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SEMEIOTICA DEL TRATTO DIGESTIVO
SUPERIORE
Il tratto digestivo superiore comprende l’esofago, lo stomaco ed il
duodeno. È quindi compreso tra la bocca e il legamento di Treitz.
L’addome è diviso in nove regioni e quattro quadranti. Risulta
delimitato superiormente dal prolungamento posteriore della linea
toraco-ascellare, in basso dalla linea orizzontale che unisce le due spine
iliache passando per la quinta vertebra lombare e lateralmente dalle due
linee ascellari posteriori.
È sempre bene informarsi riguardo la storia clinica del paziente: genere,
età, etnia, abitudini alimentari, storia familiare per malattie oncologiche
(in particolare per poliposi dello stomaco: i polipi sono spesso lesioni
precancerose), eventuali infezioni da Helicobacter Pylori, ulcere o
resezioni intestinali.
Bisogna inoltre considerare, nella valutazione della storia clinica: calo
ponderale, nausea, vomito (è importante stabilirne anche il colore: ad esempio,
se è di colorito verdastro si tratta di vomito biliare collegato alla colica biliare;
se invece è caffeano, probabilmente c’è un’ulcera, con sangue che non viene
digerito; può essere inoltre vomito alimentare). Bisogna indagare se il paziente
ha reflusso: una eruttazione con presenza di liquido molto frequente nell’ernia
gastrica iatale, cioè uno slargamento del cardias (che di conseguenza perde la
funzione di sfintere). Si verifica in particolare in posizione supina, per cui è
importante chiedere al paziente se al risveglio trova il cuscino macchiato.
Il dolore epigastrico è molto particolare, in quanto è tipico anche di alcune
patologie cardiache, come l’infarto del miocardio posteriore: se il paziente
lamenta questo tipo di dolore, è necessario fare delle specifiche analisi di
laboratorio, valutando in particolare gli enzimi tipici dell’infarto (troponina ecc). 1
L’ematemesi consiste nell’emissione di sangue con il vomito. Se il
sangue viene digerito, si parla di vomito caffeano: è frequente nei
pazienti cirrotici, nei quali si vengono a creare varici esofagee che,
rompendosi, danno ematemesi.
Con il temine melena indichiamo invece l’emissione di feci picee
(feci miste a sangue, di colore scuro). Il sangue assume questa
colorazione quando viene a contatto con l’acido cloridrico:
nell’emoglobina è presente il ferro, che conferiscono al sangue un
color ruggine. Se il paziente è anemico (con valori di emoglobina
compresi tra 7 e 8 g/dl) è necessario eseguire una colonoscopia, in
quanto potrebbero essere presenti tumori del colon destro. È in atto
attualmente una campagna di prevenzione per i soggetti con età
superiore ai 50 anni che invita ad andare in farmacia a ritirare delle
provette per fare la ricerca del sangue occulto nelle feci. Questo
esame, tuttavia, può essere fuorviante perché, ad esempio, nel caso
in cui i denti vengano lavati troppo energicamente si può avere un
sanguinamento gengivale; il sangue finirà nell’intestino e quindi
verrà poi ritrovato nelle feci. Il sangue nelle feci può essere
sintomatico di ulcere. Le ulcere duodenali non sono mai tumorali,
quelle gastriche invece possono essere tumorali.
Altri sintomi sono:
Disfagia: una sensazione di ostruzione con conseguente difficoltà o impossibilità alla deglutizione.
Questo sintomo di solito ha un’insorgenza precoce. Il paziente inghiotte il cibo, che però non transita
correttamente.
Odinofagia: una sensazione di dolore durante la deglutizione.
Alitosi o bromopnea: odore sgradevole dell’alito, causato da patologie gastrointestinali, respiratorie
o metaboliche (come nel caso dei pazienti diabetici, nei quali è frequente una condizione di acidosi).
Ad esempio, nei pazienti con bronchiectasie (dilatazioni dell’albero bronchiale), possono
raccogliersi virus o pus, causando quindi un cattivo odore.
Anoressia: mancanza o la riduzione dell’appetito.
Pirosi: bruciore retrosternale, sintomo molto importante nell’indicare una disfunzione dell’apparato
digerente.
Dispepsia: sensazione di dolore o fastidio localizzata nell’epigastrio, associata ad un senso di
pienezza. È uno dei disturbi più generici dell’apparato digerente.
DOLORE
La sigla SOCRATES indica le caratteristiche più importanti del dolore, da definire in modo accurato
soprattutto nei casi in cui solo con anamnesi ed esame obiettivo si deve giungere ad una diagnosi.
Site: luogo;
Onset: insorgenza;
Character: caratteristiche. Il dolore può essere trafittivo, costante, associato o non associato ai pasti,
ecc;
Radiation: indica l’irradiazione del dolore. Ad esempio, una tipica irradiazione del dolore è quella
della colica biliare, in cui la sensazione dolorosa si irradia alla regione scapolare destra. Il dolore
colico ha un andamento specifico: presenta aumenti e diminuzioni netti, in quanto non è nient’altro
che la caratterizzazione sintomatologica della peristalsi del nostro organismo che tenta di difendersi,
espellendo il calcolo che ostruisce la via biliare.
