Selvicoltura - vivai forestali
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LAVORAZIONE DEL SUOLO
Le lavorazioni del suolo si rendono necessarie quando si impianta il vivaio.
In seguito, ogni volta che si passa a un nuovo ciclo produttivo, occorre effettuare
una Aratura di media profondità. Anche in questo caso, prima della semina o del
collocamento delle piantine nel piantonaio, sono necessarie altre lavorazioni per
sminuzzare il terreno (Erpici, Zappatrici).
Una soletta compatta si forma facilmente quando si eseguono diverse lavorazioni alla
medesima profondità. Si può ridurre questo rischio eseguendo le varie lavorazioni a
una profondità inferiore di almeno 5 cm a quella finale dell'autunno.
FORMAZIONE DELLE AIUOLE
Le dimensioni delle aiuole devono essere tali da facilitare i lavori e consentire l'uso di
macchine per la semina, il trapianto e le sarchiature.
Di norma le aiuole del semenzaio e del piantonaio sono larghe 1-1,10 m, con
sentieri o fossetti divisori di 45-60 cm.
Questa larghezza permette fra l'altro di eseguire comodamente il diserbo a mano,
lavorando da entrambi i lati dell'aiuola.
Per la lunghezza, se le lavorazioni si eseguono a macchina, non ci sono limiti.
La formazione delle aiuole sopraelevate, sono indispensabili nel caso di terreni
compatti e se la località è piovosa.
La sopraelevazione deve essere tale da permettere un buono paolo delle acque
riducendo al minimo l'erosione. Per questo scopo è sufficiente una sopraelevazione di
5-8 cm dove le piogge annue non superano 1000 mm. Con piogge più elevatela
sopraelevazione va portata a 10-15 cm.
La formazione delle aiuole può avere luogo sia in Inverno che all'inizio della
Primavera. Filizzola
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CORREZIONE & AMMENDAMENTO
La correzione del pH del suolo si ottiene con mezzi diversi a seconda che si debba
abbassare o innalzare il valore del pH.
Per ACIDIFICARE IL TERRENO si può ricorrere a Torba acida, Acido solforico,
Solfato d'alluminio, Solfato di Alluminio, Solfato di ferro, ecc. Efficace anche
l'impiego di concimi potenzialmente acidi come Solfato e Nitrato d'ammonio.
La CORREZIONE DEI TERRENI ALCALINI è spesso lunga, difficile e costosa,
infatti occorrono diverse somministrazioni di correttivi.
I risultati migliori sono stati ottenuti con l'uso di Acido solforico. La quantità
necessaria per portare il pH a un livello accettabile (cioè a circa 5,8) dipende
dall'alcalinità iniziale e dalla tessitura del suolo. Di regola comunque si rende
necessario applicare da 200 a 400 cc/m2 di Acido solforico del commercio, che va
somministrato in soluzione diluita al 2% in volume.
Per RIDURRE L'ACIDITÀ è comune l'impiego di pietra calcarea in polvere, ceneri,
residui organici ricchi di basi, nonché di concimi potenzialmente alcalini, come ad
esempio il Nitrato di Potassio.
Il suolo è un insieme di sostanze minerali ed organiche con quasi costante
predominio della sostanza minerale.
Con gli Ammendanti si riducono i difetti di natura fisica del suolo.
Lavorazioni del suolo condotte con somministrazioni ripetute di sostanza organica in
dosi opportune possono migliorare tutte le caratteristiche fisiche del suolo e in
particolare la Tessitura e la Struttura, da cui dipendono molte delle proprietà
importanti ai fini della vita delle piantine forestali.
Se però il terreno è estremamente sciolto o peggio, molto compatto, si può rendere
necessario, supportando spese notevoli, il ricorso a rimedi drastici, cioè con
l'aggiunta di notevoli quantità di terreno con caratteristiche fisiche molto differenti
rispetto a quello da ammendare. Per POROSITÀ di un suolo si intende la somma
totale dei volumi degli spazi esistenti fra le particelle (MACROPORI, contenenti aria e
MICROPORI contenenti acqua).
Nel terreno l'acqua esiste sotto alcune forme:
- Acqua di Percolazione (gravitazionale)
- Acqua igroscopica
- Acqua capillare.
Si definisce PUNTO DI APPASSIMENTO il contenuto percentuale di umidità di un
terreno a livello del quale la pianta dovrà in uno stato di appassimento permanente.
L'acqua che si trova nel terreno al punto di appassimento non è infatti utilizzabile
dalle piante ed è costituita da acqua capillare e da acqua igroscopica assorbita dal
terreno all'interno dei micropori. Filizzola
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La CAPACITÀ IDRICA o CAPACITÀ DI CAMPO DI UN TERRENO è determinata
dalla quantità d'acqua che le forze di capillarità riescono a trattenere.
Nei suoli sabbiosi si ha una minore capacità di campo, in quanto la prevalenza di
macropori permette una maggiore infiltrazione di acqua e ossigeno.
Nei Terreni Argillosi invece la capacità di campo è eccessiva, in quanto la prevalenza
di micropori non permettono all'acqua e all'ossigeno di penetrare in profondità.
CONCIMAZIONE
Un'appropriata applicazione di fertilizzanti è assolutamente indispensabile per
produrre materiale di elevata qualità, perché la coltura vivaistica è Depauperante,
essendo il vivaio un sistema chiuso che non lascia residui organici nel suolo.
Nei vivai forestali a differenza delle colture agrarie spinte verso la massima
produzione, ci si prefigge solo di ottenere piantine vigorose e ben equilibrate, cioè
adatte a superare sia la crisi di trapianto sia le avversità che dovranno incontrare
una volta che siano poste a dimora.
Per raggiungere questo scopo si deve: Ricorrere a concimazioni equilibrate ed evitare
l'impiego di dosi eccessive.
Uno dei principali obiettivi da raggiungere con le concimazioni in un vivaio è quello di
mantenere una continua disponibilità di elementi nutritivi per le piantine. Queste
devono poter disporre, in forma assimilabile, di Azoto, Fosforo, Potassio, Magnesio,
Calcio e Zolfo.
