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A
C (q) costi delle imprese piccole
i
In un’impresa mono-prodotto, la presenza di economie di scala (costi medi decrescenti) è
condizione sufficiente, ma non necessaria per l’esistenza del monopolio naturale:
”
’ D
D
D . C M
. C
.
A
C m B
0 Q
In un’impresa multiprodotto, invece, per il monopolio naturale possono essere rilevanti le economie
di scopo, ossia è utile che il costo della produzione congiunta di una data quantità dei beni sia
inferiore al costo della loro produzione separata.
Un mercato è contendibile se esiste piena libertà di entrata e se non ci sono costi irrecuperabili
(cioè, per loro natura, non eliminabili). per l’entrante di
Il teorema dei mercati contendibili dice che in tali mercati non esiste la possibilità
realizzare profitti a prezzi inferiori a quelli praticati dall’incumbent, ma realizza un prezzo pari al
costo medio.
Le forme di intervento pubblico per un monopolio naturale non contendibile sono:
1. il monopolio pubblico;
2. la concorrenza per il mercato;
3. la concorrenza nel mercato.
Le forme di intervento pubblico per un monopolio naturale contendibile o per assenza di monopolio
naturale, invece, sono le deregolamentazioni.
Per tali forme di intervento ci possono essere:
first best, in cui ”prezzo = costo marginale” (p = Cm);
1. soluzioni di
soluzioni di second best, in cui ”prezzo = costo medio” (p = CM) e ”prezzo =
2. costo
+ imposte distorsive”
marginale (p = Cm + imposte distorsive).
p c = soluzione di first best
f = soluzione di second best
h = soluzione del mercato
R ap*cd = area del profitto
m D
p m h
p sb f
a d CM
g e c
p* C m
0 Q Q Q* Q
m sb
Per le soluzioni di first best occorre distinguere tra mercato privato e produzione pubblica. Nel
sono possibili perché in corrispondenza a ”p = Cm”
mercato privato, le soluzioni di first best non
l’impresa subisce perdite. Con la produzione pubblica, invece, le soluzioni di first best sono
possibili, ma richiedono anche l’introduzione di imposte non distorsive.
Per le soluzioni di second best, invece, ci sono due teorie:
1. la teoria delle imprese pubbliche e delle tariffe;
2. la teoria delle politiche per la concorrenza nel mercato e per il mercato.
In base alla teoria delle imprese pubbliche e delle tariffe, possiamo avere:
1. la tariffa unica, che è la regola del costo marginale di Hotelling;
2. la tariffa in due parti, fissa o variabile e pari al costo medio;
3. le tariffe discriminate, che possono essere:
per diverse unità di quantità consumata, con finalità di sottrazione del surplus;
per diverse tipologie di utenti, con finalità redistributive.
”p = Cm” punto ”c” = prezzo di Hotelling
p
”p – Cm” ”p = CM” punto ”f”
ap*cd = area del profitto
R m D
p m h
p sb f
a d CM
g e c
p* C m
0 Q Q* Q
sb
Nella concorrenza per il mercato, abbiamo l’asta, che è l’affidamento dell’offerta dei servizi a
privati, che acquistano tale diritto se risultano vincitori di aste pubbliche.
Il teorema di Demsetz dice che un meccanismo di asta è in grado di realizzare soluzioni di second
best (p = CM), che comportano l’estrazione delle rendite del monopolista, se tutte le imprese
possono accedere alle tecnologie più efficienti o se i costi di accordo sono elevati.
L’asta presenta tre limiti nei suoi meccanismi:
1. la possibilità di accordo, tanto più probabile quanto meno numerosi sono i partecipanti;
il bando d’asta non è di facile scrittura e, quindi, si possono avere contratti incompleti;
2.
3. sono necessarie ripetizioni periodiche delle aste, ma ciò crea problemi se ci sono elevati
costi irrecuperabili.
Gli aspetti istituzionali in tema di aste in Italia sono tre:
Unico europeo ha allargato il numero dei partecipanti a tutti i paesi;
1. l’Atto
si ha l’estensione dei contratti tipo “chiavi in mano” per evitare
2. aumenti dei costi in corso
d’opera; dell’Autorità per la vigilanza sui lavori
3. si ha la nomina pubblici nel 1999.
In presenza di consumatori del servizio pubblico, le regole contrattuali riguardano:
1. criteri di fissazione del prezzo del servizio;
quantità e qualità dell’offerta;
2. trasferimenti da parte dello Stato per incentivare l’impresa ad accettare
3. il contratto;
4. finanziamento degli investimenti.
I modelli di regolamentazione di servizio pubblico sono il costo del servizio o ROR (Rate Of
Return) e il Price cap.
Il prezzo o tariffa del ROR è fissato aggiungendo al costo un tasso di profitto equo sul capitale
investito. Il vantaggio del ROR è quello di attrarre capitale privato nel settore delle utilità, mentre
gli svantaggi sono due:
1. disincentiva il controllo dei costi;
2. genera sovra capitalizzazione delle imprese.
Il sistema del Price cap, invece, fissa il prezzo iniziale del servizio, ad un livello inferiore a quello
del monopolio non regolamentato. La dinamica del prezzo del servizio avviene secondo la regola
dell’RPI–X%, dove:
”RPI” è il Retail Price Index;
1. ”X%” è il tasso di variazione
2. della produttività, che dovrebbe tener conto del progresso
tecnico e dell’aumento della produttività nell’impresa multiprodotto.
