Selvicoltura e principi di gestione forestale - arboricoltura da legno
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ESTRATTO DOCUMENTO
- POSTIME DI 1-2 ANNI A RADICE NUDA
- In Pieno Campo o in Cassoni
- Dimensioni Maggiori
- Utilizzata per specie a rapido accrescimento
- Minori costi di produzione
- Poche deformazioni radicali
- Difficoltà del trasporto (Radice Nuda)
- Breve tempo di conservazione (Disseccamento Radici)
- Più esposte a crisi di trapianto
- MATERIALE GIOVANE ha un costo minore, più resistente
alle crisi da trapianto, più maneggevole
- MATERIALE ADULTO resiste meglio solo alla competizione con
le infestanti erbacee
METODI DI MIGLIORAMENTO
- Manipolazione genetica (cloni)
- Selezione di fenotipi superiori
- Ibridi
- Individuazione di zone raccolta del seme
- Individuazione di zone di provenienza
Utilizzare materiale clonale in condizioni di optimum climatico ed edafico;
Postime da seme in condizioni più difficili
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MODELLO COLTURALE
Modalità di distribuzione delle piante
I PIÙ USATI
QUADRATO RETTANGOLO
Semplice la messa a dimora e le successive operazioni colturali
QUINTONCE SETTONCE
Il settonce a parità di superficie permette
un aumento del numero di piante del 15%
rispetto a quadrato e rettangolo
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MESSA A DIMORA
TRACCIAMENTO
CONSISTE NEL MATERIALIZZARE SUL CAMPO LO SCHEMA
DEL MODELLO COLTURALE
1 – Definire i confini del campo tramite squadro
e paline
2 – Tirare un filo di nylon con delle tacche in
base alla distanza tra le piante
3 – Per piantagione manuale realizzare le
buche con trivelle e segnalarle anche
direttamente col palo tutore.
4 – Per piantagione meccanica realizzare dei
solchetti con trattore e posizionare le
piante all’incrocio tra i solchetti
APERTURA DELLE BUCHE
MANUALE: con vanghe
oppure con trivelle
MECCANICA: con trivelle attaccate posteriormente ai
trattori
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EPOCA DI MESSA A DIMORA
- Non oltre i 6-8 mesi dalla lavorazione del terreno
- Durante il riposo vegetativo (AUTUNNO)
- In ambienti mediterranei in autunno per permettere la crescita di radici durante
l’inverno ed evitare stress idrici nelle Estati Siccitose;
- In stazioni più fredde mettere a dimora in primavera per evitare gelate tardive
e freddo invernale ACCORGIMENTI PRE-IMPIANTO
- Limitare i tempi di trasporto e conservazione per evitare disidratazioni radicali
- Eventuale leggera potature delle parti disidratate e immersione in prodotti
disinfettanti
- Immersione radicale in una miscela in parti uguali di terra, letame e acqua
(inzaffardatura o imbozzimatura)
MODALITÀ DI MESSA A DIMORA
- Distensione delle radici e orientamento verticale verso il basso
- Colletto a fior di terra (se sussiste pericolo di marciume radicale) o leggermente
interrato
- Costipare il terreno attorno alla piantina
- Messa a dimora manuale o con palo trapiantatore (becco di pellicano)
- Evitare giornate ventose, troppo soleggiate e asciutte; evitare terreno gelato
- TAGLIOLA: solco in cui conservare le piantine anche per pochi mesi se non è
possibile l’immediata messa a dimora
PROTEZIONI
COLLETTIVE
(RECINZIONI PERIMETRALI):
per superfici non troppo estese (max 3 ha);
altezza: dipende dalle dimensioni del bestiame esterno;
eventualmente anche recinzioni elettriche;
INDIVIDUALI
Più utilizzate delle precedenti;
- RETI METALLICHE
- metalliche o plastificate
- minor impatto ambientale
- riutilizzabili
- evitano squilibri ipsodiametrici e attacchi fungini
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- TREESHELTER
- polipropilene (PP), polipropilene violare (PPV) trattato con raggi UV,
polivinincloruro (PVC) poco trasparente e meno usato
- sezione di varia dimensione e forma (cilindrica, quadrata ecc.)
- bordo svasato o no
- di vario colore: varia così l’impatto ambientale
- di varie altezze in base alle dimensioni delle specie animali
- evitare altezze eccessive altrimenti piante con fusto filato ed esile
- durata: 3-6 anni VANTAGGI
- Iniziale incremento ipsometrico maggiore
- Minori danni dovuti alle lavorazioni
- Minori stress idrici
- Maggiori facilità nelle operazioni colturali
SVANTAGGI
- Costo più o meno elevato
- Impatto estetico
- Smaltimento del materiale
- Possibili attacchi fungini
- Possibili squilibri ipso-diametrici
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PURA FANTASIA
Molte delle pratiche usate nella piantagione e manutenzione degli alberi
sono frutto di pura fantasia
Anche se numerose ricerche scientifiche hanno sfatato molte credenze e pratiche
errate nel campo del vivaismo, alcune di queste rimangono ancora oggi comunque
molto diffuse e seguite. Mito N° 1:
UN APPARATO RADICALE È L’IMMAGINE SPECULARE DELLA CORRISPONDENTE
PARTE AEREA.
Fin da quando, nel 1930, sono iniziati i primi studi sulla struttura degli apparati
radicali, i ricercatori hanno rilevato che, a prescindere dalla specie, dal clima o dalla
localizzazione geografica, le radici degli alberi crescono fondamentalmente poco in
profondità e molto in larghezza. Le radici sono da una volta e mezzo, fino a quattro
volte più ampie della proiezione della chioma e si trovano, generalmente, nei primi
60 cm di terreno. Nello scendere in profondità nel suolo, diminuisce la densità delle
radici, principalmente a causa della diminuzione dei livelli di ossigeno e di umidità.
In rari casi le radici possono spingersi più in profondità, ma solo se le condizioni del
terreno sono favorevoli. Mito N° 2:
LE BUCHE DI PIANTAGIONE PIÙ LARGHE E PROFONDE DELLA ZOLLA,
SONO MIGLIORI PER FAVORIRE L’ATTECCHIMENTO DELL’ALBERO.
Una pratica molto comune è quella di scavare delle grandi buche, larghe e profonde
più di un metro e mezzo, per favorire lo sviluppo delle radici. Un apparato radicale
sviluppato molto in ampiezza e poco in profondità non consente all’albero di
affrancarsi correttamente al terreno.
Il terreno, smosso nella zona al di sotto del pane di terra, può cedere e la zolla si
abbassa. La terra ricopre la zolla e la base del tronco (colletto), ostacolando o
impedendo l’infiltrazione dell’acqua a livello del pane di terra presente intorno alle
radici. Un altro problema si presenta quando il suolo viene in contatto con i tessuti
floematici del colletto, zona di congiunzione tra le radici ed il tronco. Il colletto è
parte integrante del tronco e quindi non è abituato a resistere al costante contatto
con l’umidità del terreno. Questo contatto diminuisce gli scambi gassosi fra
l’atmosfera e il tessuto floematico del colletto, causandone la morte. La piante
diventa suscettibile ai marciumi ed in particolare a Phytophtora.
Per prevenire questi problemi, è sufficiente scavare una buca non più profonda
dell’altezza della zolla. Appoggiata su terreno compatto non tenderà ad affondare.
