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EFFETTI DEI LIVELLI DI ISTRUZIONE SULLA PRODUTTIVITÀ
In un mercato del lavoro perfettamente concorrenziale i salari riflettono la produttività marginale dei lavoratori,
per cui i salari sono di solito usati come proxy della produttività. Come dimostrato da molte ricerche, una
maggiore istruzione è associata a salari più alti (si stima che ogni anno di istruzione aumenti in media le
retribuzioni del 7% circa), quindi a una maggiore produttività. L’interpretazione di questa correlazione è però
molto dibattuta: le due interpretazioni principali sono entrambe consistenti con la correlazione tra salari e
istruzione, ma conducono a implicazioni per le politiche pubbliche molto diverse.
▪ Istruzione come accumulazione di capitale umano: l’istruzione è per l’individuo il mezzo di investire in
capitale umano (= insieme delle capacità professionali di una persona e che può incrementare
seguendo ulteriori percorsi formativi), perciò più istruzione accresce lo stock di capacità e competenze
del lavoratore, migliorandone la produttività e permettendogli di ottenere retribuzioni più alte lo Stato
dovrebbe finanziare l’istruzione o favorirne l’accesso agli individui, così da innalzare la produttività
sociale;
▪ Istruzione come meccanismo di screening: l’istruzione fornisce solo un mezzo per separare gli individui
più capaci da quelli meno capaci, senza migliorare realmente le capacità individuali, perciò il fatto che i
lavoratori più istruiti siano più produttivi e ricevano salari più alti non è dovuto al fatto che l’istruzione
ha migliorato il loro capitale umano; piuttosto la spiegazione sarebbe che solo i lavoratori più produttivi
hanno la capacità di raggiungere più alti livelli di istruzione, e il fatto stesso di avere più istruzione
(possedere un diploma o una laurea) ha segnalato al mercato la loro elevata capacità e produttività,
permettendo loro di ricevere un salario più alto da parte dei datori di lavoro lo Stato non è tenuto a
favorire un aumento dei livelli di istruzione, in quanto i rendimenti dell’istruzione sono puramente privati
e non migliorano la produttività sociale; anzi, permettere a tutti di avere un titolo di studio potrebbe
ridurre la capacità di segnalazione del titolo stesso, danneggiando i lavoratori più competenti
(esternalità negativa) lo Stato deve sostenere le istituzioni educative, in quanto costituiscono il
miglior meccanismo di selezione, ma non sussidiare gli sforzi individuali per istruirsi.
ALTRI EFFETTI DEI LIVELLI DI ISTRUZIONE
Altre esternalità dell’istruzione che motivano l’intervento dello Stato nel settore:
▪ maggiore probabilità di partecipazione alla vita politica e maggiore comprensione dei dibattiti politici;
▪ minore probabilità di attività criminali;
▪ miglior stato di salute proprio e dei figli;
▪ più alti livelli di istruzione dei figli;
▪ più alti livelli di produttività dei compagni di lavoro (effetto spillover);
▪ minore probabilità di adottare comportamenti rischiosi (fumo, alcol);
▪ maggiore tasso di crescita delle retribuzioni.
L’IMPATTO DELLA QUALITÀ DELLA SCUOLA
Il rendimento dell’istruzione dipende anche dalla qualità della scuola. Non esiste un indicatore univoco e
condiviso per definire la qualità della scuola: le misure più comunemente usate sono la dimensione media delle
classi (rapporto studenti/insegnanti nella scuola) e la spesa per studente. Più di recente, si stanno studiando
altri elementi driver di migliore qualità: orari scolastici prolungati, anno scolastico più lungo, frequenti feedback
agli insegnanti, tracking degli studenti (selezione dei curricula per formare classi con studenti di livello
omogeneo, che migliorerebbe i punteggi nei test sia per gli studenti più performanti che per quelli meno
performanti). ASSICURAZIONE SOCIALE
La spesa dello Stato oggi si concentra sui programmi di assicurazione sociale = interventi finalizzati a offrire una
copertura assicurativa contro una gamma di eventi avversi. I lavoratori contribuiscono a finanziarla mediante
trattenute sui salari o contributi obbligatori, in cambio dell’accesso ai benefici del programma per la maggior
parte dei programmi l’accesso non è means-tested, cioè non prevede l’accertamento delle condizioni reddituali
o patrimoniali del lavoratore.
Assicurazione = promessa di corrispondere all’assicurato, o a soggetti che forniscono servizi all’assicurato, una
somma, detta risarcimento, al verificarsi di un determinato evento, contro il pagamento di un premio.
Premio assicurativo = somma pagata a un assicuratore al fine di assicurare un individuo contro il verificarsi di
eventi avversi.
Esiste una vasta gamma di prodotti assicurativi che comprende assicurazioni sanitarie, automobilistiche, sulla
vita, su danni e proprietà (contro il rischio di incendi, disastri naturali, incidenti, furti).
PERCHÈ GLI INDIVIDUI DESIDERANO ASSICURARSI?