I vantaggi del Price cap sono due:
la minimizzazione dei costi, l'efficienza interna e l’innovazione;
1. incentiva
2. amministra più facilmente il ROR.
Lo svantaggio del Price cap, invece, è quello di avere il rischio di deterioramento della qualità del
servizio.
Ogni contratto di regolamentazione ha quasi sempre le caratteristiche di un contratto stipulato in
ossia è caratterizzato da un rapporto tra il principale ”P” (che
condizioni di asimmetria informativa,
è lo Stato regolatore) e l’agente ”A” (che è l’impresa regolamentata).
L’agente può avere un vantaggio informativo:
1. sui costi (selezione avversa);
2. sulla produttività (azzardo morale);
3. sulla domanda (selezione avversa). all’impresa la
In base al rapporto principale-agente, lo Stato stipula un contratto in cui affida
gestione di un servizio offerto al pubblico su domanda, la cui offerta è caratterizzata da monopolio
naturale, cercando di realizzare condizioni di efficienza economica (la massimizzazione del
benessere sociale), evitando di pagare rendite all’impresa in ragione del vantaggio informativo di
l’impresa stessa
cui dispone.
Il contratto stipulato dallo Stato deve prevedere:
1. il prezzo a cui il servizio è venduto al consumatore;
l’eventuale trasferimento a favore dell’impresa, nel caso in cui il prezzo non sia sufficiente
2. ad incentivare la partecipazione dell’impresa.
La decisione di privatizzare, infine, è complessa perché:
1. privatizzare può significare cose molto diverse;
2. la scelta non è tra produzione pubblica e privata, ma di istituzioni disegnate con un corretto
sistema di incentivi;
3. non è una scelta assoluta, ma dipende dal contesto storico.
Il termine privatizzazione può avere diversi significati:
della forma giuridica di un’impresa pubblica
1. il primo fa riferimento alla modifica
come nel caso dell’ENEL, dell’ENI e delle Ferrovie dello Stato,
(privatizzazioni fredde,
trasformati in S.p.A.); dell’assetto proprietario di
2. il secondo significato, invece, fa riferimento alla modifica
un’impresa pubblica; dell’entrata in settore regolati o
3. il terzo significati, infine, riguarda la liberalizzazione
monopolizzati.
Gli obiettivi delle privatizzazioni possono essere molti, tra cui:
di migliorare l’efficienza interna all’impresa;
1. il desiderio
2. il desiderio di ridurre il fabbisogno finanziario del settore pubblico e, quindi, il debito
complessivo;
il desiderio di ampliare l’azionariato popolare nel paese o di un diretto coinvolgimento dei
3. dipendenti nella proprietà delle imprese.
I vantaggi delle privatizzazioni possono essere quello di eliminare le inefficienze tecniche ed
economiche o quello di eliminare il potere politico-burocratico.
I rischi delle privatizzazioni, però, possono essere:
1. il trasferimento a privati della rendita di monopolio;
2. la possibilità di entrate inefficienti;
l’instabilità
3. dei prezzi;
4. il Cream-skimming.
Le fasi delle privatizzazioni sono cinque:
l’eventuale
1. modifica della struttura giuridica;
dell’Autorità;
2. la creazione
3. le politiche di liberalizzazione;
l’offerta
4. pubblica di vendita;
5. la regolamentazione.
Le prime privatizzazioni in Italia ci sono state con il governo Amato nel 1992 e cambiarono la
forma giuridica di un’impresa pubblica, ossia erano privatizzazioni fredde e riguardavano imprese
in cui non ci sono le condizioni di monopolio naturale, le banche, i settori strategici (come l’ENI e
l’ENEL), il Tesoro e le utilities (come le Ferrovie dello Stato, le poste e i servizi locali).
Le politiche di liberalizzazioni e di deregolamentazioni riguardano il commercio, gli ordini
professionali, i servizi di pubblica utilità, l’apertura del mercato del gas e la separazione tra gestione
della rete e trasporto ferroviario.
4. La spesa per il welfare state
La sicurezza sociale costituisce un insieme di prestazioni sociali tra loro distinte, collegate dalla
finalità comune di assicurare all’individuo e alla famiglia un reddito minimo e di proteggerlo dai
rischi più gravi dell’esistenza.
Non esiste una definizione universale di prestazioni sociali e, quindi, esistono criteri diversi per
individuare le prestazioni del welfare state, come ad esempio:
1. in relazione al rischio che sono destinate a tutelare;
2. in relazione al carattere assicurativo delle prestazioni stesse.
L’EUROSTAT, attraverso il sistema SESPROS, ha proposto una definizione convenzionale,
secondo la quale rientrano tra le prestazioni sociali tutti gli interventi intesi a sollevare le famiglie e
gli individui dall’insorgere di rischi o bisogni, purché ciò avvenga senza una contropartita da parte
del beneficiario e senza polizze assicurative stipulate per iniziativa privata dal beneficiario stesso.
I rischi protetti sono la malattia, l’invalidità, la vecchiaia, i superstiti, la disoccupazione, la casa, la
famiglia, la maternità, ecc.
L’ISTAT, invece, riprendendo la