Affinché le radici laterali possano svilupparsi, è sufficiente scavare una buca da tre a
cinque volte più larga del diametro della zolla. Le radici cresceranno più rapidamente
nel terreno smosso, rispetto a quello compatto, rendendo più veloce l’attecchimento
dell’albero. Filizzola
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Mito N° 3:
AMMENDARE CON SOSTANZA ORGANICA IL TERRENO DI RIEMPIMENTO
DELLA BUCA, FAVORISCE LA CRESCITA DELLA RADICI.
Durante gli scorsi 15/20 anni, sono stati compiuti oltre 30 studi su come il terreno
ammendato con sostanza organica (come torba, compost o cortecce) influenzi la
crescita della pianta. In molti casi questa pratica inibisce la crescita sia della chioma
che delle radici.
Quando gli ammendanti organici vengono usati in una buca di piantagione profonda,
aumentano il cedimento della zolla. La sostanza organica si riduce significativamente
di volume in seguito alla decomposizione, provocando l’abbassamento della zolla.
L’uso di ammendanti organici provoca anche altri tipi di problemi dovuti
all’incompatibilità dei diversi tipi di terreno.
Nella piantagione degli alberi vengono a contatto, inevitabilmente, diversi tipi di
terreno. Sia che le piante siano allevate in pieno campo che in contenitore, il
materiale che avvolge le radici è quasi sempre diverso dal terreno del sito di
piantagione. Le radici avranno difficoltà a penetrare questo diverso tipo di terreno,
quando il terreno di riempimento viene ammendato con sostanza organica, si
aggiunge un’ulteriore interfaccia da penetrare. Ne può risultare una spiralizzazione
delle radici e un insoddisfacente ancoraggio della pianta.
Per ridurre questo problema, riempite le buche con lo stesso terreno. Non
incorporate alcun ammendante anche se le caratteristiche del terreno del sito di
piantagione sono scadenti. Per una lunga sopravvivenza, gli alberi devono essere in
grado di affrancare le radici nel terreno circostante, benché scadente. Per favorire lo
sviluppo delle radici, lavorate il terreno intorno.
Mito N° 4:
LA POTATURA ALL’EPOCA DEL TRAPIANTO BILANCIA LA VEGETAZIONE
DELLA CHIOMA CON L’APPARATO RADICALE ESISTENTE,
RIDUCENDO QUINDI LO SHOCK DA TRAPIANTO E
FACILITANDO L’ATTECCHIMENTO.
Numerosi studi condotti su piante allevate in contenitore ed a radice nuda, hanno
mostrato che la rimozione dei germogli e delle giovani foglie al momento del
trapianto, riducono la crescita e lo sviluppo di nuove radici. Ciò avviene perché con la
potatura si riduce la fotosintesi e gli zuccheri che sono necessari alla crescita della
radici.
In molte piante i germogli e le giovani foglie producono degli ormoni che stimolano lo
sviluppo delle radici e la loro crescita. Rimuovere la vegetazione, riduce la capacità
dell’albero di produrre queste sostanze che sono necessarie allo sviluppo
dell’apparato radicale. Mito N° 5:
I MASTICI DA FERITA IMPERMEABILIZZANO E
PROMUOVONO UNA RAPIDA CHIUSURA DEI TAGLI DI POTATURA,
PROTEGGENDOLI DAI MARCIUMI E DALLA PENETRAZIONE DI
MICRORGANISMI DANNOSI.
La pratica di applicare mastici o vernici sulle ferite, continua ancora, nonostante
numerose ricerche abbiano mostrato che questi prodotti non hanno nessun valore.
I mastici, non saldano le ferite e non proteggono gli alberi da funghi, marciumi e altri
patogeni, bensì li attirano. Quando viene esposto ai raggi del sole, il rivestimento del
taglio spesso si spacca, consentendo all’umidità di entrare e ristagnare nelle sacche
che si formano tra il legno e la vernice. Questo crea un perfetto ambiente per lo
sviluppo dei patogeni. In aggiunta, se gli attrezzi da potatura sono contaminati con
organismi nocivi come funghi e marciumi, la vernice protettiva li sigilla contro il
taglio. Infine i mastici a base di bitume possono essere fitotossici.
Alcuni vivaisti e giardinieri credono che i mastici da ferita siano necessari sui tagli più
grandi di 2,5 cm di diametro. Tuttavia non dovrebbero essere usati, a prescindere
dalle dimensioni del taglio. Un taglio di potatura ben fatto, rimargina molto più
rapidamente se lasciato scoperto. Filizzola
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PACCIAMATURA
Copertura localizzata del terreno (a strisce o attorno alla pianta) per creare
condizioni favorevoli alla crescita della pianta.
VANTAGGI:
- Controllo infestanti
- Minore evaporazione
- Minori sbalzi termici nel terreno
- Ridotta costipazione per azione battente della pioggia
- Minore erosione
- Migliore attecchimento e sviluppo iniziale
- Condizioni favorevoli alla microflora
SVANTAGGI:
- Costi più o meno elevati (acquisto, messa in opera, smaltimento)
MATERIALE
- COERENTI DEGRADABILI:
- carta, cartoni, pannelli di bioplastica ecc.
Svantaggi:
- poco durevoli e poco resistenti agli agenti atmosferici
- INCOERENTI DEGRADABILI:
- paglia, ramaglie, cippati, scarti di cartiera ecc.
- in genere sistemati in file larghe 80-100 cm
Vantaggi:
- ridotto impatto ambientale
- apporto organico
- addizionati a fertilizzanti a lento rilascio
Svantaggi:
- scarsa reperibilità
- elevato costo di trasporto e spargimento
- scarsa durata (1-2 anni)
- scarso contenimento delle erbe infestanti
- facile dilavamento
- COERENTI NON DEGRADABILI:
- ghiaia, pietrame, bitumi, materiale plastico ecc.
- in strisce larghe 80-100 cm o in quadrati attorno alla pianta
- durabilità fino a 4 anni
- molto utilizzati teli di plastica nera
Svantaggi:
- elevato costo di mercato e di messa in opera
- attirano talpe e topi
- forte impatto
- costi di rimozione e smaltimento Filizzola
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- INCOERENTI DEGRADABILI:
- paglia, ramaglie, avanzi di potature
- scarti di segheria o di cartiera
- cippati di legno e/o corteccia Filizzola
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FASI DEL MODULO COLTURALE
A – PREPARAZIONE DEL TERRENO PRE-IMPIANTO
B – MESSA A DIMORA (Piantine da vivaio)
C – OPERAZIONI COLTURALI POST-IMPIANTO
D – RACCOLTA DEL PRODOTTO
E – OPERE ACCESSORIE
RISARCIMENTI
- Sostituzione delle piantine morte (crisi post impianto o clima avverso)
- Non oltre il 3° - 4° anno
- Prevedere un acquisto iniziale di piantine sovradimensionato del 10%;
conservare le piantine in un piccolo vivaio aziendale; piantine fittonanti
trapiantate dopo un anno, le altre anche al secondo.
- Sostituzione con piantine della stessa età e provenienza
- Per mortalità >20% valutare bene le cause del decesso
- Se necessario valutare la sostituzione della specie
- Succisione o sgarrettatura: in alternativa alla piantagione ex-novo taglio al
colletto per stimolare la crescita radicale e l’emissione di polloni
(Riceppatura)
- Impianti ad alta densità: risarcimenti facoltativi nel 1° e 2° anno (non tutte
le piantine raggiungeranno la fine del turno); se ritardati troppo le piantine
rischiano di essere sottomesse
- In impianti radi: risarcimenti obbligatori (tutte le piantine a fine turno)
È buona regola che le piantine rimaste
successivamente all’impianto vengano messe sui bordi
dell’appezzamento, in luogo umido e a radici coperte.
