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Berlino/concerto). 4) al loro carattere – funzione (casa).
2.3 Globalizzazione e mobilità.
I processi di globalizzazione de-territorializzano, in quanto attivano processi di de-
spazializzazione che dissolvono i confini imposti dallo spazio fisico (mezzi di comunicazione),
ma al tempo stesso ri- spazializzano attraverso la “globalità”, “l’aspazialità” e la
“reticolarità”. La globalità fa si che l’azione umana sia sempre più
visibile; l’aspazialità riduce la rigidità dei confini dei luoghi fisici e simbolici; la reticolarità
aumenta le connessioni della mobilità.
2.4 Spazio e potere.
La gestione degli spazi è cruciale nel tema del controllo sociale, e in quello dei rapporti di
dominazione. Riguardo al primo concetto, ad esempio, è dopo la Rivoluzione francese che
l’Architettura e l’Ingegneria diventarono discipline di igiene sociale deputate al controllo del
popolo. [altro esempio: estensione individuale del proprio spazio nella quotidianità (sedile di un
autobus)]. Il controllo della spazialità determina anche le categorie sociali
[giovani: poco spazio privato a loro deputati] e la relativa distanza sociale tra loro ben
rivendicata [radical chic]. La territorialità influenza perciò i
comportamenti collettivi [curva stadio]. Il rapporto fra luoghi e
gruppi può essere gestito in modo “emico” [la diversità viene esculsa (ghetti)] o “fagico” [la
diversità viene assimilata, a volte anche per essere tramutata in conformismo (c.comm.)].
2.5 Alcune trasformazioni dello spazio urbano contemporaneo.
Nelle città è impossibile acquisire la totalità delle conoscenze interpersonali e culturali, e al
loro interno si configurano contesti in continua evoluzione caratterizzati da categorie sociali
che mirano ad una loro separazione dalle altre, o da un alto grado di cosmopolitismo [es. film
“The Village”]. Un’importante trasformazione della scena urbana è quella legata alla
valorizzazione o riqualificazione dei luoghi [es. ex aree industriali].
Cap.3- La costruzione culturale del tempo:
•
3.1 Esperienza della temporalità e pratiche sociali.
La temporalità ha a che fare con la regolazione delle attività umane, ma anche con la
costruzione della memoria individuale e collettiva. Esistono tre tipi di durata: 1) quella ciclica
quotidiana (reversibile) – 2) quella dell’arco di vita (irreversibile) – 3) quella della “longue
durée” dei tempi istituzionali (reversibile). [in società come gli Hopi non esiste la concezione
del tempo]. Prima della diffusione dell’Industrializzazione, le
società agricole non percepivano la distinzione tra lavoro e vita, ovvero adattavano la durata
della giornata in base ai compiti da svolgere. L’avvento del capitalismo industriale impose una
misurazione coordinata del tempo (orologi meccanici), modificando il significato culturale della
temporalità. La relazione di un
agente con la propria esperienza temporale si genera dal rapporto fra l’habitus e il mondo
sociale di appartenenza.
3.2 Regolarità temporali e regionalizzazione del tempo.
Spazializzazione e temporalizzazione ordinano e strutturano la prassi umana.
Secondo Zerubavel: 1) la temporalità si organizza a strutture rigide di
successione [laurea dopo il diploma] – 2) le attività collettive di una società sono condivise e
assimilate dagli habitus degli agenti [durata vacanze scolastiche] – 3) la “collocazione
temporale standard” permette di programmare alcune attività sempre nello stesso spazio
temporale, determinando anche una “frequenza uniforme nella ricorrenza degli eventi”.
A seconda dei diversi
principi e meccanismi culturali con i quali gli habitus incorporano la temporalità si formano
diversi schemi di comportamento e valutazione.
L’esperienza temporale, oltre che essere regolata dalla struttura, è anche regolata dal principio
della regionalizzazione per mezzo del quale le attività vengono condotte in porzioni temporali
idonee (es:essere contattati telefonicamente durante il giorno).
3.3 Calendari e generazioni.
Il calendario è connesso alla classificazione categoriale della popolazione e regola i
comportamenti collettivi. Il calendario è uno degli strumenti con i quali una collettività si
distingue culturalmente dalle altre (es. festa italiana del 25 aprile). Esso segnala
qualitativamente i momenti, mentre l’orologio scandisce il tempo in maniera quantitativa e
codificata. Nelle società tradizionali erano i riti di
passaggio a stabilire a quale categoria sociale un individuo apparteneva; nelle società
contemporanee i riti di passaggio sono stati sostituiti dai traguardi istituzionali che però non
mutano generalmente il proprio vissuto. L’adolescenza e la
giovinezza sono fasi esistenziali generate dalla scolarizzazione ma anche
dall’industrializzazione e dal consumismo di massa [teenager= termine usato dal marketing
per sancire la capacità di spesa degli adolescenti].
“L’invecchiamento sociale” è il responsabile della riduzione degli spazi
utilizzabili, ed è connesso alle possibilità socioeconomiche degli individui. Il sentito aumento di
desiderio di giovinezza ha quindi prodotto il rovesciamento dei valori della socializzazione: i
figli, per molti genitori, rappresentano l’immagine dello stile di vita da seguire.
