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IRPEF IMPOSTE SUI REDDITI DEGLI INDIVIDUI
Nell'ambito delle imposte dirette l'IRPEF costituisce la componente più rilevante che con oltre un terzo del
gettito totale corrisponde ad oltre 11% del PIL totale.
Ma quest'imposta non è importante solo perché fondamentale entrata per lo stato ma anche perché è un
importante strumento di redistribuzione del reddito.
In Italia l'Irpef è stata introdotta il 1° gennaio 1974.
Vediamo ora la struttura dell'Irpef:
1. presupposto: è il possesso di un reddito in denaro o in natura proveniente da una qualsiasi fonte.
2. Soggetti passivi: → residenti: per i redditi ovunque prodotti in Italia e o all'estero
→ non residenti: per i redditi prodotti in Italia.
Vi sono due principi di applicazione dell'imposta (tassazione):
principio della residenza: i redditi del soggetto vengono tassati nel paese dove ha la residenza
principio della fonte: i redditi vengono tassati nel paese dove vi è la fonte del reddito.
È evidente come se tutti i paesi, come del resto l'Italia, applicano tutti e due i principi si incorre in
problemi di doppia tassazione. La doppia tassazione viene eliminata attraverso le convenzioni
bilaterali contro le forme di doppia tassazione che coinvolgono due paesi diversi. Di solito queste
convenzioni seguono tutte lo stesso modello OXE, tuttavia possono anche variare in termini di
contenuti.
3. Base imponibile: la scelta della base imponibile ha importanti conseguenze sull'impatto
dell'imposta in termini di equità ed efficienza, nonché in termini di facilità applicativa.
L'elaborazione teorica ha portato all'individuazione di tre nozioni di reddito potenzialmente rilevanti
per l'applicazione dell'imposta personale: reddito entrata, reddito prodotto e reddito spesa/consumo.
Reddito entrata: definisce la base imponibile dell'imposta personale in termini di potenzialità o
• capacità di spesa del contribuente. Più precisamente costituisce reddito fiscalmente rilevante quanto
un individuo può consumare senza ridurre il valore del patrimonio iniziale. Il reddito è composto da
reddito monetario e reddito in natura. Il presupposto è che tutto ciò che entra accresce la capacità
contributiva del contribuente.
Reddito prodotto: prevede come base imponibile che siano assoggettati a tassazione i corrispettivi
• della partecipazione ad un'attività produttiva. Fanno parte del reddito solo le entrate derivanti dalla
partecipazione all'attività produttiva. La base imponibile dell'imposta sul reddito dovrebbe
coincidere con il valore della produzione nazionale.
Le entrate sarebbero salario, profitti d'impresa, interessi, rendite e dividendi.
Reddito spesa: la base imponibile dell'imposta personale coincide con il consumo annuale del
• contribuente. quindi a differenza del primo punto dove è tassato il consumo potenziale, nel reddito
spesa viene tassato solo ciò che è effettivamente consumato, esentando quindi l'eventuale risparmio.
ora consideriamo i seguenti simboli:
w: salario; cap: redditi da capitale; cg: guadagni di capitale; vde: vincite donazioni ed eredità; ae: altre
entrate fra cui entrate in natura.
w + cap + cg + ae = Dr + c dove delta r è la variazione stock di ricchezza e c i consumi.
allora re: reddito entrata: w + cap + cg + ae = Dr + c.
reddito prodotto: rp: w + cap. (non ci sono i capital gain in quanto vendendo un'azione mi estraneo dalla
produzione e non vi partecipo).
reddito spesa: rs = c = re - Dr.
Vediamo ora di comprendere dal punto di vista di equità, efficienza e facilità applicativa quale è l'imposta
che porta migliori benefici.
Cominciamo a ragionare dal punto di vista di equità. Il reddito entrata è quella tipologia di reddito che
include tutte le categorie di entrate al proprio interno non escludendo dalla tassazione nessuna categoria e
quindi determinando un buon livello di equità.
Tuttavia il reddito entrata è problematico dal punto di vista applicativo dell'imposta stessa. Infatti sono
problematiche due tipologie di reddito: cg e ae.
dal punto di vista dei guadagni in conto capitale, occorre distinguere tra maturazione del guadagno e
realizzazione. Ad esempio, se un'azione il cui valore cresce ogni anno del 10% del prezzo di acquisto, si
matura una plusvalenza che considerando il reddito come potenzialità di consumo di un individuo dovrebbe
essere tassata anche se non realizzata. Emergono tuttavia grandi difficoltà pratiche è richiesto infatti un
grande sforzo di accertamento nonché possono sorgere problemi di liquidità al momento del pagamento di
imposte su plusvalenze non ancora in forma monetaria. un altro problema riguarda gli altri redditi, e in
particolare i redditi in natura, questo può essere di due tipi: che non passa dal mercato come nel caso
dell'autoconsumo in agricoltura o che passa dal mercato come nel caso dei fring benefits.
Riassumendo possiamo quindi dire che il reddito entrata risponde ai requisiti di equità, tuttavia apre a
problematiche di applicazione pratica dell'imposta.
Sempre dal punto di vista dell'applicazione il reddito prodotto è facile da tassare mentre il reddito spesa è più
problematico, infatti come facciamo a tenere conto di tutte le operazioni di consumo che abbiamo fatto
durante la giornata.
