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SISTEMA PARTITICO ED ELEZIONI: DAL BIPARTITISMO AL MULTIPARTITISMO
Il sistema spagnolo si è caratterizzato per almeno un trentennio per il bipartitismo, in particolare questo sistema si è incentrato su due grandi forze moderate, quella di destra (Partido Popular) e quella di sinistra (Partito Socialista), oltre ad alcuni partiti regionalisti come quello catalano e basco. Dopo una prima fase di frammentazione del sistema partitico (1977-1982), segue una fase di predominanza del PSOE (partito socialista) dal 1982-1996 e poi una fase di piena alternanza e bipartitismo (1996-2011) tra le 2 forze. A seguito della grande crisi economica, che ha visto politiche di austerità, disoccupazione, forte disagio sociale (indignados) e disapprovazione dell'opinione pubblica sono nati due nuovi partiti: Podemos, di sinistra e Ciudadanos, di centro. La base elettorale dei vecchi partiti si è molto ristretta, segnando la fine del bipartitismo e un ritorno allaframmentazione.SISTEMA ELETTORALE
Il sistema elettorale della Spagna è rimasto immodificato nel tempo e si tratta di un proporzionale con meccanismi fortemente disproporzionali (soprattutto data l'ampiezza ridotta delle circoscrizioni e soglia di sbarramento al 3% a livello circoscrizionale -> questo porta ad una riduzione dei partiti all'interno della Spagna). Quindi le forze che non hanno una capacità elettorale forte rimangono fuori dalla rappresentanza. Le circoscrizioni hanno un numero di seggi ridotto da assegnare (7-11 seggi a circoscrizione), una volta assegnati i seggi alle forze più grandi, poco rimane per le altre forze più piccole/irrilevanti.
IL GOVERNO: LA PERSONALIZZAZIONE DELLA LEADERSHIP
La forma di governo parlamentare spagnola (monarchia parlamentare) ha molto valorizzato il ruolo del primo ministro, per il merito delle disposizioni costituzionali, ma anche per gli assetti che il sistema politico ha assunto. In assenza di governi di coalizione,
Il capo del governo di maggioranza diventa capo del governo. La leadership del capo di governo, anche rispetto al resto dell'esecutivo, è sancita dalla costituzione. La sua designazione da parte del re e il voto di fiducia da parte del parlamento, riguardano solo la sua persona. Questo responsabilizza il capo del governo, ma anche riconosce il ruolo di leadership. Il primo ministro nomina o revoca gli altri membri dell'esecutivo. L'istituto della sfiducia costruttiva (applicata anche in Germania), va a consolidare la tenuta del capo di governo in carica, perché si deve trovare una proposta alternativa di sostituzione nel caso di sfiducia.
Il Primo Ministro spagnolo ha la stessa influenza dei suoi omologhi inglese e tedesco, inoltre il governo ha avuto una evidente preminenza sul parlamento. La stragrande maggioranza delle leggi approvate dal parlamento sono di origine governativa; la capacità autonoma di avviare l'iniziativa legislativa da parte del
Parlamento risulta assai residuale (questo segna la preminenza dell’esecutivo sul legislativo).
PARLAMENTO
La Spagna ha un bicameralismo non paritario. Negli assetti del parlamento vi è la presenza di due camere (Congresso dei Deputati – Camera Bassa e Senato – Camera Alta) entrambe votate dal popolo con un meccanismo elettorale diverso. Il Senato ha un maggiore legame con i territori. Le due camere hanno poteri asimmetrici, solo il Congresso dei deputati vota la fiducia al governo. Il Senato ha poteri limitati, può opporre (a maggioranza assoluta) il suo veto- o proporre emendamenti – alle leggi approvate dal Congresso, ma si tratta di vincoli che lo stesso può aggirare facilmente.
LE SFIDE ODIERNE
Il sistema vive una fase di forte tensione tra elementi di democrazia maggioritaria (che hanno segnato la fase di consolidamento della democrazia spagnola nei primi 30 anni) e consensuale, evidentemente non è stato ancora trovato un punto di
equilibrio.All’impostazione maggioritaria contribuisce la leadership di governo stabile e fortemente personalizzata (prevalente per tre decenni) che, tuttavia, mal si combina con sistemi partiticiframmentati e governi di coalizione (come avvenuto nell’ultimo decennio), non c’è più leadership personalizzata, né controllo del governo sul parlamento.All’impostazione consensuale corrisponde il decentramento dei poteri. Vi è una crescente contraddizione tra pratiche da democrazia maggioritaria, specie da parte del governo centrale, anche in virtù dell’assenza di una camera rappresentativa degli interessi territoriali dotata di adeguati poteri (non come in Germania) e una realtà frammentata sotto molti aspetti (certamente più incline a forme di consensualismo). Il Senato, se pur rappresenta i poteri territoriali, non ha poteri adeguati per poter controbilanciare il Congresso.Concludendo, esistono delle evidentiverso la democrazia in Polonia è stata caratterizzata da una serie di cambiamenti politici e istituzionali. Dopo la caduta del regime comunista nel 1989, il paese ha intrapreso un percorso di democratizzazione che ha portato alla creazione di un sistema politico basato su principi democratici e di diritto. Durante questa transizione, la Polonia ha adottato un sistema di governo semipresidenziale alternante. Questo significa che il potere esecutivo è diviso tra il presidente e il primo ministro, con il presidente che ha il potere di nominare il primo ministro e di sciogliere il parlamento. Il presidente è eletto direttamente dai cittadini, mentre il primo ministro è scelto dal parlamento. Questa forma di governo ha portato a una certa stabilità politica nel paese, con una rotazione regolare del potere tra i partiti politici. Tuttavia, ci sono