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Un giorno in cui si accinge alla mietitura vede un fuoco sulla spiaggia ma, con suo sommo
sgomento, è stato acceso nei pressi della sua casa al mare. I selvaggi e Robinson non sono mai
stati tanto vicini. Il protagonista, terrorizzato, si trincera in casa ma la curiosità lo porta in seguito
ad arrampicarsi sulla palizzata e ad osservare la scena con un cannocchiale. I selvaggi sono circa
una ventina, suddivisasi in due gruppi e in mare ci sono due o tre canoe. Sono nudi ma Robinson
non riesce a capire se nel loro gruppo vi siano anche donne. Da quanto può dedurre, sono arrivati
con la bassa marea e intendono ripartire una volta che il livello del mare sarà nuovamente basso.
Sulla spiaggia lasciano le tracce della loro ultima carneficina e nuovamente lo sdegno e la sete di
vendetta colgono Robinson, che vorrebbe eliminare quelli che gli capiteranno a tiro in futuro.
Tuttavia per circa un anno non sbarcheranno più sull’isola.
Ventiquattresimo anno
Robinson trascorre diverse notti insonni. Una di queste ode un colpo di cannone. Si precipita in
spiaggia, certo che si tratti di una nave in pericolo. In effetti al largo vi è un’imbarcazione tra i flutti
del mare in tempesta. Il nostro naufrago pensa che dalla vicinanza con queste persone ne possa
derivare un aiuto reciproco e accende un fuoco. Attizza le fiamme tutta la notte e la nave spara
diversi colpi ma la mattina l’imbarcazione è a riva, affondata. Robinson vi sale a bordo per vedere
se può salvare qualcuno ma tutti i membri dell’equipaggio sono morti; solo il cane è sopravvissuto
e il protagonista lo porta con sé sull’isola, insieme a tutta una serie di utensili e strumenti che
recupera da quanto rimane della barca: barili di liquori, giubbe, pantaloni e camicie di foggia
spagnola, scarpe e denaro. Robinson rimane profondamente turbato da tale episodio perché
aveva creduto di poter lasciare definitivamente l’isola o di avere almeno un compagno di
disavventura. In seguito a ciò la sua fede vacilla nuovamente (non riesce ad accettare pienamente
quanto stabilito per lui dalla Provvidenza) e deplora la sua condizione. Arriva a pensare che non vi
sia situazione peggiore della sua, ad eccezione beninteso della morte e vorrebbe prendere il mare
in cerca di salvezza. Considera persino di raggiungere la terra da cui provengono i selvaggi, dal
momento che questa non dovrebbe essere troppo lontana dall’isola se più volte quegli uomini vi
hanno fatto approdo. Non si pone tuttavia il problema della sua sicurezza e di come potrebbe
affrontare i selvaggi se sbarcasse sulla loro terra: in tale comportamento si evince come Robinson
non sia ancora maturato del tutto e commetta gli stessi errori che lo hanno portato ad arrivare
sull’isola.
I sogni di Robinson sono tormentati e pervasi di selvaggi. Supera le remore morali che ancora lo
trattenevano e decide di tentare il tutto per tutto uccidendo i selvaggi qualora questi si
presentassero a riva. Per un anno e mezzo scruta l’orizzonte con il cannocchiale in cerca di una
canoa ma le sue speranze sono disattese. Una notte ha una specie di sogno premonitore in cui
sogna di salvare una delle vittime dei selvaggi da morte certa. Questo diventerà suo fedele
servitore e lo aiuterà nella fuga dall’isola. Al risveglio da tale sogno Robinson è ancora più
impaziente e comprende che può lasciare l’isola solo se aiutato da un altro uomo.
Una mattina il sogno di Robinson diventa realtà. A riva sono approdate ben cinque canoe e il
nostro eroe è spaventato perché capisce che gli uomini sbarcati dovrebbero essere una trentina. I
selvaggi danno inizio alle loro danze e ai loro riti. Sulle canoe vi sono due uomini in procinto di
essere sacrificati. Uno dei due viene fatto scendere dall’imbarcazione ed è subito ucciso con un
oggetto contundente. L’altro, momentaneamente dimenticato sulla nave, approfitta di tale
occasione e si mette in fuga. Rapidissimo nella corsa, semina i suoi tre inseguitori; percorre a
nuoto la striscia di mare che separa la sponda dove sono approdati i selvaggi dalla casa di
Robinson, quindi continua a correre. Degli inseguitori solo due compiono la traversata. Robinson si
fa avanti e cerca di convincere la vittima a seguirlo. Il giovane è restio; nel frattempo arrivano i due
selvaggi che, alla vista di Robinson, si spaventano. Cionondimeno uno dei due imbraccia arco e
frecce ma Robinson è più svelto e lo uccide con un colpo di fucile. Colpisce l’altro con il calcio del
fucile e ingiunge al giovane di continuare la fuga. La povera vittima è terrorizzata e si rivolge a
Robinson a gesti; quando l’inseguitore tramortito fa segno di riprendersi tuttavia lo uccide, quindi
seppellisce entrambi i cannibali e segue Robinson.
Il nostro eroe porta il giovane nella caverna dell’entroterra e qui si rifugiano. Il ragazzo deve avere
poco più di vent’anni ed è prestante e aitante. A gesti mostra la sua gratitudine nei confronti del
suo salvatore e più volte si getta a terra e pone il piede di Robinson sopra la sua testa, in segno di
fedeltà assoluta, di obbedienza e di servitù. Robinson è compiaciuto di come sia riuscita l’impresa
e i due si rifocillano. Robinson chiama il suo schiavo Venerdì, poiché di venerdì il giovane è stato
salvato e cerca di insegnargli a parlare. Lo veste, gli offre un giaciglio in cui riposare dentro la
grotta e cerca di abituarlo ad un nuovo regime alimentare costituito da focacce e latte di capra.
