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SEMIPRESIDENZIALISMO
· il modello di riferimento è quello francese. In realtà di sistemi
semipresidenziali non ce ne sono moltissimi nel mondo (anche la Russia). Un sistema è semipresidenziale
quando:
o Il presidente è eletto direttamente o anche indirettamente dal popolo. Ma ciò che diversifica il
presidenzialismo dal semipresidenzialismo e che qui il presidente eletto dal popolo non è il capo del governo
ma c’è un capo del governo. È un sistema ad autorità duale, a due teste: un presidente eletto dal popolo e
un primo ministro nominato dal presidente ma che per governare ha bisogno di una maggioranza
parlamentare. Quindi il capo del governo ha una duplice responsabilità: nei confronti del presidente che lo
ha nominato, nei confronti del parlamento che lo deve sostenere con una maggioranza.
Normalmente la divisione dei poteri prevede per il presidente costituzionalmente parlando dei poteri in
politica esteri e difesa e per il primo ministro tutti gli altri poteri di indirizzo delle normali attività di un
governo.
In realtà bisogna distinguere tra quella che potremmo definire la costituzione materiale (cioè prassi) e la
costituzione scritta. Nel caso francese tra le due teste c’è sempre una testa che comanda cioè che conta più
dell’altra e:
➔ quando il presidente è dello stesso colore della maggioranza che è in parlamento prevale la
costituzione materiale e a comandare davvero è il presidente. È questa prassi data da De Gaulle, cioè
dalle origini della Quinta repubblica francese. Noi ci ricordiamo De Gaulle che era presidente ma non
ci ricordiamo chi era il primo ministro. Era dello stesso partito quindi contava solo De Gaulle.
➔ Quando invece c’è l’equivalente che per il presidenzialismo è il governo diviso e che per i francesi è
la coabitazione cioè quando c’è un presidente di un colore politico e un primo ministro e una
maggioranza parlamentare di un colore politico diverso allora la testa che comanda è quella del
primo ministro perchè lo dice la costituzione che riserva al presidente poteri di rappresentanza e
anche entro certi limiti di decisione (politica estera e difesa).
Tra l’altro, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, normalmente in caso di coabitazione il primo
ministro e il presidente non si pestano i piedi a vicenda primo per un fattore politico, cioè di un senso dello
Stato che in Francia è come noto fortemente sviluppato, ma anche per un fattore personale: il primo
ministro di solito ambisce a diventare presidente e il presidente a essere rieletto. Allora un presidente che
voglia essere rieletto deve essere rigorosamente ligio al dettato costituzionale e quindi un presidente che
vuole essere rieletto e che ha un primo ministro di un colore politico diverso non può debordare dai suoi
poteri interferendone l’attività di governo perchè si giocherebbe la possibilità di essere rieletto
commetterebbe qualcosa che non è costituzionalmente e a sua volta un primo ministro che ambisca a
diventare presidente difficilmente contesterà le prerogative presidenziali nei settori in cui il presidente
comanda come dettato dalla costituzione perché creerebbe un precedente per cui nel momento in cui fosse
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successivamente eletto potrebbe quel precedente ritorcergli contro. Quindi c’è una convergenza di interessi
personali tra le due figure. Quindi anche quando c’è coabitazione per i due motivi appena descritti le cose
funzionano bene.
Il presidente è comunque indipendente dal parlamento, non può essere sfiduciato dal parlamento tranne nel
caso di impeachment perché è stato eletto direttamente dal popolo così come il parlamento viene eletto
direttamente dal popolo nelle elezioni politiche nazionali.
L’ultima parola sullo scioglimento delle camere come previsto dalla costituzione ce l’ha il presidente. Se il
primo ministro vuole sciogliere le camere va dal presidente e comunica la sua volontà e allora il presidente
ha due alternative o dice si (lui ha potere di ultima istanza) o dice no, quindi nomina il nuovo primo ministro
e a quel punto il nuovo primo ministro che il presidente ha nominato va in parlamento= se ottiene la
maggioranza in parlamento bene, altrimenti presidente è costretto a indire elezioni anticipate, a sciogliere le
camere.
o il parlamento è sovrano
o il capo del governo non è eletto direttamente dal popolo, così come il capo dello stato ma dal
parlamento.
C’è un’unica duplice eccezione. Ci sono due paesi in cui c’è il parlamentarismo ma c’è anche l’elezione
diretta del presidente della repubblica e i suoi poteri sono di sola rappresentanza (in Austria e Islanda).
Quindi viene da domandarsi che senso ha eleggere direttamente dal popolo un presidente della repubblica
che non è né capo del governo e che non ha neanche dei poteri politici rilevanti.
In sistemi parlamentari Il capo dello stato ha funzioni simboliche, di rappresentanza dell’unità nazionale.
Qui il problema diventa , lo abbiamo già affrontato lo scorsa lezione, che rapporto c’è tra il primo ministro e i
suoi ministri, i membri del suo gabinetto?
