Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
STATO ORDINE E LEGGE NELLA TRADIZIONE FRANCESE
Il ciclo continuo verificatosi in francia, il cui si alternavano periodi di potere portò i cittadini a
convincersi che un re forte garantiva periodi di sicurezza, crescita e gloria militare, mentre periodi
di indebolimento dell’unità politica corrispondevano a tempi calamitosi e di regresso socio-
economico. Ciò favorì l’accezione di scientia juris nel senso che un’organizzazione pubblica
efficiente rende più affidabile l’esecuzione degli ordini provenienti dal vertice.
Inizialmente i parlamentes di parigi, ecc… non erano altro che curiae regis, simili a quelle inglesi,
ed il disegno dei sovrano era di eliminare la loro funzione di rappresentanza degli interessi della
comunità, per assoggettarli alla sola funzione giurisdizionale ed amministrativa.
Nel XVI la scuola francese dei culti fiorì, ed i sovrani potevano contare su giuristi formati da porre
al servizio dello stato.
In sostanza i giuristi vennero arruolati al servizio dello stato seguendo un disegno di
accentramento del potere statuale e facendo assegnamento sulle promesse della scientia juris di
inviduare un percorso di deduzione dei precetti concreti.
Lo stesso disegno di politica accentratrice indusse i sovrani a far le prime raccolte di coutumes, e
dal punto di vista del diritto il regno di francia era diviso in due, il nord era sottoposto alle
consuetudini locali, mentre al sud era vigente il diritto romano.
La divisione non era certo così netta, sia perché le coutumes erano in realtà interpolate
dall’influenza del diritto romano, sia perché il settore dei contratti e delle obbligazioni era
romanistico in ogni dove.
FRATTURE E CONTINUITA NEL MOMENTO RIVOLUZIONARIO
Le tendenze seguite dai Borboni, cioè l’accentramento del potere amministrativo in una burocrazia
centrale, e d’altro canto la riformulazione del diritto mediante leggi fu interrotta perché nell’ultima
fase dell’ancient regime la monarchia dovette allearsi con la nobiltà per paura del nuovo ceto
emergente, e questo comportò un rallentamento.
La rivoluzione servì poi a dare al sistema francese una compattezza mai vista prima, ed in
secondo luogo si presentò come movimento politico di rifondazione dello stato su valori universali.
Dalla rivoluzione discende anche il principio di uguaglianza e di legalità.
IL NUOVO ORDINE
Nel nuovo ordine che si consolidò nel periodo napoleonico si dovette vedere la francia in un
duplice rapporto, il rapporto tra società civile e stato, ed il rapporto interno alla società civile.
Lo strumento più efficacie si era dimostrato l’apparato burocratico centralizzato, che poteva agire
con prontezza e flessibilità alle diverse circostanza.
Importa sottolineare che è proprio questa scelta al rapporto tra governati e governanti che rese
possibile la scelta opposta maturata ai rapporti interni alla società civile.
L’idea della sovranità nazionale comportava intrinsecamente il riordino delle fonti della legalità, le
quali dovevano essere riordinate e ridotte in legge in quanto solo la legge è espressione della
volontà della nazione.
Accanto alle esigenza, la riduzione del diritto alla legge prometteva di conseguire altri risultati
collocabili nella direzione di una modernizzazione del diritto civile.
Il giudice divenne quindi un pubblico funzionario addetto esclusivamente all’applicazione delle
legge, e la magistratura come corpo burocratico fu organizzata in scala gerarchica in
corrispondenza con le funzioni esercitate.
Ciò portò a piccoli tribunali monocratici competenti per questioni poco rilevanti, e da questo si
passava ad un livello superiore nei tribunaux d’istance, competenti per le controversie più rilevanti.
LA CODIFICAZIONE
I tre tentativi ci Cambaceres, poi Napoleone con il code napoleon.
Codice diviso in tre libri, persone, beni e proprietà, acquisto della proprietà ( obbligazioni ).
CODE CIVIL E LUNGUAGGIO DELLA LEGGE
Fusione perfetta tra consuetudini e diritto romano. Più norme derivanti dal pensiero dei fisiocrati.
Sotto il profilo della completezza e della chiarezza il code napoleon è un capolavoro, formulazioni
significative senza discendere nei dettagli, principi generali espressi efficacemente. L’abilità del
giurista consiste nel saper formulare la norma al livello adatto, non dev’essere troppo generale né
troppo specifica.
LE LACUNE DEL CODE CIVIL
LA SCUOLA DELL’ESEGESI
L’immagine di un codice chiaro e completo è una leggenda creata dai giuristi, che accreditarono a
quel codice qualità che non possedeva, mirate a legittimare la loro opera.
In una certa misura ciò è una costante dell’atteggiamento dei giuristi di civil law, per i quali le
proclamazioni di carattere metodologico hanno avuto spesso scopo proprio di conferire
legittimazione sapienziale alla trattazione successiva.
Gli interpreti del code civil erano condotti ad operare nel settore del diritto civile, perciò le loro idee
ed i loro metodo erano rivolti solo ad una parte del sistema, e non pretesero mai di estendersi alla
parte amministrativa. Si deve sottolineare come una certa autonomia dell’interprete significhi
esattamente una certa discrezionalità del giudice, e pertanto legittimare la prima implica legittimare
la secondo. Questo però è in contrasto con la distribuzione dei poteri statali, nell’ordine nuovo la
discrezionalità del governo era accettabile per ragioni di coerenza sistematica, ma non era
accettabile la discrezionalità del giudice per motivi attinenti alle discrasie insite nella nozione di
sovranità che si era accolta.
