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Estratto del documento

Anche i pronomi dimostrativi (questo, quello ecc..) poiché sostituiscono l’articolo, appartengono al

sintagma del determinante.

Gli aggettivi possessivi in inglese appartengono al sintagma del determinante poiché sostituiscono

l’articolo (“my cat” e non “The my cat”) mentre in italiano essi non sostituiscono l’articolo (“il mio

gatto”) quindi appartengono al sintagma nominale francese, tedesco e spagnolo (con qualche

eccezione) funzionano come l’inglese quindi in molte lingue i possessivi si trovano nel sintagma del

determinante mentre in italiano si trovano nel sintagma nominale differenza strutturale tra inglese e

italiano.

il gatto: non è nominale, si scinde in due sintagmi, uno funzionale, cioè il determinante (l’articolo, il ) e

da un sintagma lessicale che è gatto.

Si può dire anche questo gatto, quel gatto, non si può dire il questo gatto e allora significa che questo e

quello si trovano nel sintagma del determinante.

La sintassi generative ha permesso di individuare due differenze strutturali fra italiano e inglese 

parametro PRO-DROP e posizione del possessivo.

Altra differenza individuatain italiano ad inizio di frase si possono utilizzare tutti i verbi (sia gli ausiliari

sia i verbi pieni, lessicali: es. vieni stasera?) mentre in inglese si possono usare solo gli ausiliari il

verbo pieno / la voce lessicale in inglese non può essere utilizzata ad inizio di frase, ha bisogno

dell’ausiliare.

Questa differenza è stata studiata confrontando inglese e francese in francese ad inizio di frase si

può utilizzare qualsiasi verbo nelle interrogative vi è l’inversione verbo-soggetto (Aime tu Marie?)

presente anche in italiano (Ami tu Maria?) non ce ne accorgiamo perché l’italiano è una lingua PRO-

DROP quindi il soggetto viene omesso mentre il francese non è PRO-DROP.

Confronto tra inglese e francese: l’italiano si comporta come il francese. in inglese non si può fare.

Gli interrogativi: Mi ami?, ha una situazione particolare, es. ami quella ragazza? Il soggetto in quale

posizione è? L’interrogativa sarebbe ami tu quella ragazza, in questo l’italiano corrisponde

perfettamente al francese. anche in italiano c’è l’inversione. Inversione verbo-soggetto.

Clitici: pronomi che si attaccano al verbo ci sono due casi in cui il clitico piuttosto che mettersi prima

del verbo si mette dopo, si pospone nel caso dell’imperativo (es. Amami!, prendilo!) e dell’infinito

(es: vi chiedo di amarmi, ti chiedo di prenderlo). ami me oppure non mi ami? Accento su mé, mi ami?

l’accento è in mi, si unisce al verbo.

Ristrutturazione: i verbi volere e amare si comportano come se fossero un unico verbo, non sono

separabili per cui il clitico può andare solo all’inizio o alla fine lo voglio amare / voglio amarlo. Es. lo

devo riparare/ la devo riparare /la devo leggere /devo portarla a riparare – clitico con portare e non con

dovere come se portasse diventasse l’unico verbo.

Coreferenza: è il dominio di un elemento nei confronti di un altro è un legame necessario fra i

termini della frase.

Ho incontrato Mario e gli ho detto che lo porterò al cinema.

i i*j ij

Indice di coreferenza: Mario, si indica con i;

gli perché può riferirsi solo a Mario e non a qualcun altro;

i:

lo è sia i sia j perché può riferirsi sia a Maria sia a qualcun altro.

ij:

I genitori amano i loro propri figli

i i, j i*j

2

Mario promette a Luisa che

i

1) si ameranno per sempre / Mario e Luisa ij, possiamo immaginare la situazione nel quale Luisa è

ij

la suocera e le parla della ragazza che si chiamerà k

2) la amerà per sempre /*i non può essere riferito a Mario , j può essere riferito a Luisa , k m riferito a

i*j

una terza persona

3) si amerà per sempre / i, j*, *k

i*j

4) lo amerà per sempre *i, *j, *k

i: Mario

j: Luisa

k: qualcun altro

Mario si pettina i, *j

Mario lo pettina *i, j non riferito a i ma a j si

pro Mi pettino i, *j pro: indica il soggetto sottinteso quindi si mette la i di indice

i

Lo Pettino *i, j

Dire il complemento oggetto di ogni verbo presente nelle frasi:

Chi sposerai? “chi” è l’oggetto di “sposerai”

 

Chi dici che sposerai? “Chi” è l’oggetto di “sposerai”, mentre l’oggetto di “dici” è “che

 

sposerai”

Chi pensi che Mario dirà che sposerà? “Chi” è l’oggetto di “sposerai”, l’oggetto di “pensi” è “che

 Mario”, l’oggetto di “dirà”, è “che sposerà”

Chi pensi che Mario dirà di promettere di sposare? “Chi” è l’oggetto di “sposare”, l’oggetto di

 “pensi” è che “Mario” , l’oggetto di “dirà” è di “promettere di sposare”, l’oggetto di

“promettere” è di “sposare”. i,j,?k,

Credo che Antonio tema, che i suoi genitori convincano Mario a sposare Livia per denaro.

i *l j k

?

Suoi i j : potrebbero essere i genitori o di Antonio o di Mario k perché non può essere genitore di Livia

*l qualcuno che non è presente

Il soggetto non espresso dei verbi di modo finito si considera pro (piccolo) es. Vengo a cena il

soggetto è pro (cioè io) il pro può essere sostituito da un nome.

