Roma e la fase monarchica, Storia romana
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comune all’interno dei confini sacri della città così che la neutralità territoriale fosse
assicurata.
2. Mura serviate costruzione (fine VI secolo a.C.)
Furono costruite con delle pietre che si usavano a Roma nel corso del VI secolo,
furono quindi sicuramente costruite da un re di quel periodo.
3. Ripartizione della città in tribù territoriali e la campagna in tribù rustiche
Il re avrebbe ripartito la cttà in 4 tribù territoriali: Platina, Esquilina, Collina e
Sucusana. Esse rappresentano come delle unità distrettuali a base di un nuovo
sistema assembleare (comizi già funzionanti nel V secolo a.C.). Prima la suddivisione
doveva venire da criteri genetici. —> porta alla democratizzazione (la stessa cosa
avvenne ad Atene con le riforme di Solone e Clistene). Dalle quattro tribù fu escluso
il Campidoglio perché area sacra comune per tutta la popolazione di Roma (forse
anche il Foro). Creò anche le tribù rustiche al di fuori delle della città che
aumenteranno di numero e di consistenza mano a mano che Roma conquisterà nuovi
territori. Ogni cittadino romano dovrà essere iscritto ad una tribù perché indica la
cittadinanza romana. Il motivo di questa divisione è il censimento.
4. Bipartizione tributaria dei cittadini in classis e infraclassem
Le classis partecipavano alla vita dell’esercito, mentre le infraclassem stanno sotto
all’esercito. Questa riforma era basata su un criterio censitario ed il compito della
difesa andava ai cittadini più abbienti. Può essere avvenuta nel VI secolo a.C. (nel
Mediterraneo è il secolo delle riforme censitarie, come quella del greco Solone).
Riforme non plausibili (con seri problemi di datazione):
1. Introduzione della moneta
La prima moneta fu l’asse liberale (di rame e bronzo, del peso di una libbra).
I primi esemplari che sostituivano le monete nei pagamenti furono i lingotti (ci
sono stati ritrovamenti) con simboli (ad es spiga) che verosimilmente indicano la
garanzia di colui che paga (dipendendo da peso e purezza del metallo).
Esistevamo perciò delle forme di pagamento pre-monetale già nel VI
secolo a.C., ma non esistevano monete. Questa notizia fu inventata dagli storiografici
antichi.
2. Ordinamento centuriato e nuovo ordinamento dell’esercito
Questa fu la riforma più importante attribuitagli. Per Polibio anche se la società
romana è conservatrice la costituzione romana è in perenne evoluzione, perché il
diritto romano è elastico ed è caratterizzato da istituzioni flessibili. Questa riforma
però, così come è tramandata dalle fonti, non può essere del VI secolo. E’ basata sul
censo, ossia sulla ricchezza. Tutti i cittadini romani hanno pari diritti, ma gli
aristocratici hanno superiori diritti politici e quindi di conseguenza dei doveri verso i
cittadini. La proforma non è plausibile perché si basa sul censo; la popolazione
sarebbe divisa in 5 classi determinate dalla valutazione dei patrimoni dei singoli
cittadini in assi, cioè in moneta che nel VI secolo a.C. non esisteva (questa riforma
doveva essere almeno del IV secolo a.C.).
Elaborazione storiografica
Mastarna due possibilità:
1. Capo militare —> nome di una carica pubblica interpretato dai romani come nome proprio
—> magister populi che nella metà del VI secolo a.C. era il capo del popolo in armi;
era la definizione antica del dictator, un capo militare cioè il re che a volte delegava le
funzioni militari. L’aristocrazia aveva esautorato il re dalle funzioni militari per via
dell’inizio della democratizzazione d a parte dei Tarquini. Nel VI secolo a.C. in tutta
Italia ci fu la comparsa di un capo militare;
2. Nome proprio.
Lex Dificilior —> questa legge vale per gli storici durante la consultazione delle fonti, cioè
bisogna tenere più conto della possibilità più difficile da dimostrare (mastarna legato a
magister, perché è più facile dimostrare che è un nome proprio). Per il lavoro storico è più
vicina alla verità la dimostrazione più difficile, perché la verità storica è un lavoro di
progresso. Bisogna capire i limiti della ricostruzione storica considerando tutti gli elementi in
nostro possesso.
Cneve Tarquinio da Roma (Tomba François a Vulci) due possibilità:
1. Non è Tarquinio Prisco —> Cneve trascrizione etrusca del prenome romano Cneus, ma
tutta la tradizione latina dà ai due Tarquini che hanno reganto su Roma il prenome
Lucius.
2. E’ Tarquinio Prisco se il Lucius della tradizione romana non è un nome proprio, ma indica
una carica, il Laucme (=cao in etrusco) e i romani l’hanno resa un nome proprio.
Sodales di Celio Vibenna (Mastrna nel testo di Claudio):
1. Non ancora utilizzato il termine nel VI secolo a.C.
2. Nella città di Satricum venne trovato un pezzo di pietra con un’iscrizione, di cui si legge
solo la second a parte e in cui troviamo “ i sodales di Poplosio Valesosio (=Valerio
Publicola) dedicano a Marte (520-480 a.C. a cavallo della caduta della monarchia) —
> perciò esisteva in età antichissima la parola sodales (=coloro che facevano parte di
un gruppo che riconosceva l’autorità di un capo). Perciò la notizia del sodales di
Claudio può essere sbagliata, ma nel VI secolo esistevano i sodales.(antistorica
contraddizione).