Da qui si potranno accingere le eventuali piantine che
in campo muoiono in seguito al trapianto.
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IRRIGAZIONI
- Da considerare una operazione di soccorso in condizioni di deficit idrico.
- Rientra nel modulo colturale solo per specie molto pregiate, moduli colturali
intensivi, superfici poco estese, risorse idriche accessibili.
- Cause: falda freatica assente o bassa, precipitazioni scarse, scarsa trattenuta idrica
del terreno, elevata evapotraspirazione.
METODI PREVENTIVI
- Scelta della specie adatta alla stazione (almeno 600 mm annui; 250-300 mm
nel periodo vegetativo)
- Evitare piantagioni in tarda primavera in climi mediterranei
- Lavorazioni superficiali per eliminare specie erbacee competitive, per ridurre la
risalita capillare dell’acqua.
- Pacciamatura MODALITÀ D’IRRIGAZIONE
- BUCHE: piccole depressioni attorno alle piantine dopo
la messa a dimora; poco efficaci
- AUTOBOTTI: interventi localizzati per singola pianta;
spesso costosi; interventi di soccorso in
assenza di sistemi di irrigazione;
- A GOCCIA: tubi volanti disposti parallelamente alle file
e muniti di gocciolatori;
rifornimento da autobotti o da rete idrica;
consente di ridurre l’evaporazione.
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- SCORRIMENTO:
Fossi adacquatori dai quali tracima l’acqua e scorre
superficialmente sull’impianto;
da evitare in terreni sciolti;
elevato quantitativo di acqua; da evitare in terreno con
pendenza eccessiva.
- INFILTRAZIONE LATERALE:
Solchi tra le file dai quali filtra l’acqua
- ASPERSIONE O A PIOGGIA:
Impianti mobili di irrigazione;
evitare giornate ventose per ridurre le perdite idriche;
non bagnare le chiome delle piante. Filizzola
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LAVORAZIONI POST-IMPIANTO
LAVORAZIONI SUPERFICIALI
SARCHIATURA e/o ERPICATURA 10-15 cm di profondità
- Passaggi incrociati tra le file o singoli;
terreno in tempera;
- Evitare fresature per evitare sminuzzamento ed
erosione;
- Lavorazione manuale attorno alle piantine (3-4 cm
di profondità)
- 2/3 volte l’anno: primavera (prima della fioritura)
estate per ridurre l’evaporazione
Vantaggi:
- eliminazione vegetazione spontanea
riduzione della competizione idrica,
nutritiva e per la luce
riduzione del pericolo di soffocamento
riduzione del pericolo di incendio
FERTILIZZAZIONI POST-IMPIANTO
- Dette anche di mantenimento o di produzione
- In condizioni di stress: dopo i diradamenti o prima delle potature
- A partire dal 2° o 3° anno
- In genere azoto e fosforo
- Valutare bene costi energetici, economici ed ambientali
- Valutare in base alle carenze stazionali
- Valutare in base alle esigenze della pianta (osservare i sintomi)
- Valutare il periodo di somministrazione (più o meno lungo)
- Somministrazione tramite interramento o aerea
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CONTROLLO DELLA VEGETAZIONE SPONTANEA
- Fondamentale nei primi anni di vita quando il terreno è
scoperto e l’invasione di vegetazione spontanea è elevata
- Operazione molto onerosa
- Importante in stazioni siccitose per ridurre la
competizione idrica
- 2-3 volte l’anno, fino al 5° - 7° anno (fino alla chiusura
delle chiome) METODI PER IL CONTROLLO DELLA VEGETAZIONE
PACCIAMATURA
LAVORAZIONI PRE E POST-IMPIANTO
DISERBO MECCANICO
DISERBO MANUALE
DISERBO CHIMICO
- Solo quando non è possibile intervenire con diserbo meccanico o manuale
- Pericoli igienico-sanitari ed ambientale
- Valutare la persistenza del principio attivo (max in suoli calcarei e argillosi,
min in quelli sciolti e ricchi di sostanza organica)
- Pericolo di inquinamento delle falde e dei corsi d’acqua
- Pericolo di inserimento inquinanti nella catena alimentare
- Max precauzione personale: evitare giornate ventose, rispettare le dosi, adottare
protezioni individuali (maschere, occhiali ecc.)
- Localizzare l’applicazione attorno alla pianta
SCELTA DEL PRINCIPIO ATTIVO
- Grado di selettività (Totali o Selettivi per determinate specie vegetali)
- Definire dose ed epoca di applicazione
- Autorizzazione in base alla specie
- Grado di residualità
- Grado di volatilità
- Meccanismi di azione
- Paracquat e diquat: ad azione fogliare
- Glifosate e glifosate trimesio: azione sistemica (assorbimento radicale)
INERBIMENTI
Controllo fenomeni erosivi
Praticato tra le file
Permanente o stagionale (climi siccitosi)
Aumento competizione idrica
Aumento dei consumi idrici (20-30%)
Trifolium subterraneumm
Medicago sativa Filizzola
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DIRADAMENTI
SIMULAZIONE DEL FENOMENO NATURALE DELLA
MORTALITÀ E DELL’AUTODIRADAMENTO DOVUTI ALLA COMPETIZIONE.
in impianti a densità non definitiva
OBBIETTIVI:
Miglioramento delle caratteristiche qualitative degli alberi attraverso
- la riduzione della densità e l’incremento della disponibilità di risorse.
- Riduzione della competizione idrica e per elementi nutritivi.
- Maggiore disponibilità di luce.
- Redditi intermedi.
- Eliminazione piante sottomesse senza futuro.
- Miglioramento stato fitosanitario (eliminazione piante malate)
- Miglioramento della stabilità meccanica e biologica del popolamento
- Stimolazione e regolarità accrescimenti diametrici
- Aumento del valore mercantile delle piante rilasciate
- Ritardo della culminazione di incremento medio e corrente
- Regolazione della composizione specifica
FINALITÀ DELLA CLASSIFICAZIONE
- Analisi oggettiva del soprassuolo
- Definire la posizione sociale delle singole piante
- Definire lo stato fitosanitario
- Definire le potenzialità di sviluppo
METODI DI CLASSIFICAZIONE
Kraft
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De Philippis
Assmann
PARAMETRI DEI DIRADAMENTI
ETÀ DI INIZIO: precoci o tardivi
(prima o dopo culminazione accrescimento in altezza)
FREQUENZA:
- distanza temporale tra due diradamenti consecutivi
- meglio se frequenti e poco intensi (ma molto costosi)
- dipende dalla velocità di accrescimento, dalle potenzialità aziendali
La scelta della frequenza dipende da:
- temperamento della specie
- età del soprassuolo
- velocità di accrescimento
- massa ritraibile (definire costi e ricavi)
- capacità organizzative del cantiere
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TIPI DI DIRADAMENTO
DAL BASSO
- Rilasciare solo piante dominanti
- Assicurare la regolarità del soprassuolo
- Evitare vuoti
- Eliminare anche deperienti, malformate e morte
DALL’ALTO
- Intervenire su dominanti e sub-dominanti
- Eliminare malate, malformate e deperienti
MISTO
- Intervenire sul piano dominato e dominante
- Soprassuolo superstite con dominante rado e intermedio denso
LIBERO
- Indipendentemente dalla posizione sociale della pianta
- Valutare le condizioni delle singole piante
GRADO DI DIRADAMENTO
Dipende dalla densità di impianto e definisce l’intensità dell’intervento:
Debole, Moderato, Forte, Fortissimo
UTILIZZO DI INDICI BASATI SU PARAMETRI DENDROMETRICI
CCF: Crown Competiton Factor
- Valuta la densità di un popolamento
- Per soprassuoli coetanei
- Distanza di impianto regolare
- Esiste una relazione lineare tra il diametro a petto d’uomo e quello della chioma,
in assenza di competizione laterale di altre piante.
