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NEUTROFI

Sono leucociti, diametro 10-12 micron, nucleo segmentato o lobulato, i cui lobuli indicano l'età della cellula, possiedono attività ameboide, nonché diapedesi, e si dicono neutrofili in quanto la loro colorazione citoplasmatica non è né basofila, né acidofila. Hanno una vita breve che va dalle 8 alle 14 ore. Nel citoplasma si osservano granuli azzurrofili, contenenti proteine microbicide, come il lisozima, granuli secondari, fortemente elettrondensi, contenenti collagenasi e attivatore del plasminogeno, e granuli terziari, che contengono la gelatinasi, un enzima utile alla degradazione delle fibre collagene denaturate nelle sedi di danno tissutale. I neutrofili possiedono quindi una modesta attività fagocitica, in quanto vengono richiamati nelle sedi di danni da fattori chemiotattici, quindi riconoscono l'agente esterno se legato a sostanze che lo marcano, come ad esempio le immunoglobuline. I granuli, una volta

fagocitatol'agente estraneo, lo degradano usando enzimi ossidativi, che generano stress ossidativo.

EOSINOFILIGli eosinofili, diametro 12 micron, hanno nucleo bilobato, cromatina condensata, normale reticolo, Golgi emitocondri, inoltre il citoplasma è caratterizzato dalla presenza di granuli specifici, di natura eosinofila, che contengono proteina basica maggiore, perossidasi, arilsulfatasi e fosfolipasi D. Hanno una vita più lunga dei neutrofili, 8-12 giorni, e sono coinvolti nella risposta immunitaria da infezioni parassitarie, in quanto producono fattori di attivazioni per il rilascio delle sostanze anafilattiche contenute nei mastociti. Possono mediare l'effetto delle reazioni allergiche, producendo istaminasi, che riduce l'attività dell'istamina.

BASOFILII basofili, diametro 10 micron, hanno nucleo reniforme, citoplasma ricco di grandi granulazioni contenenti GAG solforati ed eparina, che generano una forte colorazione basofila, analoga a

quella dei mastociti. Inoltre i granuli contengono l'istamina ed enzimi come la perossidasi, la fosfatasi acida e l'arilsulfatasi. Sono coinvolti nelle reazioni di ipersensibilità immediata e di sensibilità tardiva, in quanto il legame con le IgE, associato all'antigene, produce l'esocitosi dei granuli basofili.

Il processo di differenziamento che porta alla formazione dei granulociti inizia nel midollo osseo e prende il nome di granulocitopoiesi. La cellula staminale totipotente differenzia fornendo i precursori di attività ameboide, essenziale per la migrazione e l'extravasazione. Il primo precursore è il mieloblasto, che ha dimensioni di 12-14 micron, nucleo voluminoso e rotondo, citoplasma basofilo, ricco di ribosomi e privo di granuli. Il mieloblasto differenzia in premielocito, di dimensione 15-20 micron, nucleo di forma variabile, leggera basofilia citoplasmatica e comparsa delle prime granulazioni citoplasmatiche, Golgi.

reticolo emitocondri normalmente sviluppati. Questo differenzia in mielocito, sempre sulle stesse dimensioni, nucleorotondo, citoplasma debolmente colorabile. Il mielocito prosegue nel differenziamento, mentre Golgi ereticolo si atrofizzano finché la cellula non diventa un granulocito maturo. Il granulocito maturo è caratterizzato da un nucleo con differente morfologia, che determina la distinzione fra neutrofili, eosinofili e basofili. I granulociti basofili hanno nucleo reniforme non segmentato e un citoplasma ricco di granuli basofili in rosso-violetto, mentre gli eosinofili hanno nucleo bilobato e granuli acidofili colorati in rosso-arancio. Gli elementi maturi vengono rilasciati nel circolo sanguigno e vi rimangono per un periodo limitato in relazione ai fattori chemiotattici che vengono rilasciati.

MONOCITI: Il sistema dei monociti-macrofagi è rappresentato da elementi cellulari molto diversi in quanto i monociti rappresentano la forma circolante di numerosi

elementi cellulari, caratterizzati da intensa attività fagocitaria, che sono i macrofagi nel connettivo, gli osteoclasti nel tessuto osseo, la microglia nel tessuto nervoso, i macrofagi polmonari, le cellule di Langerhans, i macrofagi pleurici e peritoneali. I monociti sono cellule tondeggianti, diametro 12-18 micron, in cui il nucleo reniforme è situato eccentricamente con cromatina condensata, il citoplasma possiede tutti gli organuli, come ribosomi, reticolo, Golgi e lisosomi, che si osservano bene con la microscopia elettronica. Hanno una vita media di 2-3 giorni e possiedono una buona attività fagocitica che viene potenziata nella trasformazione in macrofago. I monociti-macrofagi sono coinvolti nei processi di immunità naturale e specifica, grazie alla loro attività fagocitica, che si basa sugli enzimi lisosomiali. I monociti-macrofagi oltre l'attività fagocitaria sono capaci di secernere fattori chemiotattici, come le interleuchine.

fattori stimolanti la crescita come TNF e M-CSF, sono inoltre capaci di presentare l'antigene alle cellule T dopo aver processato corpi estranei. L'origine e lo sviluppo dei monociti ha sede nel midollo osseo e ha un precursore staminale comune a quello dei granulociti e il differenziamento dei precursori è permesso probabilmente dall'azione di particolari fattori di crescita come il fattore di crescita trasformante e il M-CSF. Le fasi di sviluppo non sono ben definite, ma sicuramente passano per lo sviluppo dei precursori in un promonocito, di diametro 10-15 micron, abbondante citoplasma basofilo, pochi lisosomi, grande complesso di Golgi. Inizialmente è caratterizzato da scarsa attività fagocitaria, ma l'elevata attività mitotica gli permette un differenziamento che porta alla formazione di numerosi lisosomi, elevata attività fagocitaria e di sintesi proteica. I monociti entrano nel circolo sanguigno e vi rimangono per 8-12 ore, in