L’UTILITÀ MARGINALE DECRESCENTE
Il valore delle assicurazioni per gli individui è una conseguenza del principio di utilità marginale decrescente,
secondo cui l’utilità marginale del consumo diminuisce all’aumentare del consumo stesso (la j-esima unità
consumata di un certo bene determina un incremento di utilità maggiore rispetto alla j+1-esima unità
consumata del medesimo bene).
L’utilità marginale decrescente del consumo di un certo bene implica che a parità di valore medio
dell’ammontare di consumo su un arco temporale pluri-periodale, l’utilità è maggiore nel caso di un profilo di
consumo costante nel tempo rispetto al caso di consumo variabile, poiché la perdita di utilità subita nei periodi
di consumo inferiore alla media più che compensa il guadagno di utilità ottenuto nei periodi di consumo
superiore al valore medio es. l’utilità è maggiore per chi consuma €30.000 sia nel primo sia nel secondo anno
che per chi consuma €50.000 il primo anno e €10.000 il secondo anno, poiché l’utilità che si ha aumentando i
consumi del primo anno da 30.000 a 50.000 è nettamente inferiore alla diminuzione di utilità che si ha
riducendo i consumo del secondo anno da 30.000 a 10.000.
Quindi, gli individui preferiscono una stabilizzazione dei consumi, cioè trasferire una parte del proprio consumo
dai periodi in cui queste è elevato, e quindi ha una bassa utilità marginale, ai periodi in cui è basso, e quindi ha
un’alta utilità marginale.
Quando gli eventi futuri sono incerti, gli individui preferiscono stabilizzare i propri consumi nei diversi possibili
stati del mondo, cioè a prescindere dall’esito di un qualche evento futuro oggi incerto l’assicurazione è
desiderabile perché consente di massimizzare ex ante l’utilità dei propri consumi, stabilizzandoli,
indipendentemente dai possibili eventi negativi che dovessero verificarsi.
Secondo la teoria elementare delle assicurazioni gli individui preferiranno essere completamente assicurati.
L’ipotesi di utilità marginale decrescente è strettamente legata all’idea di avversione al rischio: U(consumo
atteso) > EU.
IL MODELLO DELL’UTILITÀ ATTESA
Modello comunemente adottato per rappresentare le scelte in condizioni di incertezza, è dato dalla somma
ponderata delle utilità in ogni possibile stato del mondo, dove i pesi sono dati dalle probabilità di realizzazione
dei singoli stati del mondo supponendo che un evento avverso avvenga con probabilità p, l’utilità attesa è
data da:
EU = (1 – p) * U(consumo con evento non avverso) + p * U(consumo con evento avverso).
Applicazione al caso di assicurazione da malattia Definiamo:
- w reddito se l’evento avverso non si realizza
- d quantificazione monetaria del danno derivante dall’evento avverso
- p probabilità che si verifichi l’evento avverso
- b risarcimento se l’evento avverso si realizza e l’assicurato subisce il danno, 0 < b ≤ d
- m premio per unità monetaria di risarcimento, 0 < m < 1, m ≥ p
- mb premio pagato dall’assicurato per avere la copertura
Confronto tra i redditi nei due stati del mondo con e senza assicurazione
Stato del Reddito senza
Probabilità Reddito con assicurazione
mondo assicurazione
Salute 1 – p W = w W = w – mb < w
1 1
p W = w – d – mb + b = w – d + b (1 – m) > w –
2
Malattia W = w – d
2 d
L’individuo è di fronte ad una lotteria di reddito: W = (W ,W ), la cui utilità è data da: EU = (1 – p) * U(W ) + p *
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U(W ). L’assicurazione riduce la variabilità della lotteria di reddito, poiché al crescere di b, W aumenta e W
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diminuisce W rimane inferiore a W finché b < d; quando b = d, l’assicurazione annulla completamente la
2 1
variabilità (W = W ).
2 1
Il premio unitario m è attuarialmente equo quando è pari alla probabilità dell’evento negativo (m = p) implica
che gli assicuratori non debbano sostenere costi amministrativi e non ricavino alcun profitto dalla propria
attività, limitandosi a convertire i premi incassati in risarcimenti su richiesta.
In assenza di tali ipotesi, m > p (premio non attuarialmente equo) l’assicuratore applica un premio di rischio,
che gli individui sono disposti a pagare in quanto generalmente avversi al rischio, perciò attribuiscono un valore
alla possibilità di assicurarsi.
La copertura assicurativa o risarcimento b è completa quando è pari al danno subito in caso di evento avverso
(b = d); quando il risarcimento è inferiore al danno (b < d), la copertura è parziale.
La conclusione fondamentale della teoria dell’attualità attesa è che, se i premi sono attuarialmente equi, gli
individui preferiscono un’assicurazione completa. Infatti, è possibile dimostrare che, data una funzione di utilità
caratterizzata da utilità marginale decrescente,
- se il premio è attuarialmente equo, allora la copertura ottimale è completa: m = p b = d
- se il premio non è attuarialmente equo, allora la copertura ottimale è parziale: m > p b < d
Risulta che, quando i premi sono attuarialmente equi, il mercato assicurativo produce un esito efficiente, ossia
un’assicurazione completa, che garantisce un identico livello