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Proprio Paulina Tarugi fu la prima segretaria sociale formata dall’istituto e iniziò la propria attività
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per lo stabilimento di Milano. Le attività richieste riguardavano servizi di informazione e
consulenza in materia assistenziale, attività a favore dei lavoratori e degli industriali. 7 anni dopo,
l’istituto diventerà parte della confederazione generale dell’industria e svilupperà il suo settore
dell’assistenza sociale di fabbrica che dovrà condividere con il regime. La partecipazione dell’italia
alla prima conferenza internazionale di servizio sociale costituì una tappa fondamentale per
quanto riguarda la fondazione della professione nel nostro paese. La Tarugi in questa occasione
venne incaricata di presentare il rapporto sull’evoluzione del servizio sociale italiano. Nel dopo
guerra la competenza della Tarugi si evidenziò in una delle due relazioni tecniche sul servizio
sociale presentate al convegno di Tremezzo (1946).
riassunti
MODULO 1/2 -‐-‐-‐-‐-‐> LE RADICI DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA Marilena Dellavalle
CAPITOLO 1
Donne, politica e filantropia: percorsi di una cittadinanza imperfetta
la presenza femminile nella sfera pubblica è un concetto utile per esplorare il tema del diritto di
cittadinanza, con il quale si fa riferimento a quel complesso di benefici che conseguono
dall’ammissione in un sistema politico, cioè all’insieme dei diritti civili, politici e sociali. Si tratta di
quel pacchetto di garanzie e tutele di cui godono, in ambito pubblico, le persone che risiedono in
un determinato luogo.
Tre passaggi graduali che hanno segnato il percorso di acquisizione dei diritti:
Nel XVII secolo vi è l’acquisizione dei diritti civili, connessi alla libertà individuale, come la
• libertà di opinione, di associazione, etc…
Nel secolo successivo, i cittadini hanno ottenuto i diritti politici, attraverso la possibilità di
• partecipare all’elettorato attivo e passivo.
Nel corso del novecento con l’affermarsi dei diritti sociali, il cittadino è tutelato rispetto ad
• eventi critici, sia di carattere eccezionale, sia fisiologico.
Per quanto riguarda il percorso femminile non si può seguire questo percorso, in quanto non c’è
corrispondenza con la progressione delle tre fasi: le donne ottengono infatti prima il
riconoscimento di alcuni diritti sociali prima di conquistare quelli politici. I diritti politici poi
precederanno il pieno dispiegarsi di quelli civili. Il rapporto fra donne e cittadinanza piena è da
sempre segnato da problemi che hanno comportato la stessa esclusione delle donne da questa
categoria, la cittadinanza sembra così potersi incarnare solo in un soggetto: il maschio adulto. Per
Rossi Doria, la donna manca di quelli che sono gli elementi costitutivi della cittadinanza:
L’individualità -‐-‐-‐> la donna è identificata con la comunità famigliare
• La possibilità di portare le armi (dalla rivoluzione francese è cittadino chi ha adempiuto al
• dovere di difendere la patria in armi).
Nella società dell’Italia liberale, la posizione della donna è profondamente radicata nella
domesticità, è quindi la famiglia a rappresentare la sede naturale di realizzazione della donna, di
conseguenza si svaluta ogni altra area di inserimento. Alla fine dell’ottocento le donne sono
naturalmente escluse dall’elettorato passivo e attivo, infatti non si permette loro l’accesso alla
sfera pubblica. ciononostante in età liberale, si aprono brecce all’interno delle quali le donne
possono penetrare: l’accesso all’istruzione superiore e all’università, nel mondo del lavoro, e
anche nella sfera pubblica, come testimonia il caso della legge Crispi, che nel 1890 riordina le
Opere Pie ammettendo le donne nei consigli di amministrazione. Sono le donne impiegate
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nell’assistenza a rivendicare a fine 1800 il coinvolgimento dello stato nei problemi di disagio
sociale ponendo così per un verso, le fondamenta del concetto di welfare state e per l’altro
facendo il loro ingresso nella sfera pubblica. la battaglia delle suffraggiste per il voto inizia a
Milano nel 1861 e prosegue senza esiti fino agli esordi del fascismo per riprendere e terminare con
successo durante la lotta di liberazione. Nell’età giolittiana si assiste allo sviluppo del movimento
emancipazionista:
Si conquista l’individualità
• Si conferisce un nuovo significato alla politica e all’identità femminile, attraverso la
• valorizzazione dei valori domestici e soprattutto materni.
Alla fine del 1800 e nei primi anni del nuovo secolo la corrente della “filantropia politica” chiamata
dalle stesse protagoniste “femminismo pratico” si sviluppa e diventa modello unificante delle
stesse organizzazioni in Italia. Il movimento emancipazionista si evolve nel primo novecento nel
femminismo riformista, che contiene due correnti: quella intransigente, e quella appunto del
femminismo pratico. Le esponenti del femminismo pratico (tra cui Ersilia Majno) sono impegnate
anche nella