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Intendere: Esplicativo: fatto di motivazioni: "perché ho agito così?"; Attuale: che presta attenzione alla C.N.V.
La C.N.V. è trattata anche dall'INTERAZIONISMO SIMBOLICO: caratterizzato dall'osservazione partecipante (una tecnica usata dagli antropologi); tra i maggiori esponenti di questa corrente abbiamo G. H. MEAD (1863-1931) e H. BLUMLER (1969); dall'ETNOMETODOLOGIA: termine usato per la prima volta negli anni '60 da H. GARFINKEL (allievo di Parsone, dal quale tuttavia si distacca). Egli non studia i valori, ma cerca di capire COME funziona la vita quotidiana. Non si tratta di una metodologia in senso proprio, ma applicata ai gruppi sociali. Le tecniche di analisi privilegiate sono: osservazione partecipante, interviste in profondità, analisi delle conversazioni, esperimenti, come quelli di tecnica reattiva (l'esempio più noto e clamoroso è quello del PENSIONANTE, col quale si tende a mettere in
Discussione tutto ciò che viene normalmente dato per scontato, provocando così degli effetti di disorientamento); dall'APROCCIO DRAMMATURGICO di GOFFMAN (1922-1982), le cui opere più importanti sono:
1956: "La vita quotidiana come rappresentazione": Goffman nota che nella vita quotidiana ci comportiamo come degli "attori su di una scena", per cui si parla di modello drammaturgico, le cui peculiarità sono: presenza di ATTORI (che non è un personaggio, in quanto recita una parte), presenza di un PUBBLICO, di situazioni di RIBALTA e di RETROSCENA. La C.N.V. si inserisce in questo contesto perché contribuisce a creare il personaggio, il quale è l'IMMAGINE (Sé o SELF) che vogliamo dare di noi stessi agli altri. (Il personaggio è un effetto drammaturgico, è un oggetto cerimoniale, dotato di sacralità, per cui può essere anche demistificato);
1961: "ASYLUMS. Le situazioni totali".
È l’opera che gli conferisce notorietà.
1963: “Stigma. L’identità negata”.
1967: “Il rituale dell’interazione, nel quale tratta dei rituali dell’interazione della vita quotidiana, come quelli di presentazione, di discrezione, di riparazione. L’autore sembra essere influenzato, in quest’occasione, dalla precedente opera durkheimiana del 1912, “ Le forme elementari della vita religiosa”, e a sua volta sembra influenzare suo nipote, nonché suo “discepolo”, M. MAUSS, che nel 1924 pubblica il “Saggio sul dono”. Il dono è per Mauss qualcosa che genera legami sociali, è uno scambio simbolico di tipo rituale, uno scambio che genera fiducia, e che implica reciprocità. Si deve inoltre allo stesso Mauss l’analisi del MANA (vedi Carocci).
1981: “Le forme del parlare”.
I RITI vengono analizzati e studiati anche oggi. Si tratta di analisi di riti che da
I religiosi hanno assunto una valenza sempre più "SECOLARE"; rispetto alla loro origine, hanno perso la loro componente religiosa, così come è avvenuto per quellisportivi (è il caso delle Olimpiadi). C'è il fenomeno della SECOLARIZZAZIONE, già analizzato da M. WEBER, che investe istituzioni, idee religiose, la politica religiosa. Lo stesso Weber ci parla di un PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE, del DISINCANTAMENTO che ha investito il mondo. Questa prospettiva emerge anche ne "La religione invisibile" di E. LUCKMANN (1967).
I riti di oggi - e in particolar modo quelli sportivi - sono stati presi in esame anche dalla S. BIRREL nel 1981, con "Lo sport come rituale", saggio nel quale si afferma, appunto, che i riti odierni non hanno nulla a che fare con la dimensione religiosa. La Birrel va dunque alla ricerca della MATRICE RITUALE dello sport, analizzando, tra le altre cose, le PARTITE DI CALCIO (che hanno origine medioevale).
il frastuono delle tifoserie deriva dalla ROUGH MUSIC, “fenomeno” del 1700 circa). 01/03/2005 Anche N. ELIAS si sofferma sullo studio dei rituali odierni nel saggio del 1986 intitolato “Sport e aggressività”. Per Elias, lo sport è inserito nel processo di CIVILIZZAZIONE, che ricordiamo è un processo di AUTOCONTROLLO. Quindi: maggiore è l’autocontrollo, maggiore è la necessità di spazi in cui questo autocontrollo venga allentato, nonché di tempi in cui le costrizioni si allentino. Lo sport è appunto l’occasione in cui l’autocontrollo può allentarsi, ma all’interno di regole proprie della disciplina sportiva. Ad esempio, il CALCIO si svolge in luoghi ben precisi, quali:- Lo STADIO;
- I MEDIA, come la radio;
- La TELEVISIONE, che non si limita a ricreare l’evento sportivo, ma lo ripropone. A questo punto però si può parlare di una carica emotiva deterritorializzata.
