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7. OLTRE I CONFINI DEL TESTO

La semiotica si è occupata negli ultimi decenni dell'analisi del racconto, fino al punto di

trasformarsi da una teoria dei segni in una teoria dei testi e in particolare dei testi narrativi, che sono

considerati sia dalla semiotica generativa che da quella interpretativa come i modelli più interessanti

per comprendere la comunicazione e la significazione.

7.1. Lo spazio e la spazialità

Il nostro linguaggio e in genere il nostro sistema di significazione è profondamente intessuto di

spazio. È sufficiente pensare a tutte le volte che ci esprimiamo in termini di distanza, di luogo, di

sito, di percorsi o di orizzonti. In ognuno di queste occasioni utilizziamo figure dello spazio che

rendono possibile l'espressione dei nostri stati d'animo, delle nostre emozioni (es: mi sento piuttosto

giù), ma anche delle nostre disposizioni cognitive (es: questa è una risposta superficiale). La

figuratività spaziale iscritta nei linguaggi della grande famiglia indoeuropea indica infatti una forma

del senso che nasce dal rapporto di ogni soggetto con il mondo e con gli oggetti che lo circondano, a

partire dal suo schema corporeo. Questo schema risultato dell'interazione tra la postura e l'ambiente,

rappresenta l'immagine che ciascuno di noi elabora della propria strutturazione fisico-corporea.

Alle dimensioni fondamentali dello spazio si collegano valori semantici che rimandano alla

dimensione timica (categoria che si articola nella coppia oppositiva euforia/disforia, come

variazione della dicotomia piacere/dispiacere). Tale livello risulta sì già valorizzato, ma viene

interpretato dalle diverse società. Alla coppia euforia/disforia si aggiungono infatti significati

connotativi che mutano a seconda dei contesti: alto/basso (alto è sovente valorizzato positivamente),

destra/sinistra (si pensi alle connotazioni politiche ma anche al fatto che in molte lingue una persona

destra è abile mentre una sinistra è perturbante), avanti/indietro (avanti come evoluzione e

progresso). Analizzare un testo dal punto di vista del ruolo che vi gioca lo spazio vuol dire porre la

nostra attenzione sullo spazio come veicolo di significazioni testuale, come luogo che determina o

ostacola le trasformazioni dei soggetti e dei valori in gioco. Lo spazio si pone come il luogo della

visione ma anche come quello di una specifica valorizzazione del mondo, che coinvolge le relazioni

e le interazioni tra soggetto, corpo e mondo.

− I livelli di analisi dello spazio

Iniziamo dalla superficie, dallo spazio allestito, come viene narrato nei testi. A questo grado le

strutture profonde del senso si sono già realizzate in oggetti, forme e colori. È questo il livello dello

spazio agito, visto e attraversato, che diviene lo scenario delle relazioni tra attori e tra soggetti e

oggetti. Qui troviamo sia una dimensione sintattica sia una dimensione semantica. Nel primo caso si

tratta delle procedura di spazializzazione testuale che si realizzano attraverso il procedimento di

débrayage con cui viene posta la distinzione tra un qui e un non qui. Sul piano semantico assumono

invece importante i luoghi in quanto spazi d'azione degli attanti narrativi (es: opposizione

città/campagna può collegarsi a quella tra caos e pace). Pensare alla spazialità a partire dalle azioni

e dal movimento ci costringe a considerare come elementi costitutivi per l'analisi due ulteriori

questioni fondamentali: il soggetto e la temporalità.

Possiamo distinguere tra:

− uno spazio utopico, luogo in cui avviene la performanza dell'eroe;

− uno spazio paratopico, in cui avvengono l'acquisizione della competenza e la sanzione;

− uno spazio eterotopico che circonda le azioni salienti fungendo da sfondo della narrazione.

In questo spazio ancora immobile si inserisce il movimento del soggetto che costruisce e ordina lo

spazio stesso; la semiotica chiama questo soggetto attante osservatore. L'osservatore a volte si

sovrappone con il narratore, altre con un attore enunciato nel testo. Nel primo caso il lettore vede e

sa spesso di più dei singoli attori, nel secondo partecipa invece alla visione limitata di uno di essi

che il testo sceglie di presentare.

Accanto all'osservatore emerge la figura dell'informatore, vale a dire un'ulteriore figura che

interagisce con le competenze e la visione del soggetto. Le istanze dell'osservatore e

dell'informatore ci permettono di specificare alcuni dettagli relativi a quel livello dello spazio

discorsivo che chiamiamo allestimento figurativo, in cui il testo produce determinati effetti di realtà

e differenti impressioni di tipo referenziale.

− Un esempio: lo spazio in pubblicità

Possiamo individuare tre specificazioni dello spazio testualizzato negli spot delle automobili:

− lo spazio esterno in cui l'automobile si muove e agisce come vettore spaziotemporale;

− lo spazio dell'automobile in quanto volume e superficie, e cioè in quanto oggetto dotato di

tridimensionalità che il discorso filmico ci restituisce in quanto luogo percorribile;

− lo spazio interno all'auto, l'abitacolo, che trasforma il mezzo in una potenziale seconda casa;

Distinguere questi tre tipi di spazio, spesso intrecciati nel medesimo spot, ci permette di

circoscrivere le tematizzazioni contenute nel testo, e i processi di valorizzazione del prodotto

pubblicitario. La spazialità prescelta prefigura a sua volta un tipo di destinatario a cui lo spot si

rivolge, cercando di sollecitare adesione e identificazione in o attraverso un certo spazio/mondo.