I Principali elementi (N,P,K) sono quelli di cui più presso si lamenta la carenza e che
vengono somministrati al suolo in quantità notevoli.
I Microelementi (Ferro, Manganese, Rame, Zinco, Boro, Molibdeno e Cloro)
occorrono in quantità talmente piccole che raramente si trovano in carenza.
I MACROELEMENTI (Azoto, Fosforo e Potassio) quando sono presenti in quantità
adeguate, esercitano un sensibile effetto sull'accrescimento.
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CONCIMI INORGANICI a base di Azoto, Fosforo e Potassio, costituiscono
frequentemente la base della fertilità chimica del suolo del vivaio.
Le cifre che seguono mostrano i quantitativi (in Kg/ara = Q.li/ha) da usare
mediamente per anno.
I valori più bassi si riferiscono a terreni più fertili (semenzaio) e all'allevamento di
conifere.
I valori più alti, sono da applicare ai terreni più sterili (Piantonaio) e
all'allevamento delle latifoglie.
L'AZOTO esalta principalmente l'accrescimento del fusto e delle foglie ed è alla base
della produzione delle Proteine e della Clorofilla.
Se c'è una carenza di Azoto, la pianta cresce stentatamente, ma se è in eccesso, può
provocare un accrescimento sproporzionato della parte aerea.
Una pratica comune per arricchire i terreni di AZOTO nei vivai che ne migliora anche
la struttura, è il sovescio di Leguminose sulle cui radici vivono in simbiosi batteri
che fissano l'azoto atmosferico e lo rendono assimilabile dalle piante (Azoto Nitrico).
Il FOSFORO promuove lo sviluppo delle radici delle giovani piantine e favorisce la
produzione di Clorofilla e di Acidi Nucleici. Inoltre aumenta la resistenza meccanica
dei vari tessuti.
Il POTASSIO assimilabile è spesso carente e ciò è vero in particolare nel caso di
terreni sabbiosi. La concimazione potassica accresce la resistenza delle piantine agli
attacchi fungini, alle gelate e alla siccità.
Favorisce i processi di respirazione e traspirazione delle piante oltre a regolare
l'assorbimento dell'Azoto.
Durante l'assorbimento radicale il Potassio è in competizione con il Calcio, che si
traduce in una condizione sfavorevole per le piante nei terreni in cui abbonda Calcio
attivo.
Il CALCIO è necessario per la formazione degli organi cellulari delle piante.
L'eccesso di calcio, può provocare CLOROSI per carenze di assorbimento di potassio
e di ferro.
Il MAGNESIO fa parte della molecola della clorofilla per cui è importante per la
formazione del pigmento verde e nella fotosintesi. Se il Magnesio manca si riduce la
produzione di Clorofilla con conseguenze sfavorevoli per le piante.
In generale le esigenze nutritive delle piantine crescono passando dalle conifere alle
latifoglie, ed aumentano con l'età.
Analisi periodiche del suolo, possono essere utili per stabilire la fertilizzazione da
adottare. Molto comunque si può sapere attraverso esperimenti di combinazione
condotti su piccola scala e da attente osservazioni su vigore, colore e uniformità del
postime prodotto.
Un altro indice importante e di facile accertamento è il rapporto H/D.
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Di regola è opportuno usare i fertilizzanti fosfatici e potassici nella
CONCIMAZIONE DI FONDO e quelli azotati in COPERTURA. Così si riducono le
perdite per lisciviazione e si evitano i danni provocati da una quantità troppo grande
di concime chimico applicata in una sola volta.
Prima di distribuire questi prodotti è bene effettuare un’analisi chimica del suolo per
determinare la quantità degli elementi chimici presenti in quantità minore.
MACROELEMENTI = N – P – K – Ca – S – Fe – Mg
MICROELEMENTI = Rame – Zinco - Manganese
Metodo artificiale per apportare nutrimento al terreno tramite concimi chimici.
POLVERULENTI
Si presentano sottoforma di una polvere farinosa,
sono adatti per la FERTIRRIGAZIONE.
L’Osmocote Plus è il miglior fertilizzante solubile in acqua.
GRANULARI
Si presentano sottoforma di Granuli. A loro volta si dividono in:
COMPLESSI – Nello stesso granulo contengono più elementi (N-P-K)
COMPOSTI – Ogni granulo è composto da un solo elemento (N) (P) (K)
LEGGE DEL MINIMO
Ogni sostanza nutritiva ha un preciso
significato ed effetto. Se una sostanza
nutritiva è presente in misura insufficiente,
lo sviluppo della pianta viene
condizionato da quello presente in
quantità minore.
La legge del minimo non vale soltanto per le
sostanze minerali, ma anche per gli altri
fattori che condizionano la crescita, quali
l’acqua, l’aria, la temperatura, la luce, ecc.
Per illustrare questa legge ci si serve del Tino
costruito con Doghe di altezza differenti.
La concimazione chimica Liquida non è molto utilizza nei vivai. Le concentrazioni
vanno mantenute basse e se concimando si bagnano le piantine è necessario irrigare
subito per prevenire ustioni. Filizzola
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I CONCIMI ORGANICI per lo più sono poveri di elementi fertilizzanti ma migliorano
sensibilmente le caratteristiche fisico meccaniche del suolo e ne aumentano la
capacità di trattenuta per l'acqua.
Fra i concimi organici più usati va ricordato il Letame, il quale va usato ben maturo.
Il letame fresco contiene un numero enorme di semi vitali di erbe infestanti.
Il solo letame non è sufficiente ad assicurare il pieno mantenimento della fertilità
chimica, perciò è consigliabile integrarlo con dosi minori di concimi chimici.
In molti vivai si preferisce il Sovescio di Leguminose, come: Erba medica, Lupini,
Veccie, Sulle, Fave, ecc.
Un sovescio di Leguminose, oltre ad aumentare il contenuto di sostanza organica del
terreno, lo arricchisce di Azoto.
