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NITRURAZIONE
Processo di indurimento superficiale ottenuto per diffusione di azoto a temperatura di circa 500 °C. A
differenza della cementazione non necessita di ulteriori trattamenti termici. Viene in genere effettuata
sugli acciai da bonifica con un tenore di carbonio compreso tra 0.2- 0.4%.
Il processo viene effettuato in ambiente di ammoniaca parzialmente dissociata (preriscaldata a 900°C):
NH3 N + 3/2 H2
L’azoto forma con il ferro e con gli elementi di lega dei nitruri su un sottile strato superficiale.
Vantaggi:
-Durezza superiore a quella ottenuta con la cementazione.
-Variazione durezza superficiale solo a T>550°C (Fe4N inizia a trasformarsi in fasi meno dure).
-Per le basse temperature non si hanno distorsioni e deformazioni.
-Elevata resistenza alla fatica e alla corrosione.
-Non è necessario alcun trattamento termico successivo.
Svantaggio:
Processo costoso
TEMPRA SUPERFICIALE:
Può essere eseguita su tutti gli acciai.
È un trattamento puramente termico: riscaldamento sopra la A3 solo di un sottile strato di metallo
immediatamente adiacente alla superficie e successivo brusco raffreddamento.
-Si utilizza un cannello composto con miscele di ossigeno e acetilene e getto d’acqua.
-Nel riscaldo ad induzione (o riscaldamento ad alta frequenza) il calore necessario è generato per
produzione elettromagnetica: il pezzo viene circondato da solenoidi percorsi da correnti ad alta frequenza
la cui regolazione permette di agire sullo spessore del materiale interessato al passaggio della corrente.
ACCIAI LEGATI
Gli acciai legati oltre a Fe e C, contengono quantitativi non trascurabili di elementi di lega, appositamente
introdotti.
Limitazioni degli acciai non legati:
• Carico di rottura inferiore a 690 MPa (perdita di duttilità e resilienza per valori superiori).
•Non possono essere prodotti pezzi con elevato spessore con struttura interna martensitica (non
possono essere temprati in profondità)
•Bassa resistenza all’ossidazione e alla corrosione
•La tempra deve essere effettuata molto velocemente per avere struttura interamente
martensiticadeformazioni e cricche
•Bassa resilienza a bassa temperatura
ACCIAI SPECIALI
Microstruttura e proprietà possono essere modificate con l’introduzione di altri elementi.
Esempi:
Si, Cr, V, Mo, W, Al: (elementi alfogeni) stabilizzatori α sono più solubili nella ferrite che nell’austenite
(cristallizzano come CCC) e favoriscono la formazione di ferrite.
formano
Mn, Ni, Co, Cu (elementi austenitizzanti) stabilizzatori ɣ soluzioni solide complete con
l’austenite poiché’ cristallizzano CFC e hanno parametri reticolari simili si possono ottenere acciai
austenitici a temperatura ambiente, con maggiore facilità di tempra, fino agli autotempranti.
Influenza degli alfogeni e dei gammogeni:
Innalzano o abbassano la T eutettoidica
spostano la composizione eutettoidica, aumentando o diminuendo la solubilità del C nel Fe ccc
in soluzione solida (Ni, Si, Mn, Cr, Mo): ne aumentano la resistenza meccanica, ma ne riducono la
tenacità
come carburi (V, Mo, Cr, Mn): aumentano la resistenza meccanica, al creep e all’usura
composti non metallici (ossidi, solfuri, silicati, …): riducono la resistenza a fatica
Gli elementi stabilizzanti dell’austenite (es. Ni, Mn) rimangono in soluzione solida nell’ acciaio perché’
hanno minore tendenza del ferro a formare carburi. Abbassano la temperatura dell’eutettoide quindi
stabilizzano l’austenite.
Gli elementi stabilizzanti della ferrite sono quelli che formano carburi (W,Mo,Ti). Aumentano la
temperatura eutettoidica e riducono il campo della fase austenitica.
Il cromo si ripartisce fra la ferrite e i carburi (forma carburi più facilmente del ferro). La sua distribuzione
dipende dal tenore di carbonio e dalla presenza di altri elementi con maggiore tendenza a dare carburi.
Acciai inossidabili
•Ferritici
•Austenitici
•Martensitici
•Duplex (austinitico-ferritici)
•Indurenti per precipitazione
Acciai inossidabili ferritici
Leghe binarie ferro-cromo (12-13% di cromo). La loro struttura dopo i trattamenti termici rimane ferritica
(CCC). Il cromo (CCC) estende il campo di esistenza della ferrite chiusura del campo dell’austenite.
Acciai inossidabili Martensitici
Leghe ferro-cromo con cromo 12-17% e carbonio 0,15-1%. Ad alta temperatura l’acciaio assume forma
austenitica che si trasforma in martensite durante la tempra a temperatura ambiente. Segue
rinvenimento per eliminare le tensioni interne. Elevata temprabilità.