Nel caso di spazio esterno di cui l'auto diviene padrona può ad esempio rivolgersi a un destinatario

maschile, a cui interessano le prestazioni del veicolo; lo spazio interno e le comodità dell'abitacolo

chiameranno invece in causa le esigenze di un destinatario famiglia. Questo insieme di elementi ci

indica il modo in cui il testo prova a sedurre il proprio destinatario proponendogli un insieme di

valori più o meno desiderabili iscritti in uno spazio.

7.2. Il visivo

La comunicazione è particolarmente ricca di testi visivi, che possono assumere varie funzioni fra

cui anche quella narrativa, come nel caso del cinema o di molta pittura figurativa. Un primo modo

per descrivere i testi visivi è quello di parlarne come icone, cioè segni che sono simili o

condividono alcune proprietà del loro contenuto. Quest'analisi però risulta molto imperfetta perché

per prima cosa si parla di segni (nozione superficiale per la semiotica), poi perché non tutte le

immagini sono icone. In generale è importante notare che tutte le icone sono radicali

semplificazioni rispetto alla complessità del reale. Si potrebbe obiettare che quel che conta è la

forma; in effetti il rapporto centrale in ogni immagine rappresentativa lega la sua forma

dell'espressione con la forma del contenuto di un'altra semiotica, quella che organizza il nostro

modo di vedere il mondo e che è fortemente influenza dalla semantica della lingua. In generale l'uso

delle immagini nella nostra cultura non è puramente referenziale, ma utilizza al massimo la capacità

delle immagini di veicolare sensi secondi e narrazioni implicite.

Finora abbiamo considerato il testo visivo dal punto di vista dei suoi effetti iconici, partendo dunque

dal punto di vista del destinatario; è possibile studiare il testo visivo anche come il risultato di un

certo modo di operare per produrre senso, vederlo quindi come una certa combinazione di tratti e di

forme, che coesistono sul piano bidimensionale. Se il livello di discorso che abbiamo accennato in

precedenza si può definire semiotica figurativa, si parla per questa seconda linea di indagine di

semiotica plastica.

Si usano distinguere in questo ambito plastico tre tipi di categorie:

− le categorie topologiche che in un certo senso precedono l'articolazione plastica vera e

propria: orientano la nostra percezione di qualunque immagine, opponendo per esempio dal

punto di vista rettilineo: alto a basso, e destra a sinistra e da quello curvilineo: periferico e

centrale, e circoscrivente e circoscritto;

− le categorie cromatiche che sono le categorie plastiche vere e proprie: riguardano i colori,

con la loro diversa lunghezza d'onda, intensità e saturazione;

− le categorie eidetiche come contorni e linee (es: curvo e diritto, acuminato e arrotondato);

Quel che è comune a tutti i testi plastici/figurativi è un particolare rapporto fra forma

dell'espressione e forma del contenuto; non vi è arbitrarietà dell'espressione perché la forma è

vincolata all'organizzazione dei suoi contenuti: non siamo cioè in un sistema simbolico.

7.3. Gli oggetti

Una delle questioni più discusse riguarda l'opposizione tra la comunicazioni degli oggetti e la loro

funzione: gli oggetti comunicano o funzionano? Attualmente in particolare in ambito

specificamente semiotico, si assiste a due differenti modalità di approccio agli oggetti, una di

matrice cognitivista (Eco e Violi), l'altra di origine generativa e di scuola francese (Greimas, Floch,

Fontanille). L'approccio interpretativo individua gli aspetti semiotici connessi all'uso degli oggetti,

si orienta sull'osservazione dei comportamenti degli utenti e delle sequenze d'azione messe in atto di

fronte agli oggi durante il loro uso quotidiano. Gli oggetti vengono definiti per la loro natura di

protesi o di interfaccia; le affordances sono gli inviti all'uso presenti nella morfologia di ogni

oggetto e ne comunicano la funzione: ad esempio un oggetto concavo è adatto a contenere.

Anche la semiotica generativa considera gli oggetti come dei veri e propri processi di significazione

e precisamente come testi. Si definisce infatti il carattere narrativo degli oggetti interpretandolo a

partire dal loro statuto attanziale di attori-non-umani, che tuttavia possono assumere lo statuto di

soggetti competenti nelle relazioni con gli esseri umani, e non soltanto quello di attanti-oggetto.

Ogni oggetto manifesta un universo di valori (gli oggetti connotano certi valori) raccontando

qualcosa di chi lo possiede. Gli oggetti d'uso sono da considerare degli attori sociali del mondo che

ci circonda in quanto strutturano lo spazio in cui viviamo e lo arricchiscono di significati: regolano

fortemente le azioni individuali e sociali.

É opportuno considerare un'organizzazione del senso ricca e complessa che individua tre

componenti e tre configurazioni:

− componente configurativa che scompone l'oggetto nelle sue parti costitutive e lo ricompone

come una forma (analisi che sta alla base degli effetti di iconizzazione);

− componente tassica che rende conto delle opposizioni e delle differenze che mettono in

relazione l'oggetto con quelli che gl

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A.A. 2015-2016
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher alessandro.lora-1993 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Semiotica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Leone Massimo.