Le piante vanno sovesciate al momento della fioritura, prima che producano semi.
L'interramento mediante aratura ha luogo di regola in estate. La semina o il
trapianto delle specie forestali può farsi nell'autunno o nella primavera successiva
lasciando tra l'interramento e l'impianto della coltura forestale almeno 1-2 mesi.
INCIDENZA MEDIA PERCENTUALE DELLE VARIE OPERAZIONI
SUL COSTO TOTALE DI UN VIVAIO FORESTALE MECCANIZZATO
DI 10-20 ETTARI.
a) Preparazione del Terreno (aratura, fresature, livellamento, ecc).................... 3%
b) Concimazione......................................................................................... 5%
c) Trattamento del seme, Semine, cure colturali, irrigazioni, diserbi,
trattamenti antiparassitari...................................................................... 18%
d) Trapianti, irrigazione, diserbi, trattamenti antiparassitari............................. 33%
e) Estrazione piantine, selezione, trasporto, preparazione e
spedizione mediante imballaggio e cartellinatura........................................ 22%
f) Conservazione piantine in cella frigorifera.................................................... 1%
g) Altre spese: direzione, sorveglianza, interessi, ammortamenti,
imposte e spese varie, riparazione e manutenzioni macchine e fabbricati…….. 18%
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PROGETTO DI UN VIVAIO FORESTALE
Si dovrà rilevare tutta la superficie del vivaio attraverso una planimetria. La distanza
tra le aiuole dovrà essere tale da non provocare interferenze con le diverse
operazioni colturali meccanizzate.
Tutto questo dovrà essere disegnato in scala adeguata (1:1000) su una precisa
planimetria, sulla quale per prima cosa si traccerà l'impianto d'irrigazione e di
drenaggio. Filizzola
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RIPRODUZIONE DI UNA PIANTA FORESTALE
Le essenze forestali si propagano sia per seme che per via vegetativa.
La riproduzione delle Gimnosperme (conifere) avviene esclusivamente per seme,
data la difficoltà di queste specie ad emettere polloni dalla ceppaia e radici da talee.
Le Angiosperme (Piante a Fiore), invece, sono dotate di capacità rizogene e
pollonifere per cui possono propagarsi, oltre che per seme, anche per via agamica
(soprattutto per polloni).
La capacità che hanno alcune piante, di riprodursi (cioè di originare nuovi individui)
senza passare attraverso le varie fasi del ciclo sessuale è detta “Riproduzione
Vegetativa o “riproduzione asessuale”. In questo caso, rispetto alla riproduzione
sessuale è sufficiente un unico genitore, inoltre, la prole è costituita da individui tutti
geneticamente uguali all’individuo di partenza.
Ci sono piante in cui è possibile un unico tipo di riproduzione:
- SOLO SESSUALE, quando manca la capacità di produrre le strutture necessarie per
la riproduzione vegetativa (ma questo non esclude che l’uomo
possa indurla per altra via).
- SOLO VEGETATIVA, quando la pianta è sessualmente sterile.
In altri casi, invece, la pianta può scegliere il metodo di riproduzione più adatto in
base ai condizionamenti esterni ed interni del momento.
La produzione di individui geneticamente omogenei è solitamente ritenuta indicativa
di un ambiente stabile e ricco di sostanze nutritive, in cui non vi sono variazioni nei
parametri ecologici e non c’è necessità di competizione (Tipico degli ambienti
coltivati).
Viceversa, in un ambiente soggetto a mutamenti o con una ridotta capacità di nutrire
tutti gli individui che lo popolano è necessario che le nuove generazioni siano in
grado di adattarsi meglio all’evoluzione delle condizioni.
RIPRODUZIONE VEGETATIVA
Tuttavia, anche se la riproduzione sessuale è da preferire quando è necessario
assicurare la diversità biologica, bisogna comunque considerare che
LA RIPRODUZIONE VEGETATIVA è più veloce e non richiede interventi di
fattori esterni.
Ciascuna pianta, per riprodursi, può formare più di un propagulo originando così
nuovi individui.
Ne sono esempio i RIZOMI, costituiti da un fusto sotterraneo allungato e gemme
distribuite su tutta la lunghezza. In caso di rottura traumatica, ciascun frammento
che porti almeno una gemma può produrre una nuova pianta, ed è per questo che
risulta difficile liberare un terreno da una specie rizomatosa quale ad esempio la
gramigna.
Un organo di propagazione molto simile è il POLLONE, originato più spesso dalle
radici, come in Pioppo, Ciliegio, Robinia e più raramente dalla parte basale del fusto,
come nell’Olivo. Le radici possono frequentemente frammentarsi per motivi casuali,
originando con facilità nuove piante autonome.
Un diverso tipo di propagulo è costituito dagli STOLONI, strutture specializzate alla
sola riproduzione vegetativa. Si tratta di un fusto strisciante sulla superficie del
terreno, che, raggiunta una certa distanza dalla pianta madre, produce in
corrispondenza della gemma apicale anche radici avventizie e forma una nuova
pianta. Ne sono esempi numerose specie dei generi, Fragaria, Valeriana, Saxifraga.
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Le specie in cui la formazione di radici avventizie è veloce, possono produrre nuove
piante anche in seguito alla rottura e caduta a terra di porzioni di fusti.
L’osservazione di questi fatti ha suggerito ai coltivatori il distacco artificiale di
porzioni di fusti per farli radicare con particolari accorgimenti tecnici.
È questo uno dei metodi più semplici di riproduzione vegetativa detto “per talea”.
COLTIVAZIONE DELLE TALEE
Le talee hanno una lunghezza di circa 20 cm e sono provviste di 4-5 gemme e si
ottengono preferibilmente adoperando il pezzo di fusticino o di rametto di un anno
che è più attiva sotto l'aspetto degli Ormoni. Devono essere preparate 20-25 giorni
prima della ripresa vegetativa, tagliate a becco di flauto dalla parte ke andrà infilata
in terra. È opportuno metterle in conservazione in sabbia asciutta.