Maximum Crown Competition-Area
Superficie massima della chioma in funzione del diametro a 1,30 m
Crown Competition Factor (CCF)
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AREA BASIMETRICA
- Conservare tramite i diradamenti un valore ottimale di area basimetrica tale da
permettere il maggior incremento possibile.
- Evitare valori eccessivi (riducono gli accrescimenti) e troppo bassi (perdita di
prodotto finale). FATTORE DISTANZIALE
RAPPORTO IPSODIAMETRICO O DI SNELLEZZA
- Rapporto tra altezza totale e diametro a 1,30
H/D
SCHEMI DI DIRADAMENTO
GEOMETRICO-SISTEMATICO:
- In base ad uno schema prefissato (una fila su due, oppure una si e una no, ecc)
- Ridurre i tempi ed i costi di intervento
- Massimizzare la massa legnosa
- Ottenere assortimenti di maggiori dimensioni
- Intensità funzione di indici dendrometrici e non delle classi arboree
- Distanze regolari tra le piante
- Stazioni favorevoli alla meccanizzazione
- Assenza di venti forti
- Pericolo di stabilità per le piante superstiti
- Pericolo di canali erosivi (il vento che si incanala tra le file diradate)
- Difficoltà di controllo per struttura e mescolanza
- Pericolo di chiome irregolari
- Anche in impianti misti con specie disposte regolarmente
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SELETTIVO:
- Valutare ogni singolo individuo
- Specie pregiate
- Prodotto legnoso di qualità
- Cicli lunghi
- Necessità di controllo erosivo
- Specie con apparati radicali superficiali
- Popolamenti misti (controllo della mescolanza)
- Futura destinazione selvicolturale
- Costi elevati (tempi lunghi e personale specializzato)
- Diverso grado di intensità nelle diverse classi
SISTEMATICO-SELETTIVO:
- Per popolamenti misti per file o a gruppi
- Bilanciare aspetti economici e biologici
- Attenuare i difetti di entrambi i metodi
- Variazione del sistema geometrico
- Conservare esemplari migliori e/o di elevato valore
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INTERVENTI FITOSANITARI
BIOCENOSI MOLTO SEMPLICE IN CUI È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA
IL CONTROLLO DEGLI AGENTI PATOGENI BIOTICI
Soglie di intervento molto basse quindi interventi tempestivi.
METODI PREVENTIVI:
->
- Specie adatte alla stazione Sono in grado di resistere naturalmente allo stress
->
- Materiale vivaistico idoneo Non vulnerabile
->
- Genotipi e cloni selezionati Varietà più resistenti
->
- impianti misti Per ottenere una variabilità tra le specie
->
- Densità non eccessive Per evitare veloci trasmissioni di patogeni tra le piante
->
- Evitare eccessi di azoto Per evitare uno sviluppo eccessivo delle piante
->
- Evitare ristagni idrici Marciumi radicali
->
- Evitare ferite Selvaggina, potature o lavorazioni del terreno
- Trattamenti al seme o disinfestazione del terreno
->
- Tutelare predatori o parassitoidi del patogeno Lotta Biologica
->
- Eliminare piante deperienti Possibili incubatrici di patogeni
->
- Controlli periodici Per un tempestivo riconoscimento e intervento
NORMATIVA:
D.Lgs. 17 marzo 1995, n.194 in attuazione
della direttiva 91/414/CEE
Successive modifiche dell’allegato I recante
elenco dei principi attivi Filizzola
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SORVEGLIANZA
- Osservazioni dirette sulla pianta
- Trappole (cromotropiche, chemiotropiche, luminose, adesive, a feromone di
aggregazione)
- Definire presenza, dinamica del ciclo, potenziale biotico e momento di intervento
LOTTA DIRETTA:
- Meccanica: eliminazione diretta
- Bande adesive
- Trattamenti delle parti attaccate
- Lotta biologica
- Catture di massa e metodo della confusione
- Prodotti di sintesi ALCUNI PATOGENI:
- FUNGHI: marciumi radicali, carie, cancri ecc.
- AFIDI: scarso vigore vegetativo, malformazioni, filloptosi anticipata ecc.
- COCCINIGLIE: scarso vigore vegetativo, malformazioni ecc.
- LEPIDOTTERI E COLEOTTERI DEFOGLIATORI: rallentamento della crescita
- LEPIDOTTERI E COLEOTTERI XILOFAGI: riduzione valore del legno
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FASI DEL MODULO COLTURALE
A – PREPARAZIONE DEL TERRENO PRE-IMPIANTO
B – MESSA A DIMORA (Piantine da vivaio)
C – OPERAZIONI COLTURALI POST-IMPIANTO
D – RACCOLTA DEL PRODOTTO
E – OPERE ACCESSORIE
TAGLIO
- IN BASE AL TURNO:
- Diametro prefissato
- Max rendita finanziaria
- Max incremento legnoso
- TAGLIO A RASO
- CONTROLLARE EROSIONI (Minima Superficie Tagliata)
- CONTROLLARE IMPATTO AMBIENTALE
ELIMINAZIONE CEPPAIE
- Per Legno pregiato o utilizzabile (Radica di Noce, Ciliegio o Acero)
- Per effettuare lavorazione del terreno
- PICCOLI DIAMETRI Triturazione: frese; distruzione delle ceppaie
- GROSSI DIAMETRI Estrazione: cavaceppi
FASI DEL MODULO COLTURALE
A – PREPARAZIONE DEL TERRENO PRE-IMPIANTO
B – MESSA A DIMORA (Piantine da vivaio)
C – OPERAZIONI COLTURALI POST-IMPIANTO
D – RACCOLTA DEL PRODOTTO
E – OPERE ACCESSORIE
VIABILITÀ DI SERVIZIO:
- Accesso macchinari per operazioni colturali e movimentazione legname
DIFESA ANTINCENDIO: viabilità per mezzi antincendio
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LE POTATURE
SCOPI
Chioma equilibrata
Fusti verticali e cilindrici
Privi di rami e difetti interni ed esterni
Fusti di 3-8 m di altezza
QUESTI FATTORI PORTANO AD UN AUMENTO DEL VALORE DEL LEGNAME
E
UN AUMENTO DEL RENDIMENTO IN LEGNAME LAVORATO
TIPI DI INTERVENTO SULLE SPECIE FORESTALI
RACCORCIAMENTO DELLE BRANCHE:
Potature di recupero su piante ornamentali o mai potate
RACCORCIAMENTO DEI RAMI:
potature di produzione o di correzione
SCACCHIATURA: eliminazione giovani ricacci indifferenziati (inizio primavera)
CIMATURA:
Asportazione apice dei giovani germogli differenziati (primavera inoltrata)
ACCIECAMENTO GEMME: Eliminazione gemme prima della schiusa
RIMONDA: Eliminazione rami secchi o deperienti (qualsiasi dimensione e stagione)
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ULTIMI STUDI SULLE POTATURE
Tra tutte le opere di manutenzione, la potatura è sicuramente la più controversa
poiché se ben eseguita aumenta la longevità di un albero ma se viene realizzata
scorrettamente può determinarne la morte prematura.