VALORI può proporci il gioco del calcio? Alcuni vedono questo sport come il luogo degli interessi economici, ma non manca chi ne evidenzia l'aspetto positivo, come U. BECK, che vede il calcio come SIMBOLO DI MULTIETNICITÀ (un es. è la squadra del BAYERN MONACO), con il quale è possibile parlare di un NOI COSMOPOLITA. Anche BROMBERGER prende in analisi il calcio, considerandolo, secondo la definizione di M. MAUSS, come un FATTO SOCIALE TOTALE, nel senso che mette in moto la totalità della società e di tutte le sue istituzioni. La comunicazione non verbale si distingue dalla COMUNICAZIONE VERBALE, che corrisponde a una struttura neurologica e anatomica complessa, allo sviluppo biologico e funzionale della specie umana. È utile e interessante a questo proposito considerare lo "schema" di G. MORRUZZI (su "WS1") sulla Fisiologia della vita di relazione. La STORIA DELL'UMANITÀ può essere
analizzata studiando la STORIA DELLE FORME DEL COMUNICARE, che si può delineare "seguendo" le tappe di questa storia: SEGNI E SEGNALI: Le forme della comunicazione si riflettono sull'ORGANIZZAZIONE SOCIALE, che nella prima fase è non complessa, c'è semplificazione dei segnali, che vengono però trasmessi e ricevuti in tempi molto lunghi, pertanto sono di difficile memorizzazione, nonché di difficile elaborazione. Le informazioni contenute nel messaggio sono anche di difficile conservazione. PAROLA: con la parola (e con l'uomo di CRO-MAGNON), si elaborano concetti e si trasmettono conoscenze spesso strategiche per la sopravvivenza della specie umana (come nozioni sulla coltivazione dei campi, per esempio). La parola è ELEMENTO STRATEGICO nell'organizzazione sociale. MERTON si chiede se oggi l'oralità sia ancora così strategica, quando prevale la cultura multimediale. L'importanzaLa questione dell'oralità è messa a fuoco da Merton nel saggio del 1980 "On the oral transmission of knowledge". Merton ha dei contatti con Parsone ad Harvard. Come questi è un funzionalista, sebbene se ne distacchi per molti aspetti. Ad esempio, in Parsone quando si parla di funzione, ci riferiamo come parametro di riferimento al SISTEMA SOCIALE; al contrario in Merton, ci riferiamo al SINGOLO INDIVIDUO. Merton ha dei contatti anche con LAZARSFELD dalla Columbia University. Merton pone l'accento:
Sul concetto di PUBBLICAZIONE ORALE, un quasi ossimoro: in realtà nel passato (vedi l'accezione latina del termine) "pubblicare" significava proprio "rendere pubblico". Le trasmissione della conoscenza spesso si è legata all'oralità. Oggi seminari, lezioni, conferenze... sono forme di oralità pubblica?
Sul concetto di "lettura" come ATTO SOCIALE: un esempio di ciò sono le lezioni
universitarie, nelle quali c'è un alto grado di interazione diretta sociale e cognitiva. Diversi sono i tipi di lezione: G. H. MEAD, ad esempio, non voleva assolutamente essere interrotto; LAZARSFELD e PARK, al contrario, erano ben lieti di interagire con i propri studenti; per M. WEBER, invece, la lezione era un momento non molto amato;
Sul concetto di "lettura" come QUASI-PUBBLICAZIONE: la lezione è in effetti un'occasione per poter formulare idee, per elaborarle prima di fissarle in stampa, e tutto questo anche se il nostro pubblico è molto ristretto (1-2 persone);
Sul concetto di "lettura" come veicolo di PERFEZIONAMENTO COGNITIVO: la lezione è anche un'occasione per perfezionare il proprio pensiero, è una buona occasione di aggiornamento continuo delle proprie idee. Alcuni perfezionisti sono stati: G.H. MEAD (1863-1931), cui viene attribuito il saggio postumo "Mente, sé e società"; F. DE
SAUSSURRE (1857-1913), col suo“Corso di linguistica generale”, del 1916; WITTGENSTEIN , al quale si attribuisce il “Tractatuslogico-philosophicus”
Sulle FUNZIONI e DISFUNZIONI del discorso orale e del perfezionismo cognitivo: da cosadipende il perfezionismo? Da diversi fattori, tra cui motivazioni di carattere individuale, il contestoin cui ci si muove. Il perfezionismo comporta poi tutta una serie di effetti e rischi: si richia dilasciare ai posteri versioni imperfette delle proprie opere, si richia di perdere la priorità delle nostreidee (oggi sempre più legata alla stampa). L’oralità ha, quindi, funzioni e disfunzioni moltoimportanti: facilità l’apprendimento; può suscitare entusiasmo e stimolare l’approfondimento dicerti temi… Quindi si tratta di funzioni importanti non solo per l’oratore, ma anche per chi ascolta.Una delle disfunzioni può essere la possibilità di perdere il
La scrittura ha importanti implicazioni che riguardano:
- Il singolo
- Le relazioni interpersonali