3.4 Memoria e oblio nella società in rete.
La memoria dei soggetti dipende da una serie di fattori tra i quali la memoria comune;
quest’ultima permette di mantenere il ricordo di eventi personali collegandoli ad avvenimenti
socialmente condivisi e temporalmente coincidenti.
Tuttavia il processo di elaborazione del ricordo collettivo può
essere alterato dalle relazioni sociali, dai supporti materiali di memoria, e dalle strutture
istituzionali. Vanno perciò distinte: la “memoria
sociale”, la “memoria comune” e la “memoria collettiva”. La memoria sociale
racchiude quei documenti del passato caduti nell’oblio che possono in qualsiasi momento
essere riattivati ma non è detto che ciò avvenga (canzoni del passato). La
memoria comune è legata ad avvenimenti condivisi rimasti vivi nella cultura sociale
(Italia/Germania 4-3).
La memoria collettiva rappresenta invece gli eventi sociali del passato custoditi
e riprodotti da ciascun gruppo. In presenza di più gruppi esisteranno quindi una pluralità di
memorie collettive in competizione fra loro per assumere il ruolo di memoria egemone su un
certo evento (es. “la storia è scritta dai vincitori). In questo senso il proliferare degli strumenti
della memoria sociale come i supporti mediali può contrastare i tentativi di manipolazione della
memoria egemone.
3.5 Tempo e potere.
La conflittualità di classe si è espressa anche attraverso la lotta per una misurazione più
democratica del tempo, e nonostante i cambiamenti sociali, ancora oggi rimane una leggera
ma incisiva gerarchia nella gestione del tempo (es. orologio del capo).
A livello lavorativo inoltre le professioni che conferiscono uno status
sociale più elevato sono quelle che hanno gli orari più flessibili e che garantiscono una minore
accessibilità temporale nei confronti di terzi.
Infine anche il meccanismo dell’ “attesa” cela una
situazione gerarchica; l’attesa implica infatti la sottomissione.
Cap. 4- La costruzione culturale della corporeità:
•
4.1 Incorporare il mondo: tecniche del corpo e pratiche sociale.
Il processo di incorporazione prevede l’apprendimento di codici culturali, abitudini, valori,
attraverso la somatizzazione della cultura nei corpi.
L’esperienza lungo il corso di vita avviene attraverso il nostro
adattamento al mondo tramite la corporeità che da luogo all’ “hexis”
(postura,atteggiamento…) a sua volta parte dell’habitus. L’esperienza corporea permette
di anticipare una situazione prima ancora che si manifesti, producendo degli effetti psicofisici
che variano a seconda dei tipi di rinforzi positivi o negativi cui il corpo è solitamente abituato e
che sono alla base del processo di individuazione. Ovviamente i fattori
esperienziali non vanno mai scissi da quelli biologici, ma è indubbio che la corporeità sia
strutturata dai diversi contesti socio-culturali attraverso le “tecniche del corpo” (camminare in
diversi modi implica possedere la struttura eretta), deputate tra l’altro anche a riprodurre i
diversi stati d’animo.
4.2 Genere, sesso e sessualità
Il rapporto fra sessualità e genere può essere affrontato considerando le differenze genetiche
e ormonali, come segni distintivi, o viceversa considerando il corpo come una superficie neutra
sulla quale imprimere il simbolismo sociale. La biologia ad esempio non prova l’esistenza di
soli due tipi di genere, ma anche le ricerche in ambito comportamentale smentiscono le nette
differenze che ci sarebbero tra uomo e donna e che sono ascrivibili più che altro alla posizione
sociale. Il genere funge da principio di classificazione in ambito riproduttivo sia a
livello di rappresentazioni, sia a livello di materialità (costruzione del proprio corpo), ed è da
intendere come un insieme di pratiche acquisite educative e culturali.
Il genere è intrinsecamente legato anche
all’esperienza personale che sin dall’infanzia è fautrice di una certa “competenza di genere”.
Non esiste inoltre un unico
modello di mascolinità o femminilità ma una pluralità di modelli che si traducono in un set di
comportamenti che si adattano a seconda della situazione. L’egemonia maschile o femminile
indica le relazioni di dominazione o subordinazione. La
sfera della sessualità viene comunemente associata come modo di ordinamento del mondo
ma la sua interpretazione legata al genere è mutata lungo le diverse epoche storiche. La
sessualità rientra nelle tecniche del corpo e le relative pratiche sono estremamente connesse
al genere. Il concetto di “copioni sessuali” definisce gli attori, i contesti e le azioni
ritenuti appropriati in una data società.
La sessualità va analizzata tenendo conto dei contesti in
cui ci si relaziona con altri corpi – delle nuove tecnologie della sessualità – del cambiamento
delle esperienze erotiche.
4.3 Il corpo come “compito”: modellare l’umanità.
Le operazioni di modellamento del proprio corpo implicano un’attenzione estetica e possono
essere considerate tecniche rifles