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TESSERE L’ORGANIZZAZIONE
Questo concetto ha origine dallo scritto con cui Emery e Trist vollero porre su basi nuove la relazione tra organizzazione e
ambiente esterno. Essi vollero mettere in risalto le dinamiche di interazione tra le parti dell’ambiente stesso e dell’ambiente
con l’organizzazione in una maniera tale che fosse l’opposto di quanto si assumeva nella prospettiva struttural
funzionalista. L’idea di tessuto causale dell’ambiente esterno sembrò loro adeguata perché permetteva di sottolineare il
carattere di connessione fra le varie parti dell’ambiente fra loro; notarono che i valori che hanno significati dominanti
emergono importanti e cruciali tanto da dar vita a forme di istituzionalizzazione: le organizzazioni diventano istituzioni per
l’incorporare in se stesse i valori organizzativi che le pongono in relazione con il resto della società. Alla fine degli anni 80
il concetto di Emery e Trist venne riformulato accentuandone l’immagine di processo. Il concetto divenne allora tessere
l’organizzazione mettendo in risalto la connessione in azione e il mondo contestualistico dell’organizzare dove si
riscontrano serie infinite di relazioni che continuamente muovono l’una sull’altra. Per avvalersi di questo concetto nello
studio organizzativo bisogna tener conto del concetto di attività (lo studioso deve vedere le attività dallo stesso punto di
vista di coloro che le attivano nella pratica quotidiana per mettere in luce le dinamiche della costruzione sociale della realtà
organizzativa), del concetto di proprietà (nozione che rappresenta il legame fra soggetto e artefatti prodotti individualmente
e collettivamente), della nozione di legame (dà vita a connessioni in azione che legano fra loro attori organizzativi, corsi di
azione e utenti sia interni che esterni all’organizzazione. Questi legami danno luogo a una serie di mappe delle interazioni),
del concetto di reputazione (portare alla luce valori e assunti delle culture lavorative e organizzative e di osservare come la
reputazione venga a costituire una dimensione vitale della quotidianità organizzativa), del processo di tipificazione e del
gioco degli specchi.
COMUNITÀ OCCUPAZIONALE E PROFESSIONALE VS ORGANIZZAZIONE
Differisce dal costrutto teorico di comunità di pratiche per il suo essere specificatamente riferito alla vita organizzativa. Il
termine occupazionale sottolinea la collocazione nei contesti organizzativi e comprende anche quelle pratiche lavorative e
organizzative il cui contenuto, messo in evidenza dal termine professionale può essere anche assai modesto. Le comunità
occupazionali e professionali sono costituite da gruppi di persone che ritengono di svolgere lo stesso lavoro, vi si
identificano, creano, negoziano, condividono quell’insieme fatto di progetti, prospettive, codici deontologici, ecc relativi al
proprio operare nelle organizzazioni e nella società, si riferiscono a questo insieme valoriale anche al di fuori delle attività
lavorative, mescolano nella quotidianità delle relazioni sociali l’essere all’interno di questo mondo lavorativo con quanto
non vi appartiene necessariamente.
Le comunità occupazionali e professionali sono soggetti politici che accrescono o vedono scemare il proprio potere nelle
organizzazioni e preservano o meno il monopolio delle proprie conoscenze sia teoriche che pratiche. I confini di esse
vengono delineati cancellati e ricostruiti da coloro che sentono di appartenere a quella comunità e sono basati sulla nozione
di azione. Autocontrollo sui propri confini.
Il termine organizzazione indica l’insieme variegato e multiforme dei contesti di relazioni sociali che contraddistingue la
società moderna e postmoderna, reale o virtuale. Questo insieme va colto nel suo complesso interagire. Il baricentro della
società contemporanea si è incentrato sulle organizzazioni ed esse hanno acquisito la caratteristica di realtà quotidiana. La
società moderna si avvale di molte più organizzazioni rispetto a quella antica le quali sono volte a soddisfare molti più
bisogni e coinvolgono un notevole numero di individui. Il termine organizzazione ha una duplice valenza: l’essere una
delle caratteristiche dei fenomeni sociali e il costituire un soggetto politico della società moderna e contemporanea capace
di grande influenza nella quotidianità. Le organizzazioni hanno assorbito la società. Le organizzazioni sono configurate
come una delle principali forme di controllo moderno su individui, gruppi e collettività, fonte primaria di integrazione
sociale
ORGANIZZAZIONE COME IPERTESTO E FOTOGRAFARE ORGANIZZAZIONI
L’ipertesto è la metafora sulla base della quale indagare ulteriormente gli atti interattivi che danno luogo
all’organizzazione. La metafora dell’ipertesto ha il senso di approfondire la relazione tra individuo e organizzazione. Si
tratta di un tema classico del pensiero organizzativo europeo e questa metafora mette in risalto l’interattività caratteristica
delle relazioni sociali che configurano l’organizzazione, la pratica dell’organizzare fatta di conoscenza estetica, tacita,
personale, razionale, universalistica, cognitiva, la pluralità di relazioni individuo/organizzazione. Si qualifica con
l’aggettivo estetico perché è costituita dall’ibridazione della nozione di testo con quella di estetica nel contesto delle
tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Con testo si indica il flusso lineare e sequenziale di parole che può
essere apprezzato per logica e goduto per poesia, ipertesto, cioè costituito da connessioni frammentarie e casuali. Con
estetica si rievocano questi aspetti perché si caratterizza l’ipertesto come un artefatto che ha un suo pathos. La metafora
evoca l’interattività per cui l’organizzazione esiste negli atti interattivi estetici e cognitivi che i diversi soggetti
dell’interagire organizzativo pongono in essere.
