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I SEGNI LEGI
Segni che hanno un rapporto convenzionale, legale, con il proprio Oggetto. Le parole.
FERDINAND DE SAUSSURE
IL CIRCUITO DELLA PAROLE
Il "circuito della parole" viene illustrato da Corso di linguistica generale Saussure nel 1916, non scritto direttamente da lui ma dai suoi allievi dopo la sua morte.
"Parole" non è inteso come "parola", ma come atto linguistico individuale.
Avendo due individui, A e B, il punto di partenza è nel cervello di uno dei due, in questo caso A; nel suo cervello i fatti di coscienza, "concetti", sono associati alle immagini acustiche o alle grafie che servono alla loro espressione. Un concetto fa scattare nel cervello una precisa immagine acustica. Il cervello manda l'impulso di questa immagine acustica agli organi fonatori e le onde sonore si propagano dalla bocca di A all'orecchio di B. Il processo avviene nuovamente ma in senso inverso. L'immagine acustica passa dall'orecchio al
cervello di B e in quest’ultimoessa viene associata al concettocorrispondente.Saussure ci fa notare e ci aiuta a capire che nelnostro esprimerci non ci sono solo elementimateriali, udibili e visibili, non c’è solo ilconcreto che colpisce i nostri sensi perchè quelconcreto è stato prodotto in base a regole, adelle forme astratte, e anche la comprensioneavviene riconduncendo il particolare a formeastratte.
TEORIA DEL BAGNO IMPOSSIBILEPrima che il concetto di Saussure fosse chiaro, ilfilosofo greco Cratilo del IV secolo a.C. avevasviluppato un paradosso.Egli era un grande seguace di Eraclito il cuipensiero era: tutte le cose fluiscono, simuovono, nulla sta mai fermo (pànta rhei);ragionando su ciò, egli obiettò che paragonandole cose esistenti alla corrente di un fiume,non si poteva entrare in uno stesso fiumedue volte.Riprendendo tale ragionamento, Aristotele, inMetafisica, spiegò più precisamente che se questofosse vero,
Allora non si potrebbe entrare nel fiume neppure una volta sola perché dal momento in cui decidiamo di entrare in un fiume fino a quando non entriamo in esso noi, il nostro corpo e la nostra mente sono cambiati e anche il fiume stesso. Aristotele e Platone non condannavano questo concetto come totalmente falso o irragionevole, ma sono convinti che in uno stesso fiume si può entrare una, due, infinite volte. Capiscono che sotto l'apparente continuo fluire delle cose c'è un tessuto di invarianti, di aspetti della realtà che non cambiano. Avendo uno schema astratto di ciò che è il nostro corpo, avendo uno schema astratto di ciò che è quel fiume, considerando dunque queste invarianti (astratto), possiamo decidere di entrare in uno stesso fiume tutte le volte che vogliamo. Saussure insiste molto sul fatto che quando parliamo non ripetiamo mai esattamente una parola: basti pensare a cose semplici come tono di voce, il volume, o i vari.
dialettiregionali e locali in tutta la Penisola. Queste varianti non ci disturbano, le usiamo, le comprendiamo, le ascoltiamo e le riconduciamo ad uno schema astratto della parola e allo schema astratto del suo significato. È così che si può quindi controllare, dominare, il continuo fluire della comunicazione. SEGNO, SIGNIFICANTE e SIGNIFICATO Saussure introduce dei nuovi termini:- SEGNO - unione di due classi astratte, significato e significante.
- SIGNIFICANTE - classe astratta dei suoni o grafie che nell'esprimersi concreto realizzano un segno.
- SIGNIFICATO - classe astratta dei sensi che nell'esprimersi concreto sono espressi dalla realizzazione del segno.
allenecessità minime ci ritroviamo davanti unaridondanza. LA RIDONDANZA È FUNZIONALE ALLA RICEZIONE E COMPRENSIONE DEI SEGNI. "Gli antichi romani erano bellicosi." Ritroviamo per ben cinque volte la desinenza plurale, e per ben quattro volte la desinenza maschile, dunque ci ritroviamo di fronte a una ridondanza.
TEORIA LINGUISTICA DI KARL BUHLER, 1934
Karl Buhler, psicologo tedesco, negli anni Trenta propose un modello triadico dell'atto comunicativo, facendo riferimento a tre funzioni in particolare:
Funzione espressiva: il soggetto che realizza il segno rivela sé stesso.
Funzione di appello: con ogni segno il soggetto che parla interpella gli altri.
Funzione di rappresentazione: con ogni segno il soggetto rappresenta un'idea, un contenuto, una conoscenza...
