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NEO-GRICEANI
Ritengono che la teoria di Grice vada di rivista in due direzioni:
1. Per Grice le inferenze si limitano solo all'implicito, mentre per i
neogriceani le inferenze servirebbero anche a determinare il
livello esplicito;
Per i neo-griceani i processi di arricchimento vanno a creare un vero e
proprio senso aggiuntivo accanto ai tre livelli letteralisti. Ci sono due
nozioni di ciò che è detto: una semantica (dopo il processo di
saturazione) e una pragmatica (dopo il processo di arricchimento e
transfert, concepiti come implicature conversazionali generalizzate).
Significato convenzionale dell'enunciato + saturazione =
proposizione minimale (contenuto esplicito) + implicature
generalizzate = proposizione massimale + implicature
particolarizzate = senso implicito.
2. Le massime conversazionali di Grice sarebbero inadatte dal
momento che non bloccato la sovra-generazione di implicature.
Sembra esserci il bisogno dell'inserimento un principio di informatività
che legittimi l'arricchimento del contenuto di un enunciato nella misura
massima consentita dalle conoscenze enciclopediche di D. “Mi arrivò una
pallonata in faccia e mi ruppi il naso”, noi lo interpretiamo con un “e
quindi” ma se P avesse voluto dire “e quindi” l'avrebbe detto, non
avendolo fatto ne implica la negazione.
Levinson → propone di sostituire le massime di Grice con 3
● euristiche:
1. Euristica Q per il parlante → Non fornire un enunciato più debole dal
punto di vista informativo di quello permesso dalla tua conoscenza
del mondo
Euristica Q per il Destinatario → ciò che non è detto non è avvenuto
2. Euristica I per il parlante → produci l'informazione linguistica
minimale, sufficiente a soddisfare i tuoi scopi comunicativi;
Euristica I per il destinatario → ciò che non è detto in modo
marcato (normale) rappresenta una situazione stereotipica
3. Euristica M per il parlante → indica una situazione anormale usando
espressioni marcate che contrastano con quelle che useresti per
indicare la situazione normale corrispondente;
Euristica M per il destinatario → ciò che è detto in modo marcato
rappresenta una situazione anormale.
Eventuali conflitti fra le tre euristiche vengono regolate da questo
ordine di priorità: Q>M>I
Horn → le massime sono sostituite da due principi:
● Principio Q (per salvaguardare gli interessi di D) → “fornisci un
◦ contributo sufficiente: sì quanto più puoi, per nel rispetto del
principio R”.
questo principio ricopre il ruolo della massima di quantità e delle
prime due sottomassime di modo: richiede che P sia il più informativo
possibile.
Principio R (per salvaguardare gli interessi di P) → “fornisci un
◦ contributo necessario: non dire più di quanto devi, pur nel rispetto
di Q”.
ricopre il ruolo della massima della quantità, delle altre due
sottomassime di modo e di quella di relazione: richiede che P ometta
tutto ciò che richiede a D un eccessivo sforzo di interpretazione.
Questo principio è all'origine della lettura causale di “e” e del
perfezionamento del condizionale, ovvero la tendenza a interpretare il
condizionale come se fosse un bicondizionale corrispondente: questo
fenomeno è l'opposto delle implicature scalari dove l'affermazione più
debole nega quella più forte. Nel perfezionamento del condizionale
l'affermazione più debole genera l'affermazione più forte (“se” → “Se e
solo se”). CAPITOLO TERZO
LA TEORIA DELLA PERTINENZA
La teoria della pertinenza (relevance theory) nasce negli anni Ottanta a opera
di Sperber e Wilson ed è la prospettiva più completa per quanto riguarda la
comunicazione.
Essa riconosce il suo debito con Grice per quanto riguarda:
la comprensione è un processo di riconoscimento delle intenzioni del
• parlante che avviene per via inferenziale;
il destinatario viene guidato nella comprensione da certe
• aspettative su ciò che è proferito dal parlante.
La comunicazione è per entrambi una produzione e interpretazione di indizi
(evidenze): un soggetto produce un indizio (anche non linguistico) del senso
che intende comunicare e mette il destinatario nella condizione di interpretare
tale indizio.
Un enunciato è un indizio complesso del senso inteso dal parlante.
Ma le aspettative che guidano D nell'interpretazione di un enunciato sono
per RT non aspettative di collaborazione e razionalità da parte di P, ma di
pertinenza.
DIVERSITÀ TRA GRICE E RT
1. estensione del modello inferenziale → Grice postula la necessità di
processi inferenziali solo per il senso implicito (implicature
conversazionali); per RT anche il livello esplicito deve essere integrato da
processi pragmatici (posizione contestualista)
2. aspettative che guidano i processi interpretativi → le aspettative
che guidano D non sono di razionalità e collaborazione (Grice) ma di
pertinenza
3. natura dei processi inferenziali → i processi inferenziali per RT sono
automatici e non riflessivi e non consapevoli.
2) LE ASPETTATIVE CHE ORIENTANO I PROCESSI INTERPRETATIVI: LA
PERTINENZA
La comprensione inferenziale è resa possibile dalla metarappresentazione,
ovvero la capacità dell'essere umano di rappresentarsi le
rappresentazioni altrui, cioè ad attribuire agli altri stati mentali che
motivano le loro azioni.