Metafora fotografia si intende la ricerca di una descrizione nitida e dettagliata dell’organizzazione. La fotografia a cui ci si
riferisce è quella che documenta il reale. Da essa emerge che vi è una realtà organizzativa che è oggettiva, universale,
rappresentabile all’infinito. La fotografia rappresenta l’organizzazione nell’attimo appena trascorso. Per renderla più
dinamica si può abbandonare per quelle di girare un film o un video le quali si avvalgono del fluire di esse. Non verrebbe
modificato il principio di rappresentazione della realtà organizzativa che sta di fronte alla macchina. Questa la registra nel
modo più fedele e porta ad assumere lo stesso punto di vista dell’autore, neutralità.
TECNOLOGIE
Ci sono nel mondo odierno una pluralità di tecnologie differenti fra loro che possono essere impiegate simultaneamente.
Ora è molto in forza la tecnologia digitale caratterizzata dall’essere una tecnologia basata sul codice binario che costruisce
da se o che traduce dall’analogico l’informazione. Il digitale lavora l’informazione mentre le tecnologie non digitali usano
l’informazioni per lavorare, dall’essere una tecnologia in rivoluzione continua e permanente, dall’essere una tecnologia che
gestisce altre tecnologie. Il digitale si aggiunge e modifica l’operatività delle altre tecnologie rendendo evidente la
trasmutazionalità dell’oggetto, la post-socialità delle interazioni tra individui, gruppi e collettivi, l’ibridazione dell’agire
organizzativo dovuto a persone e elementi non umani . in certi casi il virtuale è preminente è il caso delle organizzazioni
operanti nell’economia digitale.
STRUTTURAL FUNZIONALISMO VS PARADIGMA INTERPRETATIVO
Una struttura organizzativa di impianto strutturalista si identifica grazie ai valori delle 5 variabili come la specializzazione
(il grado di differenziazione in ruoli specializzati), la standardizzazione (il grado di presenza di regole e procedure
standard), la formalizzazione (il grado di presenza di disposizioni e procedure scritte), la centralizzazione (il grado di
autorità decisionale esercitata al vertice), la configurazione (il grado di estensione di catene di comando). Essa deve
risultare forte o debole. Delineare così la struttura organizzativa ha senso in un contesto di uno studio empirico
comparativo.
La struttura del paradigma interpretativo è radicata negli atti interattivi dei soggetti organizzativi che riguardano un certo
fenomeno organizzativo e è contraddistinta da continuità fenomenologia e dall’essere continuativamente in processo. A
partire dagli atti interattivi si può costruire una matrice che delinea la struttura organizzativa in processo che estende il
proprio raggio di azione fino a comprendere livelli sempre più ampi e complessi. La struttura in processo è frutto di uan
concezione dell’ordine e della legittimazione sociale basata sulle negoziazioni che non distinguono i fenomeni di livello
micro da quelli di livello macro. La matrice della struttura organizzativa mette a fuoco la fluidità dell’ordine sociale
nell’organizzazione e la contingenza, specificità e non generalizzabilità di esso.
POTERE + POTERE PURO WEBER
Max Weber concettualizza quel che legittima la burocrazia, ovvero il tipo di potere puro che ne è a fondamento: è il potere razionale
e legale che Weber chiama burocratico il quale prescrive che si obbedisca ai doveri d’ufficio, che lo si faccia essendo personalmente
liberi, in dipendenza di una precisa gerarchia d’ufficio, in ottemperanza a chiare e definite competenze di ufficio e nella
consapevolezza di essere sottoposti a certi controlli, che si rispetti il segreto di ufficio, che ci si renda anonimi a favore. Quindi il
potere è per Weber la possibilità per determinati comandi di riscontrare l’obbedienza ad essi da parte di specifici gruppi di persone.
Questi comandi devono essere fondati su razionalità, oggettività, universalismo, uguaglianza.
Gli altri 2 tipi di potere puro che Weber identifica sono quello carismatico (le relazioni sociali basate sul potere carismatico sono
fondate sul carisma della persona, su un elemento che varia con il variare degli individui, instabile e non prescrivibile. Su di esso non
si può fondare l’organizzazione razionale) e quello tradizionale (le relazioni sociali che poggiano sul potere tradizionale vedono
prevalere rapporti di parentela, clientele che non rendono gli individui personalmente liberi di scegliere la struttura organizzativa che
meglio si adatta per ottemperare ai doveri d’ufficio).
Per Max Weber l’organizzazione era potere perché costituisce una struttura di dominio e di controllo. La tradizione sociologica
funzionalista nello studio delle organizzazioni ha teso a vedere il potere all’intern