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LE FUNZIONI DELLA BANCA MODERNA

1 e 2: la funzione di intermediazione creditizia e la funzione monetaria

Le condizioni di base per considerare un’azienda banca sono: funzione di intermediazione creditizia e la

funzione monetaria. La funzione di intermediazione creditizia è la capacità della banca di intermediare

tra due soggetti con esigenze contrapposte: unità in surplus e unità in deficit. Nel portare avanti

l’intermediazione la banca svolge una trasformazione temporale e qualitativa dei fondi raccolti. Si passa

da una raccolta con scadenza a breve ai finanziamenti con scadenza più lunga. La banca si assume sia

un rischio di liquidità, dovuto al processo di trasformazione delle scadenze, sia un rischio di credito,

dovuto alle perdite generate dalle sofferenze bancarie l’esistenza di asimmetrie informative sul mercato

valorizza il ruolo di intermediazione creditizia della banca. Il credito concesso dalle banche ha un valore

segnaletico circa l’attendibilità dei soggetti finanziati. Ex ante el banche valutano il merito creditizio, ex

post monitorano il comportamento delle imprese finanziate. La funzione monetaria è la capacità della

banca di mettere in circolazione propri debiti con funzione monetaria. Questa funzione, tra i vari

intermediari, è svolta esclusivamente dalla banca. La funzione monetaria è la facoltà della banca di

surrogare la moneta legale con propri segni di debito. La moneta bancaria o scritturale è uno strumento

di pagamento più efficace e sicuro della moneta legale. Esistono molti tipi di surrogati della moneta, tra

questi quello principale è l’assegno. L’assegno è un impegno della banca a far fronte alla richiesta del

beneficiario finale dell’assegno dei fondi corrispondenti allo scambio che ha effettuato. Tramite gli

assegni ci sono operazioni fatte da due soggetti, grazie alle quali aumentano le attività e le passività del

sistema bancario, aumentano i volumi operativi. Se l’assegno viene trasferito con ordine di accredito in

conto l’operazione può confluire in un conto passivo incrementando i depositi, oppure in un conto attivo,

riducendo il volume degli utilizzi sugli impieghi. In entrambe le ipotesi si incrementano i volumi operativi a

livello di sistema. Per valorizzare i vantaggi conseguibili con l’utilizzo dei surrogati della moneta è

essenziale che si verifichino: uno stretto coordinamento tra le banche e la consapevolezza del pubblico

che la banca è sempre solvibile. L’esercizio della funzione monetaria determina un’espansione indotta

dei volumi operativi della banca. Quanto più la moneta bancaria sostituisce quella legale tanto più la

banca potrà ampliare il volume dei prestiti. Il moltiplicatore dei depositi e del credito è il fenomeno

monetario grazie al quale si esalta l’azione moltiplicativa dei depositi e del credito senza un

corrispondente aumento della moneta legale nel sistema. I circuiti operativi delle banche vengono

alimentati grazie a tre variabili: la quantità di moneta in circolazione (M), la propensione alla liquidità del

pubblico (Fc/D), la propensione alla liquidità delle banche (Rn/D). la quantità di moneta poggia su diversi

concetti di liquidità : M1 (circolante e debiti a vista delle banche e dell’amministrazione postale); M2 (M1

+ altre forme si deposito con scadenza entro 2 anni); M3 (M2 + altre tipologie di passività: pronti contro

termine, quote di fondi monetari comuni, titoli del mercato monetario, obbligazioni con scadenza fino a

due anni). Quando si fanno delle proiezioni macroeconomiche si considera M3. Quando si guardano i

riflessi della moneta sulle gestioni bancarie si prende in considerazione la moneta ad alto potenziale, la

base monetaria in senso stretto: M. la base monetaria si suddivide in moneta detenuta dal pubblico, il

fondo cassa (Fc) e moneta detenuta dal sistema bancario (Rn) : M= Fc + Rn. Se rapportiamo tutto ai

depositi: M/D = Fc/D + Rn/D. l’equazione di bilancio delle banche è: M – Fc + P + I = D + Cp. L’attivo

delle banche infatti è dato da moneta in circolazione meno il fondo cassa a mani del pubblico, più i

prestiti, più gli investimenti. Tra le passività invece ci sono i depositi e i capitali propri. Se aumenta la

base monetaria quindi, a parità delle altre variabili, aumentano i depositi, viceversa se diminuisce. Il

rapporto Fc/D esprima la propensione alla liquidità del pubblico: la preferenza a detenere moneta a

potere liberatorio o moneta scritturale. Al numeratore abbiamo il fondo cassa e al denominatore i

depositi. La propensione dipende dalla fiducia nel sistema bancario. La riduzione di questo rapporto non

può oltrepassare certi limite perché il pubblico deterrà sempre una parte, anche minima, di circolante. Se

il rapporto aumenta perché diminuiscono i depositi significa che c’è un regresso nel sistema dei

pagamenti e nell’utilizzo della moneta bancaria. Qualsiasi variazione del rapporto è quantificabile solo

nel medio-lungo periodo: le abitudini del pubblico cambiano solo in un arco temporale esteso. L’obiettivo

è che Fc/D diminuisca, questo accade se c’è fiducia del pubblico nei confronti dei surrogati della moneta

e c’è un efficiente sistema dei pagamenti. Il rapporto Rn/D invece indica la propensione alla liquidità

delle banche: è il quantum di liquidità necessario per convertire i crediti in contanti. Al numeratore ci

