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ME
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Il me di Mead è il senso del sé appreso dall’interazione con gli altri (es. evitare di dire qualcosa per paura di
offendere). P a g . | 32
Il sé viene costruito attraverso l’interazione sociale nel corso della maturazione biologica e sociale. Mead
riteneva che i bambini avanzassero attraverso quattro fasi di sviluppo sociale:
1. Fase pre-gioco.
I bambini non sono in grado di uscire del tutto da sé stessi e di vedersi dall’esterno.
2. Fase del gioco.
I bambini cominciano ad essere in grado di assumere il ruolo di un’altra persona in modo significativo (es.
fanno il papà).
3. Fase del gioco di squadra.
I bambini imparano non solo ad interpretare un ruolo, ma anche a collegarlo ai ruoli degli altri.
4. Fase dell’altro generalizzato.
Quando le persone maturano, sviluppano la capacità di considerare l’altro generalizzato, ovvero i valori e gli
orientamenti di una comunità in generale e non dei suoi singoli componenti. P a g . | 33
10. La devianza.
La devianza è un comportamento non conforme alle norme alle aspettative culturali di base.
I confini fra ciò che è normale e ciò che è deviante è raro che siano ben definiti, spesso le persone non
concordano sul punto in cui tracciare la linea di demarcazione.
Secondo Durkheim, affinché si possa assumere una prospettiva sociologica sulla devianza è necessario
andare oltre i singoli comportamenti, concentrandosi sul loro rapporto con le norme sociali; egli affermava
che il crimine poteva essere definito soltanto in relazione alle norme sociali che esso viola. Un’azione non ci
offende in quanto crimine, ma definiamo criminale un atto offende la coscienza collettiva (norme, credenze
e valori condivisi in una comunità).
Quando parliamo di devianza dobbiamo sempre tenere presente il contesto sociale in cui essa si sviluppa e
dobbiamo ricordare che lo stesso comportamento può suscitare reazioni diverse in comunità differenti.
Un comportamento viene definito deviante quando è pubblicamente qualificato come tale da coloro che
hanno il potere di consolidare tale etichetta; secondo la teoria dell’etichettamento, la devianza è il risultato
di come gli altri interpretano un comportamento e gli individui etichettati come devianti spesso interiorizzano
questo giudizio come parte della propria identità.
In senso generale, chi viene etichettato come deviante deve affrontare lo stigma sociale, ovvero la vergogna
associata ad un comportamento o ad uno status considerato socialmente inaccettabile e screditante.
Etichettare una persona come deviante potrebbe farla cadere nella cosiddetta devianza secondaria, ovvero
un comportamento deviante adottato in risposta alle conseguenze negative dell’etichettamento.
Durkheim affermò che la devianza può essere funzionale, avere un ruolo sociale positivo e rafforzare le
strutture sociali. Ciò avviene in tre modi:
1. Definire i confini del gruppo.
Il comportamento deviante aiuta a chiarire i limiti di un comportamento accettabile all’interno di una
determinata società.
2. Creare solidarietà sociale.
La devianza aiuta a formare una solidarietà di gruppo unendo tra loro le persone nel contrastare, o nel
disapprovare, un nemico comune.
3. Fornire una fonte di innovazione.
La devianza è una fonte di creatività ed innovazione nella vita sociale: la devianza è necessaria per rendere
le società sane; i devianti premono sui confini facilitando la crescita ed il cambiamento delle strutture sociali.
Anche le idee devianti si sono rivelate fonte di potente innovazione, come per esempio negli anni 70, le donne
lasciavano i propri bambini all’asilo nido per non rischiare di essere etichettate come madri degeneri.
La devianza è il prodotto del rapporto sociale fra coloro che sostengono i confini della normalità e coloro che
la superano. P a g . | 34
Come possiamo spiegare il comportamento deviante? Alcune spiegazioni si concentrano sulle cause
individuali della devianza, altri enfatizzano le dinamiche sociali.
La devianza a volte viene spiegata come la conseguenza di un’immoralità individuale. Il confine fra normale
e deviante, visto sotto questa prospettiva, è più o meno analogo alla linea che divide il bene dal male. A volte
etichettano un comportamento deviante semplicemente come malvagio.
Secondo un approccio basato sul comportamento individuale trova le fonti della devianza nella patologia o
malattia. In questa prospettiva, i soggetti devianti sono malati e soffrono di un disturbo psicologico o
biologico. In questo caso il confine fra normalità e devianza coincide con quello che separa chi è salute da chi
è malato. La designazione di un comportamento deviante come malattia che può essere curata da medici
specializzati viene definito come medicalizzazione della devianza (es. giocatore incallito, alcolismo).
Altre spiegazioni della devianza superano il livello individuale per comprendere fattori sociali. Secondo uno
di questi approcci, la devianza deriva da un processo decisionale razionale: le persone sono inclini a
comportamenti devianti nei casi in cui la devianza ha ricompense significative a fronte di costi limitati (es.
guidare al di sopra del limite).
Se la devianza è inoffensiva, magari non vale la pena controllarla; se è distruttiva conviene aumentare le
sanzioni. Deve sempre essere contestualizzata.