I tagli di potatura devono rispettare la biologia e la fisiologia degli alberi e non
devono in nessun caso andare ad alterare la loro capacità di chiudere le ferite
prodotte.
La biologia classica ci ha insegnato che gli alberi prima di abscindere le foglie in
autunno recuperano da esse tutte le sostanze accumulate durante la stagione
vegetativa: la clorofilla in primo luogo ma anche una grande quantità di sostanze
nutritive (carboidrati, proteine, vitamine). Dopodichè l’albero forma un tessuto
cicatriziale che fa cadere le foglie senza lasciare soluzioni di continuità.
In anni successivi la moderna arboricoltura ha chiarito i meccanismi che portano
all’abscissione dei rami non più utili all’albero perché in posizione svantaggiata dal
punto di vista fotosintetico.
Il punto di rottura avviene in una zona che l’albero prepara per tempo e che
consente una completa e perfetta compartimentazione non appena il ramo si stacca.
Questa zona è stata ampiamente studiata e viene definita come la ZONA DEL
COLLARE DEL RAMO ed è il luogo in cui il legno del fusto ed il legno del ramo si
sovrappongono creando una fascia di reazione biologica impermeabile agli agenti
patogeni.
Se il collare del ramo viene lesionato si crea irrimediabilmente un’apertura che
permette ai funghi agenti di carie e cancri di invadere i tessuti legnosi e
compromettere, nel tempo, la stabilità dell’albero.
Fino a metà degli anni Ottanta queste nozioni erano
ancora sconosciute ed era molto diffuso il taglio raso dei
rami durante gli interventi di potatura.
Con il taglio raso si eliminava non solo il ramo
indesiderato ma anche la zona protettiva del collare del
ramo inibendo di fatto la reazione dell’albero e
consentendo agli agenti patogeni di infettare il legno.
Oggi solo chi non conosce la biologia dell’albero continua
ad adottare queste tecniche di taglio che danneggiano le
barriere difensive e predispongono gli alberi a difetti
strutturali.
Le operazioni di taglio non vanno mai ad intaccare il
collare del ramo poiché la potatura deve preservare la
sanità dell’esemplare, salvaguardare lo stato strutturale
dei tessuti e mantenere la vitalità fisiologica degli alberi.
I tagli di potatura devono rispettare la biologia e la
fisiologia del sistema albero. Filizzola
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FORMAZIONE DEL COLLARE
Ogni anno alla ripresa vegetativa l'attività del cambio cribro-vascolare produce un
cono di tessuti legnosi che ricopre quelli precedenti. La ripresa dell'attività cambiale
non è simultanea in tutte le parti dell'albero; i primi a risvegliarsi sono i tessuti dei
giovani germogli e questo flusso di crescita interessa le ramificazioni via, via più
grosse fino a raggiungere i tessuti del fusto.
Il cono di tessuti legnosi prodotto dal ramo, giunto sul fusto produce un primo collare
(collare del ramo) che successivamente viene ricoperto dal collare prodotto dai
tessuti del fusto (collare del fusto).
In questo modo se il ramo è vivo ogni anno si formano due collari (un collare del
ramo ed un collare del fusto) la cui sovrapposizione garantisce la solidità dell'unione
fra le due parti.
Nel caso della morte del ramo si svilupperà solo il collare del fusto che col passare
del tempo avvilupperà ciò che resta del ramo morto. Il collare è una porzione molto
importante in quanto all'interno di esso l'albero produce una prima barriera chimica
per opporsi alla penetrazione di eventuali patogeni (zona di protezione del ramo). La
rimozione del collare, e della relativa barriera, favorisce l'ingresso di patogeni e la
formazione di difetti interni. In ogni caso all'internodo (parte del ramo posta fra due
gemme o rami) non è presente alcuna zona di protezione; il taglio all'internodo è
perciò sempre da evitare.
COSA OSSERVARE DOPO L'ESECUZIONE DEL TAGLIO
Se il taglio è stato eseguito in modo corretto sulla superficie del taglio si formerà una
"ciambella" circolare di legno da ferita che chiuderà la ferita stessa.
Se il collare è stato danneggiato questa "ciambella" non risulterà circolare ma
assumerà forme diverse in funzione della posizione e della entità del danno.
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COME RIMUOVERE RAMI CODOMINANTI
I rami codominanti sono rami inseriti molto vicini tra loro e hanno all'incirca la stessa
forza e dimensione. In queste situazioni non si ha né la formazione dei collari né la
zona di protezione del ramo. I rami codominanti possono rappresentare un difetto
strutturale soprattutto quando sono inseriti con un angolo piuttosto stretto.
I rami codominanti che presentano una inserzione con angolo aperto a U spesso
mostrano una unione più forte rispetto a quelli più stretti inseriti a V anche se
l'indice più importante da osservare è la conformazione del corrugamento della
corteccia al punto di inserzione dei due rami.
Se questo corrugamento forma una cresta che spinge
chiaramente verso l'alto all'interno delle due ramificazioni
troveremo legno ad unirle (unione forte).
Se nel punto di inserzione delle ramificazioni la corteccia
si ripiega verso l'interno formando una specie di sacca si
avrà sicuramente corteccia inclusa che separa i due rami.
La corteccia inclusa è uno strato di corteccia che - prodotta al punto di inserzione dei
due rami - forma una specie di cuneo che tende a separare e a dividere le due
ramificazioni invece che ad unirle (tessuto morto che non consente alle due parti di
saldarsi tra loro).
Aumentando la dimensione di due rami inseriti nello stesso punto si creano forze che
tendono a separare i rami stessi e ciò porta ad un progressivo aumento del rischio di
apertura e rottura della biforcazione.
I rami codominanti dovrebbero essere eliminati sull'albero giovane già durante la
fase di potatura di allevamento in vivaio o, nel caso di alberi giovani, appena messi a
dimora; in alternativa si può ricorrere ad una potatura selettiva di una delle due
ramificazioni in modo da ridurre il vigore di una ramificazione e consentire lo
sviluppo di una unione del tipo fusto/ramo con la formazione di un forte
collare. Filizzola
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REGOLA FONDAMENTALE PER UNA CORRETTA POTATURA
ASSICURARE UNA RAPIDA E BUONA CICATRIZZAZIONE
DELLE FERITE
FATTORI CHE INFLUENZANO LA CICATRIZZAZIONE
- Fattori genetici della specie (Una specie cicatrizza più facilmente di un’altra)
- Vigore vegetativo della pianta al momento della potatura
- Intensità della potatura (Non asportare mai, più di 1/3 della chioma)
- Possibilità di migliorare il vigore vegetativo
- Mediante diradamenti, irrigazioni, lavorazioni, concimazioni.