È difficile nel caso delle Conifere, per alcune Latifoglie si tratta invece di una pratica
corrente. Per altre invece può essere desiderabile in particolari circostanze.
Alcune Latifoglie come il Pioppo nero, bianco, i Salici, i Platani, ecc, si
moltiplicano facilmente per talea.
Le talee devono essere lunghe almeno 20-30 cm ed avere alcune gemme ben
formate. È consigliabile prelevarle dalla porzione basale, di rami di 1-3 anni.
Il prelevamento va eseguito più spesso nel periodo di riposo per le specie decidue o
di scarsa attività per le specie sempreverdi.
Altro esempio, in Ilex aquifolium Aureomarginata le talee poste a radicare in
pieno riposo estivo emettono un numero di radici maggiore di quanto non facciano in
altre epoche.
Altre specie, quali il Pioppo tremulo, la Robinia, Qualche Ciliegio, si possono
moltiplicare per polloni radicali, ma tali metodi sono poco pratici per la
moltiplicazione in massa dei cloni.
BARBATELLE
Le sono Talee che hanno formato radici. La porzione del vivaio in cui
si pongono a radicare le talee è il Barbatellaio.
Talee e Barbatelle di grandi dimensioni prendono rispettivamente il nome di ASTONI
e PIANTONI. Le Barbatelle di Pioppo che hanno subito il trapianto prendono il nome
di Pioppelle.
In generale in campo forestale è scarso l'uso diretto di Talee, mentre per le specie le
cui talee radicano facilmente, l'impianto a dimora definitivo si fa di regola per mezzo
di Barbatelle.
Per le specie o le piante che emettono con difficoltà radici si riesce spesso a farle
radicare in serra ricorrendo al MIST continuo (talee erbacee con le foglie attaccate),
al RISCALDAMENTO BASALE (il mezzo in cui le talee sono poste a radicare viene
mantenuto a temperature di circa 20°C) e a FITOREGOLATORI, come l'acido
indolbutirrico, naftalenacetico, indolacetico.
I FITOREGOLATORI si applicano per immersione della base della talea in una
soluzione ormonica o bagnando la base della talea in acqua e quindi passandola in
una polvere contenente Auxine.
Le piante di una certa età possono dare talee di più facile radicamento se prima si
ringiovaniscono, tagliandole alla base e poi prendendo le talee dai polloni di ceppaia
che vengono emessi, o capitozzandole e ricavando le talee dai rami che si sviluppano
abbondanti in prossimità del taglio. Filizzola
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TALEE:
ALCUNI ALLESTIMENTI PARTICOLARI
Pioppi
I Pioppi sono esigenti in fatto di fertilità, che va mantenuta elevata con regolari
somministrazioni di concimi organici e inorganici. Per i concimi organici 500 Qli/ha
rappresentano un quantitativo adeguato.
Si possono aggiungere 7-8 Qli di un binario P-K 20-20, da interrare poco prima della
piantagione delle talee. Successivamente, entro la prima metà di Giugno, si darà un
concime Azotato (3-4 Qli/ha).
È essenziale scegliere talee di buona qualità, lunghe 20-25 cm. Vanno prese da
cacciate di 1anno, diritte, ben lignificate, con gemme dormienti grandi e ben
formate. Le talee di diametro inferiore a 1cm vanno scartate, come anche quelle
insufficiente lignificate, sottili, contorte o con gemme troppo piccole.
La parte apicale della talea deve essere tagliata subito al di sopra di una gemma, la
base si taglia a becco di clarino.
Il materiale può essere preparato in qualsiasi momento dopo la caduta delle foglie e
fino alla fine di Marzo tagliando i getti con lame bene affilate.
All'inizio della primavera il terreno va accuratamente lavorato. Poco dopo le valde
vengono conficcate verticalmente nel terreno finché la superficie superiore della talea
venga a trovarsi al livello del suolo.
Alla fine della stagione vegetativa le barbatelle di 1anno sono alte almeno 1-2 m a
seconda del clima. Quelle che sono robuste e ben ramificate si considerano
generalmente atte per l'impianto a dimora definitiva.
Le altre invece vanno trapiantate in Piantonaio.
Dopo il trapianto, il fusto viene generalmente reciso a circa 2 cm da terra. I getti così
rimossi vengono adoperati per fare nuove talee e ricavarne quindi altre barbatelle.
Le ceppaie restano vigorose almeno 6-7 anni.
Platani
Platano occidentale e platani ibridi si moltiplicano bene per talea. La moltiplicazione
per Talea è necessaria nel caso dell'ibrido Platanus x Acerifolia in quanto i semi ibridi
spesso sono poco fertili.
Le talee vanno prelevate da legno ben maturo dell'anno, in genere da un getto si
ricava una sola talea dalla parte basale perché il resto è troppo sottile.
Lunghezza 20 cm circa, diametro 5-8 mm, devono essere presenti almeno 4 gemme.
I getti troppo vigorosi, con gemme distanti fra loro, danno talee che radicano con
difficoltà.
Le talee vanno separate ricorrendo ad una lama tagliente, lasciando una gemma ben
formata vicino alla base della talea ed un'altra in prossimità della cima. È importante
prelevare le talee al momento in cui cadono le foglie (fine ottobre - inizio di
Novembre).
La capacità di radicamento è condizionata all'età della pianta madre. Per avere
risultati migliori occorre scegliere piante madri di non più di 20 anni.
Se si vuole produrre molto materiale con regolarità conviene ricorrere a piante madri
giovani da capitozzare tutti gli anni per produrre annualmente un gran numero di
talee.
Le talee vanno piantate nel primo Autunno, appena raccolte, quando il suolo è
ancora sufficientemente caldo perché si formi un callo prima dell'inverno: si evita
così che possa marcire.
L'ombreggiamento delle barbatelle a primavera è molto consigliabile. Va iniziato
prima che la vegetazione entri in movimento e deve essere mantenuto fino a fine
Luglio.