La definizione tradizionale di pronome non è corretta pronome= qualcosa che sta al posto del nome

questa definizione è valida solo per i pronomi di terza persona. Infatti lei / lui possono essere sostituiti

da nomi, invece io, tu, qualcuno ecc.. no. Si pensa quindi che i pronomi abbiano lo stesso statuto dei

nomi.

Ti prego di fare ciò il soggetto di “prego” è pro (piccolo), il soggetto di fare è PRO si suole fare una

differenza tra i due pro il pro dei verbi finiti può essere sostituito da un nome o da un pronome

mentre il PRO (grande), soggetto dell’infinito, non può essere sostituito.

COSTRUZIONI A CONTROLLO:

Pro TI PREGO DI PRO FARE CIO’ (ti: compl. Oggetto) A CONTROLLO DELL’OGGETTO

I I

Pro TI PROMETTO DI PRO FARE CIO’ A CONTROLLO DEL SOGGETTO

I I

Pro TI ORDINO DI PRO FARE CIO’ A CONTROLLO DELL’OGGETTO INDIRETTO

I I

LUCA ACCUSA MARIO DI ESSERE UN LADRO A CONTROLLO DELL’OGGETTO

LUCA AFFERMA DI POTER VENIRE A CONTROLLO DEL SOGGETTO

LUCA CHIEDE A MARIO DI SVOLGERE UN LAVORO A CONTROLLO DELL’OGGETTO INDIRETTO

TI ACCUSO DI ESSERE UN LADRO

TI CONFERMO DI POTER VENIRE

TI CHIEDO DI SVOLGERE UN LAVORO

TI SUPPLICO DI DIRLO A CONTROLLO DELL’OGGETTO

TI ASSICURO DI ESSERE ONESTO A CONTROLLO DEL SOGGETTO

TI CHIEDO DI VENIRE ALLA FESTA A CONTROLLO DELL’OGGETTO INDIRETTO

3

Vi invito a studiare costruzione a controllo dell’oggetto

Vi giuro di studiare costruzione a controllo del soggetto

Vi proibisco di studiare costruzione a controllo dell’oggetto indiretto

Ti dico di essere onesta “dire” ha un doppio valore si tratta di una costruzione ambigua se dire è

inteso con il significato di chiedere, ordinare si tratta di una costruzione a controllo dell’oggetto mentre

se è inteso con il significato di assicurare si tratta di una costruzione a controllo del soggetto.

Nel PRO grande si utilizza il verbo non finito. Il pro può essere sostituito, e il PRO grande nell’italiano

standard no.

Ti dico di essere onesta; chi è onesta? O tu o io. Ti assicuro di essere onesta: IO

Ti dico di stare zitta; TU

Costruzioni causative “FAR FARE” la costruzione causativa è una struttura composta da due

 frasi accostate senza connettivi: nella prima, il predicato è una forma del verbo fare (o lasciare)

al modo finito, nella seconda il predicato è l’infinito di un verbo. es. Questo disastro me l’ha

fatto fare mio fratello;

Es. le faccio preparare una torta

Es. chi facciamo venire alla festa?

Es. i suoi genitori lo lasciano tornare a tutte le ore. (fanno sì, permettono)

I causativi possono essere sintattici, morfologici e lessicali:

lessicale: quando un solo verbo ha valore causativo es: uccidere (far morire) è causativo di

 morire;

Addormentare: (FARE DORMIRE, causativo di dormire)

Mandare: (FAR ANDARE, causativo di andare) 

Morfologici: quando per fare il causativo si aggiunge un suffisso es. Santificare (RENDERE

 SANTO) – ma non è corretto per l’italiano perché non c’è un verbo. Nell’armeno, si aggiunge al

passato dei verbi utzalem, rum (riempire) durumtzalem.

Morfologici perché aggiungo un suffisso a tutti i verbi al passato.

Passato riempire: lc’ì lc’owc’anem (fare riempire)

Arbi: bevvi arbowc’anem (fare bere)

Zgec’ì: mi vestii zgec‘owc’anem

Sintattici: fare o lasciare + infinito

Es. Faccio preparare una torta. Lasciare è anche causativa, nel senso di permettere

Gli faccio fare la doccia ogni giorno

I suoi genitori lasciano / fanno sì che torni a qualsiasi ora

Faccio fare i compiti

Gli lascio fare i compiti

Esercizio: Causative sintattiche: lasciare Le faccio comprare le sue caramelle preferite (lascio fare)

Lascio indossare ciò che vuole

Lasciare non si può usare sempre al posto di fare, mentre fare al posto di lasciare si.

La faccio studiare ogni giorno per tre ore. (lasciare NO)

Il generale fece costruire il ponte (lasciare NO)

Il verbo “fare” si può sempre usare al posto di lasciare, il verbo “lasciare” invece non sempre può

sostituire fare differenza semantica es. il generale fece costruire il ponte fare non può essere

 

sostituto da lasciare.

Verbi intransitivi:

Ti faccio telefonare dal mio cellulare / Faccio sì che tu telefoni dal mio cellulare (esplicita) il soggetto

del verbo telefonare diventa l’oggetto della costruzione causativa.

Giovanni telefona dal mio cellulare

Faccio telefonare Giovanni dal mio cellulare: se il verbo è intransitivo il soggetto del verbo telefonare

diventa l’oggetto della frase causativa; con il pronome: lo faccio telefonare (faccio telefonare si

comporta come se fosse un singolo verbo).

4

Quando il verbo è intransitivo il soggetto di quest’ultimo diventa l’oggetto della costruzione causativa.

Ver

Dettagli
A.A. 2017-2018
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/01 Glottologia e linguistica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher armando.arena.73 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Glottologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Aliffi Maria Lucia.