- Dimensione e stato delle Ferite
- In relazione alle dimensioni dei rami asportati
- In relazione alle modalità di esecuzione dei tagli
- Epoca di potatura
- CONIFERE fine Inverno (metà Febbraio, metà Marzo)
- LATIFOGLIE metà Estate (metà Luglio, inizi Agosto)
- NO ai periodi di gelo o di risalita linfatica
FASI DI UNA BUONA CICATRIZZAZIONE
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REGOLE FONDAMENTALI PER IL TAGLIO DEI RAMI
- Non asportare mai il collare del Ramo (È una barriera protettiva)
- Tagliandolo, la ferita è più grande e rimargina male (Bitorzolatura)
- Non lasciare monconi di rami (Provocano marciumi e Nodi vistosi)
- Non danneggiare le gemme e i germogli rilasciati
- Praticare tagli netti evitando lacerazioni o slabbrature della corteccia
- Usare attrezzi affilati ed adeguati al diametro dei rami
CORRETTO RACCORCIAMENTO DI UN GIOVANE RAMO
Allo scopo di frenare il suo sviluppo
- Il taglio deve essere eseguito subito sopra
una gemma esterna vitale
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CORRETTA ESECUZIONE DEL TAGLIO
DI UN RAMETTO DI PICCOLE DIMENSIONI
CORRETTO TAGLIO DI UNA
CIMA BIFORCATA DI PICCOLE DIMENSIONI
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CATTIVA ESECUZIONE DEL TAGLIO
DI UN RAMO DI MEDIE O GRANDI DIMENSIONI
CORRETTA ESECUZIONE
1- A 30-40 cm dall’inserzione del Ramo si esegue una
traccia nel senso della freccia
2- Si avvia il taglio, sfasandolo di qualche cm rispetto alla
Tacca 1. Il ramo cadrà senza torcersi
3- Si taglia il moncone senza danneggiare il cercine.
TAGLIO DI UNA BRANCA PER SEZIONI SUCCESSIVE (1 - 9)
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ESECUZIONE CORRETTA DEL TAGLIO DI RAMI VIVI & MORTI
Quando un ramo secca sull’albero il collare diviene
molto evidente.
Non rimuovere mai o Ferire questi collari vivi che
circondano i rami morti.
Il seccume deve essere rimosso perché costituisce un
veicolo per i patogeni che così possono diffondersi nel
tronco.
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CORRETTA ESECUZIONE DI UNA CAPITOZZATURA
- La CAPITOZZATURA consiste nel
troncare bruscamente il tronco
o i Rami.
- È un’operazione raramente
necessaria.
- Rappresenta sempre un grave
danno.
- Si suggerisce di tagliare da D E
RAPPRESENTA SEMPRE UN GRAVE DANNO
IL CAPITOZZO è per definizione un taglio eseguito
all'internodo e può riguardare sia le grosse branche ad
andamento verticale che le ramificazioni laterali.
In ogni caso il taglio all'internodo è da evitare. L'albero infatti
non è predisposto a perdere il ramo in questa posizione (parte del ramo
posta fra due gemme o rami) e non presenta alcuna zona di protezione
del ramo.
Il risultato è che il taglio eseguito all'internodo ha spesso come
conseguenza lo sviluppo di carie del legno prodotte da agenti fungini.
Inoltre il taglio all'internodo - quando non porta alla morte del ramo o
della branca - stimola la produzione di vegetazione epicormica (succhioni)
in prossimità della superficie del taglio che per molti anni rimane male
inserita (assenza del collare del fusto) o inserita su un punto di potenziale
debolezza per lo sviluppo di carie interne.
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OTTO BUONE RAGIONI PER NON “CAPITOZZARE” UN ALBERO
Deficit Di Sostanze Nutritive
Interventi di potatura eseguiti correttamente molto raramente rimuovono più di
1/4 – 1/3 della chioma, al fine di non interferire con la facoltà dell’apparato fogliare
di produrre sostanze nutritive. La capitozzatura, invece, elimina una porzione di
chioma tale da sconvolgere l’assetto generale di un albero ben sviluppato,
interrompendo temporaneamente la facoltà di produrre sostanze nutritive e
determinando una “crisi energetica” a svantaggio di funzioni vitali quali la difesa
dalle aggressioni. Shock
La chioma di un albero è paragonabile ad un ombrello parasole capace di schermare
le parti dell’albero dall’azione diretta dei raggi solari. Con l’eliminazione improvvisa di
questo schermo, il tessuto della corteccia residuo è fortemente esposto alle
scottature solari. Si possono verificare anche effetti dannosi sugli alberi e gli arbusti
vicini. Se questi ultimi si sono sviluppati all’ombra della pianta capitozzata, possono
ridursi in pessime condizioni o morire.
Insetti & Malattie
I grossi mozziconi presenti in un albero capitozzato formano il callo di cicatrizzazione
con difficoltà ed in tempi lunghi. La posizione apicale di queste ferite e le loro
notevoli dimensioni ostacolano il buon funzionamento del sistema naturale di difesa
dell’albero, che si basa su reazioni chimiche. I mozziconi residui sono facilmente
attaccabili da insetti e parassiti, come pure dalle spore di funghi agenti di carie del
legno. Inoltre se un processo cariogeno fosse già in atto nel ramo, tale processo
risulterà accelerato dall’ulteriore ferita.
Indebolimento Dei Rami
Nel migliore dei casi, il legno di un nuovo ramo epicormico emesso su una parte
capitozzata presenta un’attaccatura molto più debole di quella naturale. Se nella
parte tagliata si origina un processo di decadimento del legno interno, la situazione
tende a peggiorare in seguito allo sviluppo ed all’appesantimento dei ricacci che vi
sono inseriti. Ricrescita Accelerata
Frequentemente lo scopo di una capitozzatura è il controllo della crescita in verticale
di una pianta. Spesso però si ottiene l’effetto opposto: infatti i ricacci successivi
(rami epicormici) sono nettamente più numerosi di quelli che si svilupperebbero in
una situazione normale e crescono con grande rapidità, tanto da riportare in breve
tempo l’albero alla grandezza precedente, con l’aggravante di una chioma più
disordinata e meno sana. Morte Del Soggetto
Alcuni alberi adulti sopportano la capitozzatura meno degli altri. I faggi, ad esempio,
non reagiscono prontamente ad un intervento drastico e la riduzione del fogliame
conduce all’essiccamento dei soggetti cimati.
Risultato Estetico Sgradevole
Un albero capitozzato diventa come “sfigurato”. Perfino in caso di buona reazione e
di crescita non potrà mai recuperare bellezza e conformazione naturale della specie
di appartenenza. Pertanto il paesaggio e la comunità sono privati di un aspetto
estetico di valore. Costi
Per un giardiniere, capitozzare con una motosega un albero è molto più facile che
non eseguire una potatura a regola d’arte. Una capitozzatura può apparire
economica a breve termine, tuttavia i costi a lungo termine tendono a moltiplicarsi.
Il vero costo di una capitozzatura include: il deprezzamento dell’area e dell’albero, il
costo di sostituzione in caso di morte, i danni ad arbusti o altri alberi nelle vicinanze
per le mutate condizioni, il rischio di instabilità, l’aumento dei costi di manutenzione.
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POTATURE SU LATIFOGLIE
LE LATIFOGLIE RISPETTO ALLE CONIFERE SONO CARATTERIZZATE DA:
- Capacità di produrre legname molto più pregiato di quello delle conifere,
pertanto le potature sono molto più remunerative sulle Latifoglie.
- Portamento meno innalzante e slanciato delle conifere, pertanto
necessitano di tagli di correzione e potature precoci, frequenti e assidue.
- Capacità di emettere ricacci lungo il fusto e dalla ceppaia, pertanto
le potature non devono essere traumatiche per evitare i ricacci lungo il fusto.
