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FRANCIA
Quinta Repubblica francese è l'archetipo del semipresidenzialismo. La Costituzione del 1958 aveva
l'obiettivo di conseguire dei governi stabili che fossero in grado di fronteggiare la crisi politica.
Problemi della Quarta Repubblica: instabilità politica (23 governi in 12 anni), paura che la guerra
d'Algeria provocasse un colpo di Stato a Parigi.
1958, ritorno di De Gaulle sulla scena politica come salvatore, preparò nuova Costituzione.
Esecutivo bicefalo francese funziona abitualmente con leadership presidenziale (presidente è
decision maker), ma in coabitazione la situazione si inverte (anche se il Presidente mantiene
prerogative di politica estera e difesa).
La Costituzione definisce il Presidente un arbitro, anche se in realtà ha poteri ben più forti: sceglie il
Primo ministro e su proposta di questo i ministri. Se maggioranza presidenziale e parlamentare
coincidono, il Primo ministro finisce per diventare il braccio destro del Presidente.
In più, può sciogliere il Parlamento (dopo aver consultato Primo ministro e due camere). Finora è
successo 5 volte: due con De Gaulle, due con Mitterrand e una con Chirac. Di solito avviene se il
presidente è certo di poter allargare il proprio consenso. Chirac però commise errori di valutazione e
fu costretto ad affrontare un lungo periodo di coabitazione.
Presidente è anche comandante delle forze armate, ha influenza nella difesa nazionale e ha un ruolo
predominante sul terreno delle relazioni internazionali.
Ha anche parecchi poteri legislativi. Su proposta del governo può sottoporre a referendum progetti
di legge, tuttavia ciò può essere anche un'arma a doppio taglio perché, se rigettato, rivela un
cedimento verso esecutivo e presidente.
Ha anche potere di veto, che però è stato usato solo 3 volte.
Primo ministro: 2 strumenti importanti: voto bloccato (sospensione del diritto di emendamento del
Parlamento) e ghigliottina (può impugnare la responsabilità del governo su un testo che viene
adottato se non interviene una mozione di sfiducia entro 24 ore).
Ha in più grande autorità nei confronti dei ministri degli Esteri e della Difesa e controlla il processo
di produzione legislativa.
Tuttavia in caso di governo unito tende ad essere un parafulmine del Presidente.
In generale quindi il semipresidenzialismo francese è a dominanza presidenziale, a partire da De
Gaulle.
I due turni del sistema elettorale hanno bipolarizzato il sistema, e la soglia di sbarramento (ora al
12%) ha ridotto il numero di partiti.
Introduzione dell'elezione diretta del Capo dello Stato ha inciso sulla maggiore personalizzazione
dei partiti, che sono diventate macchine organizzative.
Riforme presidenziali hanno teso a confermare la maggioranza presidenziale:
8. elezione diretta del presidente (1962), presidente può sfruttare la legittimità popolare.
9. 2000, mandato presidenziale ridotto da 7 a 5 anni, elezioni presidenziali si svolgono prima
delle politiche, provocando un effetto trascinamento che dovrebbe consentire agli stessi
partiti che hanno vinto la presidenza di diventare maggioranza parlamentare.
10. 2008, presidente non può rimanere in carica per più di due mandati consecutivi, e può
intervenire davanti alle Camere in seduta comune. Ciò non ha ridotto il potere presidenziale.
Coabitazioni:
• Miterrand-Chirac: Miterrand diceva di essere super partes ma in realtà no. Tensione durante
il G7 ma risolta con le conferenze stampa congiunte.
• Miterrand-Balladur, ma non dura perché Miterrand non voleva ricandidarsi.
• Chirac-Jospin, tuttavia piena collaborazione.
PRESIDENTI FRANCESI
Hanno avuto lunga carriera politica nel partito e nelle istituzioni, solo pochi però sono stati Primo
ministro. De Gaulle, Miterrand e Chirac hanno avuto un secondo mandato. De Gaulle è stato l'unico
presidente dimissionario, mentre Pompidou è morto durante il mandato.
De Gaulle ha costruito l'istituzione presidenziale attorno a tre elementi:
3. Presidente è il supremo rappresentante degli interessi della nazione: mette in gioco una
rappresentanza generale, mentre il Parlamento quella degli interessi particolari;
4. Presidente è per natura al di sopra delle parti, è quindi autonomo dai partiti;
5. Presidente ha personalità forte, ambiziosa, con qualità particolari, è visto come un capo
carismatico, si distingue dagli altri.
• De Gaulle, UNR, 1959-1969. Durante il primo mandato ha risolto i grandi problemi che la
Francia stava attraversando, economici e coloniali (indipendenza all'Algeria); in piena
guerra fredda proclamò l'indipendenza della Francia da entrambi i blocchi, dotandosi di
proprie armi nucleari e pose il veto all'ingresso dell'Inghilterra nella CEE. 1962, elezione
diretta del Presidente. Nelle elezioni del 1965 sconfisse Miterrand solo al secondo turno. In
questa occasione cominciò ad usare le tecniche di comunicazione e iniziò ad organizzare
almeno due grandi conferenze stampa all'anno.
Durante il secondo mandato promosse indipendenza e ruolo forte della Francia in politica
estera, asse franco-tedesco, ostacolo all'Inghilterra; embargo contro Israele per la Guerra dei
sei giorni (1967). in politica interne dovette fronteggiare la grande inquietudine interna che
fece temere il colpo di Stato. Si dimise nel 1969 in seguito all'esito negativo di un
referendum che voleva riformare il Senato in senso regionale.