La teoria pura della divisione dei poteri si fonda sull’autonomia del diritto, non è arduo scorgere
come il proclamare che l’ermeneutica giuridica si fonda su una ragione artificiale che necessita
anni di studio, ciò avrebbe significato mettere in crisi la sovranità del popolo. La soluzione adottata
dai commentatori fu prdente, essi assunsero l’immagine per cui tutto il diritto si riduceva alle parole
del legislatore, e tacquero i problemi teorici che si collegano alla loro comprensione e si
dedicarono alla messa in opera del codice.
I commentatori seguirono un metodo dialettico, presentando la loro opinione in contrapposizione a
quella di un autore precedente, e così via… nelle fasi mature l’ecole de l’exegese la soluzione
definitiva coincideva con quella accolta dalla cour de cassation, alla quale ormai si riconosceva
un’autorità generale. Una volta individuata la norma rilevante i volumi di quelle opere si aprivano
sul tavolo dell’operatore semplificando il lavoro di ricerca e generando l’impressione di una
soddisfacente certezza e semplicità del sistema.
LA MESSA IN OPERA DEL CODE CIVIL
L’accumulazione del lavoro esegetico di diverse generazioni contribuì ad eliminare le lacune del
testo, sciogliere le antinomie più evidenti e precisare il significato delle disposizioni legali.
Oltre al colmare le lacune, si doveva correggere le norme troppo latitudinarie, ed ecco allora gli
esegeti correre ai riapri ad invocare una serie di argomenti sofistici che ribaltavano il senso della
norme. Tuttavia pur nella povertà degli strumenti messi all’opera il prestigio dei commentatori sia
in patri che all’estero fu altissimo. Le loro opere erano citate come para legislative. Ciò dimostra
come la codificazione non fu un antagonistra dell’opera della dottrina giuridica, anzi questa potè
svolgere una funzione di accreditamento dei prodotti della dottrina. Il successo della scuola
dell’esegesi è legato ai bisogni di una pratica alla quale era stato detto di affidarsi completamente
al codice. Ma era evidente non solo che il codice non era completa, ma anche che parlava il
linguaggio della scienza del diritto senza comprenderla, e non c’era altra soluzione se non affidarsi
agli studiosi.
FUNZIONE E STILE DELLA GIURISPRUDENZA
Gli esegeti erano professori in linea di massima, ed anche se hanno partecipato alla vita politica
del tempo, erano figure pedanti senza potere, che non preoccupavano i detentori del potere.
Discorso diverso è per i giudici, i quali furono soggetti ad epurazione frequentemente.
Perciò l’esigenza di integrare, correggere ed adeguare il codice doveva essere svolta senza
proclamazioni superflue. E la giurisprudenza francese fu molto prudente, ed adottò uno stile di
motivazione che si è dimostrato uno strumento mirabile per tener lontani gli occhi indiscreti. Nella
sua scrittura la sentenza francese sembra un sillogismo, in quanto comprende nella premessa
maggiore l’indicazione della norma di legge applicabile, cui segue il fatto da sussumere nella
norma e la sintesi rappresentata dal dispositivo. Spesso la motivazione viene condensata in
un'unica frase. Di conseguenza non vi è spazio per l’analisi della norma né per l’analisi del fatto.
Né consegue che la norma è indicata ma non spiegata, e l’itinerario ermeneutico del giudice non è
mai verbalizzato. Il silenzio totale sulle ragioni e sugli argomenti addotti dalle parti non consente di
individuare l’oggetto del litigio quale è stato presentato dai giudici del processo.
La sentenza francese rende la moivazione come una formula particolareggiata del codice. Essa
contiene la fattispecie più l’effetto giuridico. Con questo stile di motivazioni la giuri francese ha
confinato la propria voce, ma non il proprio ruolo effettivo. Alla corte di cassazione è stato
assegnato il compito di garantire l’uniforme applicazione della legge, ciò comporta che la
cassazione scelga una determinata interpretazione dei testi e ne imponga il rispetto.
SCUOLA SCIENTIFICA E L’AFFERMARSI DEL PRECEDENTE GIURISPRUDENZIALE
Alcuni giuristi si erano ben accorti dell’insufficienza del metodo esegetico, ed avevano iniziato a
praticare metodi di studio del diritto. Aubry e Rau tradussero un manuale di diritto francese dal
tedesco, quest’opera è stata fertile grazie al fatto che gli autori trasformarono con il succedersi
delle edizioni una libera traduzione in un’opera originale. A partire da quest’opera si stimolò una
letteratura francese che riprese a far riferimento al sistema del diritto anziché al testo letterale del
codice. Ciò rinnovo l’interesse per gli aspetti di metodo, sennonchè ogni controversia pubblica sul
metodo è evidentemente fatale al metodo esegetico.
Nella teoria di Geny si incontrano suggestioni del dibattito contemporaneo tedesco. Lui afferma
una visione consapevole ed informata delle possibilità ermeneutiche che si offrono al giurista di