Altri approcci spiegano la devianza in termini di socializzazione, ovvero come fallimento del processo di
socializzazione. Un comportamento deviante dev’essere adeguatamente controllato e la causa primaria è
che alcuni agenti di socializzazione hanno fallito nel loro processo.
Le subculture devianti sono dei gruppi che pretendono da tutti i propri membri l’impegno a sostenere
specifiche credenze o comportamenti non conformisti (es. Ku klux klan – Aryan nations).
Non sempre la devianza è collegata ad una subcultura, ma può anche essere individuale quando le attività
che un individuo compie sono devianti, ma senza il sostegno sociale di altri partecipanti.
Merton introdusse:
La teoria di medio lungo raggio ossia teorie specifiche, applicabili a serie limitate di dati: teorie, ad
esempio, sul comportamento deviante, o sul flusso di potere da una generazione all'altra, o sulle
maniere invisibili di esercitare un'influenza personale.
La teoria della tensione, ossia che l’individuo è un animale morale, che fa proprie le norme della
società in cui vive e che è naturalmente portato a seguire. Rispetta la legge non perché ritenga non
gli convenga trasgredire, ma perché si ritiene moralmente obbligato a farlo. Una violazione può,
quindi, derivare esclusivamente da una fortissima pressione che viene dalla tensione tra struttura
culturale e sociale.
In caso di tensione tra struttura sociale e struttura culturale nascono forme di comportamento
adattivo:
1. Conformità: si accettano sia le mete che i mezzi per raggiungerle; tutti gli altri comportamenti
saranno devianti.
2. Innovazione: si aderisce alle mete ma non si accettano i mezzi – imbroglioni, ladri.
3. Ritualismo: si abbandonano le mete e si rimane fedeli solo alle norme sui mezzi - tipico di chi si
accontenta.
4. Rinuncia: sia ai fini (le mete culturali) che ai mezzi – i mendicanti. P a g . | 35
Esistono forti norme sociali che definiscono come il nostro corpo debba apparire e funzionare; ci fa vivere
in modo più intimo le definizioni di normale e deviante date dalla società.
I diffusi tentativi di perdere peso sono la risposta al crescente aumento di peso della popolazione. Poiché
l’obesità è associata a gravi problemi di salute, è frequente che il dimagrimento faccia parte di uno sforzo più
vasto. Essere sovrappeso viene ritenuta una devianza (vale lo stesso discorso per la troppa magrezza).
I disordini alimentari derivano dall’ultra conformismo, o eccessiva aderenza alle aspettative culturali: le belle
donne spesso vengono sottovalutate intellettualmente.
La chirurgia plastica elettiva è diventata sempre più comune, poiché un gran numero di persone cerca di
conformare il proprio aspetto alle norme culturali prevalenti; nelle generazioni precedenti, la chirurgia era
associata come stigma sociale e di conseguenza era poco utilizzata e chi lo faceva manteneva il segreto.
Grazie al processo di normalizzazione, ora non è più così, un comportamento considerato deviante, ora non
lo è più.
Qualche anno fa, alcune persone venivano etichettate come devianti poiché soggette a disabilità; potenziali
datori di lavoro, educatori e molti altri membri della società consideravano gli individui disabili come anormali
e meno capaci. Il dibattito sulla cultura dei non udenti (deaf culture) fornisce un chiaro esempio degli interessi
in gioco nel cambio di definizione dei corpi normali e devianti; non venivano considerati disabili, ma membri
di una comunità con una diversa modalità di comunicazione.
Per comprendere l’impatto della devianza sulla società, dobbiamo prendere in considerazione il concetto di
potere e disuguaglianze che alimenta; è significativo per quattro motivi fondamentali:
1. Il potere è legato alle nostre concezioni di base circa ciò che è deviante e ciò che è normale.
2. Il potere determina se e come le autorità fanno rispettare le norme e puniscono la devianza.
3. L’accesso al potere determina ad alcuni gruppi di attuare comportamenti devianti senza
conseguenze (es. crimini dei colletti bianchi).
4. Il potere permette di evitare l’etichetta di deviante e la punizione che ne deriva.
Tutti siamo soggetti al controllo sociale, ovvero agli incentivi e alle punizioni che promuovono la conformità
nella vita sociale. Non sempre i confini tra ciò che è normale e ciò che è deviante è chiaro.
Le influenze possono essere:
Interne: socializzazione.
Interiorizzando le norme sociali di base attraverso la socializzazione, la società diventa parte di noi, forgia il
nostro modo di vedere il mondo, di prendere decisioni e valutare le persone. Siamo in continua sorveglianza
(per noi stessi) e siamo continuamente sorvegliati (dalle autorità).
Esterne: teoria del controllo.
Il processo di socializzazione implica la presenza di diversi attori; gli attori del controllo sociale sono le autorità
che fanno rispettare le norme e le regole, tentano di prevenire le violazioni e identificano e puniscono i
trasgressori. La teoria del controllo istituzionale suggerisce che il nostro comportamento è regolato dalla
forza del nostro attaccamento alle istituzioni sociali. P a g . | 36
11. Media e consumi.
Media è il plurale della parola latina Medium, ossia ci