Il radicamento può aggirarsi, se le talee sono buone, intorno al 70%. Se non si
ottiene questa percentuale, spolverare la base delle talee con Acido indolbutirrico in
Talco.
Le Barbatelle di 1 anno più vigorose sono già adatte per essere piantate. Le più
piccole vanno messe in piantonaio dove devono restare un altro anno.
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Olmi
Abbastanza recente è il ricorso alla moltiplicazione degli Olmi per Talea.
I migliori risultati si ottengono con talee semi-erbacee che sono molto sensibili al
disseccamento.
Le talee migliori sono costituite da rametti laterali della cacciata dell'ultimo anno,
luoghi 15-20 cm, senza traccia del legno vecchio.
Occorre rimuovere le foglie dal terzo inferiorie della Talea.
Immergere la base della talea in polvere contenente Acido indolbutirrico o
naftalenacetico insieme ad un funghicida.
Le prime radici che si formano sono lunghe, carnose e fragili, si rompono facilmente
se le talee si rimuovono dal substrato. È perciò necessario ricorrere a singoli
contenitori per ogni talea. Le talee vanno inserite nel substrato per 1/3 della loro
lunghezza.
I migliori risultati vengono assicurati da talee semi-erbacee, raccolte in giugno e
Luglio. Circa il 70% delle talee dovrebbe radicare entro 3 settimane. Talee più
lignificate raccolte più tardi, radicano più lentamente e tendono a morire d'inverno.
Dopo il radicamento, i vasi vanno portati in una serra di climatizzazione per almeno
2 settimane. In seguito le barbatelle possono trapiantarsi all'aperto in posizione
riparata. Nei periodo di tempo caldo e asciutto, le barbatelle vanno fortemente
ombreggiate. D'inverno occorre proteggerle dal gelo.
TALEE DI CONIFERE
Primavera (ripresa vegetativa)
Fra tutte le specie che si possono convenientemente propagare per talea, sono
veramente molte quelle che radicano con facilità e buoni risultati durante la
primavera. In particolare,per le sempreverdi si va dalla talea legnosa in Marzo/Aprile
(legno della stagione precedente con, eventualmente, nuovi e ridottissimi ricacci)
alla talea erbacea (non molte specie) o semierbacea (in entrambi i casi, vegetazione
della stagione in corso) in Aprile/Maggio, fino alla talea di consistenza intermedia fra
la semierbacea e la semilegnosa in Giugno (vegetazione dell’anno in corso in
progressiva maturazione e lignificazione).
Fra le specie convenientemente moltiplicabili in primavera, figurano poche conifere,
che, seppur radichino con risultati numericamente soddisfacenti fino alla ripresa
vegetativa, solitamente sono propagate in pieno inverno, momento di loro maggior
risposta rizogena. ALCUNI ALLESTIMENTI PARTICOLARI
TASSO
Il tasso per talea riesce di sicuro, magari trattato con ormone (IBA - 2000ppm per
20 minuti), ma la talea è da farsi dopo che la pianta è stata esposta ai freddi più
intensi, verso fine gennaio, magari prova sia legnosa,semi-legnosa e erbacea.
procedimento: preleva il rametto a fine agosto, taglia in due la parte da interrare, in
modo da avere uno spacco per infilarci un seme di orzo o avena, lega forte con uno
spago (va bene quello da cucina) poni tutto in acqua in un vasetto trasparente fino
alla primavera successiva un posto riparato in inverno va bene. In primavera le
radici saranno pronte per la terra, invasare e le piante sono pronte!
ABETE
Due talee legnose in acqua di Abete di circa 40 cm mi hanno radicato dopo un mese.
Le talee in questione hanno emesso delle piccole radichette molto fitte alla base del
taglio, saranno lunghe circa 1,5 cm
Fino ad ora le ho nutrite con una soluzione estratta da rametti di salice (l'ormone
radicante prodotto in casa). Filizzola
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SEQUOIA
La Sequoia sempervirens si può riprodurre facilissimamente con le talee semilegnose
prelevate verso la fine dell'estate (Settembre). Tagliate una puntina alta 10 cm da
un nuovo getto del tronco o dei rami, piantatela in un vaso con il terriccio sempre
umido e tenetelo in ombra. Reagiscono con la stessa prontezza delle talee di
Ortensia.
Io ho fatto così: ho prelevato polloni di circa un cm di diametro e li ho divisi in
frammenti di 10-15 cm. Ho praticato il classico taglio a V e ho tagliato gli aghi della
parte che va interrata, circa un terzo della lunghezza, senza danneggiare le gemme
ascellari. Ho piantato in vasi da circa 8 cm, in sola sabbia di fiume setacciata per
togliere quella sottile e pressata bene. In ogni vaso ho messo 6-7 talee, ho bagnato
abbondantemente e ho coperto con bottiglia di plastica senza fondo, incastrata nella
sabbia. Ho tenuto i vasi all’ombra, in buona luce, e non ho usato ormoni.
Quando vedete un nuovo germoglio sul vostro rametto, usate acqua più
parsimoniosamente e trattatela come una normale conifera che ama bere.
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LA DISTRIBUZIONE DEGLI ORMONI ALLA TALEA
Non è ancora completamente chiaro come l’ormone venga assorbito dai tessuti
taleari, ma è accertato che ciò avvenga, tramite esperimenti con tracciamento
chimico.
A causa dei possibili effetti fitotossici che si possono manifestare nell’applicazione di
ormoni rizogeni alle talee, l’applicazione degli ormoni richiede un veicolante che al
contempo li diluisca, li disperda e ne permetta il contatto con la talea e
l’assorbimento.
I veicolanti impiegati possono essere polverulenti o liquidi:
VEICOLANTI POLVERULENTI
In questo tipo di formulazioni il veicolante, che è solitamente talco, al contatto con la
base umida della talea, vi aderisce, portando con sé l’ormone. L’ormone viene in
seguito assorbito dai tessuti taleari.