Queste stesse capacità permettono interventi di potatura sulle latifoglie impensabili
per le conifere. Filizzola
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TIPI DI POTATURA
AUTOPOTATURA: attuata spontaneamente dalla pianta
ARTIFICIALE: dall’uomo
- Di formazione o correzione
- Di allevamento o produzione
- Straordinaria: recupero, ringiovanimento, risanamento
POTATURE DI FORMAZIONE o Tagli di Correzione:
- Sostituzione apice morto o rachitico con germoglio o ramo laterale
- Eliminazione doppie cime
- Eliminazione rami pericolosi
EPOCA: METÀ LUGLIO-PRIMI DI AGOSTO
- Le piante non sono in succhio
- Non si verificano fuoriuscite di linfa
- La corteccia non si stacca facilmente
- Si riduce il rischio di ricacci lungo il fusto
- Le ferite si rimarginano più facilmente
SCOPI:
- Per ottenere la dominanza apicale
- Per avere una chioma equilibrata
- Per mantenere il fusto dritto
POTATURA DI FORMAZIONE DALLA MESSA A DIMORA FINO AL
SUPERAMENTO DELLA CRISI DA TRAPIANTO
DURATA DELLA CRISI DA TRAPIANTO: 1 - 3 ANNI
secondo la specie
SITUAZIONI POSSIBILI
NELLA PRIMAVERA SUCCESSIVA AL TRAPIANTO
- Piantina gracile e
poco sviluppata - Eventuale taglio apice morto
- Ripulitura ricacci al piede
- Favorire il vigore vegetativo con lavorazioni
del terreno
- Piantine
perfettamente
attecchite e vigorose Filizzola
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- APICE PRINCIPALE MORTO PIÙ NUMEROSI RICACCI ERBACEI
(ASPETTO CESPUGLIOSO)
Metà Giugno,
quando i germogli si sono ben differenziati
a) Taglio della cima morta sopra il germoglio più vigoroso.
b) Asportazione dei germogli in competizione con l’apice,
per un tratto di 10 cm.
c) Cimatura o raccorciamento di tutti gli altri germogli
- DOPPIE E TRIPLE CIME
a) Rilascio della cime più dritta, vigorosa, maglio attaccata
b) Cimatura o raccorciamento di eventuali germogli in competizione con l’apice
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POTATURA DI FORMAZIONE DURANTE LA CRESCITA (Rami Lignificati)
EPOCA: Metà Luglio - Primi di Agosto
- Se i Rami sono grossi (3-4 cm alla base)
- Se la Potatura sarà intensa ½ della chioma
SCOPI:
- Eliminazione delle Biforcazioni
- Sostituzione del getto Apicale
- Eliminazione dei Rami Pericolosi
ELIMINAZIONE DELLE BIFORCAZIONI
- PRESENZA DI ALMENO UNA CIMA DRITTA
a) Rilascio della cima
b) Eliminazione delle altre in diretta competizione con l’apice principale
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- CIME INCLINATE MA RECUPERABILI
- Le cime A & B vengono legate insieme
- La cima A viene raccorciata sopra la legatura per evitare concorrenza
- Quando B si è raddrizzata, Si taglia A
- CHIOMA PRATICAMENTE PIATTA
TECNICA PRATICATA SE:
- C’è la mancanza di rami idonei alla sostituzione
- Fusto da recuperare di almeno 2 m
- Capitozzatura + Sramatura completa della pianta
- La scelta dell’apice si farà sui germogli che compariranno nella Primavera
successiva. Su di essi si opereranno le opportune cimature o raccorciamenti per
favorire il nuovo apice principale. Filizzola
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- PIANTA MALFORMATA
TECNICA PRATICATA SE:
- Pianta di circa 2-3 anni
- Il fusto è Lungo meno di 2 m
- Ceduazione Raso Terra a Fine Inverno
- Numerosi ricacci primaverili
- Si sceglie il Migliore e in Estate si Tagliano gli altri
SOSTITUZIONE DEL GETTO APICALE
SOSTITUZIONE DI UN GETTO APICALE MORTO CON
UNA GEMMA O UN RAMO:
Cima Morta a causa di, gelata o attacco parassitario
Eventualmente si possono asportare le
successive 3-4 Gemme poste più in Basso
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CARATTERISTICHE DEI RAMI PERICOLOSI
RAMO CHE TENDE
A RADDRIZZARSI:
- Angolo di inserzione più acuto degli altri rami.
- Velocità di crescita e vigore maggiori
degli altri rami.
- Entra in competizione col getto principale e tende
a formare una biforcazione della chioma.
- È instabile a causa di un inclusione di corteccia
nel punto di inserzione sul fusto.
RAMO DI DIMENSIONI
PERICOLOSE
Si considerano pericolosi tutti i rami che hanno
superato i 4 cm di diametro alla base
- In rapporto al diametro del fusto i rami sono
pericolosi quando presentano un diametro
alla base pari ad ½ del diametro del fusto.
- Provoca vistose rastremazioni del fusto.
- Se l’angolo è troppo grande rischia di
spezzarsi
UN RAMO CHE ABBIA SUPERATO I 2 cm DI DIAMETRO ALL’INSERZIONE, PUÒ
RITENERSI POTENZIALMENTE PERICOLOSO, SE NON LO SI
ASPORTA SUBITO, PER I SEGUENTI MOTIVI:
- Il nodo che si viene a formare interessa già diverse cerchie
legnose.
- Le dimensioni della ferita cominciano a non essere trascurabili.
- 2 cm rappresenta il limite tecnico per il corretto uso delle forbici
da potatura. Oltre questo limite bisogna cambiare arnese e
le operazioni di potatura diventano più lunghe e costose.
LE POTATURE DI FORMAZIONE CONTINUERANNO SINO A CHE
NON SI SARÀ COSTITUITO UN FUSTO DRITTO E PRIVO DI RAMI
PER ALMENO 3 (8-10) m DI ALTEZZA
Questi interventi correttivi si eseguiranno contemporaneamente alle potature di
Allevamento e mireranno ad eliminare ad altezze via, via crescenti:
- EVENTUALI BIFORCAZIONI
- RAMI TROPPO VERTICALI & GROSSI
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POTATURE DI ALLEVAMENTO o di Produzione
- Innalzamento della chioma
- Graduale eliminazione dei rami più bassi per ottenere un fusto senza Nodi
SCOPI:
Asportare gradualmente i rami più bassi
per evitare la formazione di Nodi nel Legno.
PER NON TRAUMATIZZARE LE PIANTE
&
PER EVITARE RISCOPPI DI VEGETAZIONE LUNGO IL FUSTO
LE POTATURE DEVONO ESSERE:
- Precoci (Iniziano quando la pianta raggiunge 4-6 m d’altezza)
- Progressive (asportare rami di MAX 2 cm di diametro)
- Moderate (Asportare non più di 1/3 della chioma; ½ se la chioma è
molto espansa, regolare e vigorosa)
- Frequenti
ESECUZIONE DELLE POTATURE DI ALLEVAMENTO
Si eseguono solo sulle piante che arriveranno a Fine Turno
1° INTERVENTO
Asportazione del Terzo Basale della chioma
SUCCESSIVI
Ad ogni intervento la chioma verrà innalzata di:
0,5 - 1 m (Nelle piante ISOLATE)
1-2 m (In popolamenti DENSI)
INTERVALLO
Tra due interventi l’intervallo è variabile secondo l’accrescimento della
specie. REGOLA GENERALE:
Si interviene ogni volta che l’altezza totale dell’albero
aumenta di:
1-2 m (Negli alberi ISOLATI)
2-4 m (In popolamento DENSO)
ERRORI PIÙ FREQUENTI COMMESSI CON LE LATIFOGLIE
A) POTATURE DI CORREZIONE TROPPO TARDIVE E QUINDI INTENSE
(Potature di Recupero).