ENCICLOPEDIA SCIENZA UNIFICATA
Nella seconda parte degli anni Trenta le Università americane della costa orientale erano piene anche degli intellettuali europei, fuggiti dalle persecuzioni. Qui nacque
L'idea di creare un'Enciclopedia dellascienza unificata. Non fu mai completata. Ma fra questi intellettuali incaricati di scrivere i vari volumi vi era anche Charles Morris, grande seguace di Peirce.
CHARLES MORRIS
LA FUNZIONE DEI SEGNI
Charles Morris, semiologo e filosofo statunitense, illustrò la funzione dei segni.
FUNZIONE SEMANTICA: un segno indica qualcosa. (collega un segno al suo contenuto, significato)
FUNZIONE PRAGMATICA: un segno serve ad un soggetto per agire, interagire con gli altri.
FUNZIONE SINTATTICA: un segno si connette ad altri con cui coesiste. (conformazione del segno in rapporto ad altri segni indipendentemente dal significato).
L'OGGETTO DELLA SEMIOTICA
Una disciplina si definisce dal punto di vista scientifico quando ha chiaro qual è il suo oggetto. Che la semiotica sia nella sua essenza "dottrina di segni" non sembra essere negato da nessuno.
JOHN LOCKE (filosofo, medico, grande intellettuale inglese del Seicento) la definisce in questo
Il testo fornito è tratto dall'Essay on Human Understanding di John Locke, famoso nel 1690, in cui la semiotica viene considerata una delle tre branche della conoscenza umana insieme alla fisica e all'etica.
Nei Lineamenti di una teoria dei segni del 1938, Charles Morris suggerisce che la semiotica non si occupa dello studio di un particolare tipo di oggetti, ma di oggetti ordinari in quanto partecipi alla semiosi. La semiosi è il processo in cui qualcuno interpreta qualcosa come un segno, come qualcosa dotato di un senso.
In questo modo, non ha senso chiedersi cosa sia un segno e cosa no, perché tutto può diventarlo a patto che vi sia un atto interpretativo a fondare la semiosi. A patto che vi sia qualcuno che interpreta qualcosa come un segno.
Morris, facendo riferimento alle teorie di Peirce, costruiva una semiotica vista prevalentemente dalla prospettiva dell'interprete.
Il semiotico americano Thomas Sebeok, biologo di formazione, concepisce la semiotica in modo più globale: la comunicazione è la trasmissione di qualsiasi influenza.
di un sistema vivente da una parte all'altra, il DNA che serve a sintetizzare le proteine rappresenta un modello prototipico di tutte le forme di comunicazione. Dunque la semiosi è indagata in tutte le forme di vita. Questa linea di ricerca ha avuto il merito di stimolare un'apertura interdisciplinare degli studi semiotici (biologi, fisici, zoologi...). Una prospettiva meno globale ma comunque ambiziosa è quella di Umberto Eco. L'idea centrale è che la cultura umana nel suo insieme sia studiabile come fenomeno di comunicazione. Non tutta la cultura è segno o semiosi, ma può essere studiata come tale ogni volta che rivela l'esistenza di un processo fondante di significazione. PROCESSO DI SIGNIFICAZIONE: quando qualcosa di materialmente presente alla percezione del destinatario sta per qualcos'altro si ha significazione. Da questa impostazione Eco deriva un'ampia riconoscimento del campo semiotico aperto alla ricerca: un campo che prende inConsiderazioni su tutti i settori in cui i codici investono tutti gli aspetti della vita umana associata: i sistemi olfattivi, i codici del gusto, la semeiotica medica, architettura e urbanistica (uso sociale dello spazio), le arti, i riti, le credenze e le lingue naturali e artificiali di ogni tipo...
Ferdinand de Saussure afferma una scienza generale, una scienza che studi la vita dei segni nell'ambito della vita sociale, avrebbe potuto far parte della psicologia sociale e quindi della psicologia generale. La linguistica sarebbe stata solo una parte di questa nuova scienza, la SEMIOLOGIA.
Ferdinand de Saussure cita i linguaggi storico-naturali e fenomeni culturali fortemente ritualizzati nei quali è fortemente edificata un'intenzione comunicativa.
Roland Barthes in Elementi di semiologia (1964) afferma che, a parte il linguaggio umano (verbale) non esistono, a suo avviso, altri sistemi di segni di una certa ampiezza. Le comunicazioni anche visive (anche nella moda, ad esempio) per essere
Capire e funzionare hanno bisogno del linguaggio. La linguistica dovrebbe fungere da riferimento per capire tutti gli altri sistemi di segni. LUIS PRIETO condivide con Umberto Eco l'idea.