Le proporzioni in peso ormone/veicolante che si raggiungono sono in genere molto
basse, la concentrazione ormonale si esprime convenientemente in parti per milione
(ppm), ovvero in milionesimi di parti del kilogrammo per kilogrammo di veicolante
polverulento. Le concentrazioni adottate con questo tipo di formulazione oscillano
generalmente fra 400 e 1.000 ppm: 1.000 ppm equivalgono ad 1 g di ormone
disperso in un Kg di veicolante polverulento.
In commercio sono disponibili diverse formulazioni polverulente già pronte,
principalmente a base di NAA (la più economica fra le auxine).
Anche in azienda si possono agevolmente preparare formulazioni ormonali in
polvere, soprattutto di IBA, più facilmente reperibile in commercio in forma di sale;
preparata una soluzione madre disciogliendo l’ormone in alcool (secondo le modalità
di cui diremo in seguito riferendoci alle soluzioni idroalcoliche), questa si distribuirà
uniformemente su talco, fino a realizzare la concentrazione voluta.
Le soluzioni madre hanno generalmente concentrazioni elevate, fra 10.000 e 20.000
ppm: più elevata la concentrazione, maggiori i rischi, alla sua miscelazione al talco,
di disuniformità nella concentrazione finale. Le soluzioni madre si debbono
conservare in luogo fresco, al riparo dalla luce ed in contenitori opachi.
il prodotto deve essere conservato all’asciutto; l’immersione delle talee comporta
peraltro un continuo apporto di umidità, con progressiva perdita delle caratteristiche
del prodotto stesso; Filizzola
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In pratica, partendo ad esempio da 1 g di sale di IBA, questo viene sciolto in 100 cc
di alcool, ottenendo in questo modo una soluzione madre alla concentrazione di
10.000 ppm di ormone; 10 cc della soluzione così ottenuta si distribuiranno poi,
sempre ad esempio, su 99.9 grammi di talco, ottenendo (dopo l’evaporazione
dell’alcole) una formulazione finale con una concentrazione di 1.000 ppm di ormone
(cioè dello 0.1%).
Gli svantaggi fondamentali di questa modalità di applicazione sono semplici da
elencare:
- La dispersione dell’ormone nel veicolante non segue leggi fisiche (come invece
nelle soluzioni idroalcoliche di ormoni rizogeni di cui diremo a breve) ma dipende
solo dalla meticolosità con cui la soluzione madre è distribuita sul veicolante (es.
talco) e quindi, nella massa, anche come conseguenza delle modeste quantità di
ormone presenti, si osservano notevoli variazioni di concentrazione dello stesso e
quindi variazioni nella sua efficacia finale.
Per una buona adesione della polvere alla talea questa deve essere sufficientemente
umida. SOLUZIONI ORMONALI
Le forme disponibili dei diversi ormoni rizogeni sono tutte più o meno scarsamente
solubili in acqua, sono invece solubili in solventi non polari, quali ad esempio gli
alcoli. Le forme più solubili sembrano essere diversi sali, peraltro per lo più
facilmente reperibili in commercio. Quale che ne sia la forma, per entrare in
soluzione l’ormone deve comunque gioco forza essere disciolto nei citati solventi non
polari come l’alcool etilico puro. L’alcool è però caustico per i tessuti taleari e deve
essere diluito. Le soluzioni finali che si impiegano sono soluzioni idroalcoliche, con
rapporti acqua/alcool che oscillano fra 3:1 e 2:1 parti (rispettivamente) di acqua e di
alcool.
Le soluzioni con maggiori concentrazioni di alcool si adottano per i dosaggi ormonali
più elevati; necessariamente, i tempi di esposizione debbono essere più limitati.
Le concentrazioni ormonali in questo tipo di formulazioni sono generalmente più alte
di quelle che caratterizzano le formulazioni polverulente. Data la causticità
dell’alcool, i tempi di esposizione della talea all’azione della soluzione idroalcolica
(tempi che in ultimo corrispondono alla durata dell’assorbimento) sono
necessariamente ridotti.
Queste, anch’esse espresse in ppm, oscillano normalmente fra 1.000 e 5.000 ppm.
I tempi di immersione variano fra i 5 ed i 10 (raramente 15) secondi, con i tempi
minori corrispondenti ai dosaggi ormonali più elevati (anche l’ormone stesso, a
queste concentrazioni potrebbe peraltro risultare in alcuni casi fitotossico).
Tempi e dosaggi sono specifici, e possono variare per una stessa specie al variare
dello stadio fenologico.
Anche con le soluzioni ormonali, si parte da soluzioni madre ad altissime
concentrazioni (più alte che nel caso delle formulazioni polverulente: ad esempio,
100.000 ppm, ovvero al 10%, ottenuta sciogliendo 1 g di IBA in 10 cc di alcool
etilico). Filizzola
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In pratica, partendo ad un sale dell’ormone, sciolta la quantità richiesta in alcool per
ottenere la soluzione madre alla concentrazione desiderata come quanto
precedentemente visto, si preleva con una siringa od una pipetta una determinata
quantità della soluzione e si aggiunge alcool, la quantità complessiva di alcool
(soluzione madre + alcole puro a cui la soluzione madre viene aggiunta) deve
assommare al massimo a 25-35 cc.
A questo punto, si addizionano a questa nuova soluzione alcolica ottenuta, 65-75 cc
di acqua (ad ottenere complessivamente 100 cc di soluzione idroalcolica), aiutando
lo scioglimento con una bacchetta di plastica, un cucchiaino od altro, e mescolando
infine con vigore (ad esempio, immettendo la soluzione idroalcolica in una bottiglia e
shakerando), è necessario utilizzare acqua distillata (i sali presenti nella normale
acqua potrebbero dare origine a precipitati).
Partendo ad esempio da 1 g di ormone disciolto in 10 cc di alcole etilico (soluzione
madre a 100.000 ppm), per ottenere 100 cc di una soluzione finale a 1.000 ppm, si
diluiranno 1 cc della soluzione madre in 29 di alcole etilico, aggiungendo poi con le
modalità dette acqua fino a raggiungere 100 cc (70 cc di acqua distillata).
