprio comportamento
come una deviazione temporanea, come una parte di un ruolo socialmente accettato. Viceversa
quando il comportamento deviante comincia a diventare un mezzo di difesa, attacco o adattamento
nei confronti dei problemi della reazione sociale allora si va in contro alla devianza secondaria.
Questa è quindi l’esito di un processo di interazione tra il deviante e coloro che lo stigmatizzano.
Concetto di carriera deviante è il percorso seguito da una persona in una determinata posizione
con il trascorrere del tempo. BECKER presenta un modello di carriera deviante articolato in quattro
fasi:
1. Prima fase: il primo passo di una carriera deviante è la commissione di un atto non
conforme. Le persone possono infrangere le norme sociali in modo inconsapevole, poiché ne
ignorano l’esistenza, o in modo consapevole (vocaboli motivazionali).
2. Seconda fase: sviluppo di motivazioni, interessi, definizioni favorevoli alla trasgressione di
determinate norme sociali. Le motivazioni non sempre preesistono al comportamento
deviante, ma possono essere acquisite nel tempo.
3. Terza fase: etichettamento pubblico del soggetto come deviante passaggio da devianza
primaria a secondaria. questo etichettamento produce un cambiamento nell’identità pubblica
del soggetto: egli passa da persona screditabile a screditata (Goffman). Attraverso questo
processo che diventa una vera e propria profezia che si autoadempie, il deviante assume
progressivamente lo status e l’identità veicolata dall’etichettamento. La persona diventa ciò
che è stato definito. anche i trattamenti possono contribuire a sviluppare la devianza:
trattamenti negli ospedali psichiatrici, nelle carceri che consolidano lo status deviante
attribuendo ai soggetti delle etichette come persone istituzionalizzate, limitandone in questo
modo le opportunità di vita esperimento di Rosenhan sui dipartimenti psichiatrici e
istituzioni totali di Goffman). Definire una persona patologica ha effetti sulla carriera del
deviante (es. trattamenti con i tossicodipendenti).
4. Quarta fase: l’ultimo passo consiste nell’entrare a far parte di un gruppo deviante
organizzato. il soggetto stigmatizzato subisce varie forme di discriminazione che possono
condizionarne le opportunità di vita, allentare il legame sociale con i membri dei gruppi
convenzionali e favorire il legame con le persone contrassegnate dallo stesso stigma.
Studio sull’anoressia e sulla bulimia di Mclorg e Taub
Studio del percorso di affermazione della carriera di anoressica e bulimica. Secondo gli autori il
disordine alimentare era in una prima fase considerato dalle donne come un problema solamente
transitorio. Non appena però i sintomi del disordine divennero visibili ad esse furono etichettate dai
familiari e dagli amici come anoressiche e bulimiche compromettendo la propria identità personale.
Una volta che esse accettarono la nuova identità i loro ruoli cambiarono sostanzialmente e gli sforzi
diretti nei loro confronti per curare la malattia favorirono la perseveranza nella devianza e
l’associazione con altre bulimiche o anoressiche.
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Esperimento di Schawartz e Skolnick per verificare le possibilità di occupazione di un lavoratore che
era stato coinvolto in attività criminali.
Quattro domande di lavoro diverse:
1. La persona era stata condannata per aggressione.
2. La persona era stata processata e assolta per lo stesso tipo di reato.
3. La persona era stata processata e assolto per aggressione con allegato di innocenza del
giudice.
4. Nessun precedente penale.
Riduzione consistente nella possibilità di trovare lavoro per coloro che in qualche modo sono stati
coinvolti in attività di tipo criminale.
Braithwaite stigmatizzazione positiva la vergogna reintegrativa: essa si basa su pratiche
sociali che esprimendo sentimenti di disapprovazione sociale per il comportamento deviante ma non
per il soggetto deviante, reintegrano il reo nella comunità, attraverso cerimonie riparative di de-
etichettamento, in l’etichetta stigmatizzante viene sostituita da una socialmente accettabile.
Le politiche
I teorici dell’etichettamento focalizzando l’attenzione sui processi di costruzione sociale della
devianza, svilupparono una forte critica non soltanto dell’intervento repressivo dello stato ma anche
di quello assistenziale, cioè di quello che è stato definito modello penale assistenziale: anche i
progetti di prevenzione possono generare processi di etichettamento e di stigmatizzazione. La teoria
dell’etichettamento ha ispirato tre tipi di politiche che sono state implementate per ridurre l’impatto
della reazione sociale sulla vita dei soggetti etichettati come devianti:
La depenalizzazione: i teorici della reazione sociale sostengono che si dovrebbero
• depenalizzare alcuni reati, soprattutto quelli senza vittima (tossicodipendenti, giocatori
d’azzardo, prostitute) in modo date la ridurre, limitando il grado di estensione del controllo
sociale, l’etichettamento delle persone.
La diversion: secondo i teorici della reazione sociale le persone dovrebbero essere
• allontanate dal sistema penale, facendo in modo che non vivano l’esperienza stigmatizzante
del procedimento penale, o qualora siano state giudicate e condannate evitando che vivano
l’esperienza negativa della detenzione (soprattutto per i reati commessi da minori il
processo viene sospeso e il minore viene messo alla prova per dimostrare una maturazione
personale). Per quanto riguarda gli adulti, i soggetti verrebbero allontanati dalla sanzione
penale per essere collocati in programmi di reinserimento sociale, di trattamento riabilitativo
(es. detenuti tossicodipendenti).
La de istituzionalizzazione: ottica centrata sullo studio delle istituzioni totali (Goffman). Le
•
carceri non redimono, i manicomi non guariscono e gli orfanotrofi non educano
favoriscono processi di acquisizione di identità devianti. (Rif. Esperimento Rosenhan). Le
politiche di de-istituzionalizzazione avrebbero gli scopi di lasciare che le persone vivano nel
proprio ambiente sociale e familiare, e l’istituzione di luoghi aperti al trattamento, in cui è
favorito lo scambio sociale con il mondo esterno.
Applicazione degli studi ai casi.
LIBRO A SCELTA – IL CONSUMO DI DROGHE
CAPITOLO I
Droghe sostanze naturali o artificiali che producono effetti sul sistema nervoso centrale. MA
definizione più generale: è una droga la sostanza definita