Spostiamo ora l'analisi sul punto di vista dell'efficienza, questo ci apre ad una problematica che è il problema
della doppia tassazione del risparmio. Infatti il risparmio viene tassato nel momento della creazione, e al
momento in cui il risparmio dà i suoi frutti. Naturalmente in quella che è un'ottica pluriennale.
Il reddito spesa è l'unico reddito che non dà questo problema, vediamo ora la dimostrazione del perché di
questa affermazione.
L'ammontare delle imposte pagate (valore attuale) dipende dal reddito dei due periodi Y1 Y2 e
dall'ammontare del risparmio. Il debito di imposta non risulta quindi indipendente dalle decisioni di
risparmio.
Riassumendo, quindi, l'imposta sulla spesa sarebbe preferibile a quella sul reddito entrata dal punto di vista
dell'efficienza. Tuttavia il reddito spesa può produrre altre inefficienze che vedremo più avanti come il
problema della scelta tra consumo e tempo libero.
Nella maggior parte dei sistemi tributari avanzati viene impiegato il reddito entrata, tuttavia con alcune
modifiche per: ragioni di equità e ragioni di incentivo.
Vediamo ora la determinazione del reddito imponibile: il reddito complessivo si ottiene sommando i redditi
delle singole categorie e sottraendo le perdite derivanti dall'esercizio di arti e professioni. Per ogni categoria
valgono specifici criteri di determinazione, sui quali è opportuno soffermarsi:
redditi fondiari: i redditi fondiari sono i redditi inerenti ai terreni e ai fabbricati situati nel territorio
• dello stato. I redditi fondiari si distinguono in redditi dominicali, redditi agrari e redditi dei
fabbricati. Per ogni terreno o fabbricato, distinto sulla base delle caratteristiche e della qualità è
fissata una tariffa d'estimo catastale, definibile come una stima del reddito normalmente percepito in
virtù della proprietà dei terreni o terreni coltivati o fabbricati.
La tassazione avviene sul reddito effettivo o sul reddito normale.
Il reddito effettivo corrisponde alle disponibilità di cui si può godere nel periodo di imposta,
calcolata per le imprese sulla base del principio di competenza e per le persone sulla base del
principio di cassa.
Il reddito normale è il reddito potenziale che il contribuente può conseguire se si comporta in modo
normale in periodi normali. Quindi il reddito viene calcolato trascurando gli eventi eccezionali.
I vantaggi che derivano dall'applicazione del reddito normale sono innanzitutto la facilità di calcolo
del reddito per il contribuente ma soprattutto per l'amministrazione che non è costretta a
intraprendere accertamenti ogni anno. Inoltre soprattutto per i redditi agrari, di solito molto
fluttuanti si riesce ad ottenere una certezza impositiva per il contribuente e di gettito per
l'amministrazione. Infine questa tipologia di tassazione è incentivante per i produttori di reddito, in
quanto il surplus di reddito prodotto non viene tassato, naturalmente bisogna anche tenere conto del
fatto che in caso di produzione di minor reddito, si pagano le tasse anche sul reddito non prodotto.
Redditi di capitale: sono tutti quei redditi che derivano dall'utilizzo di un capitale, che non rientrino
• nei redditi di impresa e che non dipendano da eventi incerti, perché se così fosse ricadrebbero nella
categoria dei redditi diversi.
Nel nostro ordinamento la maggior parte di questi redditi non rientrano nell'Irpef, ma sono tassati
tramite tassazione sostitutiva con l'aliquota del 26%. Inoltre vi sono tutta una serie di eccezioni che
fa si che la maggior parte dei redditi di capitale non rientri nell'Irpef.
Redditi da lavoro dipendente: sono quei redditi che derivano da rapporti aventi ad oggetto la
• prestazione di lavoro alle dipendenze e sotto la direzione altrui. Costituiscono redditi da lavoro
dipendente anche le pensioni di ogni genere. Il reddito è una tipologia di reddito lordo sulla base del
principio di cassa, che quindi non prevede la possibilità di portare in diminuzione del reddito
imponibile le spese di produzione del reddito. Non concorrono a formare il reddito imponibile i
contributi previdenziali versati dal datore di lavoro e dal lavoratore in ottemperanza a disposizioni di
legge.
Redditi di lavoro autonomo: sono quei redditi che derivano dall'esercizio abituale di arti e
• professioni. Il reddito rilevante ai fini impositivi è quello costituito da compensi percepiti al netto
dei contributi assistenziali e previdenziali nonché delle spese sostenute.
Redditi di impresa (ne parleremo più avanti)
• Redditi diversi: sono tutti quei redditi che non rientrano nelle precedenti categorie.
•
Come abbiamo già detto la base imponibile Irpef è costituita dalla sommatoria di queste categorie di reddito,
ad eccezione dei redditi soggetti a regimi sostitutivi, dei redditi esenti e dei redditi soggetti a tassazione
separata. A questa sommatoria, si sottraggono i contributi previdenziali obbligatori e si sottraggono le
deduzioni.
4) Aliquote d'imposta. Applicando l'aliquota d'imposta alla base imponibile si trova l'imposta lorda.
L'imposta netta è data dall'imposta lorda al netto delle detrazioni.
Aliquota media: è la quota del mio reddito che il fisco preleva. Si calcola come rapporto tra le imposte
pagate e la base imponibile: t (me) =