• Pompidou, UDR, 1969-1974. responsabile della pacifica risoluzione delle proteste
studentesche del 1968, strategie che ruppe la coalizione studenti-lavoratori. Personalità
energica, si oppose più volte al Primo ministro che voleva creare una nouvelle societe. Meno
capace di De Gaulle di utilizzare i mass media ed entrare in sintonia col popolo francese.
Principali obiettivi perseguiti: industrializzazione, modernizzazione di Parigi; fine del veto
francese alla partecipazione dell'Inghilterra alla CEE. Consolidò istituzioni golliste.
• Giscard d'Estaing, UDF, 1974-1981. Riuscì a far prevalere il liberalismo sul
conservatorismo nella società francese. Fa approvare leggi su legalizzazione del divorzio,
de-criminalizzazione dell'aborto, riduzione maggiore età a 18 anni. Rapporti tesi con Primo
ministro Chirac (dimissioni di quest'ultimo nel 1976). rapporti più sereni con Barre. Tono
meno solenne con i cittadini, utilizzo delle conversazioni al caminetto, tuttavia ci fu
sovraesposizione mediatica a causa delle numerose conferenze stampa. Forte calo di
popolarità in seguito alla crisi energetica del 1973 (fine dei 30 gloriosi).
• Miterrand, socialista, 1981-1995. Utilizzo di tutti gli strumenti disponibili per consolidare
il proprio potere. Primo mandato, intervento in politica interna sia per attuare i programmi
della sinistra (nazionalizzazioni, patrimoniale, legalizzazione degli immigrati irregolari,
abolizione pena di morte, estensione diritti dei lavoratori, fondi per la cultura) sia per
coordinare l'ampia coalizione di governo, che andava dai comunisti ai radicali. 1983, svolta
liberale, rigore economico per combattere inflazione e mantenere competitività del paese sul
piano europeo. 1986, coabitazione con Chirac. Secondo mandato, linea politica più
moderata. 1993, coabitazione con Balladur, a cui lasciò le redini del governo. Accordi di
Martignon, trattato di Maastricht (1992). Presidente che più di tutti ha sfruttato le
potenzialità dei mass media a proprio vantaggio.
• Chirac, RPR, 1995-2007. Eletto con programma incentrato sulla riduzione delle tasse e
aumento dell'occupazione, ma misure neoliberiste provocarono dissenso sociale che culminò
in sciopero generale nel 1995. 1997 decise di sciogliere anticipatamente il Parlamento,
pensando di allargare il proprio consenso, ma le elezioni furono vinte dal centro-sinistra.
Coabitazione con Jospin conflittuale ma senza crisi rilevanti. Elezioni del 2002, ballottaggio
da tra due candidati di destra, Chirac e Le Pen (estrema destra). Vittoria di Chirac con
l'82,2% grazie a mobilitazione socialista per evitare governo di Le Pen. In seguito, profondo
crollo della sua personalità.
• Sarkozy, UMP, 2007-2012. Ruolo di ministro funzionale alla corsa alla presidenza. Cesura
rispetto alla personalità d'eccezione, si è definito “uomo come gli altri”, ma non ha
rinunciato all'eccezionalismo. Quando era sindaco di Neuilly, intervento in prima persona in
un sequestro di bambini in un asilo, aumento della sua fama. Nella campagna del 2007,
Presidente più presente sui media, uso frequente del going personal (utilizzo della propria
vita privata come strumento di mediatizzazione). Vantaggio di contatto più diretto con gli
elettori, ma svantaggio di essere sovraesposto in caso di scandali. Primi tre anni non molto
facili: provvedimenti troppo estremi in tema di sicurezza e immigrazione giudicati
incostituzionali, emergere di crisi economico-finanziaria ha bloccato l'agenda neoliberista.
Apertura a sinistra dopo la sconfitta dell'UMP nelle elezioni europee del 2009 non ha
convinto la base gaullista. Così, nelle elezioni regionali del 2010 l'UMP ha conquistato una
sola regione. Impossibilità di sfruttare appieno le potenzialità che il semipresidenzialismo gli
offre nel canalizzare lo scontento per le politiche più impopolari. Primo ministro Fillon gode
di più successo presso l'opinione pubblica e il partito.
IL PRESIDENTE NEI SISTEMI PARLAMENTARI
Il principio alla base del parlamentarismo è quello della condivisione dei poteri tra esecutivo e legislativo. Il
perno del sistema è il Parlamento. Questa forma di governo discende direttamente dalla monarchia
costituzionale.
Nel parlamentarismo la differenziazione delle funzioni tra poteri non è rigida, ma corrisponde alla necessità
della distribuzione dei compiti. La codecisione e la cooperazione tra governo e parlamento sono il modo in
cui si adempie ai rispettivi compiti.
Elettori eleggono direttamente il Parlamento e indirettamente, cioè attraverso il legislativo, un esecutivo e il
capo dell'esecutivo.
L'investitura del Primo ministro rimane prerogativa del legislativo, che lo realizza con modalità diverse:
- nominato dalla Regina (Gran Bretagna)
- nominato dal Presidente della Repubblica ed eletto dal Bundestag (Germania)
- nominato dal Presidente della Repubblica e per entrare in carica deve ottenere il “voto di fiducia” dal
Parlamento (Italia, Spagna, Finlandia)
- nominato dal Presidente della Repubblica ed entra in carica se la maggioranza in Parlamento non si
oppone con un “voto di sfiducia negativo”(Svezia)
Nel Parlamentarismo esiste una distinzione formale tra Capo dello Stato e Cap