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Le intenzioni di implementazione e le abitudini

Le intenzioni di implementazione hanno molto in comune con le abitudini, ma differiscono per il fatto che le intenzioni si formano tramite un processo deliberato di pianificazione, mentre le abitudini si creano attraverso la mera ripetizione del comportamento. Le intenzioni di implementazione, con il loro orientamento cognitivo centrato sull'implementazione, sono utili anche nel promuovere l'esecuzione del comportamento a lungo termine. Esse consentono di perseverare in un'attività anche a fronte di ostacoli, di eliminare le fonti di distrazione attraverso la concentrazione dell'attenzione sul comportamento in atto.

Le critiche al modello transteoretico di cambiamento

Quali sono le principali critiche mosse al modello transteoretico di cambiamento? C'è ancora da chiarire la capacità del modello di spiegare e predire il cambiamento; uno dei suoi problemi principali è la mancanza di definizione delle variabili socio-cognitive coinvolte nel cambiamento. Finora l'autoefficacia percepita

è risultata essere la variabile più potente nello spiegare i tentativi di cambiamento e il mantenimento a lungo termine.

28) Tra i modelli stadiali della salute, descrivi gli stadi del modello transteoretico del cambiamento ed il loro andamento dinamico:

Prima che il cambiamento del comportamento abbia luogo, la dimensione temporale viene concettualizzata in termini di intenzione. Successivamente essa si esprime in termini di durata del comportamento. I 5 stadi applicabili nell’ambito della salute:

  1. La precontemplazione: l’individuo non ha alcuna intenzione di cambiare comportamento nel prossimo futuro (prossimi 6 mesi)
  2. La contemplazione: l’individuo inizia a pensare al cambiamento, ma non ha ancora intrapreso azioni in tal senso; è consapevole che c’è un problema, considera attivamente la possibilità di superarlo, ma non si è ancora impegnato a farlo.
  3. La preparazione: l’individuo si accinge a cambiare,
sviluppandol'intenzione di agire concretamente nell'arco del mese successivo. 4. Fase dell'azione: passadirettamente ai fatti, modificando il comportamento, le esperienze o l'ambiente, in modo da risolvere ilproblema. Investe tempo ed energia personali. Questa fase può durare da un giorno a 6 mesi dal primocambiamento manifesto. 5. Il mantenimento: l'individuo tenta di mantenere a lungo termine ilcambiamento raggiunto. Si parla di mantenimento dal sesto mese in poi. Obiettivo: evitare le ricadute. 29) Che cosa aggiunge l'approccio del processo di azione rilevante per la salute (Schwarzer) rispetto almodello transteoretico di cambiamento (Prochaska e Di Clemente)? Nella fase motivazionalel'individuo sviluppa l'intenzione di cambiare comportamenti rischiosi in favore di altre condotte. Ma lebuone intenzioni non garantiscono sempre la loro realizzazione. Perché ciò accada il soggetto devepassare alla fase volitiva. Fase

volitiva: il cambiamento viene pianificato, attuato e mantenuto nel tempo. L'autoregolazione è qui determinante; bisogna trasformare l'intenzione in piani d'azione riguardo a quando, dove e come eseguire l'azione desiderata. La pianificazione è diretta sia all'azione sia alla strategia da utilizzare per affrontare i possibili ostacoli. Successivamente ha inizio il comportamento pianificato. A questo punto entrano in gioco altri processi cognitivi autoregolatori per controllare l'esecuzione dell'azione e il suo mantenimento nel tempo. Nella fase preintenzionale il soggetto dunque sviluppa l'intenzione di cambiare comportamenti rischiosi in favore di altre condotte; nella fase postintenzionale il soggetto deve passare alla fase volitiva. Fase volitiva: il cambiamento viene pianificato, attuato e mantenuto nel tempo. L'autoregolazione è qui determinante; bisogna trasformare l'intenzione in piani d'azione

Riguardo a quando, dove e come eseguire l'azione desiderata. La pianificazione è diretta sia all'azione sia alla strategia da utilizzare per affrontare i possibili ostacoli. Successivamente ha inizio il comportamento pianificato.

30) Cos'è lo stress? Come si evolve nel tempo? Selye approfondì lo studio delle modalità attraverso cui vengono attivate le reazioni fisiologiche dell'organismo e definì lo stress come la risposta a qualsiasi stimolo avverso, lo stressor, che, indipendentemente dalla grande varietà di forme che può assumere, attiva la cosiddetta SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO, caratterizzata da tre stadi - di allarme, di resistenza e di esaurimento -, che descrivono non solo le risposte del corpo allo stressor, ma anche i processi che possono portare alla malattia quando l'organismo cerca, fallendo, di affrontare l'evento stressante. Nella fase di allarme l'organismo risponde agli

Lo stress è una risposta fisiologica dell'organismo a stimoli esterni o interni, chiamati stressor. Quando un individuo viene esposto a uno stressor, il suo corpo si prepara a reagire con una risposta di arousal (attivazione) generalizzata. Questa risposta comporta un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna, del tono muscolare e della reattività agli stimoli ambientali.

Nella fase della resistenza, l'individuo affronta lo stressor mantenendo un livello elevato di reattività fisiologica e comportamentale. Tuttavia, se l'esposizione allo stressor si prolunga o si intensifica, questa reattività si va progressivamente riducendo.

