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Con chi? o con quanti?

“Con chi” dipendeva da due regole, a seconda della società se si era data delle regole “endogamiche” o “esogamiche”, per cui le prime sono quelle riconoscono il matrimonio all’interno dello stesso gruppo (parentale, territoriale, religioso…), oppure le seconde che sono che riconoscono il matrimonio tra gruppi esterni. Queste regole, ovviamente, corrispondono a delle ragioni economiche in quanto nella “endo” prevedono la poca dispersione sia del patrimonio meramente economico sia di tipo culturale; le regole “eso”, invece promuovono delle alleanze tra i diversi villaggi dei diversi gruppi in maniera tale da creare dei momenti di pace e il matrimonio era il modo migliore per sancire queste alleanze. All’interno di queste due regole ne ritroviamo altre due particolari:

Omogamia – è ciò che permette il matrimonio con persone di uguale etnia, cultura, costume religione,

classe); Eterogamia - è ciò che permette il matrimonio anche tra diversi gruppi definiti al difuori delle parentele, come ad esempio i matrimoni misti che prevede l'unione di due persone con culture differenti. "Con quanti" ci si riferisce ad altre due regole, quali la "monogamia" (ci si può sposare con una persona) e la "poligamia" (ci si può sposare con più persone). Quest'ultimo, a sua volta, prescinde da: Poligimia - quando un uomo sposa più donne; Poliandria - quando una donna sposa più uomini. Il matrimonio, come lo conosciamo noi adesso, in realtà è una figura abbastanza recente. Nel passato, il matrimonio era combinato dalle famiglie: laddove c'era una convenienza, il padre decideva di dare la figlia in sposa alla persona che lui ritenesse più conveniente. Quindi, spesso, nelle realtà sia contadine e, ancor di più, in quelle più elevate, il

Il matrimonio veniva combinato per stabilire parentele e alleanze con gruppi che permettevano di aumentare il potere o la ricchezza. Ad esempio, il matrimonio come sacramento, come lo conosciamo oggi, non è sempre esistito. Lutero, in un periodo precedente al 1545, lancia la sua Riforma alla Chiesa Cattolica e questa risponde con un Concilio (di Trento) con il quale vuole mettere ordine nel caos che si era creato intorno al concetto di matrimonio. La sacralità del matrimonio, la necessità che ci fosse libero consenso tra gli sposi, la necessità che gli sposi avessero un'età minima per poter contrarre matrimonio liberamente, è sancito nel Concilio di Trento. In questo Concilio emerge un altro fattore importante: l'indissolubilità del sacramento. Dal 1545 in poi, almeno per la maggior parte delle persone, il fatto che il matrimonio fosse un sacramento significava che, se decidevano di sposarsi, lo facevano per tutta la vita. Qualcuno non fu d'accordo.tipo Enrico VIII Re d'Inghilterra che voleva sposare un'altra donna e la Chiesa non gli concesse il divorzio per cui nasce la Chiesa Anglicana. Altra cosa fondamentale del matrimonio oggi è l'idea che due persone che si sposano siano innamorate l'una dell'altra e non per mero interesse, mentre fino a 100 anni fa era la condizione principale. Infatti, le donne venivano fornite della dote perché erano più appetibili. Oggi, dire che ci si sposa perché il partner è ricco non viene accettato. Il problema è che questo "amore romantico" se è quello che legittima il matrimonio può essere anche ciò che lo distrugge. Il matrimonio è anche ciò che sancisce socialmente la divisione sessuale del lavoro. Quando si crea la necessità di mantenere una famiglia, fondamentalmente, si risponde di due lavori: a) il lavoro che porta reddito; b) il lavoro che si fa interno alla famiglia enon porta reddito evidente, ma che è ciò che permette la cura della famiglia. Dagli anni '70 in poi, c'è stato un dibattito sullo stipendio delle casalinghe, perché in realtà le casalinghe producono reddito in quanto trasformano tutto ciò che è in natura in reddito. La famiglia in sé, adesso, per la figlie non significa divisione sessuale del lavoro, ma ciò vale per la madre. Quando le figlie si sposano si entrerà nella logica della divisione del lavoro, per cui se la casa non è pulita o se il cibo non è pronto, nessuno si aspetterà che queste cose verranno assolte dall'uomo. Il matrimonio, dunque, è ciò che permette questa divisione del lavoro, però: mentre prima (fino agli anni '70) non poneva molti conflitti, perché le donne venivano socializzate a questo ruolo; dagli anni '70 in poi le cose.cominciano a cambiare e qualche autore ha parlato di matrimonio, prima fusionale, poi negoziale, nel senso che essendo le donne inserite in un mondo, non più solo domestico, la negoziazione dei ruoli, delle competenze, delle cose da fare, diventa più forte, a meno che la donna non decida di fare la casalinga tout-court. La possibilità di negoziare, però, può comportare un'instabilità matrimoniale. Questa instabilità è molto più alta rispetto a 30 anni fa. Il divorzio, in Italia esiste dal 1974, perché prima hanno fatto una legge; poi qualcuno ha pensato che l'Italia era un paese fortemente cattolico per cui il divorzio era una piaga sociale; è stato indetto un referendum per abolire il divorzio nella speranza che quell'Italia apparentemente cattolica potesse sovvertirla; invece, questo referendum fu clamorosamente perso e la legge sul divorzio rimase in vigore, per cui da quell'anno si comincia.