Avevamo stabilito una gerarchia con:
• in testa il caso del primo ministro inglese che è il capo del suo partito che nomina e può far
dimettere a suo piacimento i propri ministri. È la fattispecie quella inglese, diciamo il sistema inglese
di premiership più forte di parlamentarismo cioè quella in cui i poteri di primo ministro rispetto ai
membri del governo è maggiore
• poi c’è quella intermedia: il cancellierato alla tedesca, dove il cancelliere tedesco ha un po’ meno
poteri del premier inglese soprattutto perchè i governi che dirige sono soprattutto governi di
coalizione ma ne ha più rispetto alla terza fattispecie
• la presidenza del consiglio italiana dove il presidente del consiglio soprattutto ai tempi della prima
repubblica è un notaio che semplicemente ratifica le nomine alle cariche di governo che gli vengono
sottoposte dalle segreterie dei partiti.
Sartori efficacemente usa per differenziare questi 3 casi di parlamentarismo dal più forte al più debole
quest’espressione: lui dice “nel parlamentarismo all’inglese il primo ministro inglese è un primo sopra
ineguali [SOPRA ha più potere INEGUALI i membri dei suo governo hanno poteri inferiori]; nel caso di
cancellierato alla tedesca (la seconda forma di parlamentarismo in ordine di poteri del primo ministro) il
cancelliere è un primo tra ineguali quindi è un po’ più forte dei suoi ministri ma non così forte da potersi dire
che sta sopra; presidenza del consiglio italiana è un primo tra eguali (un Primus inter pares). E’ vero che
formalmente la nostra costituzione attribuisce al premier il potere di nomina dei suoi ministri previa ratifica
da parte del presidente della repubblica ma soprattutto Italia prima repubblica erano le segreterie di partiti a
decidere quale politico doveva ricoprire quale carica. Nella seconda repubblica soprattutto nei momenti in
cui ci sono stati i governi tecnici il potere di veto sulla nomina di certi ministri è stato esercitato. 51
Anche qui i parlamentarismi non sono tutti uguali, ci sono quelli che funzionano meglio e quelli che
funzionano peggio. Il parlamentarismo inglese e tedesco funzionano meglio di quello italiano, caratterizzato
da un’elevata instabilità dei governi la cui durata media era di meno di 11 mesi nell’Italia della prima
repubblica anche se abbiamo detto che all’instabilità del governo corrispondeva una stabilità sostanziale dei
ministri nelle loro cariche magari scambiandosele vicendevolmente (abbiamo citato onorevole eternità
riferendoci ad Andreotti) .
Perché in Inghilterra e in Germania funziona meglio che da noi il parlamentarismo? Sartori afferma che in
Germania e Inghilterra ci sono delle condizioni particolari che ci sono lì e non altrove.
Le condizioni che rendono funzionale il parlamentarismo in Inghilterra sono:
• il bipartitismo
• un sistema elettorale maggioritario a turno unico (secondo le leggi di Sartori non è che il
maggioritario produca il bipartitismo ma aiuta a mantenerlo laddove c’è).
• Disciplina di partito = ci sono partiti fortemente disciplinati.
E in Germania? È un sistema multipartitico, sostanzialmente bipolare, governi di coalizione simile pertanto
all’Italia. E allora cos’è che fa funzionare bene?
• La soglia di sbarramento al 5% un sistema elettorale proporzionale corretto con una soglia di
sbarramento alta che produce un effetto di riduzione del numero dei partiti significativo;
• la messa fuori legge dei partiti antisistema: cos’è che fa si che, per usare la classificazione di Sartori,
noi definiamo il sistema partitico tedesco un sistema multipartitico limitato e il sistema italiano un
sistema di multipartitismo estremo? Il fatto che da noi ci sono più partiti e che nel multipartitismo
limitato non ci sono partiti antisistema a differenza di quello estremo. In Germania non ci sono i
partiti antisistema perché li hanno vietati per legge. La corte costituzionale tedesca ha messo fuori
legge i due partiti antisistema: prima quello neo nazista e poi comunista. Quindi se in Italia avessimo
messo fuori legge il movimento sociale italiano a destra e il partito comunista italiano a sinistra,
saremmo stati anche noi un sistema di multipartitismo limitati a pluralismo moderato senza partito
antisistema.
• il voto di sfiducia costruttivo = vuol dire che se tu in Germania vuoi sfiduciare un governo in carica tu
parlamento lo puoi fare solo a patto che nel giro di due settimane nomini un nuovo governo. Nel
parlamentarismo è il parlamento che conferisce o toglie la maggioranza al governo. Poniamo che ci
sia un governo in caria formato da liberal democratici e democratico cristiani tedeschi. Poniamo che
i liberal democratici decidano a un certo punto di non stare più in coalizione con i democratici
cristiani ma di fare un governo con i social democratici che fino a quel momento erano in
opposizione. Tolgono il sostegno al governo, il governo cade perché non ha più una maggioranza che
lo sostiene, ma cade poi effettivamente solo se il parlamento nel giro di due settimane riesce anche
con una nuova maggioranza a eleggere un nuovo governo. È successo nel caso tedesco due volte:
caso social democratici e l’altra volta ei liberal democratici. Facciamo il caso italiano: pensiamo
all’Italia della prima repubblica, ai governi di pentapartito. A un certo punto il partito socialista di
Craxi decide di allearsi con il partito comun