state anche alcune critiche riguardo a questo sistema, in particolare per quanto riguarda la concentrazione di potere nelle mani del presidente. Inoltre, la Polonia ha affrontato diverse sfide nel processo di democratizzazione. Uno dei principali problemi è stato quello di garantire la separazione dei poteri e l'indipendenza del sistema giudiziario. Negli ultimi anni, ci sono state preoccupazioni riguardo alla politizzazione del sistema giudiziario e alla minaccia alla democrazia. Nonostante queste sfide, la Polonia è riuscita a fare progressi significativi nel consolidamento della democrazia e nello sviluppo di un sistema politico stabile. Tuttavia, resta ancora molto lavoro da fare per affrontare le contraddizioni e le sfide che persistono nel sistema politico e negli assetti istituzionali del paese.democratica in Polonia si articola in varie fasi. Solo nel 1997 vi è una nuova costituzione che delinea in maniera stabile gli assetti politico-istituzionali del paese. La forma di governo della Polonia è semi-presidenziale (questo dopo la costituzione del 1997, prima c'era un ruolo preminente del Presidente della Repubblica eletto dai cittadini). La costituzione del 1997 conferma l'elezione del Presidente della Repubblica da parte dei cittadini e ne riconosce un ruolo rilevante (influenza nel governo e nel processo legislativo), ma si definisce anche il perimetro di queste competenze presidenziali, in quanto il Presidente risulta depotenziato rispetto a quello francese. È presente una struttura bicefala: Presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini e un governo con un Primo Ministro che risponde al Parlamento ed è legato alla fiducia parlamentare. Il Primo Ministro ha leadership nell'indirizzo politico. Il semi-presidenzialismopolacco in realtà risulta più vicino al parlamentarismo che non al semi-presidenzialismo francese. Il Presidente della Repubblica può porre veto sulle leggi approvate dal Parlamento, ma il Parlamento può aggirare questo veto, perché è stato abbassato il quorum necessario affinché il Parlamento superi il veto presidenziale. Quindi l'intervento del Presidente della Repubblica sul processo legislativo si riduce più ad una sorta di convincimento morale. La figura del Primo Ministro è stata rafforzata attraverso:
- meccanismo della sfiducia costruttiva (come in Spagna ed in Germania);
- l'obbligo di controfirma degli atti presidenziali;
- una accresciuta influenza nella formazione del governo.
SISTEMA PARTITICO ED ELEZIONI
È presente un sistema partitico molto fluido, frutto di frequenti scissioni/aggregazioni e della formazione di nuovi partiti. Il sistema partitico ha esordito all'insegna della frammentazione e
delcaos negli anni '90, poi ha trovato una sua stabilizzazione attorno a poche unità che hanno ottenuto rappresentanza in Parlamento. Dal 2005 la sinistra è sparita dalla scena istituzionale e politica, incapace di costruire una maggioranza e/o un'opposizione di rilievo. La particolarità del sistema politico polacco, negli anni più recenti, è gravitato intorno alle forze di destra (più moderate, più conservatrici o radicali/estreme). Le linee di conflitto (cleavage) sulle quali poggia il sistema partitico sono essenzialmente 3: - l'economia e il ruolo dell'intervento pubblico: problemi su quanto il mercato debba essere regolamentato, quale debba essere il ruolo dello Stato, quali interventi pubblici nel correggere gli squilibri, nella distribuzione della ricchezza, nelle opportunità di accesso. - religione: il ruolo della Chiesa nella sfera pubblica ha rappresentato una questione divisiva, su questioni come ad es. aborto.famiglia, diritti delle minoranze, oltre alla domanda se le leggi dello Stato debbano essere inclusive e rispettose di tutte le sensibilità, oppure debba prevalere la volontà della Chiesa. - nazionalismo: il ruolo che nella politica polacca debbano avere le influenze esterne es. UE, Patto Atlantico, Nato, Stati Uniti. La questione del nazionalismo si lega anche a quella religiosa perché i nazionalisti tendono ad essere più conservatori sulla questione religiosa e a rivendicare un ruolo della Chiesa nella definizione delle leggi dello Stato. Il sistema elettorale ha conosciuto diverse riforme orientate ad una progressiva riduzione della rappresentanza partitica, con soglie di sbarramento e portando il numero totale di partiti nel parlamento entro limiti sostenibili. Le riforme elettorali sono state necessarie per poter arrivare ad un punto di maggiore equilibrio, anche se è sempre suscettibile di far nascere nuovi partiti. EVOLUZIONE DEL SEMIPRESIDENZIALISMOruolo del Presidente della Repubblica è stato ridimensionato, vi sono frequenti coabitazioni, cioè Presidente della Repubblica e una maggioranza parlamentare di partiti diversi e, di riflesso, tra un Presidente e un governo di partiti diversi. Nella definizione dell'indirizzo politico (nel caso di colori diversi) non può esserci perfetta armonizzazione, ma le regole del sistema e la Costituzione del 1997 hanno rafforzato i poteri del Primo Ministro a discapito del Presidente. La riduzione dei poteri presidenziali è stato anche il risultato di una tensione tra la presidenza e gli altri poteri, specie a seguito della presidenza Walesa (1990/1995) caratterizzata da uno stile conflittuale e un'interpretazione estensiva del suo mandato. Walesa, leader della rivoluzione anticomunista, del movimento Solidarność, ha svolto il ruolo di primo Presidente della Polonia o invia di democratizzazione, ma ha interpretato in maniera estensiva il mandato.presidenziale favorendo continue tensioni con gli altri poteri dello Stato. Per questo nel 1997 si arriva ad una Costituzio