In altri termini possediamo una rappresentazione interna della nostra mente e
di quella degli altri (detta teoria della mente) che ci permette di spiegare e
prevedere il comportamento altrui.
Per i teorici della pertinenza la comunicazione è un effetto della
metarappresentazione.
Riconoscendo gli stati mentali degli altri li possiamo anche modificare in modo
linguistico o non linguistico.
Modo linguistico:
caso 0 → il comportamento di S può fornire informazioni altri altri anche
– se non ne ha intenzione. Lo studente ha mal di caviglia e zoppica; il
professore, non visto da lui, vede che zoppica e giunge a credere che “Lo
studente ha mal di caviglia”;
caso 1 → lo studente è consapevole che il prof lo vede, ma il prof non sa
– che lo studente sa che lo sta guardando: lo studente vuole agire sui
processi mentali del prof, spingendola a credere che ha mal di caviglia.
Lo studente zoppica di più: sta informando intenzionalmente il prof;
intenzione informativa = metarappresentazione di 1° livello;
caso 2 → il prof si rende conto che lo studente zoppica e riconosce che lo
– studente vuole che lei creda che lui ha male alla caviglia: il prof può a
questo punto chiedergli o non credergli; riconoscere che qualcuno ha
un'intenzione informativa = metarappresentazione di 2° livello;
caso 3 → lo studente zoppica e si assicura che il prof lo veda e che il prof
– veda che lui lo vede: lo studente vuole che il prof sappia che lui vuole che
lui creda che ha mal di caviglia; intenzione comunicativa =
metarappresentazione di 3° livello;
Tre caratteristiche della cognizione umana:
1. possibilità di monitorare una vasta gamma di stimoli
2. disponibilità permanente di una vasta mole di dati immagazzinati
3. capacità di concentrare l'attenzione solo su una limitata quantità di
informazione → collo di bottiglia attenzionale (solo una piccola parte dei
dati può essere elaborata).
Cosa rende l'informazione degna di attenzione?
Principio cognitivo di pertinenza → i processi cognitivi umani tendono a
massimizzare la pertinenza: più un input sarà pertinente, più questo sarà
degno di attenzione.
Un input è pertinente quando permette a S di modificare la sua percezione del
mondo, cioè permette di acquisire nuove credenze, e produce effetti cognitivi
positivi (quelli che consentono a S di apportare modifiche tendenzialmente vere
alla sua rappresentazione del mondo).
Ogni elaborazione ha un costo cognitivo che viene bilanciato da un effetto
cognitivo (modifiche della rappresentazione del mondo): maggiore è l'effetto,
maggiore sarà la pertinenza, ma maggiore saranno i costi, minore sarà la
pertinenza.
> effetto → > pertinenza
< costo → < pertinenza
Per i teorici Grice descriverebbe solo il fenomeno delle implicature, non le
spiegherebbe: Grice non prende in analisi i costi cognitivi coinvolti nell'uso
delle implicature.
CRITICHE A RT
1. Non considera altri tipi di benefici oltre a quello linguistico e cognitivo,
come ad esempio quelli sociali e di cortesia.
Paolo chiede a Valentina “Andiamo a pattinare?” e lei risponde “Ho mal di
testa”. La risposta richiede un costo maggiore che il semplice “No”, ma il
costo viene ricompensato dall'effetto di valore sociale che è l'educazione.
2. Difficoltà di misurare la pertinenza degli stimoli.
3. sembra che ci sia sempre e solo un modo per soddisfare il principio di
pertinenza, una cosa lontana dalla realtà.
Massimizzare la pertinenza significa usare nel modo più efficiente
possibile le risorse disponibili e allocarle agli input più promettenti.
La massimizzazione della pertinenza è il risultato dell'evoluzione del nostro
sistema cognitivo: la massimizzazione avviene in modo automatico.
Questa nostra tendenza ci permette non solo di capire ma anche di manipolare
gli stati mentali: molti tentativi di fare questo sono espliciti, attraverso stimoli
ostensivi che innescano le aspettative che guidano D verso il significato di P.
secondo RT tutta la comunicazione umana intenzionale è comunicazione
ostensivo-inferenziale (e si riprende la distinzione griceana di intenzione
informativa/comunicativa).
Dal principio cognitivo di pertinenza segue che D tende a prestare attenzione
solo a stimoli pertinenti: il successo della comunicazione dipende quindi da
fatto che D consideri l'enunciato di P abbastanza pertinente per essere
meritevole di attenzione. Proprio producendo uno stimolo ostensivo che P
incoraggia D a presumere che l'enunciato sarà abbastanza pertinente da
meritare di essere elaborato.
Principio comunicativo di pertinenza → ogni proferimento e ogni atto di
comunicazione ostensivo-inferenziale comunica l'assunzione della propria
pertinenza ottimale.
Un comportamento comunicativo è in altre parole una garanzia di pertinenza
ottimale. Le aspettative di pertinenza sono a parere di RT sufficientemente
precise da rendere inutili le massime o il principio di collaborazione. I prin