Con basse temperature ambientali, si potrebbero evidenziare fenomeni di parziale
solubilità, che si possono evitare preriscaldando moderatamente l’acqua da miscelare
all’alcool.
Una volta preparata, la soluzione finale deve essere prontamente usata, evitando
contaminazioni fra la soluzione impiegata e la soluzione vergine. Se è necessario
conservarla (per pochi giorni), lo si deve fare in contenitori opachi e comunque al
riparo dalla luce, che altrimenti degraderebbe l’ormone.
Nel passato erano altresì diffuse soluzioni acquose a bassissime concentrazioni (fra
20 e 100 ppm), in cui il materiale da propagare veniva lasciato immerso a lungo (da
8 a 24 ore, secondo specie e dosaggi); questa modalità è stata abbandonata, per
poche e semplici ragioni, ovvie e facili da elencare:
- La lunga durata dell’assorbimento espone la soluzione alla possibilità di
precipitazioni ed inattivazioni e quindi al rischio di variazioni di concentrazione.
- La lunga permanenza in soluzione potrebbe portare, in alcune specie, ad asfissia e
necrosi dei tessuti.
Per alcune sempreverdi si sono anche proposte applicazioni per via apicale
(immersione della porzione apicale della talea nella soluzione ormonale) impiegando
soluzioni estremamente più concentrate (5.000-10.000 ppm) od addirittura spray
alla parte aerea delle talee già impiantate, con soluzioni di concentrazione analoga se
non addirittura superiore (5.000-20.000 ppm).
L’applicazione spray è anche stata proposta come integrazione ormonale su talee già
in bancale e precedentemente trattate per questa od altra via.
Tutte queste ultime modalità sono in realtà poco utilizzate in quanto raramente più
efficaci della normale applicazione basale e soprattutto perché richiedono l’impiego di
quantitativi più elevati di ormone, in ultimo non giustificati da alcun risultato di un
qualche rilievo e quindi sprecati. Filizzola
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ORMONI PIÙ UTILIZZATI
Gli ormoni rizogeni di più largo utilizzo nella pratica aziendale sono, come più volte
detto, l’NAA e l’IBA.
NAA ed IBA
- Acido a -naftalenacetico (NAA)
L’NAA è l’auxina di sintesi più economica e la più stabile all’ambiente (ma raramente
la più efficace) fra tutte quelle in commercio, ed è solitamente distribuito con
veicolanti polverulenti. Come già detto, in commercio esistono formulazioni di NAA in
talco (od altro) già pronte per l’impiego e disponibili a diverse concentrazioni,
secondo la necessità.
L’NAA raramente si è dimostrato essere un buon rizogeno e spessissimo ad esso si
preferiscono altri auxinici, più efficaci. Conseguentemente il suo impiego è proprio
ristretto all’applicazione dei prodotti commerciali polverulenti nelle situazioni in cui la
conoscenza delle tecniche di base della propagazione per talea non è molto
profonda.
- Acido 3-indolbutirrico (IBA)
L’IBA viene utilizzato sia con veicolanti polverulenti che in soluzione.
Per le osservazioni generali fatte poco sopra, anche in questo caso le formulazioni
polverulente sono comunque di scarsa diffusione, ancor meno di quelle a base di
NAA, che fra i due è perlomeno più economico.
Le soluzioni sono invece la forma tipica di applicazione dell’IBA alle talee.
Nell’approntare queste soluzioni, si tiene conto di quelle che sono le caratteristiche
chimiche del prodotto ormonale impiegato. L’IBA è disponibile in commercio in
alcune forme diverse, fra cui la più diffusa è il sale potassico dell’acido (IBAK), che
più facilmente penetra nei tessuti vegetali ma che comunque non sembra avere
l’efficacia della forma acida pura (che di contro è molto meno solubile di quella
salina). Diverse altre forme (ad esempi, alcuni esteri) sembrano poter essere di
sicuro interesse, ma al momento sono ancora limitate al campo della ricerca pura.
Anche le applicazioni di alcuni prodotti FUNGICIDI appartenenti alla categoria dei
ditiocarbammati allo 0.5% nella soluzione auxinica (5 g di fungicida per litro di
soluzione) sembrano portare notevoli vantaggi alla rizogenesi (per meccanismi
facilmente intuibili ma non ancora dimostrati); l’aggiunta di alcuni di questi prodotti
(ed, in particolare, benlate, ferbam, phygon e captano) alla soluzione ormonale è
sicuramente una prassi da adottare nella pratica del taleaggio, soprattutto con le
specie più suscettibili alle avversità fungine.
L’IMPIANTO IN BANCALE
L’impianto finale delle talee nel substrato di radicazione, che normalmente, è perlite,
deve avvenire in posizione verticale.
Il substrato deve essere inumidito e compattato prima dell’impianto delle talee;
subito dopo l’impianto stesso, è bene ricompattare il substrato con una abbondante
quanto lenta irrigazione, così da stabilire un buon contatto fra questo e la base delle
talee in esso infisse; il "contatto" aria/base della talea potrebbe altrimenti
promuovere perdite idriche dai tessuti di questa porzione della talea.
Durante il ciclo di radicazione, si dovrà provvedere a mantenere il turgore taleare,
con un regolare funzionamento dell’impianto di nebulizzazione (mist o fog).
Alcune specie, più sensibili a malattie fungine in un ambiente così umido, possono
avvantaggiarsi di distribuzioni alla parte aerea di antiparassitari, in particolare dei già
citati carbammati. Ove possibile, questa distribuzione può essere automatizzata e
venire effettuata durante normali cicli di nebulizzazione successivi (quando si
disponga di un serbatoio di raccolta dell’acqua da utilizzare nella nebulizzazione o di
apparecchiature di dosaggio in linea con l’impianto della nebulizzazione stessa).
Filizzola
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Il bosco può rinnovarsi naturalmente tramite la caduta dei semi
dalle piante o artificialmente mediante il rimboschimento che può
avvenire effettuando la semina sul posto (come nel caso del pino
domestico) o più frequentemente, ponendo a dimora giovani
piantine.
