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La comunicazione e le espressioni
Al contrario, il sociologo canadese Goffman distingue tra l'espressione assunta intenzionalmente e l'espressione lasciata trasparire. Per Goffman va intesa come comunicazione in senso stretto solo la comunicazione intenzionale; tuttavia egli concentra la sua attenzione proprio sulle espressioni lasciate trasparire che sono quelle che offrono un terreno di studio eccezionalmente interessante e sicuramente correlato al tema della comunicazione.
Una definizione precisa della parola comunicazione è quella proposta dallo psicologo Luigi Anolli, che dice: la comunicazione è uno scambio interattivo osservabile tra due o più partecipanti, dotato di intenzionalità reciproca e di un certo livello di consapevolezza, in grado di far condividere un determinato significato sulla base di sistemi simbolici e convenzionali di significazione e di segnalazione.
In questa definizione, la comunicazione è anzitutto considerata come una forma specifica di interazione.
ovvero di relazione nella quale ogni partecipante orienta la propria azione sulla base dei comportamenti, delle azioni o delle intenzioni osservate o attribuite ai propri interlocutori. I partecipanti (non si parla necessariamente di esseri umani), devono essere due o più, prefigurando l'esistenza di un contesto in cui la comunicazione prende forma. Ci deve essere l'intenzione e la consapevolezza. Il significato è condiviso (e non semplicemente trasmesso) grazie a sistemi simbolici che prendono la forma di codici e di linguaggi più o meno articolati. Secondo Anolli, quindi, la presenza dell'intenzionalità distingue lo scambio comunicativo da un semplice scambio informativo. Tuttavia, su questo tema, gli studiosi sono ben lontani da un accordo; a complicare le cose, c'è il fatto che "l'intenzione" non è una grandezza discreta ("voglio o non voglio comunicare"), bensì un continuum ricco di sfumature noncondivisa del significato. Questo processo può variare in termini di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità. La comunicazione può essere complessa e spesso non è facilmente riconoscibile, nemmeno per le persone coinvolte direttamente. Inoltre, può assumere una direzione negativa, come quando si decide di non salutare qualcuno per strada o di non rispondere a una domanda specifica. Nonostante le difficoltà, è importante comprendere che la comunicazione è un processo fondamentale per la costruzione del significato. Anche se ci sono molte definizioni diverse, possiamo considerarla come un processo collettivo e condiviso.La comunicazione è un processo condiviso del significato, dotato di diversi livelli di formalizzazione, consapevolezza e intenzionalità.
4. Comunicazione umana e comunicazione animale
Il soggetto della comunicazione può essere di volta in volta un essere umano, un gruppo, un'istituzione, ma anche un animale, una pianta. Gli animali comunicano tra di loro a tutti gli effetti; storicamente l'atteggiamento nei confronti della comunicazione animale è oscillato tra antropocentrismo e antropomorfismo.
Nel primo caso si tende a considerare l'uomo come unico depositario del "dono" della comunicazione, nel secondo caso, al contrario si tende a "umanizzare" gli animali attribuendo a loro le stesse caratteristiche e dinamiche comunicative tipiche della nostra specie.
Darwin, dimostrando la continuità filogenetica che lega homo sapiens e scimmie antropomorfe, ha dato un duro colpo alle posizioni più rigidamente antropocentriche (come quelle sostenute per secoli).
comunicazione animale non è mai narrazione di storie. Agli animali le parole non servono, più o meno come non servirebbero a un innamorato che cerca di far capire alla sua anatala misura del suo sentimento. Gli studi più recenti hanno dimostrato che le generalizzazioni troppo rigide non reggono e che la comunicazione animale presenta caratteristiche estremamente diverse da specie a specie (es. gli scimpanzé, il piviere o le api).
II. La comunicazione interpersonale
Premessa: La comunicazione interpersonale o comunicazione uno a uno, è una conversazione privata o intima; è uno scambio di informazioni fra due o più persone che stanno facendo un lavoro insieme; è il flusso di reciproci messaggi di un gruppo di bambini che sta giocando; l'emittente e il ricevente si scambiano alternativamente i ruoli (come avviene ad esempio in una conversazione telefonica). La comunicazione interpersonale è prima di tutto orale e a faccia faccia.
del linguaggio verbale non è soltanto un linguaggio che utilizza la voce; esistono linguaggi gestuali evoluti come la Lis (Lingua italiana dei segni, utilizzata dalle persone sorde), che si dimostrano altrettanto (o quasi) potenti e flessibili)
La comunicazione gestuale dei sordi è conosciuta fin dall'antichità, ma il suo studio sistematico ha inizio solo intorno al 1960. È in quegli anni che il ricercatore W. Stokoe dimostra che questa forma comunicativa non è una semplice mimica, ma una vera lingua, dotata di sintassi e di lessico e in grado di esprimere qualsiasi messaggio. Nei diversi Paesi ciascuna comunità di sordi crea e tramanda nel tempo una propria lingua, per cui esistono molte varietà di tale lingua.
Vediamo ora la differenza fra la Lingua italiana dei segni e il linguaggio gestuale naif; entrambi sono basati sui gesti, ma:
- Nella Lingua italiana dei segni, ogni gesto è rigidamente codificato anziché lasciato