A poter calcolare i tassi di instabilità coniugale attraverso i divorzi. Il problema è che, siccome in Italia il processo del divorzio è a due stadi, prima c'è la separazione e dopo tre anni si può chiedere il divorzio. In altri paesi, questo lasso di tempo, che fu un accomodamento anche per venire incontro a queste forze sociali con un eventuale ripensamento della coppia, non esiste rendendo non facile la comparazione dei dati. Dunque, c'è uno scarto molto forte tra il numero delle separazioni e il numero dei divorzi; su questo la Chiesa, probabilmente, c'aveva indovinato perché separarsi legalmente, solo nella metà dei casi, significa, in realtà, divorziare. Il divorzio viene richiesto in quei casi in cui ci si vuole risposare, altrimenti si rimane separati legalmente. Intanto, ci sono delle forti differenze fra il nord e il sud: il sud d'Italia, ad oggi, tengono uno scarto da un nord che tendenzialmente

si separa e si divorzia di più rispetto ad un sud che lo fa di meno; altro elemento fondamentale che serve da differenziatore sociale è il grado d'istruzione delle coppie che si separano, in quanto le coppie più istruite si separano di più delle coppie meno istruite. Quest'ultima è una tendenza che si è rivelata vera, perché le donne più istruite hanno delle aspettative del matrimonio maggiori e sopportano di meno delle tendenze tradizionali, che magari ancora ci portiamo dietro, per cui il conflitto della coppia diventa più forte e ci si separa di più, perché si vuole rompere questo andazzo di tensione e di conflitto che non da soddisfazione alcuna. Quando si parlava prima di matrimonio negoziale, se la negoziazione tra i coniugi non va a buon fine questo comporta un aumento dei tassi di separazione e poi, se è il caso, di divorzio. La differenza tra nord e sud è stata spiegata anche dalla

maggiore presenza delle donne nel mercato del lavoro che riguarda il nord rispetto al sud. Quando ci si riferisce al matrimonio sociale e si ha una donna che lavora sia in casa che fuori casa riuscendo a negoziare con il marito dei tempi e delle modalità diverse rispetto ad una donna che lavora solo in casa, è ovvio che i conflitti sono diversi, poiché nel primo caso la donna ha più potere sul marito. La parentela svolge un tipo di controllo sulla coppia per cui il separarsi e il risposarsi, eventualmente, è ancora un sintomo di vergogna. L'instabilità coniugale, quindi le separazioni e i divorzi, comportano dei problemi ulteriori, perché da una famiglia se ne possono creare due dal momento in cui i due divorziati decidono di risposarsi o, quanto meno, di convivere con una nuova persona, per cui si avrà la nuova famiglia del marito e quella della moglie; quindi, i legami sociali e parentali che legano queste persone con

figli non saranno solo genitoriali, bensì anche coniugali.

10Corso di Sociologia della Famiglia A.A. 2007/2008

IV° CAPITOLO – FIGLI, FRATELLI, GENITORI E NONNI

Le quattro figure che caratterizzano la famiglia sono, appunto, figli, fratelli, genitori e nonni. Si è detto che il matrimonio è lo strumento privilegiato per mettere su famiglia, ma non è quello che caratterizza principalmente la famiglia, poiché questa è caratterizzata principalmente dalla presenza o meno di figli. I figli nelle famiglie hanno la loro importanza, in quanto portano avanti un legame generazionale, che permettono alla famiglia di continuare nel tempo; sono talmente importanti che sia nel passato e, ancora, nell’attualità in alcune società la sterilità può essere causa di separazione, ripudio e di divorzio. In realtà, dall’esperienza di modernità, questo non è più causa di scioglimento della coppia che

può essere ovviata attraverso il legame sociale quale l'adozione. Però, questa presenza dei figli è importante proprio per dare una caratteristica alla società; anzi, da come vengono trattati i figli, si può capire di che tipo di famiglia si parla, perché la nostra è una società, è un tipo di famiglia che mettono al centro i figli proprio come legame affettivo o, ancor di più, laddove i figli sono considerati così importanti come affetto, così ci sono meno figli. E' ovvio, però, se ci si guarda intorno si vedono famiglie con pochi figli. Il discorso del controllo della fecondità non è cosa recente, perché un modo per controllare la fecondità c'è sempre stato. Principalmente, nel passato erano due i modi di controllo (+ due): 1. mortalità - questa si riferisce alla madre e al neonato. La mortalità a causa del parto, fino a 100 anni fa, eramolto elevata, perché le condizioni igieniche, le conoscenze mediche non permettevano un'accuratezza del parto stesso per cui molto spesso queste donne per problemi, appunto, a come il parto si presentava e
Dettagli
Publisher
A.A. 2008-2009
21 pagine
2 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della famiglia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Naldini Manuela.