Quanto oltre questo tempo vengono mandati a morte per apoptosi, oppure vengono indirizzati in un tessuto, dove differenziano ulteriormente grazie all'azione di fattori di crescita. Quando si differenziano in macrofagi possono unirsi a formare uno spesso strato di cellule epitelioidi, utile alla degradazione di un grande corpo estraneo. Una volta differenziati in macrofagi hanno un aspetto più voluminoso, dimensioni 20-80 micron, la membrana ricca di estroflessioni, il citoplasma ricco di lisosomi per completare l'attività di degradazione durante la fagocitosi.

LINFOCITI E LINFOCITOPOIESI
I linfociti sono gli elementi cellulari più importanti nella mediazione della risposta immunitaria acquisita, in quanto capaci di legare gli antigeni (linfociti T) e di produrre anticorpi (linfociti B). In generale, sono cellule di forma sferica, al più ovale, il cui diametro varia da 6-9 micron a 9-15 micron, dimensioni cardine per distinguere piccoli linfociti da grandi linfociti.

In ogni caso, i linfociti sono essenzialmente caratterizzati da un nucleo abbondante sferico o reniforme, la cui dimensione riduce il citoplasma ad un anello sottile che lo circonda. I linfociti si trovano immersi nel sangue, ma attraversano la linfa e si trovano nel tessuto linfoidedi tutti gli organi linfoidi primari e secondari. I linfociti sono distinti in diverse classi in relazione al loro stato funzionale: linfociti T (T citotossici e T helper), linfociti B, linfociti NK. I Natural Killer sono linfociti molto grandi, nucleo esteso, granuli azzurrofili nel citoplasma. Provvedono all'uccisione delle cellule modificate per trasformazione neoplastica o infezione virale e che risultano prive di antigeni di istocompatibilità self, inoltre partecipano alla risposta specifica in quanto possiedono recettori per riconoscere le IgG. I linfociti B e T sono strutturalmente uguali, infatti si distinguono dal punto di vista funzionale, in quanto i linfociti B riconoscono l'antigene.

Nella sua conformazione naturale, mentre i linfociti T riconoscono l'antigene che viene dapprima processato dalle cellule che presentano l'antigene come i macrofagi. Naturalmente anche le reazioni al legame con l'antigene sono diverse, in quanto i linfociti B differenziano in plasmacellule che producono anticorpi, mentre i linfociti T possono richiamare i macrofagi e attivare le proteine del complemento oltre che produrre attività citotossica verso l'agente estraneo. I linfociti B sono responsabili dell'immunità umorale, in quanto producono le immunoglobuline, cioè glicoproteine, caratterizzate da una struttura a Y, in cui è presente una regione C terminale, detta Fc o frammento costante, e due regioni N terminali che legano l'antigene e si dicono Fab, cioè frammento legante l'antigene. Ogni regione Fab è formata da due catene leggere e due catene pesanti, che sono i determinanti per il legame ad un antigene specifico.

Le catene leggere hanno un pm pari a 23kDa e se ne distinguono due tipi K e λ, mentre le catene pesanti hanno un pm 50-70 kDa e se ne distinguono diversi isotipi γ, α, μ, δ, Ꜫ, che permettono di distinguere:

  • IgG→ sono gran parte delle Ig, sono divise in diverse sottoclassi, attivano il complemento e una volta che riconoscono le superfici cellulari, i complessi recettore-anticorpo vengono degradati. Vivono per 21 giorni.
  • IgA→ sono anticorpi presenti nelle secrezioni, specialmente quelle lacrimali e salivari, non attraversano la placenta e attivano il complemento. Vivono per 6 giorni.
  • IgM→ sono anticorpi a più elevato pm pari a 900kDa, formano degli enormi aggregati che sono capaci di legare più antigeni e partecipano alla risposta immunitaria primaria. Vivono per 6 giorni.
  • IgD→ sono anticorpi espressi insieme alle IgM e si trovano sulla superficie dei linfociti maturi, dove fungono da recettori di membrana.

per l'antigene.

  • IgE → sono anticorpi che legano con la loro porzione Fc recettori ad alta affinità situati sulla membrana dei granulociti basofili e dei mastociti. Il legame trasduce la secrezione di numerose sostanze vasoattive e fattori chemiotattici.
  • L'immunità cellula-mediata invece riguarda l'attività di proliferazione e differenziamento dei linfociti B, che riconoscono l'antigene e producono anticorpi capaci di riconoscerlo, che abbiano una porzione Fc, utile al riconoscimento da parte di linfociti T e da macrofagi. Il recettore del linfocito T attiva la risposta effettore quando lega l'antigene proteico presentato sul sistema di istocompatibilità di altre cellule, ma la modalità di attivazione della risposta può essere diversa, in relazione al tipo di linfocita. I linfociti T citotossici riconoscono antigeni risultanti della degradazione di proteine, esposti sul MHC I, che viene legato dal recettore TCR,

associato al CD8, presente sul linfocita Tc. Una volta legato i linfociti T differenziano in cellule citotossiche, che attaccano gli agenti esterni, e in cellule della memoria, che sono già capaci di riconoscere l'antigene,

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Publisher
A.A. 2019-2020
7 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/06 Anatomia comparata e citologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher annacenti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Citologia, istologia ed embriologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di L'Aquila o del prof Teti Anna Maria.