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CICLO DEI PONTI TRASVERSALI
E’ il meccanismo che nel corso della contrazione muscolare porta allo scorrimento dei filamenti spessi e
sottili gli uni sugli altri.
Il movimento avanti-indietro dei ponti trasversali è dovuto a una modificazione conformazionale della
miosina. La miosina può assumere due forme:
Forma ad alta energia: le teste di miosina assumono questa forma quando idrolizzano ATP, le
molecole di miosina così immagazzinano energia che è stata rilasciata nel processo di idrolisi.
Forma a bassa energia: le teste di miosina assumono questa forma quando l’energia è stata
rilasciata per dar luogo al movimento dei filamenti.
Il ciclo dei ponti trasversali si suddivide in 5 fasi….
1. AGGANCIO DELLA MIOSINA ALL’ACTINA
Miosina nella forma ad alta energia. ADP e Pi legati al sito ATPasico della miosina. In questa
situazione la miosina presenta un’alta affinità per l’actina e quindi la miosina si lega ad un
monomero di actina del filamento sottile adiacente.
2. COLPO DI FORZA
Si libera Pi e ADP dal sito ATPasico. La testa della miosina ruota verso il centro del sarcomero,
tirando il filamento sottile a sé e dirigendosi verso la conformazione a bassa energia.
3. STATO DI RIGOR
Miosina nello stato a bassa energia, actina e miosina strettamente legate
4. DISTACCO
Una nuova molecola di ATP si lega al sito ATPasico della testa della miosina, determinando una
conformazione tale da diminuire l’affinità con l’actina, così avviene il distacco tra miosina e actina.
5. ENERGIZZAZIONE DELLA TESTA DELLA MIOSINA
L’ATP viene subito, di nuovo, idrolizzato ad ADP e Pi con rilascio di energia.
ECCITAMENTO CONTRAZIONE
Anche le cellule muscolari sono in grado di generare potenziali d’azione quando la loro membrana
plasmatica è depolarizzata. Dunque, quando una cellula muscolare riceve un segnale da un motoneurone
essa si depolarizza e genera un potenziale d’azione che induce la contrazione. La sequenza di eventi che
lega la contrazione al potenziale d’azione prende il nome di accoppiamento eccitazione-contrazione.
Sappiamo che nella parte di fronte ai bottoni terminali dei motoneuroni si trova la placca motrice, che
presenta un gran numero di ripiegature e contiene tanti recettori nicotinici per l’acetilcolina.
Il potenziale d’azione che origina nel motoneurone comporta il rilascio di acetilcolina dai bottoni terminali,
così si attiveranno numerosi recettori e si genererà una depolarizzazione chiamata potenziale di placca. Una
volta generato il potenziale d’azione nella cellula muscolare questo si dirige lungo tutto il sarcolemma,
continua fino ai tubuli T e propagandosi in questi tubuli il potenziale d’azione attiva la propagazione di ioni
calcio dal reticolo sarcoplasmatico; il calcio
rappresenta il segnale che dà il via al ciclo dei
ponti trasversali e quindi alla contrazione
muscolare.
Che ruolo ha di preciso il calcio?
Quando la cellula muscolare è rilassata la
concentrazione di calcio nel citosol è molto
bassa e il numero di molecole di troponina
legate al calcio è molto limitato. La posizione
della tropomiosina è tale da bloccare i siti di
legame per la miosina sull’actina. Una volta
liberati dal reticolo sarcoplasmatico gli ioni
calcio si legano alla troponina determinando
una variazione di conformazione che causa lo
spostamento della tropomiosina in modo che i
siti di legame con la miosina siano esposti.
La membrana del RS contiene canali voltaggio
dipendenti per il calcio che normalmente
rimangono chiusi. Ma quando arriva un potenziale
d’azione questi canali di aprono. Il segnale elettrico
che determina l’apertura di questi canali è
localizzato nella membrana del tubulo T. quando un
potenziale d’azione si propaga all’interno del tubulo
T viene captato dai recettori DHP (sono proteine che
collegano i tubuli T al RS) che modificano la loro
conformazione e mandando il segnale ad altri
recettori, presenti sul reticolo sarcoplasmatico,
chiamati recettori per la rianodina, determinando
così l’apertura dei canali per il calcio.
Appena la concentrazione di calcio intracellulare è
aumentata, parte del calcio si lega a una delle
proteine che formano il complesso della troponina,
causando lo spostamento della tropomiosina dalla
posizione di riposo.
Una cellula muscolare cessa di contrarsi quando non
riceve più segnali dal motoneurone e non si
generano più potenziali d’azione nel sarcolemma.
La fuoriuscita di calcio non continua all’infinito,
perché appena la concentrazione di calcio intracellulare arriva oltre un certo limite questo ione inizia a
fissarsi ad alcuni siti sui canali del calcio del RS provocandone la chiusura.
La diminuzione del calcio fa sì che la troponina e la tropomiosina ritornano nelle loro posizioni di partenza e
i siti di legame sul filamento di actina iniziano quindi a diminuire.
Quando la concentrazione di calcio ritorna a valori di riposo il muscolo smette di contrarsi.
LA SCOSSA SINGOLA
Il potenziale d’azione di un motoneurone evoca la contrazione di tutte le cellule muscolari ad esso
connesse, la scossa singola costituisce la risposta meccanica di una sola cellula muscolare, di un’unità
motoria (motoneurone e fibre muscolari), o di un intero muscolo, ad un singolo potenziale d’azione.