B) POTATURE DI RECUPERO TROPPO INTENSE
Ambedue i casi provocano traumi nella pianta che reagisce con:
- Depressione nella crescita
- Emissione di succhioni lungo il Fusto ed i Rami
I succhioni comportano sempre danni al legno, tranne quando compaiono poco
prima del taglio dell’albero. RIMEDI
- RIPULITURE: Sono molto costose e spesso vanno ripetute 2-3 volte
- PREVENZIONE: Rimedio migliore
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CASO DELLE POTATURE DI FORMAZIONE
- ESTIVE
- PROGRESSIVE: Iniziando dai Rami più grossi
- MODERATE: Con adeguato intervallo per far riprendere la pianta
NON SONO CONSIGLIABILI
SE IL FUSTO HA UN DIAMETRO + 25-30 cm
CASO DELLE POTATURE DI ALLEVAMENTO INTENSE
- Valutare la densità del Popolamento
- Nel dubbio essere prudenti (Valgono le regole selvicolturali)
POTATURE PER LE CONIFERE
POTATURA DI FORMAZIONE ALLA PIANTAGIONE
- Le Conifere vengono trapiantate con tutti i rami.
- Se sono a Radice Nuda e presentano evidenti amputazioni alle radici si potranno
tagliare alcuni Rami.
POTATURA DI FORMAZIONE ALL’AFFRANCAMENTO
Si esegue molto raramente ad esempio quando si riscontrano danni da selvaggina
o bestiame (FRECCE BIFORCATE).
POTATURA DI PENETRAZIONE
- Eliminazione dei palchi bassi morti o seccaginosi al fine di
facilitare la circolazione negli impianti densi, nonché ridurre i rischi
d’incendio.
- Si esegue quando gli alberi sono alti 6-7 m ed interessa i primi
2 m di fusto.
- È costosa. POTATURA DI ALLEVAMENTO
- Non ha senso se non si eseguono i diradamenti.
- Si potano solo le piante più belle che arriveranno sicuramente
a Fine Turno.
- La potatura di Allevamento potrà essere eseguita in 1-2-3
passaggi
- Si dovranno ottenere fusti privi di rami per almeno 6 (8-10) m.
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REGOLAMENTO (CEE) N. 2080/92
Il Regolamento (CEE) 2080/92 si occupa dell'imboschimento delle superfici
agricole. Riveste particolare importanza sia per l'utilizzazione del suolo e per la
difesa dell'ambiente, sia come contributo alla riduzione della carenza di risorse
silvicole nella Comunità e come complemento della politica comunitaria intesa a
tenere sotto controllo la produzione agricola.
Con il Regolamento (CEE) 2080/92 si è inteso rimboschire le superficie agricole e
migliorare le condizioni dei boschi esistenti. Con il miglioramento delle superfici
boschive nelle aziende agricole si contribuisce a migliorare, sotto il profilo del
reddito, la situazione di quanti lavorano nell'agricoltura.
Il beneficio per i nuovi imboschimenti è pari all’importo dei lavori di realizzazione
dell’impianto ed a contributi pari a venti annualità.
L’impegno per i nuovi imboschimenti ha una durata di venti anni. I primi cinque
anni il beneficio è inteso a contribuire alle spese di manutenzione delle nuove
superfici boschive ed alla perdita di reddito. Gli ulteriori quindici anni il beneficio
è pari alla sola perdita di reddito subita dagli agricoltori durante il periodo non
produttivo delle superficie imboschite.
La Regione Basilicata, con proprie delibere ed in attuazione della normativa
comunitaria e del Decreto Ministeriale del 18 dicembre 1998, n. 494 e della
successiva Circolare del 4 ottobre 2000, n. 4373 recante norme di applicazione,
ha fissato i massimali per gli aiuti riportati.
Si tenga presente che, sebbene la maggior parte degli impegni possa essere attuata
da qualsiasi persona fisica o giuridica di diritto privato, il Regolamento (CEE)
2080/92 prevede che gli investimenti per il miglioramento delle superfici
boschive (quali la sistemazione di frangivento, di fasce tagliafuoco, di punti d'acqua e
di strade forestali) possano essere finanziati solo agli imprenditori agricoli
(figura determinata con il D. Lgs. 99/2004) o a loro associazioni.
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SHORT ROTATION FORESTRY
Tecnica colturale che prevede l’utilizzo di specie arboree a rapido accrescimento
finalizzata alla massimizzazione della produzione di biomassa
CARATTERISTICHE
1) Turni brevi o molto brevi: da 1-2 anni a 5-6 anni
2) Specie a rapido accrescimento: Populus sp, Robinia, Eucaliptus sp.
3) Moduli colturali intensivi: elevata meccanizzazione e pratiche colturali dedicate
4) Condizioni stazionali ottimali: climatiche e pedologiche
MODELLI COLTURALI
Europeo: elevatissima densità per biomassa
Americano: densità inferiore per destinazioni industriali
SPECIE UTILIZZATE
- Principali: Cloni di Populus, Eucaliptus sp, Salix sp, Robinia pseudoacacia
- Sperimentali: Alnus sp. Platanus sp, paulownia, Acer sp.
MODULI COLTURALI
1) MODELLO EUROPEO (esempio di modulo italiano)
- Ciclo annuale: 14.000 p/ha;
- File binate (2,8 m tra le bine, 0,7-0,8 m tra le file delle bine, 0,4-0,7 m sulla fila
- Ciclo biennale: file binate o singole; 6.000/10.000 p/ha
Cicli annuali
- Facilità di raccolta con falciatrinciacaricatrici
- Produzioni annuali
- Elevato costo di impianto
- Rapido esaurimento delle ceppaie
- Elevata produzione di corteccia
- Elevata produzione anche al II e III anno
- Fino a 16 t/ha
Cicli biennali
- Riduzione del costo di impianto
- Minore densità e più spazio per le piante
- Più difficile il controllo delle infestanti
- Minore quantità di corteccia
- Fino a 20 t/ha
2) MODELLO AMERICANO
- Ciclo: 5-7 anni
- Densità: 1.000/1.500 p/ha
- Spaziatura: 3x3 o 2x2
- In Italia applicato a molte specie a rapido accrescimento per tronchetti
per l’industria della carta.
Cicli quinquennali
- Materiale da industria (carta ecc.) e da energia
- Stessi mezzi della produzione forestale
- Possibilità di allungare i turni
- Densità quindi elevate superficie Filizzola
Tesina Esame di Arboricoltura - - Scienze Forestali e Ambientali UNIBAS
DESCRIZIONE APPUNTO
Appunti di Selvicoltura e principi di gestione forestale riguardante le Considerazioni generali e finalità dell'arboricoltura da legno, studio e scelta della stazione Tecniche di impianto, coltivazione e gestione delle piantagioni, Opere accessorie alle piantagioni, Caratteristiche delle specie più comunemente impiegate in impianti puri e misti, Legislazione: Aspetti forestali della PAC.
Progettazione di piantagioni.
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