La fase dell'esaurimento corrisponde a una progressiva riduzione delle capacità di reazione dell'organismo. La durata del tempo in cui l'organismo è in grado di resistere o difendersi dall'azione di un agente stressante dipende da fattori individuali. L'esposizione prolungata a uno stressor può provocare patologie come l'ipertensione, l'ulcera gastrica o le allergie, dovute all'incapacità dell'organismo di difendersi da uno o più stressor.

Le risposte fisiologiche allo stress sono mediate da un complesso meccanismo neuroendocrino di comunicazione che coinvolge il sistema nervoso centrale e periferico e il sistema endocrino. Descrivi quali sono i meccanismi fisiologici dello stress: Le risposte fisiologiche allo stress sono mediate da un complesso meccanismo neuroendocrino di comunicazione che coinvolge il sistema nervoso centrale e periferico e il sistema endocrino. Il coordinamento dei vari meccanismi che entrano in gioco nello stress è delegato al sistema nervoso centrale, ma il ruolo principale spetta al sistema nervoso autonomo, che è direttamente coinvolto nelle risposte dell'organismo agli agenti stressanti. I due sottosistemi che ne fanno parte, il sistema nervoso simpatico e quello parasimpatico, svolgono ruoli fondamentali nella regolazione delle risposte dell'organismo allo stress. Il sistema simpatico è implicato nelle risposte dell'organismo alle situazioni di pericolo,

Il sistema nervoso simpatico è una delle due divisioni del sistema nervoso autonomo, responsabile della risposta allo stress. Si attiva in situazioni di emergenza e agli agenti infettivi; la sua attivazione determina una serie di modificazioni fisiologiche che possono segnalare la presenza di pericolo e la necessità di difesa attraverso l'attacco o la fuga.

Il sistema parasimpatico si attiva invece quando l'agente stressante non è più presente o si è esaurito ed è responsabile del ritorno del corpo all'equilibrio omeostatico di partenza.

Il sistema endocrino secerne direttamente nel flusso sanguigno una varietà di ormoni che hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento sincronizzato di diversi apparati dell'organismo; attraverso le sue interazioni con il sistema nervoso, esso svolge anche un ruolo essenziale nella risposta allo stress: gli ormoni e i neurotrasmettitori trasmettono messaggi chimici che permettono la comunicazione tra le varie parti dell'organismo.

Le ghiandole endocrine più strettamente coinvolte nel rilascio di ormoni in situazioni di stress

Sono l'ipofisi e la ghiandola surrenale. L'ipofisi, o ghiandola pituitaria, è situata vicino all'ipotalamo, struttura del cervello che controlla i bisogni umani basilari, come il sonno, la fame, la sete, il sesso. L'ipofisi, sollecitata dall'ipotalamo, secerne ormoni che stimolano la produzione di altri ormoni, a loro volta coinvolti nella risposta dell'organismo allo stress.

32) Descrivi la differenza tra eustress e distress, apportando degli esempi: Se la persona non è in grado di ridurre i livelli elevati di attivazione che si accompagnano a una condizione di stress prolungato e le reazioni allo stress permangono a lungo, vi potranno essere delle ricadute negative a livello sia fisico che psicologico (in questo caso si parlerà di distress). Esempi: si può presentare in seguito a un licenziamento o ad un incidente. Lo stress può quindi svolgere una funzione importante nello sviluppo dell'individuo, poiché

Costituisce uno stimolo a ricorrere alle risorse disponibili e a cercarne di nuove per affrontare nel modo più efficace la situazione: in questo caso si parla di eustress, o stress positivo. Esempio durante un colloquio di lavoro è possibile beneficiare di una certa quantità di stress fisiologico che fornisce attenzione e un vantaggio competitivo, che aiuta a pensare più velocemente ed esprimere il proprio pensiero in modo vantaggioso.

33) Cherniss [1983] ha individuato cinque tratti di personalità che influenzano una risposta individuale allo stress. Descrivili:

  • L'ansia nevrotica: colpisce gli individui che si pongono mete elevate nell'ambito lavorativo e si puniscono perché non riescono a raggiungerle.
  • La sindrome di tipo A: riguarda individui che hanno uno stile di vita iperattivo, competitivo, incalzante, aggressivo,

impaziente e legato alla sensazione stringente di mancanza di tempo.

  • Il "locus of control": gli individui si differenziano sulla base della sensazione che hanno di poter dominare la propria esistenza: chi ha un locus of control interno ritiene di avere tutto sotto il proprio controllo, contrariamente a chi ha un locus of control esterno e crede di essere in balia degli eventi.
  • La flessibilità: è un tratto di personalità che, se portata all'estremo, provoca la percezione di conflitto di ruolo nelle situazioni lavorative, con reazioni ansiose, tensioni, inquietudini.
  • L'introversione: gli introversi sperimentano una tensione maggiore nei compiti di ruolo rispetto agli estroversi, ritraendosi più facilmente di fronte al conflitto e allo stress; tale ritiro implica l'incapacità di mettere in atto una difesa efficace e di affrontare il conflitto.

34) Alcuni ricercatori hanno studiato il ruolo giocato dai processi

cognitivi implicati nella identificazione di un evento stressante e nello sviluppo di strategie per farvi fronte. A questo proposito, descrivi la teoria cognitivo-transazionale di Lazarus: Con La teoria cognitivo-transazionale (Lazarus, 1966) l'autore ha ver
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A.A. 2020-2021
35 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher setdomande di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Covelli Venusia.