Acciai inossidabili Austenitici
Leghe ternarie ferro-cromo nichel contenenti 16-25% di cromo e 7-20% nichel. La struttura rimane
austenitica dopo tutti i trattamenti termici fino a temperatura ambiente. La struttura CFC è responsabile
della elevata lavorabilità e formabilità. Migliore resistenza alla corrosione di quelli ferritici e di quelli
martensitici perché’ i carburi possono essere mantenuti in soluzione solida tramite raffreddamento
rapido. Ma se sono necessari trattamenti lenti o saldature nell’intervallo 850-500ºC i carburi possono
precipitare a bordo grano corrosione. Per ovviare a questo inconveniente si tiene basso il tenore di
carbonio (<0,03%). Se la percentuale di carbonio supera lo 0,03 % aumenta il rischio di corrosione a causa
della formazione di carburi tipo Cr23C6, che tendono a precipitare al bordo di grano impoverendo i grani
adiacenti di Cr, e di conseguenza diminuendo la capacità di formare Cr2O3 corrosione localizzata ai
bordi di grano. I POLIMERI
I polimeri sono macromolecole organiche formate da un insieme di molecole di elevate dimensioni e di elevato peso
molecolare. Ciascuna di queste macromolecole è a sua volta formata dalla ripetizione di molte piccole unità strutturali
legate tra di loro con legami covalenti: tali unità sono dette monomeri.
Il numero di monomeri che costituisce una macromolecola (grado di polimerizzazione, n) è determinante per lo stato
fisico, la T di rammollimento, la rigidità del polimero.
I polimeri presentano di solito una certa distribuzione del peso molecolare, maggiore è il peso molecolare migliori
saranno le proprietà fisiche e meccaniche del polimero.
Tuttavia un elevato peso molecolare corrisponde anche ad una elevata viscosità, anche a caldo, con conseguente
difficoltà di lavorazione cercare un compromesso.
Polimeri termoplastici
•Costituiti da macromolecole di grandezza limitata, lineari o ramificate, con legami secondari fra le catene.
•Rammolliscono con il calore e solidificano per raffreddamento in modo reversibile, senza alterazioni della struttura.
(es: polietilene)
•Esistono allo stato solido in forma amorfa (vetro organico) oppure in forma semicristallina, che conferisce loro
maggiore resistenza alla temperatura e agli agenti chimici.
•Si lavorano per stampaggio, a temperature più basse rispetto ad altri polimeri, con ritmi di produzione estremamente
elevati.
Elastomeri
•Polimeri lineari in cui si sono introdotti un certo numero di legami a ponte che conferiscono al materiale una
struttura tridimensionale e assicurano proprietà di elasticità molto elevate.
•Questi legami covalenti sono introdotti dopo lo stampaggio del materiale, mediante una reazione chimica chiamata
vulcanizzazione.
Polimeri termoindurenti (reticolati): non fondono ma si decompongono.
•Due categorie: gli elastomeri (gomme) e i termoindurenti ad alto grado di reticolazione (rigidi fragili e resistenti alla
temperatura).
•Legami primari, covalenti anche fra le catene
•Sono lavorabili a caldo solo una volta, prima della reticolazione
•A successivi riscaldamenti si decompongono
•Hanno resistenza meccanica superiore a quella dei termoplastici
Polimeri termoindurenti ad alto grado di reticolazione: il tasso di reticolazione è più elevato rispetto agli elastomeri
con un'energia di coesione molto più elevata tra le catene, che permette di raggiungere una resistenza meccanica e
soprattutto termica superiore ai termoplastici.
La lavorazione dei termoindurenti è molto meno rapida e facile dei termoplastici, poiché lo stampaggio di questo
polimero deve avvenire prima della formazione dei legami tridimensionali che li rende insolubili e infusibili, quindi
difficilmente riciclabili.
LA SINTESI:
- addizione
- policondensazione
Addizione: monomeri insaturi reagiscono fra loro attraverso i tre stadi di reazione (inizio, propagazione, termine) per
dare il polimero.
Iniziatori Aprono il doppio legame e producono i siti di reazione nel monomero. Sono radicali liberi, cationi, anioni,
catalizzatori stereospecifici ecc.…
Struttura e proprietà
Le lunghe catene polimeriche possono assumere differenti conformazioni grazie alla capacità di rotazione attorno ai
legami semplici.
Policondensazione: del tutto simile alla condensazione fra molecole a basso peso molecolare.
Due monomeri reagiscono per dare un legame covalente, di solito eliminando una molecola basso peso molecolare
(H2O, HCl…). Reazione difficoltosa procede a stadi e non a catena per la formazione del polimero occorre che vi
sia un urto efficace fra monomeri orientati favorevolmente.
ESEMPIO: Nylon materiale poliammidico proveniente dalla policondensazione di una diammina e di un acido
bicarbossilico. lunghe
•Monomeri con due gruppi reattivi molecole a struttura linearemateriali termoplastici
•Monomeri con più di due punti reattivi macromolecole reticolate tridimensionalmente materiali
termoindurenti
Bachelite Termoindurente
Si ottiene per reazione fra fenolo C H OH e formaldeide CH O. La formaldeide forma ponti −CH − fra due molecole di
6 5 2 2
fenolo, producendo catene.
I polimeri possono essere omopolimeri (contenenti un solo tipo di unità ripetitiva) o copolimeri (contenenti due o più
tipi di unità ripetitive). A seconda delle condizioni di reazione e della reattività dei monomeri di partenza, nei
copolimeri possiamo avere strutture diverse: casuale, alternata, a blocchi, a innesto.
A seconda della posizione assunta rispetto alla catena principale da gruppi sostituenti (es.: il metile nel polipropilene)
durante la polimerizzazione, il polimero può essere isotattico, atattico o sindiotattico.
Nei polimeri isotattici i sostituenti identici sono situati dallo stesso lato della catena, nei sindiotattici si alternano da
una parte e dall'altra della catena (possono cristallizzare), mentre negli atattici si ripartiscono in modo casuale
(solitamente non cristallizzano polimeri amorfi).
In genere non si arriva a completa cristallizzazione, e si parl