Queste vengono ottenute da seme in vivaio o da selvaggioni
(piantine nate spontaneamente nel bosco e allevate in vivaio
per alcuni anni al fine di rinforzarne l'apparato radicale).
Le piantine derivanti da seme sono più longeve, perché in questo
modo hanno tutto il tempo di adattarsi alle condizioni edafiche del
terreno.
IL RIMBOSCHIMENTO NELL’AMBIENTE ITALIANO
L'impianto di un bosco può essere realizzato in diverse condizioni e cioè su terreno
che non ha mai avuto vegetazione forestale (imboschimento), oppure su terreno
che era boscato più o meno di recente (rimboschimento) e che poi dopo il taglio o
dopo la sua distruzione a causa di un incendio è venuto a mancare.
Le tecniche di rimboschimento sono diverse e molto varie a seconda della specie da
usare ed il tipo di bosco a cui si intende arrivare.
Comunque si può affermare che essenzialmente l'impianto di un bosco può essere
effettuato per piantagione o per semina. Notevole importanza costituisce
l'approvvigionamento del materiale di propagazione, a tal proposito esiste una Legge
(Legge 22 Maggio 1973, n. 269) per il controllo del commercio e della
distribuzione del materiale forestale di propagazione.
Le sementi destinate ai rimboschimenti devono essere infatti raccolte in appositi
boschi classificati "Boschi da Seme" ed iscritti al "Libro Nazionale Boschi da Seme"
nel quale sono registrati molti soprassuoli aventi caratteristiche superiori.
Il selvicoltore deve comunque fare ricorso a materiale classificato tenendo conto
delle caratteristiche della stazione di origine in modo da impiegare il materiale di
propagazione in ambienti analoghi.
Prima di accingersi ai lavori di rimboschimento è indispensabile determinare la scelta
della specie in funzione di elementi ecologici. Esistono poi specie di più facile
attecchimento, le cosiddette specie "PIONIERE" insostituibili in molti casi per la
preparazione dell'ambiente a specie più esigenti che in successivi periodi rendano
possibili l'evoluzione della vegetazione verso il climax.
Il ciclo vitale di una pianta forestale comprende diverse fasi di sviluppo:
- FASE GIOVANILE
- FASE DI MATURITÀ
- FASE DI SENESCENZA
Nel periodo giovanile la pianta si allunga rapidamente raggiungendo in 25-40 cm, a
seconda della specie, del clima e della densità.
Le specie a più rapido accrescimento sono il pino domestico, il pino d'Aleppo, il
cipresso, il castagno, il pioppo, l'eucalipto, mentre quelle più lente sono gli
abeti, il larice, il pino nero, il pino mugo e il pino cembro.
Nella fase di maturità le piante cominciano a produrre i semi.
Sebbene la produzione sia annuale, essa è particolarmente rilevante in
determinate annate (annate di pasciona) che si ripetono ciclicamente (Annuale,
Biennale, Triennale), in più, una pianta che cresce in un ambiente ricco e fertile,
tende a fruttificare più tardi. Questo fenomeno deve essere preso in considerazione
per scegliere il momento opportuno per l'esecuzione dei tagli per favorire la
disseminazione naturale.
Durante il periodo di maturità la pianta si accresce in diametro in misura diversa
a seconda della densità di popolamento.
La fase di senescenza è caratterizzata da scarsissimi incrementi in diametro e da
un'alterazione qualitativa del legno dovuta anche alla maggiore recettività agli
attacchi parassitari. Filizzola
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IL SEME
Il seme è una struttura caratteristica delle Spermatofite o piante a seme,
comprendenti le Gimnosperme e le Angiosperme.
Nelle Gimnosperme il seme è portato sulla superficie di una squama.
Nelle Angiosperme il seme è racchiuso nel frutto.
Il seme non è altro che un ovulo fecondato, pertanto rappresenta un nuovo
organismo diverso geneticamente da entrambi i genitori.
Questa nuova combinazione di geni, consente la variabilità all’interno della specie
che è alla base di un adattamento graduale all’ambiente che cambia.
Nel seme, oltre al prodotto di fusione dei gameti (embrione), sono presenti anche
sostanze di riserva localizzate in un tessuto di riserva detto endosperma da
utilizzare nella fase iniziale di sviluppo.
Per quanto riguarda le dimensioni, il seme può presentarsi con un’ampia gamma di
grandezze. Il seme di maggiori dimensioni è quello di una palma spontanea di alcune
isole dell’Oceano Indiano (Lodoicea seychellarum): è commestibile e può
raggiungere i 20 Kg.
Le orchidee e le betulle, invece, hanno semi piccolissimi: in un grammo si possono
contare fino a 1.250.000 semi di orchidea e 9.100.000 di Betulla papyrifera.
La longevità del seme, che l’uomo può migliorare tramite idonee tecniche di
conservazione, è un’altra caratteristica che condiziona le strategie di sopravvivenza e
diffusione. I generi Ulmus, Populus e Salix conservano la vitalità solo per alcuni
giorni o settimane.
Già nel 1800 era chiara la correlazione positiva tra il basso contenuto di umidità e la
possibilità di conservare a lungo i semi dei cereali.
ALCUNI SEMI
Filizzola
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DESCRIZIONE APPUNTO
Appunti di Vivaistica per l'esame del professor Pierangeli, contenenti una tesina d'esame riguardante i vivai forestali, l'impianto, le operazioni e le cure colturali, gli allevamenti speciali, con la qualificazione delle piantine, la difesa dalle avversità, la gestione e programmazione. Le Sementi forestali, la fruttificazione e la raccolta, la preparazione e conservazione del seme, la determinazione del valore colturale, la dormienza e le analisi ufficiali.
La Legislazione: valutazione dei caratteri fenotipici degli alberi in bosco.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GPL1987 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Selvicoltura generale e sistemi forestali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Basilicata - Unibas o del prof Pierangeli Domenico.
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