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sono le riserve numerarie e al denominatore i depositi. Le riserve sono composte da riserva libera e

riserva obbligatoria. Non consideriamo a riserva libera perché è quella che può essere manovrata,

questa è la quantità di moneta che la banca trattiene per essere pronta a far fronte alle richieste di

pagamento in contanti da parte del pubblico. Le variabili che influenzano il quoziente sono: le scelte del

pubblico a detenere contante (la riserva è legata alla propensione del pubblico: più la propensione de

pubblico è bassa meno persone chiederanno contanti e più può diminuire la propensione bancaria,

questa è una condizione esogena); la combinazione delle voci di bilancio (equilibrio monetario e

finanziario tra flussi in entrata e flussi in uscita, questa è una condizione endogena); orientamenti delle

autorità monetarie; sviluppo della securitization e dei cambiamenti della composizione del portafoglio in

titoli dovuti ad esempio alla cartolarizzazione; incidenza dei capitali propri nella struttura finanziaria. Nel

tempo entrambe le propensioni alla liquidità sono diminuite a causa del crescente interesse del pubblico

verso al funzione monetaria svolta dall’indebitamento bancario. Il moltiplicatore del credito e dei

depositi è quel fenomeno attraverso il quale l’incremento di moneta in un sistema economico produce

come effetto finale un incremento più che proporzionale dei depositi e dei prestiti alle banche. Le autorità

impediscono che il moltiplicatore possa funzionare all’infinito attraverso la manovra della riserva

obbligatoria di liquidità: una percentuale predefinita sull’incremento dei depositi che viene congelata. Le

condizioni necessarie per l’attuazione del processo moltiplicativo sono: volontà delle autorità monetarie

di emettere base monetaria facendo aumentare M1; fiducia del pubblico nei confronti del sistema

bancario; la possibilità per le banche di emettere strumenti di pagamenti rappresentativi dei loro debiti.

Inoltre bisogna ipotizzare che la propensione alla liquidità del pubblico e delle banche siano costanti nel

breve periodo e che si preferisca tenere moneta non contante ma nei depositi e quindi Fc/D + Rn/D < 1.

Il primo impatto di un aumento della moneta è nel portafogli del pubblico che si ritrova ad avere una

quantità di moneta maggiore rispetto a prima. Se Fc aumenta e Fc/D deve restare costante allora anche

D, i deposti devono aumentare. Quindi un aumento della quantità di moneta contante in circolazione

determina un aumento dei depositi purchè il pubblico non modifichi la propria preferenza per la liquidità

rispetto al periodo precedente. Dal lato delle banche invece se D aumenta il rapporto Rn/D diminuisce,

ma noi abbiamo ipotizzato che anche questa propensione sia costante nel breve periodo allora anche

Rn deve aumentare. Le banche impiegano queste eccedenze monetarie in prestiti alla clientela.

L’incremento dei prestiti è una nuova immissione di liquidità: questi affidamenti pur essendo in parte

convertiti in contanti incrementeranno nuovamente i depositi. Il processo moltiplicativo terminerà quando

l’incremento iniziale di moneta sarà ripartito tra banche e pubblico in modo da soddisfare la costanza

delle loro propensioni alla liquidità. Il processo è che se arriva nuova BM direttamente al pubblico e il

pubblico si trova con un eccesso di circolante lo va a depositare in banca, la banca si ritrova con un

eccesso di riserve (obbligatorie e libere) e fa più credito fino a quando le nuove riserve sono compatibili

col nuovo volume di attività. Le autorità monetarie controllano l’andamento delle variabili monetarie e

finanziarie, se non vogliono un’inflazione da eccesso di moneta devono controllare il moltiplicatore,

possono agire sulla riserva obbligatoria: se questa aumenta riduce l’effetto del moltiplicatore e viceversa.

Gli effetti del moltiplicatore sono massimi in presenza di un utilizzo ampio della moneta bancaria, di

un’elevata fiducia e di un sistema efficiente.

LA POLITICA DELLA RACCOLTA

La politica della raccolta è l’insieme coordinato delle azioni poste in essere dalla banca al fine di

ottenere il volume e la composizione delle risorse finanziarie atte al perseguimento degli equilibri

aziendali coerentemente con i vincoli di liquidità e solvibilità della gestione. I depositi bancari

aumenteranno tanto più quanto più il pubblico mostrerà gradimento verso la moneta bancaria e tanto più

quindi le banche ridurranno le riserve e incrementeranno i volumi dei loro impieghi. I depositi bancari

possono soddisfare esigenze diverse della clientela. Se la clientela ha esigenze di carattere monetario e

vuole poter utilizzare strumenti di pagamento userà i depositi moneta. La politica della raccolta ha

vincoli, obiettivi e strumenti. I vincoli sono endogeni (mirano a contenere il differenziale delle scadenze,

guardano ala coerenza della struttura finanziaria) e esogeni (collegati alle scelte di politica monetaria e

al quadro normativo di riferimento). I vincoli variano nel tempo. Gli obiettivi strategici invece non

variano. Questi sono: stabilizzazione e stabilità. La stabilizzazione è l’incremento effettivo del volume

operativo della banca grazie

Dettagli
A.A. 2014-2015
27 pagine
6 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mariagiovannamureddu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e tecnica bancaria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Bruno Elena.