Sul grafico che
descrive le fasi della
scossa singola si nota
un periodo di latenza,
questo rappresenta il
ritardo che c’è tra la
comparsa del
potenziale d’azione e
la contrazione
muscolare, cioè
quando la cellula
inizia a generare
forza.
La fase di contrazione inizia alla fine del periodo di latenza e termina in corrispondenza del picco
massimo di tensione (forza) nel corso di questa fase la concentrazione di calcio nel citosol aumenta.
La fase di rilasciamento corrisponde alla fine della contrazione, cioè quando la tensione torna a zero. Nel
corso di questa fase la concentrazione di calcio citosolico diminuisce.
CONTRAZIONE ISOTONICA
Quando un muscolo di contrae isotonicamente genera una foza uguale o maggiore alle forze che vi si
oppongono (cioè il carico), così il muscolo si accorcia. Per misurare una
contrazione di questo genere il capo inferiore del muscolo è collegato ad un
carico mobile. La curva della forza di contrazione isotonica mostra che c’è
una fase in cui la forza si mantiene stabile nel tempo, questa fase prende il
nome di plateu, durante questa fase succede che il muscolo di accorcia e il
carico si muove. Prima della fase di plateu la forza aumenta nel tempo ed è
sufficiente a sollevare il carico; alla fine il muscolo inizia a rilasciarsi, il carico
scende e anche la forza inizia a diminuire.
CONTRAZIONE ISOMETRICA
Il muscolo sviluppa tensione senza accorciarsi, la forza generata dal
muscolo non è sufficiente a vincere il carico. Il muscolo può produrre
tensione ma non può accorciarsi.
l’andamento della forza mostra che la tensione aumenta nel tempo sino a
raggiungere un picco a cui segue una diminuzione fino a raggiungere il
livello di riposo.
NB quando il carico è uguale alla quantità di forza che il muscolo riesce a sviluppare, il muscolo non può
sollevarlo e pertanto la contrae isometricamente.
LA FREQUENZA DI STIMOLAZIONE
Se aumenta la frequenza di stimolazione i muscoli passano dallo sviluppo di scosse singole alla generazione
di una scala, alla sommazione e al tetano.
Il fenomeno della scala avviene quando la frequenza di stimolazione è tale per cui le scosse singola,
indipendenti tra di solo, si susseguono le une alle altre, in modo ravvicinato, ciò determina che il picco della
tensione aumenta (come fanno i gradini di una scala) sino a raggiungere la fase di plateu.
I fenomeni della sommazione e del tetano avvengono a frequenze di stimolazioni ancora maggiori.
Fenomeno della sommazione il muscolo viene stimolato ripetutamente in modo che il potenziale
d’azione successivo arrivi prima che la scossa sia finita, le scosse si sovrappongono, sviluppando una forza
maggiore rispetto a quelle della scossa singola.
A
Fenomeno del tetano frequenze di stimolazioni maggiori, la sommazione raggiunge un valore massimo
chiamato tetano, quando i livelli di calcio sono molto elevati e sono in grado di saturare la troponina in
modo che sano esposti tutti i siti dell’actina.
VARIAZIONI DELLA LUNGHEZZA DELLA FIBRA MUSCOLARE
la lunghezza ottimale
di una fibra
muscolare ne
determina la sua
capacità di generare
una forza massima e
quindi contribuisce a
far si che tutti i ponti
trasversali di miosina
partecipino alla
generazione della
forza. Quando una
fibra è più corta o più
lunga della lunghezza
ottimale la capacità
di generare forza
diminuisce.
Se una fibra si trova
nella lunghezza
ottimale e poi subisce
uno stiramento la sua
capacità di generare forza diminuisce all’aumentare della lunghezza perché la sovrapposizione dei filamenti
spessi e sottili diminuisce appena i sarcomeri si allungano e quindi i ponti trasversali di miosina non
possono attaccarsi all’actina e quindi generare forza. Se al contrario il muscolo è più corto della sua
lunghezza ottimale i filamenti sottili iniziano ad accavallarsi su quelli spessi, e ciò ostacola la possibilità di
muoversi. I muscoli sono in situ quando si trovano nel normale intervallo di lunghezza, in tali condizioni
sono sempre vicini alla lunghezza ottimale anche quando si accorciano o si stirano.
RECLUTAMENTO
Quando un muscolo viene utilizzato per genare forze moderate vengono chiamate in gioco unità motorie
più piccole, quando viene utilizzato per generare forze maggiori vengono reclutate unità motorie più
grandi. Questo è il principio della dimensione. La base del principio della dimensione risiede nel fatto che
variano sia le dimensioni delle unità motorie che le dimensioni dei motoneuroni che le generano, infatti, le
unità motorie più grandi sono controllate da motoneuroni aventi il diametro dell’assone più grande.
Le cellule più grandi incontrano maggiore difficoltà a raggiungere la soglia per generare un potenziale
d’azione, dunque per indurre l’eccitamento di un motoneurone con maggiori dimensioni è necessario un
input sinaptico maggiore. Per queste ragioni: quando un input sinaptico che aumenta gradualmente arriva
ad un gruppo di motoneuroni, i motoneuroni più
piccoli scaricano prima, seguiti poi da quelli più
grandi.
Nella figura c’è una unità motoria picc