Venerdì infatti fa segno al padrone di aver intenzione di cibarsi dei suoi carnefici ma Robinson
aborre tale azione.
Il giorno seguente si recano in cima alla collina ma le canoe sembrano scomparse. Da quando è
presente Venerdì l’esistenza di Robinson sull’isola è molto più piacevole. Robinson fa abituare il
selvaggio ad una dieta a base di carne di capretto, brodo, latte e formaggi e Venerdì sembra
deliziato dai nuovi piatti. Il nostro eroe insegna i precetti della religione cristiana al selvaggio, così
come la lingua inglese e l’uso delle armi e Venerdì si dimostra un allievo diligente e
particolarmente dotato; diventa un ottimo cristiano e pone al padrone domande teologiche a cui
spesso Robinson non sa rispondere.
Venerdì racconta al padrone della divinità in cui credevano lui e il suo popolo, Benamuchi, un
vecchio nato prima della creazione del cielo e della terra. Il giovane spiega a Robinson che il suo
popolo si ciba solo degli uomini sconfitti in combattimento e che spesso era approdato sulla
sponda opposta per consumare riti cannibalici. La popolazione di cui fa parte Venerdì è caraibica.
Il selvaggio vede i resti dell’imbarcazione che aveva fatto naufragio anni prima e rivela a Robinson
che l’equipaggio è sbarcato sull’isola natale di Venerdì e che tuttora è sano e salvo. Robinson si
stupisce di tale rivelazione perché a lungo aveva creduto che i selvaggi si cibassero di tutti gli
uomini indistintamente.
Ventisettesimo anno
Venerdì osserva la distesa del mare un giorno in cui il cielo è limpido e scorge l’isola natale. Fa
intuire a Robinson il desiderio di farvi ritorno e il padrone inizia a dubitare della fedeltà del servo
(teme che Venerdì, una volta in patria, dimentichi ogni suo insegnamento e riprenda le sue usanze
cannibaliche e pagane e che faccia ritorno sull’isola con centinaia di uomini al seguito per divorare
Robinson) e per settimane adotta un comportamento diffidente e cauto. Robinson conduce
Venerdì sulla collina e gli domanda se desideri far ritorno in patria; il servo risponde
affermativamente e chiede al padrone per quale motivo sia arrabbiato con lui: crede infatti che
Robinson lo voglia mandare via mentre Venerdì desidererebbe che il padrone lo seguisse e
insegnasse ai suoi compagni la religione cristiana e la dieta di carne animale. Robinson non ha
intenzione di trattenersi sull’isola di Venerdì ma vuole conoscere gli europei (spagnoli o portoghesi
probabilmente) che vi sono naufragati e far ritorno con loro in Europa.
I due si mettono pertanto a costruire una nuova periagua, alla quale aggiungono una vela e un
timone. Nel giro di qualche mese realizzano l’imbarcazione e sono quasi pronti a vararla quando
Venerdì scorge tre canoe poco distanti dalla casa al mare di Robinson. Dalla collina i due
avvistano ventun selvaggi e tre ostaggi; Robinson e Venerdì imbracciano fucili e caricano le pistole
e, nonostante le remore morali ed etiche del primo, alla fine decidono di far fuoco sui selvaggi: uno
dei prigionieri appartiene al gruppo di europei che erano stati salvati dal popolo di Venerdì.
Robinson e Venerdì fanno strage di selvaggi, oltremodo impauriti dalle armi da fuoco (anche
Venerdì ha ignorato a lungo il meccanismo di fucili e pistole) che uccidono gli uomini da lontano.
Solo quattro riescono a salire nuovamente a bordo delle canoe e a prendere il largo, approfittando
del momento di distrazione di Robinson e Venerdì. Questi ultimi infatti si precipitano a liberare i
due ostaggi sopravvissuti: uno dei due è uno spagnolo, l’altro è il padre di Venerdì. Il giovane servo
è lieto di riabbracciare il padre, che insieme allo spagnolo viene condotto alla tenda di Robinson. I
due prigionieri sono alquanto deboli ma in breve tempo si rimettono in forze, rinfrancati dalle cure
di Robinson e del servo.
Robinson e lo spagnolo discutono del proposito del primo di far sbarcare sull’isola i quattordici
europei sopravvissuti per far ritorno in patria. L’imbarcazione è pronta e Robinson si fa giurare
dallo spagnolo di non essere fatto schiavo appena avrà liberato i suoi compagni. Lo spagnolo
sostiene che i compagni che hanno fatto naufragio sull’isola di Venerdì vivono in condizioni
precarie perché mancano dei mezzi di prima necessità.
Lo spagnolo e il padre di Venerdì si imbarcano sulla periagua alla volta dell’isola dei selvaggi; un
mattino Venerdì avvista una barca e crede che il padre sia di ritorno dall’ambasciata. Robinson, di
vedetta, comprende che non si tratta della stessa imbarcazione: quella che ora vedono è inglese.
Sentimenti contrastanti prendono l’animo di Robinson, il quale chiederebbe aiuto ai connazionali
senza esitazione. Riflettendo con maggior prudenza, capisce che a bordo possono esserci solo dei
criminali, essendo distanti dall’America le colonie della Corona. La lancia sbarca a riva con tre
prigionieri. Approfittando delle ore più calde del giorno in cui i marinai si riposano nei boschi,
Robinson e Venerdì liberano i tre malcapitati, che si scoprono essere il capitano della nave, il suo
ufficiale in seconda e un semplice passeggero. I tre sono stati vittima di un ammutinamento e sono
stati fatti prigionieri.