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toscana e destinate all'ambiente letterario: sono il codice Vaticano 3793 (siglato V), il Palatino (P) e il Laurenziano Rediano 9 (L).
Non esiste un codice dedicato esclusivamente alla poesia siciliana, che anzi nelle raccolte occupa uno spazio sempre più ridotto a
causa dell'evoluzione del gusto del tempo. A causa di ciò, ovvero per uno scarso interesse per questa poetica, si avviò un processo
di modificazione linguistica, operata in maggior o minor misura dal copista, e consistente nella sostituzione di tratti specifici del
proprio dialetto alla lingua del manoscritto siciliano l'operazione si traduce in una toscanizzazione della lingua dei siciliani.
→ :
Prova di questa toscanizzazione è dato da un esame delle rime. Spesso infatti si ritrovano rime imperfette come ora pintura
oppure se sostituiamo alla forma toscana quella forma fonetica siciliana, le rime imperfette cessano, e avremo cosi
tacere:dire →
: :
e .
ura pintura taciri diri
Queste rime sono dette “siciliane” e compariranno anche tra i poeti toscani che le adottarono volutamente.
A queste prove va aggiunta la testimonianza manoscritta giunta a noi indirettamente attraverso la trascrizione di un filologo
modenese del cinquecento, Giovanni Maria Barbieri. Era in origine chiamato libro siciliano dal quale copiò una canzone di Stefano
Protonotaro e parti di altre canzoni queste copie realizzate dal Barbieri testimoniano la natura della lingua originaria siciliana e
→
permette quindi di misurare la toscanizzazione, anche se è poco efficiente fare una ritraduzione dal toscano al siciliano in quanto è
impossibile ricostruire.
Si individuano nel repertorio dei siciliani tre filoni metricitematici:
canzone > riservata alla tematica liricoamorosa, di tono elevato e costruita preferibilmente con endecasillabi e settenari
canzonetta > spesso costituita da strofe di versi brevi, di tono più “facile” e di tecnica meno raffinata
sonetto > creato da Giacomo da Lentini e caratterizzato da temi teoricofilosofii. È diventato il componimento lirico breve x
eccellenza della poesia italiana
lo storico della lingua Gianfranco Folena sottolinea che i modi illustri ed elevati e i modi colloquiali subiscono una progressiva
divaricazione che da un lato accentua il preziosismo formale e tende all'astratto, dall'altro intensifica la disposizione al comico e al
realistico.
Le prime pagine critiche sui siciliani sono quelle scritte da Dante nel De vulgari eloquentia dove li giudica con una valutazione
positiva. All'interno dell'opera è inserita anche una graduatoria di valore, dove i siciliani hanno decisamente un posto privilegiato per
via della loro grande perizia retoricostilistica. Concorda con Dante anche la critica più recente. Mentre nell'ottocento, legati a criteri
di stampo romantico, si esprimevano forti riserve per la loro mancanza di sincerità e si “sentimento”.
> i poeti siciliani
lo stesso re Federico II e i suoi due figli Manfredi ed Enzo , si dedicarono all'attività poetica, senza raggiungere livelli di alta qualità.
Enzo divenne re di Sardegna e fu attivo collaboratore del padre come legato imperiale nell'italia settentrionale. Combattendo a
Fossalta fu imprigionato dai bolognesi e morì proprio lì in carcere e sepolto poi a Bologna. Secondo alcuni critici proprio per merito
suo, si verificò negli anni della sua prigionia, la prima diffusione della scuola siciliana nella città che poi diventerà il centro dello
stilnovo.
Giacomo da Lentini è il poeta più significativo. Era notaio della corte imperiale e probabilmente l'iniziatore della lirica, infatti anche lo
stesso Dante nel Purgatorio lo cita come il più rappresentativo dei siciliani. A lui viene poi attribuito l'invenzione del sonetto.
Compose uno dei più importanti canzonieri dell'epoca, composto da circa 30 poesie che dimostrano grande perizia retorica, grande
inventiva e indirizzata al solo tema amoroso.
Conobbe una forte influenza nella produzione poetica successiva a tal punto che alcuni suoi componimenti sono inseriti della
raccolta aragonese del quattrocento, ovvero un antologia di rime raccolte per incarico di Lorenzo il Magnifico e destinata a Federico
d'Aragona.
Rinaldo d'Aquino è un'altra personalità di rilievo anche se la sua identificazione è incerta perchè esistevano molti Rinaldi presso la
corte. Anche di lui conosciamo un canzoniere che è il più esteso dopo Lentini, e proprio per la sua lingua e il suo costrutto della
poesia Per fin amore.. , venne fortemente apprezzato da Dante nel De vulgari eloquentia. Lui coltiva un tono medio,
“popolareggiante” che si esprime principalmente nella canzonetta, e anche questo fu motivo di elogio da Dante.
Guido delle Colonne fa parte di un gruppo di messinesi che ebbero anche loro grande importanza. Costui era giudice di Messina e la
sua esperienza poetica era contemporanea o poco successiva a Lentini. Le sole cinque canzoni rimaste ebbero la stima di Dante
che le lodò nel De vulgari eloquentia per la sua eleganza e l'abilità tecnica.
Oggi è riconosciuto come una delle personalità più importanti della scuola siciliana. Questo riconoscimento gli viene tributato x l'uso
sapiente dei temi trobadorici e per l'uso sapiente della tecnica retorica e della metrica.