Tarquinio il Superbo
La sua figura ricevette i tipici connotati del Tyramnos greco; cioè colui che si impone come
unico governante appoggiandosi ai ceti inferiori e non ai nobili. Questo termine indica perciò
un modo di governare. Egli era un governante filopopolare come gli altri due re etruschi. Fu
promotore di grandi opere pubbliche e di una politica espansionistica, ma era inviso al
popolo. Seconda la tradizione fu cacciato da una congiura capeggiata da Publio Valerio, detto
Publicola, il “sostenitore del popolo” che avrebbe instaurato il regime repubblicano.
Porsenna, signore di Chiusi, riuscì probabilmente ad impadronirsi per qualche tempo di Roma
dopo aver scacciato i Tarquini. L’interpretazione più verosimile è che Porsenna, dopo essersi
impadronito della città, ne sia stato a sua volta allontanato dall’intervento di Aristodemo di
Cuma e dei Latini intervenuti in soccorso dei Tarquini. Ebbe una pessima fama per via della
propaganda anti-tirannica repubblicana.
Potrebbe aver costruito il tempio di Giove Capitolino e la Cloaca Maxima ed attuato una
riedificazione dell’area di Sant’Omobono (ritrovamenti statua Heracles e Diana).
La fogna canalizzava anche le acque per evitare l’erosione e gli alluvioni.
Per sottrarre importanza alle città latine fa erigere a Roma il tempio di Diana.
La grande Roma dei Tarquini
• Espansionismo romano;
• Per tradizione nel VII secolo a.C. Tullo Ostilio distrutta Alba Longa —> diretto dominio
romano su tutta fascia compresa tra Roma e il mare;
• Località di quest’area (Ficana, Politorium, Tellenae) prese da Anco Marcio —> possesso
delle saline nei pressi della costa;
• Controllo strategicamente decisivo di Roma sul Tevere sugellato da costruzione di un
ponte stabile in legno a valle dell’isola Tiberina.
CLASSI E CENTURIE
Fonti Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso.
Le cifre del censo si riferiscono al valore che l’asse aveva nel III secolo a.C. perciò questo
sistema anacronistico per il VI secolo a.C.
—> sistema censitario potrebbe comunque essere nato in età posteriore
—> scavi archeologici hanno messo in luce uso di lingotti di rame ferroso diffuso in Etruria
e nel Lazio in età arcaica.
—> ipotizzabile che in età serviamo introdotto principio censitario di ripartizione dei
cittadini
—> distinzione tra classis (esercito) e infraclassem (i non mobilitabili perché censo
insufficiente); da frammento di Catone riportato da Aulo Gellio.
—> affermarsi di una nuova tattica di combattimento, oplitica, già presente in Grecia e
penetrata a Roma metà del VI secolo a.C. (superamento precedente forma di armata fornita
dalle gentes).
Servio Tullio suddivise i cittadini in 5 classi di censo:
1. Prima classe > 100.000 assi —> 80 centurie (40 iuniores + 40 seniores)
2. Seconda classe > 75.000 assi —> 20 centurie (10+10)
3. Terza classe > 50.000 assi —> 20 centurie (10+10)
4. Quarta classe > 25.000 assi —> 20 centurie (10+10)
5. Quinta classe > 11.000 (o 12.500) assi —> 30 centurie (15+15)
6. Equites (=cavalieri) —> 18 centurie
Le prime 6 portavano il nome delle antiche tribù gentilizie di ramnes, tities, luceres
priores e posteriores —> aggiunti forse nel III secolo a.C.
7. Artigiani specializzati utili all’esercito (cabri, tibicines, cornicines) —> 4 centurie
8. Capitecensi/proletari—> resto del popolo che possedeva < 5^ classe (per Livio) —> 1
centuria
—> 193 centurie totali
Iuniores < 46 anni (combattevano)
46 < Seniores < 65 anni (di riserva)
• Ciascuno contribuisse in proporzione al proprio patrimonio;
• Fornirsi di armi a proprie spese.
—> Nacque l’esercito centuriato, così chiamato perché aveva come unità di base la centuria
di
100 uomini.
I COMIZI CENTURIATI
Assemblea del popolo in armi che sostituì gradatamente, sul piano delle competenze, i comizi
curiati che però non vennero eliminati., ma persistettero con funzioni limitate.
Nei comizi ogni centuria rappresentava un’unità di voto. Chi era più ricco, doveva
impegnarsi in modo più consistente per la difesa della città e riceveva in cambio maggiori
responsabilità politiche.
Strumento importante per la coesione della civitas romana perché i cittadini raggruppati come
populus e non come gentes.
• Ricchi separati dai poveri;
• Diversa dalla ripartizione tributa di tipo territoriale (ricco e povero insieme, 35 voti con
maggioranza a fine voto);
• Si votava fino al raggiungimento della maggioranza di unità di voto;
• Potere ai nobili proprietari terrieri (prestanome x attività commerciali, non potevano x
legge);
• Votavano per primi 1^classe ed equites che avevano 98 (80+18) voti, le altre classi
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