Associated symptoms: sintomi associati; 2
Timing: è importante domandarsi se il dolore si scatena prima del pasto o dopo il pasto, per quanto
tempo prosegue, ecc. Ad esempio, il timing tipico del dolore dell’ulcera è correlato alla condizione
climatica, perché i pazienti con ulcere o disturbi gastrici (in particolare gastrite) nei periodi
primaverile e invernale.
Exacerbating: se il dolore è esacerbato e se sì, da quali fattori;
Severity: quanto è grave il dolore.
ESAME OBIETTIVO DELL’ADDOME
L’addome viene diviso in 9 regioni o 4 quadranti, ma, essendo più generica, questa ultima divisione viene
utilizzata in maniera minore.
ISPEZIONE
All’ispezione dell’addome possiamo valutare diversi aspetti:
Circoli collaterali: sono tipici ad esempio dei pazienti con
ipertensione portale, causata dalla cirrosi epatica.
Precedentemente abbiamo parlato di varici esofagee, che
compaiono in seguito ad un ritardo nel ritorno venoso.
Dato che il sangue non può tornare al cuore in maniera
normale, può prendere delle vie alternative.
Distribuzione dei peli: risulta essere molto importante,
perché alcune malattie comportano una localizzazione dei peli molto diffusa e particolare (ad
esempio, donne affette dalla sindrome di Cushing presentano una distribuzione dei peli tipicamente
maschile e accentuata).
Colorito;
Lesioni cutanee come nelle ulcere;
Strie;
Cicatrici;
Eventuali ernie.
L’addome, in condizioni normali, viene definito piano. Può invece
essere globoso, come nel caso di persone in sovrappeso. L’addome
viene invece definito batraciano quando è simile a quello di una
rana, quindi gonfio e svasato ai fianchi. Un addome incavato è
segno di peritonite (quindi infezione dei muscoli addominali e del
peritoneo). L’addome viene definito ligneo quando la situazione è
ancora più grave, perché nel momento in cui si va a palpare
l’addome del paziente, oltre al fatto che tende a difendersi
contraendo ancora di più i muscoli, l’infezione è molto seria.
L’addome pendulo o a grembiule è tipico soprattutto delle età
avanzate o può insorgere dopo numerose gravidanze.
L’ombelico può essere normalmente piano o sporgente. Quando è
sporgente può essere un esempio di riapertura dell’ex dotto ombelicale. In caso di ascite può essere estroflesso.
Importantissima è la simmetria; alcune malattie (come i tumori) cambiano infatti l’aspetto dell’addome.
Esistono malattie molto particolari, come il volvolo (un vero e proprio intrecciamento dell’intestino), che
creano uno stato occlusivo, per cui tutta la parte che si trova a monte di questa occlusione si rigonfia,
rendendo asimmetrico l’addome. 3
Altra cosa importante da notare sono i movimenti dell’addome, in particolare in relazione agli atti respiratori.
Qualche volta in pazienti molto magri si può osservare anche la peristalsi oppure movimenti vascolari,
nonostante siano molto rari. Nel paziente denutrito o molto magro, si possono addirittura riconoscere degli
aneurismi dell’aorta addominale.
PALPAZIONE
La palpazione va fatta con le dita della mano a piatto, e teoricamente deve
essere svolta in senso antiorario, partendo dal lato opposto rispetto a
quello nel quale il paziente avverte il dolore. Questo perché nello stesso
momento in cui viene provocata la sensazione dolorosa, il paziente
contrae per difesa la parete dell’addome, rendendo impossibile la
palpazione in altri quadranti. Per tranquillizzare il paziente e creare anche
una certa empatia, innanzitutto si esegue la palpazione con le gambe
leggermente piegate e divaricate, per poi far respirare il paziente, così che
si rilassi e riesca a stare meglio. Nella normalità durante la palpazione
non si provoca alcun dolore, non c’è resistenza e non si apprezza
nessuna formazione circoscritta. La
palpazione rileva i lievi dolori da resistenza della parete. L’addome, in condizioni di normalità, è trattabile; in
situazioni patologiche può essere poco trattabile o non trattabile.
La palpazione viene eseguita inizialmente in maniera superficiale; successivamente profonda: l’aumento
graduale della pressione è dovuto all’aiuto da parte dell’altra mano. Esistono
anche manovre particolari, come ad esempio per la palpazione del rene: si
posiziona una mano sulla parte posteriore del fianco del rene da palpare, e
l’altra anteriormente; successivamente si dà un leggero colpo con la mano
posteriore, così la massa si viene a risentire sulla parete anteriore.
Nella palpazione profonda ricerchiamo sempre i punti di dolorabilità,
cerchiamo di delimitare gli organi (ad esempio fegato, milza o stomaco) e
valutiamo la flogosi di un’area circoscritta, cioè dove è presente
infiammazione (come nell’appendicite).
MASSE PALPABILI
Le masse palpabili hanno caratteristiche da ricercare in ogni caso: dimensioni, forma, consistenza (ad
esempio, semimorbida), superficie (se liscia o no), mobilità, dolorabilità, rapporti con strutture adiacenti (che
presuppone il tipo di invasione), pulsatilità, espansibilità o riducibilità. Queste ultime sono molto importanti
nella ricerca delle ernie, in particolare inguinali. Inizialmente si va a valutare l’espansibilità, facendo
respirare il paziente in maniera molto profonda tanto da valutare la reazione addominale. Importante è anche
l&rs